*Da DIALETTICA E SOCIALITA', Stefano Garroni, BULZONI Ed.
Non mi sembra che il rapporto di Marx con Hegel segua
tracciati netti - per quanto
modificantisi in epoche diverse; in realtà, in ogni pagina (o quasi), in cui il
problema sia 'interpretare Hegel', Marx sembra muoversi, contemporaneamente,
fra due prospettive: nella prima, Hegel è considerato rispetto a problemi
espressamente speculativi ed è strettamente congiunto con il (neo) hegelismo
successivo; nella seconda, proprio Hegel è invece usato per sostanziare la
critica alla filosofia speculativa, di cui il neo-hegelismo (e Proudhon)
divengono esempi.
Al fondo di tutto ciò, osserva Marx, sta il fatto che
Proudhon non vede come la legge o ragione, che egli vorrebbe ordinasse la serie
degli eventi (storico-economici), in realtà già
sta in essi: la superiorità, di Ricardo consiste, secondo Marx, proprio
nell'evitare quest'errore.
Ne consegue che quel particolare rapportarsi della regola
all'evento e viceversa, su cui, in contrapposizione a Proudhon, Marx costruisce
nella Misère de la philosophie la sua
prospettiva di filosofia della storia (e conseguentemente di analisi
economica), anch'esso, ha non solo una precisa matrice hegeliana, ma pure - e
questo per noi conta assai - si lega coerentemente alla critica della filosofia
speculativa, che caratterizzava le opere marxiane precedenti (critica
hegeliana, sappiamo) operando un ulteriore passo avanti.
Con l'espressione <messa in opera> voglio sottolineare
che Marx tende ormai non più ad occuparsi di generali questioni metodologiche in sé (quale, ad es., il rapporto fra concetto e fenomeno, come
aveva fatto nella Heilige Familie),
si piuttosto procede ad applicare a circoscritti domini d'esperienza una
strumentazione metodologica, che è plastica
(dialettica), in quanto volta a determinare quale sia la regola interna ad un certo svolgersi
di eventi.
Capitolo primo:
Capitolo secondo:
Capitolo terzo:
Capitolo quarto:
Nessun commento:
Posta un commento