Da: http://www.linterferenza.info - Fabrizio Marchi insegna Filosofia, è direttore della rivista "l'interferenza".
vedi anche: Guerra in Ucraina, intervista a Emiliano Brancaccio - Daniele Nalbone
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
Da: http://www.linterferenza.info - Fabrizio Marchi insegna Filosofia, è direttore della rivista "l'interferenza".
vedi anche: Guerra in Ucraina, intervista a Emiliano Brancaccio - Daniele Nalbone
Da: https://www.facebook.com/stefano.azzara - https://www.ansa.it
Tutto è sotto il medesimo cielo. La linea di condotta.
Vedi anche: I marxismi in Italia - Roberto Finelli
Prima lezione:
Da: https://www.micromega.net - Daniele Nalbone Giornalista di Micromega. Autore di Slow Journalism, chi ha ucciso il giornalismo? (ed. Fandango Libri) -
Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012); Il discorso del potere (2019); il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020); Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione, Meltemi edizioni; Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico, PIEMME edizioni; www.emilianobrancaccio.it - https://www.facebook.com/emiliano.brancaccio.3
Leggi anche: Intervista a Sergio Romano: “L’Ucraina sia neutrale come la Svizzera” - Umberto De Giovannangeli
Stavolta l’atlantismo è nudo. Come il re - Alberto Negri
Vedi anche: Sara Reginella - Come i media hanno occultato per 8 anni i massacri in Donbass e la nazificazione dell'Ucraina - https://www.youtube.com/watch?v=u81GzZsBT2Y&t=1s
Vedi anche: Epoca, fasi storiche, Capitalismi. ("Forme" e "figure" nella teoria della Storia di Marx)*- Roberto Fineschi
Leggi anche: LA TEORIA MODERNA DELLA COLONIZZAZIONE - Karl Marx
Sull'accumulazione originaria di Karl Marx , Il Capitale Libro I, Capitolo 24 - Ermanno Semprebene
Da: https://www.ilriformista.it - Umberto De Giovannangeli, è esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente. - Sergio Romano è uno storico, scrittore, giornalista e diplomatico italiano.
Se c’è una persona che conosce come le proprie tasche la realtà russa come quella americana, questa persona è l’ambasciatore Sergio Romano. Nella sua lunga e prestigiosa carriera diplomatica, è stato, tra l’altro, ambasciatore presso la Nato e ambasciatore a Mosca (1985-1989), nell’allora Unione Sovietica. E stato visiting professor all’Università della California e a Harvard, e ha insegnato all’Università di Pavia, a quella di Sassari e alla Bocconi di Milano. Tra i suoi numerosi libri, ricordiamo Merkel. La cancelliera e i suoi tempi (con Beda Romano, Longanesi, 2021); Processo alla Russia. Un racconto (Longanesi, 2020); Atlante delle crisi mondiali (Rizzoli, 2018); Il rischio americano (Longanesi, 2003); Il declino dell’impero americano (Longanesi, 2014); Trump e la fine dell’American dream (Longanesi, 2017). E da poco è nelle librerie il suo libro Il suicido dell’Urss edito da Sandro Teti con prefazione di Luciano Canfora e introduzione di Ezio Mauro.
Da: http://www.dialetticaefilosofia.it - Questo saggio è una rielaborazione della Tesi di laurea magistrale in Labour economics (Università del Salento), svolta sotto la supervisione del prof. Guglielmo Forges Davanzati.
1. INTRODUZIONE
Il presente lavoro ha lo scopo di indagare le modalità con cui all’interno del processo di ristrutturazione del capitalismo, il sistema produttivo abbia avuto la necessità di intervenire sul modello di istruzione e formazione, al fine di creare un nuovo tipo di forza-lavoro per garantirsi adeguati margini di profittabilità.
Focalizzeremo la nostra attenzione principalmente su due aspetti che interessano il lavoro gratuito, con specifico riferimento al funzionamento dell’alternanza scuola-lavoro.
Primo: il lavoro gratuito appare essere uno strumento rilevante per agevolare la riproduzione allargata del capitale in una fase di tendenziale contrazione del tasso di crescita economica globale e di desertificazione industriale del contesto italiano.
Secondo: la modalità attraverso cui la nuova gestione della forza-lavoro approfondisce la già precaria condizione materiale dei lavoratori, compromettendo i livelli qualitativi della manodopera.
Il punto di partenza di questa analisi risiede nell’ipotesi stando alla quale il contesto economico-sociale è composto da attori diversi portatori di interessi differenti e contrapposti, in un contesto di antagonismo distributivo e di strutturale instabilità del sistema. Adottiamo elementi della teoria post-keynesiana tra i quali il principio della moneta endogena (come formulata nella teoria monetaria della produzione) per fornire elementi esplicativi del legame che intercorre tra circuito bancario, piccole imprese e progressivo depotenziamento del sistema produttivo, e della teoria marxista. A quest’ultima attiene il rapporto fra struttura economica ed elementi sovrastrutturali di una data società, la divisione della società in classi sociali e il concetto classico dell’esercito industriale di riserva in riferimento alla precarizzazione del lavoro.
L’esposizione è organizzata come segue. Nella sezione 2, dopo aver delineato il quadro generale, procederemo all’illustrazione del processo di ristrutturazione capitalista in Italia, per poi affrontare le specificità strutturali del sistema produttivo, la precarizzazione, la dequalificazione della manodopera e il lavoro gratuito. Nella sezione 3 illustreremo il dispositivo dell’alternanza scuola-lavoro, lo spirito che la sottende con riferimento al quadro legislativo che ha disciplinato il mutamento del modello di istruzione e formazione. Proseguiremo col trattare il legame tra l’alternanza e l’accelerazione del processo di precarizzazione del lavoro per poi terminare con una comparazione storica al fine di evidenziare lo stretto legame tra le esigenze di mercato e il sistema formativo. La sezione 4 propone alcune considerazioni conclusive. [...]
[...] 4. CONCLUSIONE
La presente trattazione ha rappresentato un tentativo di delineare il processo in itinere qual è la ristrutturazione del capitalismo in Italia e le ripercussioni sul piano della gestione della manodopera e sul sistema formativo. A proposito degli effetti dei recenti mutamenti del modello d’istruzione e formazione sull’occupazione e sul sistema produttivo medesimo, con l’ausilio di elementi di teoria post-keynesiana e marxista, abbiamo fornito un’analisi della fase attuale divergente da quella riconducibile alla teoria dominante nell’ambito europeo.
Partendo dall’analisi del contesto globale sempre più finanziarizzato e connotato dalla tendenziale contrazione della crescita aggregata, ci siamo soffermati sul processo d’indebolimento del comparto industriale in Italia avallato da retoriche post-industrialiste e rafforzato da indirizzi neoliberali fortemente limitativi dell’intervento politico statale in economia. Il processo di deindustrializzazione che ne è scaturito, ha comportato la rinuncia delle conquiste sociali dal piano della produzione, della capacità di innovazione sino all’organizzazione del lavoro interessando la qualità dello stesso. In riferimento a quest’ultimo, abbiamo affrontato la pressante questione della diffusione endemica della sottoccupazione e del lavoro gratuito sia nel pubblico che nel privato a causa dalla tendenza all’automazione della produzione con l’espulsione di quote crescenti della relativa forza-lavoro eccedente.
Dunque, trattando il legame fra l’alternanza scuola-lavoro e la precarizzazione dell’occupazione, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sull’iter legislativo in materia di istruzione e formazione mettendo il luce la logica sottesa a tali processi: ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro formando una nuova tipologia di forza-lavoro capace di adattarsi alle esigenze del mercato. Proseguendo, ci siamo soffermati sul dispositivo dell’alternanza e le modalità di funzionamento del medesimo che, legato al quadro legislativo che disciplina il lavoro, è ragionevole ritenere che possa agevolare politiche di riorganizzazione aziendale approfondendo la precarizzazione del lavoro. In conclusione, una riflessione sulla stretta connessione tra il modello d’istruzione e formazione rispetto le esigenze del sistema capitalistico.
Leggi tutto: http://www.dialetticaefilosofia.it/public/pdf/91scuola_lavoro.pdf
Leggi anche: Stavolta l’atlantismo è nudo. Come il re - Alberto Negri
Questa mattina è addirittura il New York Times a scrivere che “Il presidente Biden e i suoi principali collaboratori riconoscono che stanno mettendo a rischio la credibilità americana mentre rinnovano costantemente l’allarme che alla Russia mancano solo ‘alcuni giorni’ per innescare una guerra non provocata in Europa, che potrebbe uccidere decine di migliaia di ucraini nella sua fase di inizio e far ripiombare il mondo in qualcosa che ricorda la Guerra Fredda”.
Nello stesso articolo il Nyt rileva che i collaboratori di Biden affermano di essere disposti a correre questo rischio. Preferirebbero essere accusati di iperbole e di spavalderia se “è quello che serve per scoraggiare il presidente russo Vladimir V. Putin dal perseguire un’invasione”.
Diversamente dal quotidiano statunitense, il giornale economico Financial Times titola nuovamente “La Russia pronta a invadere l’Ucraina entro pochi giorni”. A quanto pare i britannici intendono gareggiare con gli Usa sul piano del bellicismo. Si vede che l’orologio di Londra è tornato indietro di due secoli, ai tempi della russofobia inglese e del “Grande Gioco” che per tutto l’Ottocento vide contrapporsi il Regno Unito e la Russia zarista in tutta l’Asia centrale.
Insomma, ci sono forze che spingono verso una guerra “per forza” – guerreggiata sul campo o annunciata come tale – che sembra essere diventata l’ossessione dell’amministrazione Biden e di quella di Johnson. E gran parte dei mass media, almeno in Occidente, sembra aver scelto di arruolarsi volenterosamente in questa manipolazione della realtà funzionale alla tesi che “la guerra deve esserci comunque”.
Da: https://www.emilianobrancaccio.it/didattica - Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Autore di saggi pubblicati da riviste accademiche internazionali, ha promosso il “monito degli economisti” contro le politiche europee di austerity e l’appello per un ”piano anti-virus”, pubblicati sul ”Financial Times”. Sua è la rubrica Eresie su RAI Radio 1. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012); Il discorso del potere (2019); il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020); Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione, Meltemi edizioni; Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico, PIEMME edizioni; www.emilianobrancaccio.it - https://www.facebook.com/emiliano.brancaccio.3
Vedi anche: Catastrofe o Rivoluzione - Incontro con Emiliano Brancaccio autore di "Non sarà un pranzo di gala"
Regolamentare il mercato - Daron Acemoglu, Emiliano Brancaccio
Critica economica della riforma della scuola - Emiliano Brancaccio
Però c’è un problema... - Emiliano Brancaccio
L’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale ha sostenuto che per scongiurare una futura “catastrofe” serve una “rivoluzione” keynesiana della politica economica.
La sua tesi viene qui sottoposta a esame critico sulla base di un criterio di indagine scientifica del processo storico definito “legge di riproduzione e tendenza del capitale”. Da questo metodo di ricerca scaturisce una previsione: la libertà del capitale e la sua tendenza a centralizzarsi in sempre meno mani costituiscono una minaccia per le altre libertà e per le istituzioni liberaldemocratiche del nostro tempo.
Dinanzi a una simile prospettiva Keynes non basta, come non basta invocare un reddito.
L’unica rivoluzione in grado di scongiurare una catastrofe dei diritti risiede nel recupero e nel rilancio della più forte leva nella storia delle lotte politiche: la pianificazione collettiva, intesa questa volta nel senso inedito e sovversivo di fattore di sviluppo della libera individualità sociale e di un nuovo tipo umano liberato.
Una sfida che mette in discussione un’intera architettura di credenze e impone una riflessione a tutti i movimenti di lotta e di emancipazione del nostro tempo, tuttora chiusi nell’angusto recinto di un paradigma liberale già in crisi. (E. Brancaccio, Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione. Meltemi editore, 2020.)
Una definizione di “politica economica”
L’economista neoclassico Lionel Robbins definì la politica economica come “il corpo dei principi dell’azione o dell’inazione del governo rispetto all’attività economica” (Robbins 1935).
Tra gli esponenti delle scuole di pensiero critico, Federicò Caffè ha proposto la seguente definizione di politica economica: “la disciplina che cerca le regole di condotta tendenti a influire sui fenomeni economici in vista di orientarli in un senso desiderato” (1978).
Si tratta di definizioni molto generali, che in astratto possono valere per diversi tipi di sistemi economici, siano essi capitalistici oppure anche pianificati. Quali sono le differenze tra economia politica e politica economica?
La moderna disciplina dell’economia politica sorge alla fine del Diciottesimo secolo con le riflessioni di Adam Smith sull’avvento del capitalismo concorrenziale. In questo senso, l’economia politica esamina in primo luogo il funzionamento “impersonale” del sistema capitalistico quando è lasciato alle forze del mercato e non è sottoposto a interventi delle autorità di governo.
La politica economica, invece, può esser concepita come disciplina autonoma nel senso che indaga principalmente sulle cause e sui possibili effetti dell’intervento delle autorità di governo sul funzionamento stesso del sistema economico.
Naturalmente questa è una partizione molto semplificata: a ben guardare, fin dalle sue origini l’economia politica non ha mai potuto fare a meno di occuparsi anche dell’azione del governo, così come la politica economica non può mai prescindere dallo studio dei meccanismi del mercato.
Economia politica e politica economica sono quindi discipline strettamente intrecciate: le differenze tra di esse sono sfumate e rappresentano più che altro delle convenzioni.
Un possibile criterio generale di distinzione, comunque, può consistere nel dichiarare che l’economia politica elabora soprattutto analisi di tipo positivo (o descrittivo), nel senso che suggerisce una o più interpretazioni del modo in cui il sistema economico funziona. La politica economica, invece, è orientata principalmente in senso normativo (o prescrittivo), dal momento che aiuta a individuare gli strumenti necessari a modificare il funzionamento del sistema economico per orientarlo verso obiettivi politici ben determinati, come ad esempio la piena occupazione, la riduzione delle disuguaglianze, e così via.
Potremmo dire, in altre parole, che mentre l’economia politica tende a occuparsi di “ciò che è”, la politica economica si concentra soprattutto su “ciò che deve essere”.
Leggi tutto: https://www.emilianobrancaccio.it/wp-content/uploads/2022/02/Appunti-di-Politica-economica-2022.pdf
Da: laboratorio culturale - francesco Garibaldo è sociologo industriale, direttore della Fondazione «Claudio Sabattini» (fondazionesabattini) già direttore dell’Istituto per il lavoro (Ipl) e dell’Ires-Cgil nazionale.
Riccardo Bellofiore, Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo. (Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info)
Non c'è liberazione dal lavoro senza liberazione del lavoro - Gianluca Pozzoni
Il dibattito su Marx e le nuove problematiche del capitalismo in un recente libro di Riccardo Bellofiore. Come nasce il plusvalore? La natura monetaria del valore. I limiti di una analisi distributiva del reddito. La doppia critica: al lavorismo e alla teoria della fine del lavoro. La critica a Keynes e i compiti politici del presente.
Il libro di Riccardo Bellofiore dedicato a Smith Ricardo Marx Sraffa. Il lavoro nella riflessione economico-politica1 rilegge gli autori classici citati nel titolo seguendo due temi dominanti: la teoria del valore-lavoro e come viene rappresentato il lavoro nella riflessione economico-politica. Un pensiero centrale in tutto il libro, riprendendo un tema di Rosa Luxemburg, è la critica della centralità dell’economico e di una visione industrialista basata sulla centralità della produzione.
In realtà, nel ripercorrere criticamente questi temi in quegli autori, Bellofiore ci consegna i risultati di un dibattito internazionale – International Symposium on Marxian Theory – iniziato da Fred Moseley nel 19902, di un lungo lavoro di rilettura di gruppo di Marx a partire dall’originale tedesco, iniziato da Bellofiore all’Università di Bergamo, e il confronto con un grande numero di interpretazioni di Marx negli ultimi decenni. In primo luogo, quindi, il libro è un utilissimo compendio critico del dibattito su Marx su scala internazionale e in Italia negli ultimi quarant’anni.
Una seconda ragione di interesse del libro è la sua apertura problematica. Esso non vuole consegnarci un Marx ossificato in una qualche forma dogmatica, ma un Marx oltre Marx. Si tratta di tenere fermi i punti chiave delle sue scoperte teoriche aggiornandole ai nuovi contributi di ricerca, sia teorici sia derivanti dall’analisi dei nuovi problemi posti dal capitalismo attuale.
Da: https://www.facebook.com/vittori.oliva.9 - http://www.controappuntoblog.org - Simone Weil è stata una filosofa, innamorata del pensiero greco; una combattente per la giustizia e il rispetto della dignità umana, appassionata all’idea di Dio, cui corrispondere senza limiti confessionali.
Leggi anche: Simone Weil* - Riccardo Bellofiore
Cara Albertine,
mi ha fatto bene ricevere un rigo da te. Ci sono cose, mi pare, che comprendiamo solo tu e io. Tu vivi ancora; ecco, non puoi sapere come ne sia felice … La vita li vende cari i progressi che fa compiere. Quasi sempre a prezzo di dolori intollerabili… Quel che mi scrivi della fabbrica m’è andato dritto al cuore. E’ quel che sentivo io fin da quando ero piccola. Per questo ho dovuto finire con l’andarci e mi addolorava, prima, che tu non capissi. Ma quando si è dentro, come è diverso! Ora, è così che sento il problema sociale: una fabbrica, dev’essere quel che … ho sentito tanto spesso, un luogo dove ci si urta dolorosamente, duramente, ma tuttavia gioiosamente, con la vita vera. Non quel luogo tetro dove non si sa fare altro che ubbidire, spezzare sotto la costrizione tutto quel che c’è di umano in noi, piegarsi, lasciarsi abbassare al di sotto delle macchine.