*Da QUADERNO
FREUDIANO, Stefano Garroni, Ed. BIBLIOPOLIS
Se il 'perturbante' freudiano è inscindibilmente legato ad
una incertezza (emozionale, più ancora che intellettuale) sulla consistenza
dell'io; se rimanda di necessità al sospetto (ancora una volta sentito più che
argomentato) che la 'persona' non altro sia che un automatismo inspiegabile, la
junghiana 'sincronicità', invece, indica una relazione
conoscitiva, che si stabilisce secondo tracciati scientificamente
inconcepibili. Ciò che a Jung interessa è quel certo convergere di casualità,
che sembra testimoniare una relazione tra soggetto e mondo, tra psiche e
natura, che nega - o almeno, oltrepassa le forme di sapere, ammesse e
autorizzate dall' immagine conoscitiva del mondo.
L'ambiguità della tesi junghiana è trasparente: il principio
della sincronicità significativa - per quanto Jung lo presenti non alternativo
ma integrativo di quello scientifico o causalistico -, in realtà, è il
tentativo di restaurare un punto di vista antiscientifico nella sua essenza.
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