lunedì 20 dicembre 2021

La madre di Cecilia - Alessandro Manzoni

Da:  https://www.libriantichionline.com - Alessandro Manzoni, I promessi sposi - capitolo XXXIV (Milano, Ferrario 1825/27).


Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunciava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne' cuori.

Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere su un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sull'omero della madre, con un abbandono più forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de'volti non n'avesse fatto fede, l'avrebbe detto chiaramente quello de' due ch'esprimeva ancora un sentimento.

Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d'insolito rispetto, con un'esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, «no!» disse: «non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete». Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: «promettetemi di non levarle un filo d'intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo e di metterla sotto terra così». Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affacendò a far un po' di posto sul carro per la morticina.

La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come su un letto, ce l'accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l'ultime parole: «addio, Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch'io pregherò per te e per gli altri». Poi, voltatasi di nuovo al monatto, «voi», disse, «passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola». Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s'affacciò alla finestra, tenendo in collo un'altra bambina più piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l'unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? Come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato. 

domenica 19 dicembre 2021

Come nascono le storie - Ascanio Celestini

Da: Festival della Mente Sarzana - Ascanio Celestini è un attore teatrale, regista cinematografico, scrittore e drammaturgo italiano. 
                                                                           

sabato 18 dicembre 2021

Omicron, pandemic control e vaccini

Da: Cross Words - 
Ascolta anche: Guerriglia Radio intervista Fabrizio Chiodo https://www.spreaker.com/user/11689128/caffe-e-cornetto-speciale-guerriglia-rad?


Tornano Thomas e Gianluca, con una discussione a più voci sullo stato della pandemia oggi, dopo l'annuncio della variante Omicron che ha inizialmente messo in allarme il mondo. 

Fabrizio Chiodo ci aggiorna sui risultati dei vaccini a Cuba - che ha il 94,9% vaccinati su popolazione vaccinabile, di cui 97% di bambini dai 2 anni in su, dove non esistono novax, e dove ancora ci si protegge con mascherina obbligatoria. E' partito anche uno studio osservazionale sull'utilizzo come boost del Soverana Plus, in partnership con l'Ospedale Amedeo di Savoia di Torino, con schemi di vaccinazione a dosi multiple (c'è anche lo spiegone di cosa è un boost). Fabrizio racconta anche come è stata affrontata la variante Omicron e le sue mutazioni, cos'è un vaccino proteico adiuvante e quali sono le differenze con vaccino a mRna (Pfizer e Moderna) e gli altri (Astrazeneca, J&J, Sputnik, altri). Seguite @fabriziochiodo su twitter per ulteriori aggiornamenti quotidiani. 

Manlio De Domenico* - fisico di sistemi complessi - commenta Omicron in termini di modelli di previsione del contagio e "competitività" delle varianti (l'Europa è maggiormente colpita da Delta, e si vede che ora Omicron "infetta meglio" e si sta facendo strada). Manlio ci racconta brevemente il suo paper sull'andamento epidemico, e il nuovo metodo che permette di comparare la risposta di 44 paesi nel mondo, tenuto conto delle loro differenze. Un esempio di scienza della complessità, che cerca di capire anche come si riprenderà un paese in funzione di come ha reagito all'inizio alla pandemia (paesi proattivi e paesi reattivi). Seguite Manlio su twitter @manlius84 

Domenico Somma ci aggiorna su infiammazione sistemica causata da covid_19, su alcuni risultati della sua nuova ricerca sull'artrite reumatoide, e su effetti "Long Covid" su pazienti guariti da malattia in forma severa. Domenico su twitter è @Doom3Gloom 

Una discussione di aggiornamento per approfondire la nuova situazione pandemica. 
                                                                           

*Manlio De Domenico è Fisico di sistemi complessi, con 13 anni di esperienza nella ricerca. La sua ricerca è focalizzata sullo studio delle interazioni responsabili di fenomeni emergenti – come le epidemie – in sistemi interdipendenti naturali e artificiali, dalle cellule alle società. I suoi lavori fondamentali includono la struttura, la dinamica, la capacità di informazione e la resilienza alle perturbazioni di sistemi biologici e sociali complessi, con applicazioni che vanno dalla medicina di rete al comportamento umano e al processo decisionale basato su modelli in risposta alla diffusione di epidemie. Nel 2020 ha condotto un progetto di ricerca sulla valutazione infodemica con il team EPI-WIN dell'OMS. 

Manlio è attualmente Ph.D.Associate Professor of Applied Physics - Dept. of Physics & Astronomy "Galileo Galilei", University of Padua - Complex Multilayer Networks Lab e National Coordinator of the Italian Chapter of the Complex Systems Society http://italy.cssociety.org/ - 

Fino a novembre 2021, in Bruno Kessler Foundation / Complex Multilayer Networks Lab 2018 - 2021, POVO (ITALY) - Principal Investigator and Head of Laboratory. Research areas: systems of systems; molecular biology; network epidemiology; network medicine; computational social sciences

giovedì 16 dicembre 2021

Ritornare al punto di vista di classe - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.


Il trionfo del neoliberismo ha distrutto la coscienza di classe: come ricostruirla?


Come sappiamo, le idee, le concezioni del mondo sono importantissime, perché si possono impiegare come armi per far sì che gli agenti sociali interiorizzino l’ordine sociale esistente, i suoi valori, le sue regole. Questa impostazione non appartiene solo al marxismo, che certo ha stabilito una stretta correlazione tra sistema economico-sociale e le istanze sovrastrutturali [1]. È noto che la questione (struttura/sovrastruttura), cui dedicheremo qualche parola costituisce uno dei nodi teorici più rilevanti del marxismo, i cui fautori ne hanno dato numerose interpretazioni, che vanno dal determinismo più rigoroso all’idea dell’autonomia di un certo sistema di idee. Credo che la posizione che si prende su questo tema costituisca addirittura un discrimine tra chi è marxista e chi non lo è, nonostante si professi tale.

Sicuramente il fatto che negli ultimi decenni si sia trascurata la nozione di ideologia sostituendola con la nozione di cultura di matrice antropologica sta a significare che si intendono sganciare le idee dal loro substrato sociale, spiegando per esempio le differenze di classe con differenze puramente culturali. Si pensi, per esempio, al problema degli immigrati, presente non solo in Europa ma anche nell’America centrale, che di fatto costituiscono il sottoproletariato, ma che sono presentati come individui diversi da noi solo per determinati connotati etnici e culturali. In definitiva, l’abuso del termine cultura da parte dei mass media ha imposto un approccio puramente culturalista ai fenomeni sociali, marginalizzando sempre più la visione in termini di classe che è quella che dobbiamo pienamente recuperare, evitando tuttavia analisi piatte e semplicistiche delle altre dimensioni, dalla cui relazione reciproca scaturisce una certa formazione economico-sociale, ossia l’intero. D’altra parte, come è noto, è quello che insegnava Engels quando parlava di relazione reciproca tra le varie istanze sociali e della determinazione in ultima istanza (quindi del condizionamento esercitato in maniera indiretta attraverso molteplici mediazioni) della dimensione economico-sociale. Inoltre, lo stesso Marx osservava: “Per l’arte è noto che determinati suoi periodi di fioritura non stanno assolutamente in rapporto con lo sviluppo generale della società, né quindi con la base materiale, con l’ossatura per così dire della sua organizzazione. Per esempio i greci paragonati con i moderni, o anche Shakespeare”. E a ciò aggiungeva che gli autori greci “continuano a suscitare in noi un godimento estetico e costituiscono, sotto un certo aspetto, una norma e un modello inarrivabili”, a causa del fatto che le loro opere sono connesse alla fanciullezza dell’umanità legata a condizioni storico-sociali, che non si possono più presentare.

martedì 14 dicembre 2021

Il revival del pensiero magico nel dibattito pubblico: tra No Vax e Censis - Stefano G. Azzarà

Da: Stefano G. Azzarà - Stefano G. Azzarà insegna Storia della filosofia politica all’Università di Urbino. È segretario alla presidenza dell’Internationale Gesellschaft Hegel-Marx. Dirige la rivista “Materialismo Storico”(materialismostorico - http://materialismostorico.blogspot.com). È impegnato in un confronto tra le grandi tradizioni filosofico-politiche della contemporaneità: liberalismo, conservatorismo, marxismo.


Pensiero magico è quello degli sciroccati No Vax, pensiero magico - nel senso del culto del capitale - è quello del Censis che si fa prendere in giro dai terrapiattisti e che assimila al pensiero magico anche la critica dell'economia politica.

                                                                           

domenica 12 dicembre 2021

"CRISI DISUGUAGLIANZE E POVERTÀ" - Sergio Cararo intervista Francesco Schettino

Da: casa del popolo ladri di biciclette -  Sergio Cararo, Rete dei Comunisti, Direttore di CONTROPIANO - Francesco Schettino è un economista italiano. 



Francesco Schettino, Fabio.Clementi, Crisi, disuguaglianze e povertà. Le iniquità del capitalismo, da Lehman Brothers alla Covid-19, La Città del Sole, 2020.

                                                                         
Vi sono intere generazioni costrette a scandire l'intera esistenza con le conseguenze di crisi economiche, sociali e ambientali sempre più gravi e ravvicinate. La pandemia ha messo in luce molte iniquità del capitalismo in questa fase, innanzitutto le disuguaglianze: a fronte di un élite sempre più ricca e potente, vi sono nel nostro paese e in tutto il mondo enormi masse che vivono nell'indigenza e che non hanno accesso ai servizi essenziali. Chi desidera conoscere l'origine e l'evoluzione delle ultime crisi mondiali e locali troverà in queste pagine le analisi, le spiegazioni e le evidenze che consentono di rintracciare la verità che le classi dominanti tentano di nascondere. 

Francesco Schettino è professore di Economia politica presso l’Università della Campania “L. Vanvitelli”. È autore di monografie e pubblicazioni di respiro internazionale (World Development, Cambridge Journal of Economics, Review of Income and Wealth, Structural Change and Economic Dynamics, Journal of Economic Inequality, Journal of Policy Modeling). Redattore della rivista “La Contraddizione”(https://rivistacontraddizione.wordpress.com), è coordinatore europeo della RICDP (Rete internazionale per lo studio del debito pubblico), fondatore di Radio Quarantena, è docente e tra i fondatori dell’Università popolare A. Gramsci (https://www.unigramsci.it). 

                          

venerdì 10 dicembre 2021

La postfazione di Yolanda Díaz al Manifesto del Partito Comunista

Da: https://www.sinistraineuropa.it - Yolanda Peréz Diaz è un avvocato e politica spagnola.



Yolanda Díaz è l’attuale ministro del Lavoro del governo spagnolo, elemento di spicco del Partito Comunista di Spagna e coordinatrice nazionale di Esquerda Unida (il ramo galiziano di Izquierda Unida).

Lo scorso settembre è stata pubblicata in tutta la Spagna una nuova edizione del Manifesto del partito Comunista di Marx ed Engels, che conteneva una sua postfazione di grande interesse, che qui abbiamo il piacere di riproporvi integralmente.


di Yolanda Díaz – America Ym News

Il pensiero di Karl Marx sembra scritto, con inchiostro indelebile, nel vento della storia. Riaffiora sempre, in un contesto di crisi economica e sociale, con tutta la sua lucidità e la sua capacità di stimolare la riflessione. Il suo sguardo sui meccanismi della produzione capitalistica continua a illuminare e comprendere i principali problemi del nostro mondo e del nostro tempo.

Ci sono molti marxismi in Marx, molte confutazioni e salvataggi. Ottica postcolonialista o ortodossa, visioni che condannano il suo pregiudizio patriarcale o che celebrano il suo rapporto con la natura e l’ambiente. In ogni caso, come teorico sociale, Marx sconvolse gli schemi ideologici della classe borghese, del capitalismo, rompendo le cuciture e le trappole del suo linguaggio e, al tempo stesso, della sua capacità di dominio.

mercoledì 8 dicembre 2021

Il Truman Show della politica estera italiana - Alberto Negri

Da: https://ilmanifesto.it - Alberto Negri  è un giornalista e reporter di guerra. Per «Il Sole 24 Ore» ha seguito dal 1987 al 2017 i principali eventi politici e bellici come inviato in Medio Oriente, Balcani, Asia Centrale e Africa. - https://www.facebook.com/alberto.negri. 


https://www.gogedizioni.it/prodotto/bazar-mediterraneo/ 


La politica estera italiana è un Truman show, dove non c’è nulla di vero e siamo stati tutti adottati da un’emittente televisiva. Bastava ascoltare i discorsi in diretta tv del presidente del Consiglio Draghi e del ministro degli esteri Di Maio al Med, secondo i quali l’Italia si «batte per i diritti umani» del Mediterraneo.

Due giocolieri, neppure troppo abili, che in due ore di sproloqui riescono a non pronunciare mai i nomi di Giulio Regeni, di Patrick Zaki e di Al Sisi. I loro flessibili consiglieri dicono che lo fanno per non irritare ulteriormente il generale egiziano che già di malavoglia tollera la presenza degli avvocati al processo Zaki, di cui sapremo la sorte in queste ore.

Quale delicatezza per il macellaio golpista del Cairo, che tiene in carcere e ammazza gli oppositori.

L’Italia si batte così a bassa voce e in maniera talmente generica per i diritti umani perché in realtà è un Paese dalla coscienza sporca assai. All’Egitto vendiamo miliardi di euro di armamenti, quindi non bisogna disturbare il manovratore anche quando insulta le nostre istituzioni, dalla magistratura al Parlamento. 

Come se difendere i diritti umani precludesse dal fare affari: è difendendoli che ci si fa valere come interlocutori, ribadendo i propri ideali, posto che ne siano rimasti.

martedì 7 dicembre 2021

Epidemia di sovrapproduzione - Carla Filosa, Gianfranco Pala, Francesco Schettino

Da: https://www.carmillaonline.com 

Gianfranco Pala è un economista italiano. Direttore della rivista LA CONTRADDIZIONE (https://rivistacontraddizione.wordpress.com).

Carla Filosa insegna dialettica hegeliana e marxismo. Redattrice della rivista LA CONTRADDIZIONE. Docente alla Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it - https://www.facebook.com/unigramsci).

Francesco Schettino è un economista italiano, docente All’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli e alla Università Popolare Antonio Gramsci. Redattore della rivista LA CONTRADDIZIONE. 

Pubblichiamo di seguito un estratto della “Premessa” di Crisi globale. Il capitalismo e la strutturale epidemia di sovrapproduzione (Lad, 2021, pp. 210, € 15,00). 

Il volume affronta da un punto di vista teorico le moderne crisi capitalistiche con riferimento alle dinamiche valutarie transnazionali criticando gli approcci sottoconsumisti e neoclassici. In questo contesto gli autori mettono in discussione l’immagine dello shock pandemico come circostanza esterna alla dinamica dell’accumulazione, esplicitando le modalità con le quali tale evento viene utilizzato per comprimere quote di ricchezza sociale destinate alle classi lavoratrici.(https://www.carmillaonline.com) 

La “missione” del capitale, o più precisamente la necessità di sviluppare incessantemente le forze produttive che la storia sembra avere affidato a questo modo di produzione, presenta sempre più chiaramente l’insieme delle sue contraddizioni. L’allevamento intensivo di animali – come anche lo sfruttamento progressivo e senza remore delle risorse naturali senza ritegno a sconvolgere gli ecosistemi del pianeta – è dettato sicuramente dall’aumento della popolazione mondiale e dallo sviluppo sempre più veloce della molteplicità dei suoi bisogni, ma l’uso tecnologico e organizzativo di questo processo, dettato dal dominio delle cose, è dovuto al perseguimento del fine “miserabile” e contraddittorio della produzione di plusvalore, quale unico fine di questo sistema. La involontarietà poi, quella che invece viene moralisticamente scambiata per crudeltà od anche brutalità, sta a significare qui la incapacità, non individuale ma proprio del sistema, a far emergere una responsabilità umana cioè razionale delle azioni impiantate, unicamente soggette invece alle leggi di sviluppo precipue della produzione di merce in quanto valore, e indipendentemente dal valore d’uso, che viene così a costituire uno scarto da non considerare. Ѐ chiaro che i comportamenti individuali degli operatori possano essere repellenti od anche riprovevoli, ma il problema non concerne i molti singoli resi subalterni, bensì la centralizzazione sempre crescente del comando sulla forza-lavoro e la classe che ne gestisce il pluslavoro, secondo modalità, ritmi, efficienza, comportamenti indotti, anche valutabili come criminali e disumani.

La crisi di capitale, strutturale, è quindi la necessità – finché durerà questo modo di produzione – cui l’eccedente accumulazione di plusvalore va incontro, proprio per l’ottimizzazione del suo riprodursi ad ogni rotazione dei singoli capitali, anarchicamente concentrati e centralizzati. Se dunque l’accumulazione decresce anche per la saturazione dei mercati esistenti, si deve intensificare lo sfruttamento sia delle risorse inorganiche sia di quelle animali e umane, tutte eguagliate nell’unica accezione di merce, cioè veicolo di valore. Per promuovere inoltre tali condizioni che svelerebbero i fini indicibili del sistema, questo deve ammantarsi di rappresentazioni ideologiche rassicuranti in cui si proclamano ed esaltano benefici per tutti, nascondendo i danni che da questi si producono, finché non appaia la contraddizione reale, imponderabile o magari anche messa in conto, ma che non dovrà mai intaccare – al momento – i profitti attesi che si appelleranno all’“emergenza”. Il boomerang economico sotto forma di virus lo diventerà solo quando il numero di vittime si farà troppo alto per non poterlo più affrontare in termini di eccezione, ma si presenterà all’interno della indicibile norma. I morti cinesi, od anche africani, sudamericani preoccupavano, ma poi non eccessivamente, finché non sono diventati anche europei, statunitensi e poi mondiali.

La rappresentazione del capitale anche qui ha dovuto mostrare allarme per il bene dell’umanità tout court, quando al contrario aveva già predisposto investimenti su un mercato ancora inedito per questo promettente livello, quello dei vaccini su scala mondiale presumibilmente per tutti. La cosiddetta vendetta della natura è stata così trasformata in un investimento produttivo (di plusvalore) insperato – una forma di politica espansiva di contrasto alla crisi di capitale -, mentre l’attesa messianica del vaccino da parte delle masse soggette all’infezione e alla morte sarebbe stata mediaticamente percepita solo come una soluzione alla “calamità naturale”, facilmente credibile. I nuovi vaccini sono subito apparsi però per quello che fondamentalmente sono: merce esclusiva. I diritti proprietari o brevetti si sono mostrati diretti all’innalzamento dei prezzi, o alla incetta delle dosi che prioritariamente sarebbero servite alla vantaggiosa ripartenza competitiva delle proprie industrie, a scapito delle altre costrette a rallentare la produzione. L’interesse generale dei “benefattori del mondo intero” si è ristretto nei luoghi della centralizzazione dei capitali egemoni. L’unificazione del mercato mondiale, quale intrinseca legge di sviluppo di questo modo di produzione, impersonale e separata da ogni controllo da parte sia dei produttori sia della popolazione in genere, diventa così la fonte da cui partono tutte le contraddittorietà reali, tra cui l’ipotesi di “un’era di pandemie” come sembra abbia pronosticato l’attuale Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. La crisi di capitale riaffaccia allora anche qui la sua sotterranea presenza nello scambio ineguale di plusvalore contro plusvalore, di scambio tra capitali e non contro consumo finale privato. L’investimento netto di capitale da uno Stato all’altro o da una determinata industria – nel nostro caso farmaceutica – avviene entro le gerarchie dell’imperialismo transnazionale, il che comporta che il vaccino veicolerà il plusvalore prodotto dai lavoratori dei paesi dominati o più deboli verso le proprietà egemoniche, col potere di dosarne l’erogazione in base al maggior profitto.

domenica 5 dicembre 2021

Russell e la logica del '900 - Piergiorgio Odifreddi

Da: Piergiorgio Odifreddi - Piergiorgio Odifreddi è un matematico, logico e saggista italiano (http://www.piergiorgioodifreddi.it).


                                                                          

giovedì 2 dicembre 2021

De fato di Cicerone - Remo Bodei

Da: Festivalfilosofia - Remo Bodei (Cagliari, 3 agosto 1938 – Pisa, 7 novembre 2019) è stato un filosofo e accademico italiano.

                                                                           

martedì 30 novembre 2021

“Storia e Politica”: un dialogo tra Angelo d'Orsi e Alessandro Barbero

Da: Da: Angelo d'Orsi
Angelo d'Orsi è professore ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino. 
Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare.


La storia nasce come ricostruzione e riflessione sul potere. 
Tra la storia e la politica si stabilisce subito un nesso forte, al punto che v’è chi ha definito la storia la politica del passato e la politica la storia del presente. 
In altre parole, è impossibile occuparsi di storia eliminando la sfera politica.

                                                                           

domenica 28 novembre 2021

L’opera aperta di Marx: un pensiero della totalità che non si fa sistema - Fabio Ciabatti

 Da: https://www.carmillaonline.com - Fabio Ciabatti - Favilli Paolo insegna Storia Contemporanea all’Università di Genova.

Paolo Favilli, A proposito de “Il Capitale”. Il lungo presente e i miei studenti. Corso di storia contemporanea, Franco Angeli, Milano 2021, Edizione Kindle, pp. 535, € 35,99.

Marx non può essere considerato un classico. Sono troppe le passioni che ancora suscita la lettura dei suoi scritti per la radicalità della loro critica al sistema capitalistico. Ma c’è di più. Marx rimane un nostro contemporaneo per il carattere aperto della sua opera che, ancora oggi, ci consente di dipanare il filo dei suoi ragionamenti in molteplici direzioni utili per indagare le radici del nostro presente, anche al di là degli originari programmi di ricerca del rivoluzionario tedesco. Per comprendere questo carattere di apertura, sostiene Paolo Favilli nel suo ultimo libro A proposito de “Il capitale”, bisogna prendere in considerazione il rapporto tra la teoria marxiana e la storia, in un duplice senso. Da una parte bisogna comprendere fino in fondo la “fusione chimica” tra due dimensioni teoriche, quella economica e quella storica, che si intrecciano profondamente nella sua opera e in particolare ne Il capitale; dall’altra occorre capire come le vicende storiche concrete, e in particolare quelle del movimento operaio, abbiano inciso sulla ricezione, l’interpretazione e l’utilizzo del testo marxiano.

Per quanto riguarda il primo punto, bisogna partire dal fatto che per Marx dietro a ogni categoria, anche la più astratta,  c’è sempre una realtà concreta storicamente determinata, mai una realtà universale e eterna. La ricerca della logica specifica dell’oggetto specifico non può prescindere da un’incessante messa a punto degli strumenti concettuali che, per essere adeguati, devono con continuità consumare produttivamente una grande quantità di dati empirici.

giovedì 18 novembre 2021

Dal 2030 il mondo sarà meraviglioso secondo l’Agenda Onu - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.

Il mondo prospettato dall’Agenda dell’Onu 2030 prefigura un mondo veramente realizzabile? 

Il clima farsesco e grottesco in cui stiamo vivendo non mi suggerisce un incipit serioso, ma accende in me il ricordo di un vecchio film con Aldo Fabrizi nel quale si cantava “È Pasqua, è Pasqua, noi siamo tutti buoni, l’autore, il regista, il pubblico e Carloni”. In effetti, è proprio così: finita la pandemia grazie ai vaccini (?), abbiamo imparato e ci avviamo verso la costruzione di un mondo sostenibile, privo di povertà, di conflitti, solidale, affratellato, carico di comprensione per tutti. È questo il mondo che ci aspetta e che viene dettagliatamente descritto nell’Agenda Onu 2030, alquanto carente tuttavia riguardo ai mezzi, agli strumenti con i quali potremmo renderlo concreto. Essa così si autodefinisce: l’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile. Un piano d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto il 25 settembre 2015 da 193 paesi delle Nazioni unite, tra cui l’Italia, per condividere l’impegno a garantire un presente e un futuro migliore al nostro pianeta e alle persone che lo abitano. Essa si propone il raggiungimento entro il 2030 di 17 obiettivi tra loro interconnessi.

Vale la pena citarli, anche perché richiamano alla mente le famose 17 contraddizioni individuate da David Harvey nel Capitale, solo cancellando le quali sarebbe possibile e con fatica realizzare i fatidici obiettivi. Una coincidenza? vedremo. Vale la pena menzionarli. 1) sconfiggere la povertà (mi pare dovesse esser già stato fatto entro il 2020); 2) sconfiggere la fame (idem); 3) salute e benessere (si è visto quanto sono stati importanti nell’attuale fase pandemica in cui 10 Stati detengono l’80% delle dosi vaccinali); 4) istruzione di qualità, trasformando però l’educazione in merce; 5) parità di genere (ottimo conflitto verso cui scaricare le tensioni scaturenti da tutti gli altri); 6) acqua pulita e servizi igienico-sanitari (mantenendo di acqua in mano alle transnazionali); 7) energia pulita e accessibile (la transizione ecologica sempre altamente inquinante); 8) lavoro dignitoso e crescita economica (magari distruggendo qualche altro diritto); 9) imprese, innovazione e infrastrutture (a vantaggio di chi?); 10) ridurre le disuguaglianze (che però crescono a dismisura); 11) città e comunità (ormai meri agglomerati invivibili); 12) consumo e produzione responsabili (senza pianificazione?); 13) lotta al cambiamento climatico (già oggi sappiamo che se ne parla al 2050); 14) vita sott’acqua; 15) vita sulla terra (l’agronegozio?); 16) pace, giustizia e istituzioni solide (costruendo qualche sottomarino nucleare e violando ogni giorno il diritto internazionale?); 17) partnership per gli obiettivi (avvantaggiando i privati con i soldi degli Stati).

martedì 16 novembre 2021

Sulla meccanica aristotelica - Giorgio Israel

Da: Giorgio Israel - Matematica, Fisica e Bellezza! - Giorgio Israel (Roma, 6 marzo 1945Roma, 25 settembre 2015) è stato uno storico della scienza ed epistemologo italiano. Membro della Académie Internationale d'Histoire des Sciences e professore dell'Università di Roma La Sapienza, è stato autore di più di 200 articoli scientifici e 30 volumi, nei quali ha esplorato il ruolo della scienza nella storia della cultura europea e ha condotto una critica dell'idea di razionalità matematica e del meccanicismo.

"Io credo che il vero scopritore del metodo scientifico non sia stato Galileo, ma la Filosofia greca, poiché è stata la prima a parlare di "intelligibilità dell'Universo", senza la quale sarebbe inutile qualunque forma di studio della Fisica. Galileo ha reso più sofisticato e moderno il metodo sperimentale, ma la Filosofia greca lo ha reso possibile. Trovo che Aristotele dovrebbe in effetti essere molto più apprezzato. Spesso la sua Fisica viene liquidata come "un cumulo di sciocchezze", mentre un cumulo di sciocchezze le dice chi perpetra questa liquidazione. Ad es., vero è che Aristotele dice che l'aria non pesa, ma lo dice dopo aver fatto l'esperimento. Aristotele difetta non nell'effettuazione dell'esperimento, ma nell'interpretazione del medesimo. Ho apprezzato sopratutto l'ultima parte del video, in cui si dice che la "matematizzazione" dell'Universo non è dimostrabile: spero che la gente si convinca sempre di più che, in sostanza, l'attività scientifica si basa sui dei veri e propri ATTI DI FEDE. 
Piccoli appunti: 
a) Il cosiddetto PRINCIPIO D'INERZIA non è un Principio, ma un teorema del Principio fondamentale; 
b) Dal punto di vista fisico è più corretto dire ma = f, anziché il contrario, perché nelle leggi fisiche la causa si mette sempre al 2° membro, e la Fisica DEVE distinguere fra causa e effetto, la Matematica no. 
c) Il Principio d'inerzia è comunque stato formulato per la prima volta né da Aristotele, né da Newton, ma da Democrito, le cui dottrine purtroppo sono state imbastardite da Epicuro prima, e da Lucrezio poi, come nota Enriques nella sua bellissima Storia del pensiero scientifico." 
(Giorgio Israel) 
                                                                           

sabato 13 novembre 2021

Se Marx fosse stato… - Marco Veronese Passarella

 Da: https://www.marcopassarella.it - Marco Veronese Passarella è docente di economia presso la Leeds University. 

…uno di “quelli del lavoro vivo”

Se Marx avesse sviluppato fino in fondo la categoria di “lavoro diretto”, accantonando quella di “lavoro morto” cristallizzato nei mezzi di produzione, vi sarebbe stata un’implicazione di rilievo per la definizione del saggio generale del profitto e delle relative componenti.

Come è noto, il saggio generale del profitto è definito da Marx come: 

dove S  è la massa totale di plusvalore erogato nella produzione (ipotizzando, per semplicità, un coefficiente di rotazione unitario), C è il nuovo capitale costante impiegato nel processo produttivo e V è il capitale variabile. Sempre per semplicità, possiamo ipotizzare che l’unità di misura nominale sia stata definita in modo tale che l’espressione monetaria del tempo di lavoro sociale necessario sia unitaria, dato il prodotto per unità di lavoro.

mercoledì 3 novembre 2021

IMPERIALISMO E SOCIALISMO IN ITALIA - Vladimir Lenin (1915)

Da: https://contropiano.org/documenti/2018/11/03/il-centenario-del-grande-massacro-non-ce-nulla-da-festeggiare- Pubblicato sul «Kommunist» N° 1-2, 1915 [LENIN, Polnoe sobranie sočinenij, 5°ed., Moskva 1962; vol. 27, pagg.14-23 – traduzione di fp]. 

Leggi anche: Lenin - Opere complete - https://www.marxists.org - [Archivio Lenin] -

La conferenza delle sezioni estere del Partito operaio socialdemocratico russo - Vladimir Lenin  https://www.marxists.org/italiano/lenin/1915/primav/posdrest.htm 

Il socialismo e la guerra - Vladimir Lenin (1915) 

Marxismo e revisionismo - Vladimir Lenin (1908) 

Sui compiti del proletariato nella rivoluzione attuale*- Vladimir Lenin (1917) 

Cinque anni di rivoluzione russa e le prospettive della rivoluzione mondiale - Lenin

Esiste oggi un imperialismo europeo? - Domenico Losurdo 

Socialismo e rivoluzione nella concezione di Rosa Luxemburg - Lelio Basso 


Per l’interpretazione di quelle questioni che l’attuale guerra imperialista ha posto di fronte al socialismo, non è superfluo gettare uno sguardo sui diversi paesi europei, per imparare a isolare le modificazioni nazionali e i dettagli del quadro complessivo, da ciò che è basilare e sostanziale. Dal di fuori, dicono, le cose sono più evidenti. Perciò, quante meno analogie tra Italia e Russia, tanto più interessante, sotto certi aspetti, è paragonare imperialismo e socialismo in entrambi i paesi.

Nella presente nota abbiamo intenzione soltanto di evidenziare il materiale che offrono su questa questione le opere, uscite dopo l’inizio della guerra, del professore borghese Roberto Michels: «L’imperialismo italiano» e del socialista T. Barboni: «Internazionalismo o nazionalismo di classe?» (Il proletariato d’Italia e la guerra europea ). Il ciarliero Michels, rimasto superficiale come nelle altre sue opere, sfiora appena il lato economico dell’imperialismo, ma nel suo libro è raccolto un materiale di valore sulle origini dell’imperialismo italiano e su quel passaggio che costituisce la sostanza dell’epoca contempo­ranea e che, in Italia, ha un particolare risalto e precisamente: il passaggio dall’epoca delle guerre di liberazione nazionale all’epoca delle guerre imperialiste di rapina e reazionarie. L’Italia democratico-rivoluzionaria, vale a dire rivoluzionaria-borghese che abbatteva il giogo dell’Austria, l’Italia dell’epoca di Garibaldi, si trasforma definitivamente sotto i nostri occhi nell’Italia che opprime altri popoli, che saccheggia Turchia e Austria, nell’Italia di una borghesia rozza, reazionaria in misura rivoltante, sporca, che sbava per la soddisfazione di esser stata ammessa alla spartizione del bot­tino. Michels, come ogni altro decoroso pro­fessore, reputa, s’intende, «obiettività scientifica», il suo servilismo di fronte alla borghesia e definisce questa divisione del bottino una «spartizione di quella parte del mondo rimasta ancora nelle mani dei popoli deboli» ( p. 179). Respingendo in modo sprezzante, come «utopistico» il punto di vista di quei socialisti ostili a ogni politica coloniale, Michels ripete i ragionamenti di quanti ritengono che l’Italia «dovrebbe essere la seconda potenza coloniale», cedendo il primato alla sola Inghilterra, per densità di popolazione e vigore del movimento migratorio. Per quanto riguarda il fatto che in Italia il 40% della popo­lazione sia analfabeta, che ancor oggi vi scoppino rivolte per il colera, ecc. ecc., questi argomenti vengono contestati basandosi sull’esempio dell’Inghilterra: non era forse essa il paese della incredibile desolazione, dell’abiezione, della morte per fame delle masse operaie, dell’alcolismo, della miseria e della sozzura mostruose nei quartieri poveri delle città, nella prima metà del XIX secolo, quando la borghesia inglese gettava con così grande successo le basi della propria attuale potenza coloniale?