sabato 26 settembre 2015

"REALIZZAZIONE DELLA FILOSOFIA" e "MESSA IN OPERA" di HEGEL* - Stefano Garroni

*Da DIALETTICA E SOCIALITA', Stefano Garroni, BULZONI Ed. 

   Non mi sembra che il rapporto di Marx con Hegel segua tracciati netti - per quanto modificantisi in epoche diverse; in realtà, in ogni pagina (o quasi), in cui il problema sia 'interpretare Hegel', Marx sembra muoversi, contemporaneamente, fra due prospettive: nella prima, Hegel è considerato rispetto a problemi espressamente speculativi ed è strettamente congiunto con il (neo) hegelismo successivo; nella seconda, proprio Hegel è invece usato per sostanziare la critica alla filosofia speculativa, di cui il neo-hegelismo (e Proudhon) divengono esempi.

   Al fondo di tutto ciò, osserva Marx, sta il fatto che Proudhon non vede come la legge o ragione, che egli vorrebbe ordinasse la serie degli eventi (storico-economici), in realtà già sta in essi: la superiorità, di Ricardo consiste, secondo Marx, proprio nell'evitare quest'errore.
Ne consegue che quel particolare rapportarsi della regola all'evento e viceversa, su cui, in contrapposizione a Proudhon, Marx costruisce nella Misère de la philosophie la sua prospettiva di filosofia della storia (e conseguentemente di analisi economica), anch'esso, ha non solo una precisa matrice hegeliana, ma pure - e questo per noi conta assai - si lega coerentemente alla critica della filosofia speculativa, che caratterizzava le opere marxiane precedenti (critica hegeliana, sappiamo) operando un ulteriore passo avanti.

   Con l'espressione <messa in opera> voglio sottolineare che Marx tende ormai non più ad occuparsi di generali questioni metodologiche in sé (quale, ad es., il rapporto fra concetto e fenomeno, come aveva fatto nella Heilige Familie), si piuttosto procede ad applicare a circoscritti domini d'esperienza una strumentazione metodologica, che è plastica (dialettica), in quanto volta a determinare quale sia la regola interna ad un certo svolgersi di eventi. 


























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