mercoledì 21 maggio 2025

Francesco Schettino, "Socializzare i profitti. Le leggi generali dell’economia politica nell’era dell’Antropocene"-

Da: https://decodernews.substack.com - Francesco Schettino è professore ordinario di economia politica all’ Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.

Ascolta anche: https://www.radiondadurto.org/2025/05/09/economia-presentazione-del-libro-socializzare-i-profitti-delleconomista-francesco-schettino 

Caffè e Cornetto: Socializzare i profitti, Luca Placidi intervista Kikko Schettino https://grad-news.blogspot.com/2025/05/caffe-e-cornetto-socializzare-i.html?m=1 

Gianfranco Pala: L’"AntiKeynes" - Francesco Schettino

Visita la pagina dedicata su: Meltemi editore

Socializzare i profitti è un volume articolato e ambizioso, con cui Francesco Schettino si propone di offrire una rilettura critica dei fondamenti dell’economia politica contemporanea, con particolare attenzione ai limiti della teoria economica mainstream e alla possibilità di delineare modelli alternativi in chiave eterodossa. Pubblicato nella collana “Rethink” di Meltemi, il testo si presenta come un contributo teorico che si colloca all’intersezione tra economia, filosofia e scienze sociali, con l’intento dichiarato di fornire strumenti concettuali utili per comprendere le dinamiche del capitalismo nell’attuale fase storica. 

Strutturato in cinque capitoli, il volume apre con un’analisi approfondita della teoria del consumatore e delle principali ipotesi su cui si fonda la microeconomia neoclassica. La trattazione si distingue per l’attenzione alla formalizzazione grafica e al linguaggio accessibile, pensato anche per un pubblico studentesco. L'autore alterna l’esposizione dei modelli convenzionali a osservazioni critiche di taglio teorico, con riferimento a categorie quali valore, lavoro, razionalità economica e classi sociali.

La seconda parte del libro estende l’analisi al funzionamento delle imprese, alla concorrenza, al monopolio e alla formazione dei profitti. Particolare rilievo viene dato alla questione delle disuguaglianze, alla misurazione della povertà e al ruolo dell’innovazione tecnologica. Il testo evidenzia le trasformazioni strutturali dell’economia contemporanea, con richiami a fenomeni globali quali la concentrazione del potere economico, la crisi ambientale e le dinamiche geopolitiche.

Nella parte finale, l’autore formula alcune ipotesi ricostruttive, delineando i tratti generali di un modello economico alternativo, fondato su principi di pianificazione collettiva, proprietà sociale e razionalità distribuita. L’intento non è quello di fornire un progetto definitivo, ma di aprire un dibattito teorico sulle prospettive dell’economia politica in un contesto segnato da discontinuità e sfide sistemiche.

Corredato da una prefazione di Clara E. Mattei e da un’appendice metodologica sul concetto di valore, Socializzare i profitti si caratterizza per l’approccio didattico e divulgativo, affiancato a un impianto teorico coerente e ispirato alle tradizioni dell’economia critica. Il volume si inserisce nel più ampio panorama della riflessione eterodossa contemporanea, offrendo una lettura che si propone come alternativa ai manuali accademici tradizionali.

Nel complesso, Socializzare i profitti si configura come un’opera teorica articolata, che affianca all’impianto critico una precisa intenzione pedagogica. Uno degli aspetti più interessanti è la scelta metodologica di affiancare, capitolo dopo capitolo, l’esposizione dei modelli convenzionali con la loro contestazione analitica. Questo doppio registro, che tiene insieme manuale e saggio critico, permette al lettore non solo di comprendere i principali concetti dell’economia neoclassica, ma anche di valutarli alla luce di alternative teoriche ben strutturate. In questo senso, il libro non si limita a una critica ideologica, ma costruisce un dialogo con l’economia dominante, con l’intento di restituire centralità alla dimensione storica e sociale dei fenomeni economici. Un contributo utile, dunque, per chi desidera ampliare lo spettro degli strumenti analitici disponibili nello studio dell’economia politica.

martedì 20 maggio 2025

Gaza e la necropolitica di Israele: la sovranità si misura con lo sterminio - Rasha Reslan


Da:  https://futurasocieta.org  - Font: Al Mayadeen English - Traduzione a cura di Alessandra Ciattini -Rasha Reslanè una giornalista di Al-Mayadeen Media Network , un canale di notizie satellitare arabo indipendente, lanciato l'11 giugno 2012 e con sede nella capitale libanese, Beirut. Rasha lavora anche come traduttrice. 

Vedi anche: laboratorio-palestina 

Leggi anche: Trauma collettivo e ripetizione della violenza: il caso israelo-palestinese tra psicoanalisi e storia - Luciano De Fiore, Guido Coccoli 

lultimo-capitolo-del-genocidio-Chris Hedges  

Decostruire il diritto, liberare la Palestina - Pasquale Liguori

KOBI NIV - ABBIAMO CONQUISTATO, ESPULSO, UCCISO, RASO AL SUOLO, SCHIACCIATO, ELIMINATO E ABBIAMO FALLITO. E QUINDI ANCORA UNA VOLTA ALL'ATTACCO. https://www.facebook.com/permalink.php? 



Immagine: Coopertina – Attributed to Francisco de Holanda – Trionfo della morte 1537, CC BY 3.0 


Articolo pubblicato dal canale televisivo arabo «Al Mayadeen», situato a Beirut, in cui si delinea il terribile quadro dell’attuale situazione a Gaza, scritto in occasione dell’Anniversario della Nabka. La politica di Israele viene giustamente definita “necropolitica”, una strategia deliberata di distruzione e di sacrificio degli altri, in base a cui la sovranità di Tel Aviv è definita mediante la cancellazione della vita palestinese. L’autrice mette in guardia contro la possibilità che essa diventi un modello per future guerre di conquista e di annichilimento. 


Mentre il bilancio delle vittime di Gaza si avvicina a 53.000 , con la maggior parte dei martiri donne e bambini, e ospedali, scuole e campi profughi in rovina, il mondo assiste a una catastrofe che sfida il linguaggio convenzionale della guerra. Questa non è una guerra combattuta per il territorio o per obiettivi militari. È qualcosa di più sistematico, più sinistro. È necropolitica nella sua forma più cruda: la gestione calcolata della morte.

“Si tratta di un tentativo di cancellare non solo la vita palestinese, ma anche le prove della sua esistenza”, ha affermato il famoso medico e filantropo britannico-palestinese Dr. Ghassan Abu Sitta, che ha prestato servizio negli ospedali di Gaza durante le prime settimane del genocidio israeliano in corso.

lunedì 19 maggio 2025

Papa, papi e dottrina sociale della chiesa - Roberto Fineschi

Da: http://marxdialecticalstudies.blogspot.com  -  Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!).


L’elezione di un nuovo papa suscita inevitabilmente grande interesse per il ruolo internazionale che questa figura ricopre, in particolare in Italia anche se la tendenza recente è quella di eleggere papi non italiani1. È evidente che, pur condividendo determinati principi di fondo, ci si può schierare assai differentemente (diciamo che i comunisti ne sanno qualcosa). Per quanto concerne la cosiddetta dottrina sociale delle chiesa questi principi di fondo sono ben chiari, espressi in molti documenti e sviluppati con coerenza di impianto nel corso del Novecento. Essi consentono un vasto arco di “appoggi” possibili che possono spostare l’operato pontifico più a destra o sinistra; tuttavia nessun papa ha mai messo in dubbio le basi generali di quell’impianto. 

Se dunque bisogna salutare con il giusto apprezzamento posizionamenti più sinistra di taluni rispetto a talaltri, non bisogna nemmeno confondersi sulle questioni di principio.

La seconda precisazione è che quanto si va a tentare di spiegare riguarda la posizione ufficiale della gerarchia ecclesiastica e non concerne necessariamente le mille anime popolari del cattolicesimo sociale. Si sa bene però le gerarchie hanno uno stretto controllo sulla faccia “ufficiale” di santa romana chiesa.

1) Le premesse: Pio IX2

domenica 18 maggio 2025

”Che fare” in Ucraina, alla vigilia dei negoziati - Massimo Zucchetti

Da: https://zucchett.wordpress.com - Questo articolo è partito da quest’altro, che qui si riporta e di cui si ringrazia l’autore Loris Zecchinato: ma è stato assai ampiamente rimaneggiato. Ecco la fonte: https://www.facebook.com/loris.zecchinato/posts/10236390562362322?rdid=74m9FmfofTjJCz5Z# -

Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti 

Proviamoci ancora una volta. Riesaminiamo la situazione in Ucraina alla vigilia della ripresa dei negoziati di Pace. E alla fine proponiamo un piano di pace per l’Ucraina, come abbiamo già fatto quasi tre anni fa [1]: è un periodo così disgraziato che c’è bisogno di miracoli. 

Quando un Paese è come l’Ucraina, multietnico, multi-linguistico, multi-religioso. con tradizioni, ambizioni, ideali diversi fra loro nelle sue popolazioni, ha alcune scelte a disposizione per disinnescare eventuali problemi che possono insorgere: 

- Si divide pacificamente (come fu per la Cecoslovacchia)

- Si organizza come una federazione di Stati (come la Confederazione Svizzera, la Federazione Tedesca, la Federazione Russa)

- Si struttura con Regioni dotate di un’ampia autonomia (come l’Italia con l’Alto Adige, il Belgio con fiamminghi e valloni, la Gran Bretagna con l’Irlanda del Nord, la Scozia, …)

Se invece decide di strutturarsi come uno Stato “monolitico”, la scelta è più delicata, ma possibile: conclude con *tutte* le proprie Popolazioni un contratto – che si chiama Costituzione: essa comprende la liberta di parlare le proprie lingue, di professare le proprie religioni, di rispettare le proprie tradizioni, eccetera. E si tengono libere elezioni per decidere (specie quando la principale popolazione “di minoranza” e decisamente numerosa), chi guiderà il Paese (Presidente e Governo), ma sempre nelle forme previste dalla Costituzione.

Cosi è stato dal 1991 al 2014 in Ucraina, con Presidenti di diversa “ispirazione”:

Kuchma (in equilibrio fra Est ed Ovest), Jushenko (pro Ovest), Janukovich (pro Est)

Venire meno a questo contratto, romperlo, non rispettarlo, usare la forza (golpe, invasioni con battaglioni punitivi, esercito) per imporre la volontà di una parte (che non è l’intero Popolo ucraino) su di un’altra parte, è incostituzionale e porta alla guerra civile.

venerdì 16 maggio 2025

Dialogo sul Papa - Alessandra Ciattini e Giulio Chinappi

Da: Giulio Chinappi - https://giuliochinappi.wordpress.com - Giulio Chinappi insegnante e analista che vive e lavora in Vietnam, collabora con La Città Futura e altre testate. (https://vn.linkedin.com/in/giulio-chinappi-994a34145 - https://www.facebook.com/giulio.chinappi) -Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it -

Il Vaticano, una monarchia teocratica nel cuore dell’Europa
Leone XIV e il Cattolicesimo sociale che nega la lotta di classe 
Vedi anche: Geopolitica del Vaticano: che pontificato e’ stato quello di Jorge Mario Bergoglio? Con Davide Rossi 

Alessandra Ciattini e Giulio Chinappi discutono sulla natura del Vaticano e sul pontificato di Papa Francesco. Il video è stato realizzato prima dell’elezione di Leone XIV.

                                                                          

giovedì 15 maggio 2025

“Né fascismo né liberalismo: soviettismo!” - Antonio Gramsci

Da: https://giuliochinappi.wordpress.com - https://www.nuovopci.it/classic/gramsci/gramsci.htm

Leggi anche: Il nostro Marx*- Antonio Gramsci 

Cadaveri e idioti - Antonio Gramsci 

Su Gramsci e la fondazione del Pci - PIERO GOBETTI

Gramsci. Eretico e comunista - Rossana Rossanda 

Internazionalismo e questione nazionale nel pensiero di Gramsci - Salvatore Tinè 

"I partiti e la massa"* di Antonio Gramsci – a cura di Giorgio Gattei

Vedi anche: Antonio Gramsci. Ritratto di un rivoluzionario - Angelo D'Orsi 

Due o tre cose che so di Gramsci. Antonio Gramsci ai Giovani. - Angelo d'Orsi 


L’Unità, 7 ottobre 1924

Nella crisi politica di liquidazione del fascismo il blocco delle opposizioni appare sempre più come un fattore di secondario ordine. La sua composizione sociale eterogenea, le sue esitazioni e la sua avversione ad una lotta della massa popolare contro il regime fascista, riducono la sua azione ad una campagna giornalistica e a degli intrighi parlamentari che si urtano impotenti di fronte alla milizia armata del Partito fascista. 

Nel movimento di opposizione al fascismo la parte più importante è passata al Partito liberale perché il blocco non ha altro programma da opporre al fascismo che il vecchio programma liberale della democrazia borghese parlamentare, il ritorno alla costituzione, alla legalità, alla democrazia. Nella discussione sulla successione al fascismo a proposito del congresso del Partito liberale, il popolo italiano è posto, dalle opposizioni, di fronte alla scelta: o fascismo o liberalismo; o un governo Mussolini di dittatura sanguinaria o un governo Salandra, Giolitti, Amendola, Turati, don Sturzo, Vella, tendente a ristabilire la buona vecchia democrazia liberale italiana sotto la cui maschera la borghesia continuerà ad esercitare il suo dominio di sfruttamento

mercoledì 14 maggio 2025

"Il mio messaggio ai palestinesi: non vi abbiamo dimenticati, ma vi abbiamo deluso" - Shockat Adam

Da: https://www.middleeasteye.net - Shockat Adam è un optometrista e deputato di Leicester South, eletto nel luglio 2024. In parlamento, siede come indipendente ed è membro dell'Alleanza Indipendente. Ha sostenuto la causa palestinese prima e dopo il suo ingresso in parlamento, presentando anche il disegno di legge n. 2 per il riconoscimento dello Stato di Palestina.

Vedi anche: Louis Theroux – I coloni (2025) 


Israele viola impunemente il diritto internazionale, sostenuto inequivocabilmente dalle potenze occidentali, e il mondo gli volta le spalle. 

Un minuto a mezzanotte. Questa è la frase che continuava a tornarmi in mente dopo essere tornato dai territori palestinesi occupati , mentre cercavo di elaborare la persecuzione travolgente che avevo visto lì. 

L'aspetto della mezzanotte stessa, il momento in cui finalmente l'orologio batte i suoi rintocchi, è troppo desolante per essere rappresentato appieno, anche se, con gli orrori inquietanti di Gaza ormai impressi nella coscienza mondiale, molti possono probabilmente immaginarlo fin troppo vividamente.

È trascorsa una settimana da quella visita. Come previsto, ha suscitato scarso interesse nei circoli dei media mainstream. È stato quindi un sollievo vedere il potente documentario di Louis Theroux sui coloni israeliani accendere la scintilla del dibattito pubblico. (Qui il video https://giorgio.gilest.ro/louis-theroux-the-settlers-2025/?)

martedì 13 maggio 2025

Referendum di giugno: un voto necessario per la democrazia - Giovanni Cannella

Da: https://rivistacriticadeldiritto.it - Giovanni Cannella ha svolto le funzioni di giudice del lavoro per quarant'anni, in pretura, in tribunale e in corte d'appello, negli ultimi anni come presidente di sezione della Corte d'appello di Roma. 

Leggi anche: ANDARE A VOTARE SI PUO' MA SOLO PER IL VALORE SIMBOLICO CHE IL REFERNDUM HA ASSUNTO NELLA NARRAZIONE PELOSA DEI PROTAGONISTI, TENENDO CONTO CHE, IL QUORUM NON RAGGIUNTO, DECRETERA' LA PAROLA FINE PER I RESIDUALI DIRITTI DEI LAVORATORI NEL NOSTRO PAESE (https://www.facebook.com/stefano.tenenti).


Perché è importante votare per i referendum dell’8 e 9 giugno?

La domanda è legittima, se si considera lo scarso rilievo attribuito a questa tornata elettorale da giornali, tv, social.

Vale davvero la pena di scomodarsi, di rinunciare magari ad una gita al mare per andare a votare? 


Noi riteniamo di sì. A nostro avviso l’importanza dei referendum trascende l’effetto dei singoli quesiti, perché il loro esito è utile a misurare il livello della nostra democrazia.

I quesiti, come si dirà, si riferiscono al mondo del lavoro, compreso quello relativo alla cittadinanza, seppure indirettamente, ed hanno la funzione di riaffermare la centralità, per una democrazia che possa davvero definirsi tale, del diritto dei lavoratori, ma in sostanza di tutte le persone, alla dignità personale, ma anche all’integrità fisica, fino alla stessa vita.

Ma in che modo i quesiti si riferiscono ai diritti fondamentali delle persone? 

lunedì 12 maggio 2025

MARX ANALIZZA JOKER (3)

Da: l'AntiDiplomatico - https://www.lantidiplomatico.it -

A cura di Alessandra Ciattini 

Questo terzo video del canale argentino le Frasi di Marx è quanto mai attuale; infatti, in un mondo che in molti casi si è volto a destra (Trump, Milei, Meloni etc.) ci aiuta a capire perché possiamo annoverare tra i loro sostenitori proprio i più danneggiati dalle politiche neoliberali, dalle quali continuano ad essere colpiti senza reagire in maniera significativa. Si dirà: la mancanza di una forza politica che rappresenti veramente i loro interessi. Certo, ma con molta chiarezza e semplicità Marx ci spiega di quali altri concetti abbiamo bisogno per comprendere a fondo questa condiscendenza, questa inerzia e questa pericolosa confusione. Li anticipiamo: falsa coscienza o mancanza di coscienza di classe, alienazione, egemonia ideologica, spontaneismo. Il pensiero di Marx è abilmente attualizzato incarnandolo nel personaggio, misero e malato, del “povero di destra”, facendolo rappresentare da Arthur Flek, il protagonista di un film di successo Joker, realizzato nel 2019 da Todd Philipps. Come si ricorderà questi è profondamente disturbato mentalmente e vive con la madre malata in un quartiere povero di New York. Aspira a diventare un cabarettista famoso, illuso dai sogni di successo e di ricchezza animati dall’ideologia dominante. Purtroppo questo sogno non si avvererà e, per una serie di tragiche e dolorose vicende, Arthur sprofonderà sempre più in basso fino ad essere rinchiuso in un ospedale psichiatrico, convinto che è il vero responsabile della sua caduta. 
La tesi del film e del ragionamento di Marx è che il “povero di destra” non è il prodotto del suo disagio personale, ma delle condizioni inumane in cui il sistema sociale lo costringe a vivere, anche se non riesce a comprendere chi siano i veri responsabili della sua disperata situazione e pertanto la sua comprensibile rabbia non raggiunge nessun obiettivo e non provoca nessun cambiamento reale. 
A mio parere molto interessante è lo smascheramento dei sedicenti comportamenti anti-sistema, che sono del tutto funzionali al sistema stesso e che addirittura vengono mercificati, concretandoli in simboli acquistabili, espressione di comportamenti superficialmente trasgressivi, eversivi e contestatori. Non a caso dunque il protagonista è un clown che può deridere tutto, ma che non può trasformare nulla. 
Importante è anche comprendere la doppia alienazione del “povero di destra”: espropriato nel processo produttivo, espropriato della sua capacità di analisi, offuscata dal controllo dei media, che dirottano contro lui stesso la collera contro il mondo, facendo sentire un povero fallito. 
Le conclusioni sono ovvie: senza una vera coscienza di classe, da cui scaturisce la solidarietà con i propri simili, senza organizzazione, senza strategia, anche la collera più giustificata finisce con l’essere riassorbita dal sistema, che la trasforma in un altro elemento dello spettacolo mercificato messo in opera per irretire le nostre menti. 
Questo video è stato realizzato in collaborazione con il canale YouTube "Sociologia per comprendere la società". 

                                                                         
📚Bibliografia 
Marx, K. (1867). Il Capitale. 
Marx, K. & Engels, F. (1846). L’Ideologia tedesca. 
Marx, K. & Engels, F. (1848). Il Manifesto Comunista. 
Lukács, G. (1923). Storia e coscienza di classe. 
Gramsci, A. (1929-1935). Quaderni del Carcere
Souza, J. (2024). El pobre de derecha. 
Phillips, T. (2019). Joker [film]. Warner Bros.

domenica 11 maggio 2025

Nuova lettera a Liliana Segre - Elena Basile

Da: https://www.lafionda.org - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Editorialista per Il Fatto Quotidiano. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario

Leggi anche: Empatia verso le vittime - Elena Basile 


Sento il dovere di oppormi ad alcuni argomenti utilizzati da Liliana Segre nell’intervista pubblicata dal Corriere della Sera il 5 maggio 2025. La Senatrice rappresenta una delle voci più autorevoli e lucide della comunità ebraica, una sorta di icona, nel bene come nel male, di un certo potere italiano. Appare essenziale confutare alcune tesi da lei sostenute, proprio in quanto in grado di influenzare l’opinione pubblica, seminando una confusione che potrebbe essere nociva al dibattito democratico.

Spero che la Senatrice non me ne voglia e non mi denunci nuovamente per antisemitismo. Io la leggo con attenzione e rispetto. Mi domando se Liliana Segre faccia lo stesso con i miei scritti e quelli di tanti altri, a cominciare da Moni Ovadia e Raniero La Valle, che esprimono una critica senza indulgenze alle politiche di Israele e non solo al Governo di Netanyahu.

Ecco, in sintesi, le mie obiezioni a una certa retorica che traspare dalle risposte assertive della Senatrice.

sabato 10 maggio 2025

Gaza alla fame e alla sete. E’ anche il nostro assedio - Paola Caridi

Da: https://www.invisiblearabs.com - Paola Caridi, scrittrice e giornalista. Da oltre 20 anni si occupa di Medio Oriente e Nord Africa. 

Leggi anche: Le parole della guerra sono tra noi. E noi? - Paola Caridi 
Decostruire il diritto, liberare la Palestina - Pasquale Liguori


“È in effetti il venerdì 22 sha‘bān dell’anno 492 dell’ègira, il 15 luglio 1099, che i franchi hanno conquistato la Città Santa dopo un assedio di quaranta giorni. Gli esiliati tremano ancora ogni volta che ne parlano, e il loro sguardo si fissa, come se essi vedessero ancora dinanzi ai loro occhi questi guerrieri biondi rivestiti di armatura riversarsi nelle vie, a spada sguainata, sgozzando uomini, donne e bambini, saccheggiando case e moschee. 

Cessato il massacro, due giorni più tardi, non è rimasto un solo musulmano tra le mura della città. Alcuni, approfittando della confusione, sono fuggiti attraverso le porte che gli assalitori hanno sfondato. Gli altri giacciono a migliaia in pozze di sangue sulla soglia delle proprie case o nelle vicinanze delle moschee. Tra loro una gran folla di imām, dottori musulmani e asceti sufi che avevano lasciato il loro paese per venire a vivere un pio ritiro in questo luogo santo. Gli ultimi sopravvissuti sono costretti a svolgere il più penoso dei compiti: portare sulla schiena il cadavere dei propri congiunti, ammucchiarli sui terreni incolti senza dar loro sepoltura e bruciarli prima di essere a loro volta massacrati o venduti come schiavi.”

Sì, eravamo proprio noi, quelli con la croce e la spada. I crociati sulle cui nefandezze si è costruita un pezzo di storia europea. Occorre sempre stravolgere il nostro sguardo assuefatto al modo di raccontarla, la “Storia” umana, per riuscire a vedere con gli occhi dell’Altro. Ci aiuta, in questo caso, Amin Maalouf. Uno dei più importanti, famosi, citati intellettuali libanesi e arabi. La descrizione della caduta nel 1099 di Gerusalemme nelle mani dei franchi, dopo un assedio feroce, è in un testo che ha oltre quarant’anni. Il meno citato, eppure il più importante, soprattutto oggi. Le crociate viste dagli arabi (ripubblicato in Italia recentemente da Nave di Teseo).

venerdì 9 maggio 2025

Il nuovo cancelliere, un passato che non si cancella - Susanna Bohme Kuby

Da: https://ytali.com - Versione tedesca dalla rivista Ossietzky - https://www.facebook.com/sfassina - Susanna Bohme Kuby ha insegnato letteratura tedesca per decenni negli atenei di Genova, Udine e Venezia. 


Sicuri che in Germania i rischi per la democrazia arrivino soltanto da AfD? Da dove viene Friedrich Merz, il neo-cancelliere della Cdu? La guerra permanente con la Russia è davvero per la difesa dell’Ucraina? E quali sono gli interessi militari e finanziari che alimentano l’indifferenza europea per l’eliminazione del popolo palestinese dalla sua terra? Grazie a ytali.com, diretta da Guido Moltedo, troviamo qualche risposta nella traduzione di un’interessante analisi della rivista Ossietzky. (Stefano Fassina) 


“Blackrock Germany” di Werner Rügemer ricostruisce la carriera di Friedrich Merz alla guida del ramo tedesco della potente multinazionale, una delle tre grandi del complesso militare industriale mondiale. 

In molti si chiedono, in modo sempre più insistente, perché i governi occidentali non s’impegnino – per esempio in nome dei diritti umani – a chiedere la fine del massacro, si direbbe senza fine, della popolazione civile palestinese. Gli appelli dell’ultima amministrazione Biden per un’attenuazione degli attacchi a Gaza caddero nel vuoto, mentre il sostegno militare e finanziario al governo israeliano continuava senza sosta. Nel suo recente studio sugli interessi geopolitici degli USA e la questione palestinese, lo studioso svizzero Jacques Baud (La sconfitta del vincitore) ha mostrato ancora una volta come un Israele economicamente e militarmente forte sia stato costruito come baluardo contro i nemici degli Stati Uniti in Medio Oriente – utile ora anche se si tiene conto di un eventuale confronto militare con la Cina. Questa stretta alleanza strategica è portata avanti anche dal nuovo governo Trump. Israele può bombardare il Libano, la Siria o lo Yemen, ormai Stati falliti nella regione, e persino l’Iran senza un’obiezione significativa da parte dell’Occidente. Anche il progetto di espulsione di tutti i palestinesi da Gaza, così come dalle aree in Cisgiordania sempre più occupate dai coloni israeliani, deve essere attuato, anche se comporta la violazione di tutti i diritti umani. È definito “emigrazione volontaria” verso paesi vicini o anche più in là, verso l’Africa. Si arriva addirittura alle oscene fantasie di Trump di una Riviera di Gaza per i suoi simili… Una Riviera svuotata dai palestinesi.

giovedì 8 maggio 2025

Trauma collettivo e ripetizione della violenza: il caso israelo-palestinese tra psicoanalisi e storia - Luciano De Fiore, Guido Coccoli

 Da: https://www.journal-psychoanalysis.eu - Luciano De Fiore , già docente di Storia della filosofia moderna, Sapienza Università di Roma, si interessa soprattutto delle relazioni tra filosofia, arti e psicoanalisi, con particolare riguardo al tema delle passioni. Tra le sue pubblicazioni in volume, Anche il mare sogna. Filosofie dei flutti (Roma: 2013), La città deserta. Leggendo il Sapere assoluto di Hegel (Roma: 2012), Philip Roth. Fantasmi del desiderio (Roma: 2018²), Risposte pratiche, risposte sante. Pasolini, il tempo e la politica (Roma: 2018).
Guido Coccoli ha insegnato per molti anni presso il Dipartimento di Filosofia della Sapienza, Università di Roma, prima come docente di Filosofia e scienze storico-sociali e successivamente di Filosofia della storia. Si occupa da tempo della filosofia di Hegel, con particolare riferimento, negli ultimi anni, alle questioni dell'antropologia hegeliana (Coccoli, G . Il Dio di Hegel. Figura della religione nella «Fenomenologia dello spirito»: analisi e commento . Roma: Stamen 2017). Altro tema della sua ricerca è quello delle relazioni tra psicoanalisi, filosofia e scienze sociali, con particolare attenzione al pensiero di Freud e alla sua eredità nella ricerca sociale del Novecento. 

Salvator Dalì, il volto della guerra (1940)



Il lavoro si concentra sulla nozione di trauma collettivo e la sua trasmissione transgenerazionale, concentrandosi sul conflitto israelo-palestinese come caso paradigmatico. Attingendo alla teoria psicoanalitica, all'analisi storica e al pensiero politico, indaga come il trauma non risolto possa plasmare l'identità collettiva, ideologie alimentari difensive e persino giustificare la violenza. Attraverso il confronto con concetti chiave come Nachträglichkeit , memoria criptica, contratto narcisistico e acting out , si tenta di offrire un quadro interpretativo per comprendere come le eredità traumatiche, se non elaborate, possono riprodurre gli stessi schemi di oppressione originariamente subiti. L'analisi non intende in alcun modo proporre una visione deterministica, ma sottolinea la necessità dell'elaborazione simbolica, del lavoro narrativo e della memoria critica come vie per interrompere i cicli di ripetizione storica e aprire nuove prospettive di guarigione collettiva e riconciliazione politica. 


Introduzione  


Può un popolo, segnato da un trauma profondo, trasformare quel dolore in strumento di oppressione? Perché la memoria delle sofferenze subite non basta a impedire che, nel tempo, si ripetano nuove forme di violenza? In che modo un trauma non elaborato può trasmettersi da una generazione all'altra, generando risposte collettive tanto difensive quanto distruttive? 


Sono domande che si impongono con urgenza nel contesto del conflitto israelo-palestinese. La più recente offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, in risposta agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, ha riattivato antiche ferite storiche e identitarie, portando a interrogarsi sul rapporto tra trauma, memoria e violenza collettiva. La ferocia dell'intervento su Gaza, con l'enorme numero di vittime civili, comprese donne e bambini, ha scosso l'opinione pubblica in gran parte del mondo, ma sembra non aver avuto un analogo effetto in Israele e nelle comunità ebraiche della diaspora. Al contrario, pare aver prodotto una risposta autoassolutoria – quella della forza è l'unica risposta possibile alla minaccia concreta all'esistenza della Nazione – lasciando a una minoranza l'indignazione e la protesta per ciò che sta accadendo. 

mercoledì 7 maggio 2025

Louis Theroux – I coloni (2025)

Da: la bottega. Raccolta di articoli e scritti di Giorgio Gilestro - 

Vedi anche: Investigating war crimes in Gaza I Al Jazeera Investigations

Leggi anche: Io Sono Israele - Norman Finkelstein 

"insieme a tutti gli altri" - Aristide Bellacicco 

35:35
1:01:58



(Louis Theroux con Ari Abramowitz in The Settlers.
 Fotografia: BBC/Mindhouse Productions Ltd/Josh Baker) 


Si sta parlando molto dell'ultimo documentario del documentarista britannico Louis Theroux , prodotto dalla BBC e trasmesso per la prima volta la scorsa settimana. Il documentario si intitola The Settlers e mostra uno scorcio breve ma potente sulla vita nei territori della cis-giordania occupati illegalmente dai coloni israeliani, uno dei gruppi sionisti più militanti ed estremisti. I villaggi che i coloni hanno costruito nella Cisgiordania dal 1967 ad oggi sono circa 150 e ospitano circa 400 mila israeliani, che di fatto controllano militarmente la vita quotidiana di 3 milioni di palestinesi (importante ricordare che Hamas non ha controllo della Cisgiordania, in cui viene regolarmente combattuta dalla Autorità Palestinese).

In un'ora di documentario, Theroux viaggia per la cis-giordania intervistando i coloni sulle loro intenzioni e le aspirazioni di costruire un unico stato israeliano che vada dal fiume al mare, come promesso loro da Dio. La Palestina non esiste e non deve esistere. Il documentario mostra anche brevemente il ruolo cruciale degli attivisti di pace israeliani e palestinesi. E quello dell'IDF, l'esercito israeliano, nel mantenere quello che le Nazioni Unite hanno ufficialmente da anni uno stato di apartheid.

Il documentario è disponibile su iPlayer ma solo per residenti nel Regno Unito o chi è in possesso di una VPN (nota a margine. Se siete interessati a prendere una VPN consiglio NordVPN ). Lo condivido su questa pagina e mi sono preso la briga di creare e aggiungere i sottotitoli italiani (e ora anche francesi e - spagnoli tutti scaricabili da qui ) perché dubito che passerà mai sulle TV nostrane. Guardatelo, ne vale la pena.


Per chi fosse interessato ad approfondire, consiglio anche un altro documentario dallo stesso titolo del regista Israeliano Shimon Dotan : The Settlers (2024) disponibile su youtube . Questo secondo ha un passo più lento ma contiene alcuni approfondimenti storici in più.

Non mancate assolutamente anche il pluripremiato No Other Land del 2024 disponibile a noleggio su diverse piattaforme.

martedì 6 maggio 2025

I pipponi del Marrucci: Xi e Huawei asfaltano pacificamente Trump. Lui reagisce riempiendo di missili il Pacifico -

Da: OttolinaTV - Giuliano Marrucci è un giornalista investigativo italiano. Da oltre 10 anni è tra gli autori del programma di Rai Tre “Report”. 

[...] e meno male che Trump doveva riportare un po’ di sano realismo alla casa bianca prima ha dichiarato una guerra commerciale al resto del mondo, che però ha scatenato una delle più massicce fughe di capitali dagli USA di sempre, e l’ha costretto a una rovinosa ritirata poi ha rilanciato la guerra tecnologica contro la Cina vietando l’esportazione anche di chip di vecchia generazione, per ritrovarsi però il giorno dopo con Huawei che annunciava l’uscita di nuove macchine e processori pensati ad hoc per l’intelligenza artificiale che hanno lasciato gli analisti a bocca aperta e ora per concludere sembra si sia messo l’anima in pace, e sia tornato ai cari vecchi metodi da cowboy l’hanno ribattezzato il super bowl delle esercitazioni del pacifico si chiama balikatan, spalla a spalla, ed è un’esercitazione marina congiunta tra forze armate statunitensi e filippine che va regolarmente in scena da quasi 40 anni ma che a questo giro, stando ad Asia Times, “è la più grande mai condotta” “più che un super bowl, è un super troll”, rispondono i cinesi dalle pagine del global times “un’esercitazione che trabocca di provocazioni nei confronti della Cina” [...]