«Non si può capire
completamente il I capitolo del Capitale se non si è studiata e capita tutta la
Logica di Hegel. Si può quindi affermare che da mezzo secolo a questa parte
nessun marxista ha capito Marx». (V. I. Lenin, Quaderni filosofici, 1915)
Contrariamente a quella degli economisti classici, tutta
l'azione teorica di Marx tendeva a «scoprire le leggi particolari che dominano,
da una parte, la nascita, l'esistenza, lo sviluppo e la morte di un dato
organismo sociale, e dall'altro la sua sostituzione con un altro organismo
superiore». A questo punto, si pone il problema di sapere in che misura la
teoria della conoscenza delle leggi particolari possa aspirare ad una validità
puramente storica e quale sia il suo rapporto con le leggi economiche applicabili
a ogni epoca sociale. Infatti «tutte le epoche della produzione hanno
determinati aspetti comuni», per il solo fatto che «in tutte le epoche, il
soggetto, l'umanità, e l'oggetto, la natura, sono i medesimi». Ma, dice Marx,
non c'è nulla di più facile che mettere in evidenza questi punti comuni, «in
modo da cancellare o confondere tutte le differenze storiche, formulando delle
leggi che concernono l'uomo in generale». Ecco perché «se le lingue più
sviluppate hanno leggi e determinazioni comuni con quelle meno sviluppate,
allora bisogna isolare proprio ciò che costituisce il loro sviluppo, ossia la
differenza rispetto a questo elemento generale». Alla stessa maniera, la teoria
economica dovrà soprattutto svincolare dall'epoca capitalistica le leggi di
sviluppo, in modo che l'identità esistente fra le categorie di questa epoca e
quelle delle altre non faccia dimenticare le differenze fondamentali.
Cosa rappresenta infatti lo sviluppo nella sfera dell'economia?
Si sa che esprime appunto dei caratteri sociali specifici. Leggiamo nel
Capitale: «Nella misura in cui il processo lavorativo non è altro che un
semplice processo che si svolge fra l'uomo e la natura, i suoi elementi sono
semplici e restano comuni a tutte le forme sociali dello sviluppo». Ma ogni
livello storico determinato «sviluppa ulteriormente le sue basi materiali e le
sue forme sociali». Quello che importa, quindi, sono precisamente queste forme
che si distinguono dal contenuto fornito dalla natura. Sono infatti queste
forme specifiche che caratterizzano ogni livello particolare di società e di
economia. È quindi evidente che, in tutte le società classiste, il plusprodotto
creato dai produttori immediati viene appropriato dalla classe dominante. Ma
quello che importa sapere, è se è creato da una forma schiavistica di lavoro, o
da una forma servile o salariale, dato che ognuna di queste forme caratterizza
tale o talaltra epoca economica.
l'economia di Marx altro non è che una storia delle forme che «il capitale in processo» assume o depone lungo tutte le successive fasi del suo sviluppo.
Secondo il concetto dialettico di Marx il «contenuto» e la
«forma» che è inizialmente derivata, hanno un'azione e un'influenza reciproche,
dato che la forma modella il contenuto in una lotta permanente: il contenuto si
spoglia costantemente della sua forma, e quest'ultima trasforma il contenuto.
bisogna distinguere, con tutta evidenza, tra le forme
primarie e le forme secondarie, le forme fondamentali e le forme puramente
apparenti. A questo proposito, Marx dice che «ogni scienza sarebbe superflua se
la forma fenomenica e l'essenza coincidessero direttamente». Ma, dato che non è
affatto il caso, la ricerca scientifica non si deve accontentare, in nessun
momento, di comprendere i «fenomeni superficiali». Al contrario, deve
progredire dalle «forme fenomenali» verso l'«essere interno», verso il
«nocciolo» o la «struttura» interna dei processi economici, in modo da scoprire
la «legge dei fenomeni», mettendo in rilievo la necessità della forma
fenomenica stessa.
nei Lineamenti fondamentali si legge: «L'intervento di
numerosi capitali reali non deve perturbare la nostra analisi. Al contrario, il
rapporto fra i numerosi capitali diventerà chiaro solo quando avremo messo in
evidenza quello che tutti hanno in comune, ossia che sono capitale».
Il capitale si distingue dal valore semplice o dal denaro in
quanto è un «valore creatore di plusvalore», in quanto cioè implica un rapporto
sociale specifico e storicamente determinato: il rapporto del lavoro salariato.
«Bisogna sviluppare precisamente il concetto di capitale,
poiché esso costituisce la nozione fondamentale dell'economia moderna e la
struttura stessa del capitale, la cui immagine astratta si ritrova nella
società borghese. Se si è ben capito quali sono le condizioni preliminari del
rapporto capitalistico, dobbiamo essere in grado di dedurne tutte le
contraddizioni della produzione borghese come pure tutti i limiti che tende
incessantemente a superare». (Marx)
L'analisi implica dunque, in primo luogo, il processo di
produzione capitalistico, che rivela come il denaro «tende a superare la sua
semplice determinazione monetaria» e a diventare capitale, come il consumo del
lavoro umano gli permetta di creare il plusvalore, e come, finalmente, la produzione
di plusvalore porti con sé la riproduzione allargata del capitale e dell'intero
rapporto capitalistico.
«la condizione fondamentale del rapporto capitalistico» (il
rapporto fra capitale e lavoro salariato, come pure il ruolo del plusvalore,
vero e proprio motore della produzione capitalistica) «non può essere capita
partendo dai molti capitali reali, ma dal capitale che è il capitale
dell'intera società»: in altri termini, dal «capitale in generale». È soltanto
così che si può analizzare veramente il reale sviluppo del capitale.
Affinché il capitale si possa riprodurre, il prodotto del
capitale stesso – plusprodotto compreso – deve infatti trasformarsi in denaro,
che a sua volta deve essere convertito nelle condizioni di una nuova produzione
(lavoro, materie prime, macchine). La fase del processo di produzione viene
dunque completata dal processo di circolazione. Il movimento del capitale forma
così una sorta di cerchio, o di spirale, in cui si sviluppano forme nuove
(capitale fisso e circolante) che, da forme passeggere dell'esistenza del
capitale, si cristallizzano in forme d'esistenza particolari di questo. Tali
forme devono essere considerate distinzioni all'interno del «capitale in
generale»
La circolazione costa infatti tempo, e durante questo tempo
il capitale non può produrre plusvalore. Quindi la sua valorizzazione non
dipende soltanto dal tempo in cui esso produce valori, ma anche dal tempo di
circolazione durante il quale realizza questi valori. Ecco perché il plusvalore
non si misura più soltanto «secondo la sua reale misura che è il rapporto fra
il pluslavoro e il lavoro necessario», ma anche secondo il volume del capitale
stesso: «Un capitale di un determinato valore produce, in un dato lasso di
tempo, un determinato plusvalore».
secondo lo stesso Marx, i Libri I e II del Capitale – così
come i Lineamenti fondamentali – contengono soltanto «l'analisi astratta del
fenomeno della formazione del capitale», o del processo di riproduzione e di
circolazione nella sua «forma fondamentale», insomma del «capitale in generale».
Il metodo cambia effettivamente soltanto col Libro III.
la cosa che gli interessa più di tutte è di comprendere
«l'organizzazione interna del modo di produzione capitalistico nella sua media
ideale», e che la vera e propria teoria della concorrenza «si trova al di fuori
del progetto della nostra opera» e ne rappresenta un «eventuale seguito».
Questi sono dunque i problemi che Marx ha lasciato in
sospeso per un «eventuale seguito», e che ha trattato nel Capitale solo in
maniera frammentaria o in rapporto ad altri temi. Ci sembra che i problemi più
importanti siano quelli relativi al mercato mondiale, alle crisi economiche e
al «reale movimento dei prezzi correnti» (che Marx dichiarò esplicitamente di
voler collegare «a una particolare ricerca sulla concorrenza»).
la teoria deve – per usare l'espressione di Marx –
elaborarsi nel «fermento delle contraddizioni», se vuole prendere in
considerazione i nuovi elementi che presenta la viva realtà. La nostra teoria
questo lo può fare perfettamente, se volta le spalle ad ogni dogmatismo e se sa
applicare correttamente il fertilissimo metodo del Capitale; in altri termini,
se sa scoprire le mediazioni che collegano i teoremi astratti di questo lavoro
alla viva realtà di oggi. Il compito essenziale dell'economia marxista
contemporanea sembra essere questo.
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