Da: https://giuliochinappi.wordpress.com - PAGINA FACEBOOK - Rodrigo Rivas è un giornalista, scrittore ed economista nato a Santiago del Cile. Giovane dirigente di Unidad Popular a sostegno del governo di Salvador Allende, è in Italia dal 1974, esiliato dopo il golpe di Augusto Pinochet. Già direttore di Radio Popolare e docente universitario, ha pubblicato oltre 50 libri di politica ed economia internazionale.
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
mercoledì 30 aprile 2025
Quel memorabile 25 aprile 1974 – Le 23 ore che misero fine alla dittatura portoghese - Rodrigo Rivas
martedì 29 aprile 2025
Con “l’Occidente contro il resto del mondo” si rischia la catastrofe - Angelo d’Orsi
Da: https://www.africa-express.info - Angelo d'Orsi* Professore ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino.
Vedi anche: L'OCCIDENTE NICHILISTA vuole UCCIDERE la RUSSIA - Angelo D'Orsi
Luciano Canfora: "L'asse franco-inglese vuole fare guerra alla Russia, il rischio è altissimo"
La russofobia sta portando l'Europa al disastro. L'asse franco-anglo-tedesco, preannuncia un destino di morte per il continente. Si assiste a un’accelerazione del passaggio dal welfare al warfare. (Redazione Africa ExPres)
Sono almeno dieci-quindici anni che la russofobia – che è paura del mondo russo, ma anche la sua espunzione dalla “civiltà” – ci sta ammorbando, sta ottenebrando le nostre menti, sta condizionando i nostri pensieri, indirizzandoci anno dopo anno, giorno dopo giorno, verso la possibilità di un conflitto armato contro Mosca.
Dal 2022 quella possibilità è diventata, nelle parole irresponsabili di gran parte della classe politica euro-occidentale, una necessità alla quale, presto o tardi, dovremmo sottostare.
E in un crescendo spaventoso, dopo l’arrivo di Donald Trump alla White House, con le sue promesse di porre termine al conflitto in Ucraina (NATO vs. Federazione russa combattuto sul suolo ucraino ma anche sempre di più in territorio russo), ormai la guerra, una guerra totale tra Europa/Occidente e Russia/Oriente ci viene presentata non soltanto come necessità, ma come necessità inderogabile e urgente.
Tre Stati in difficoltà
lunedì 28 aprile 2025
I tentennamenti irrazionali dell’ultimo (per ora) impero - Alessandra Ciattini
Da: Futura Società - https://www.lantidiplomatico.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). -
Ascolta anche F. Schettino: Per un pugno di dollari (https://grad-news.blogspot.com/2025/04/yesterdays-papers-per-un-pugno-di.html?m=1)
domenica 27 aprile 2025
Geopolitica del Vaticano: che pontificato e’ stato quello di Jorge Mario Bergoglio? Con Davide Rossi
sabato 26 aprile 2025
CHI HA COSTRUITO IL MURO DI BERLINO? - GIULIETTO CHIESA
venerdì 25 aprile 2025
I millantati crediti della “Brigata Ebraica”. Un po’ di storia che va conosciuta - Alberto Fazolo
Da: https://contropiano.org - Alberto Fazolo Militante internazionalista, ha partecipato in prima persona alle campagne in sostegno dei popoli dell’ex Ucraina. Economista, esperto di Terzo Settore e giornalista, ha trascorso due anni in Donbass svolgendo attività politica e umanitaria.
La Brigata ebraica rappresenta il contributo militare degli ebrei di Palestina nella Seconda Guerra Mondiale. Questi rimasero inattivi fino a praticamente la fine del conflitto, lasciando che si consumasse l’orrore della guerra e dell’Olocausto, senza intervenire.
Dopo decine di milioni di morti, si mobilitarono solo quando si prospettò concretamente la possibilità di costituire lo stato d’Israele e per farlo serviva partecipare alla guerra. Per questo venne mandato un numero simbolico di uomini ad arruolarsi nelle fila dell’esercito inglese.
Costoro arrivarono al fronte quando la guerra stava finendo, dopo la liberazione del campo di Auschwitz (non contribuirono a porre fine all’Olocausto), si limitarono ad inseguire i tedeschi in ritirata, combattendo per un mese. Pur non facendo quasi nulla, si intestarono la vittoria e la memoria.
Ciò si pone in evidente antitesi con i valori della Resistenza, eppure in tempi recenti – nonostante le ombre che la coprono – la Brigata ebraica viene spacciata per la principale paladina della lotta antifascista e in difesa degli ebrei. Ovviamente si tratta di una strumentale manovra revisionista finalizzata a legittimare l’azione passata e presente d’Israele.
Nello scenario politico attuale ha assunto un ruolo molto importante il dibattito in merito alla Brigata ebraica. Prevalentemente ciò è il riflesso dell’acuirsi e della polarizzazione dello scontro mediorientale, ma è anche la manifestazione di una contraddizione nostrana. Per entrambe le ragioni, serve conoscere a fondo la storia della Brigata ebraica.
Questa fu l’unica unità combattente che vide tra le proprie fila ebrei di Palestina, ma non era esclusivamente costituita da ebrei o da palestinesi. Nacque su impulso dell’Agenzia ebraica, che era il prodromo dello Stato d’Israele.
giovedì 24 aprile 2025
Addio Francesco, Papa e uomo - Sergio Scorza
Da: Millepiani - https://www.facebook.com/sergio.scorza.980 - Sergio Scorza Ha studiato sociologia presso l’Università di Urbino e diritto pubblico presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università la Sapienza di Roma. Blogger, attivista, giornalista freelance, si interessa di conflitti sociali, ecologia e diritti umani. Partigiano, odia gli indifferenti.
Leggi anche: «Laudato si’» - Jorge Mario Bergoglio
Fratelli di tutto il mondo, affratellatevi! Brevi note sul “papa comunista” - Roberto Fineschi
Un commento a margine dell'enciclica "Fratelli tutti" di Papa Francesco - Francesco Fistetti
BUONISMO ASTRATTO E SPIETATEZZA CONCRETA - Alessandra Ciattini
ROMERO BEATO, MARTIRE DELLA GUERRA FREDDA O COSTRUTTORE DI PACE? - Alessandra Ciattini
Francesco Piccioni (https://contropiano.org/editoriale/2025/04/23/pro-o-contro-bergoglio-guarda-la-politica-non-la-religione)
Geraldina Colotti (https://pagineesteri.it/2025/04/23/apertura/lamerica-latina-piange-francisco-il-papa-degli-ultimi-fra-tradizione-e-innovazione/?)
Carla Filosa (https://www.marxismo-oggi.it/saggi-e-contributi/articoli/673-la-guerra-di-bergoglio)
Per me che sono cresciuto in oratorio per poi passare ad una comunità di base che si ispirava ai principi del Concilio Vaticano II ed alla teologia della liberazione, l’elezione del gesuita argentino, Jorge Mario Bergoglio, durante il terrificante papato di Joseh Ratzinger e dopo il lungo e devastante papato di Karol Woitila, era sembrata una specie di miracolo. D’altronde la Chiesa romana, prima della sua (inattesa) nomina, era attraversata da una crisi profonda, in caduta verticale di consenso e travoltra dagli scandali. Mi era apparsa, da subito, come una vera boccata di ossigeno, l’elezione di un papa latinoamericano e, probabilmente fu, soprattutto, una sorta di ultima chance prima del tracollo finale di una istituzione che rischiava di esplodere, sia sul piano religioso che su quello finanziario.
mercoledì 23 aprile 2025
Slava Ucraina! in svendita - Luca Cellini
Da: https://www.pressenza.com - Luca Cellini Redattore ed editorialista di Pressenza. [...]
Leggi anche: Ucraina: autodeterminazione o agronegozio? - Alessandra Ciattini
Vedi anche: l'Economia della Guerra - Marco Veronese Passarella
L’inizio della pratica denominata Land Grabbing (Accaparramento delle terre, fenomeno economico esploso nel 2008, che ha dato vita a un flusso di investimenti e di capitali finalizzato all’acquisizione di terreni per lo sviluppo di monocolture, biocarburanti o per lo sfruttamento delle foreste) era iniziato già prima ed era stato più volte denunciato in rapporti e articoli risalenti al 2013-2014-2015.
Era il 2013 quando Cristina Plank, Docente del Dipartimento di Scienze politiche, pubblicò un breve rapporto dal titolo: “L’accaparramento delle terra nera di oligarchi ucraini e investitori internazionali” https://www.tni.org/files/download/12._ukraine.pdf dove spiegava i meccanismi con cui già all’epoca si aggirava la moratoria sulla vendita dei terreni agricoli ucraini a beneficio di oligarchi ucraini e investitori esteri.
Nel 2015 invece apparve un articolo sull’autorevole Guardian, che parlava apertamente di “Centinaia di milioni di dollari in finanziamenti per lo sviluppo provenienti dal ramo investimenti della Banca Mondiale che hanno finanziato la controversa espansione dell’impero agroalimentare di miliardari Ucraini legati a investimenti stranieri, in un contesto di crescente preoccupazione per il fatto che la terra e l’agricoltura nel Paese stiano cadendo sempre più nelle mani di pochi ricchi individui.” https://www.theguardian.com/global-development/2015/jul/30/ukraine-agribusiness-firms-quiet-land-grab-development-finance
Facendo ulteriori ricerche lo stesso fenomeno viene riportato all’interno di una interrogazione parlamentare del senato australiano redatta da Sheila Newman, Assessore all’ambiente e allo sviluppo sostenibile, nella contea di Mornington a Melbourne, Australia; consulente ambientale, ricercatrice ed esperta nella gestione integrata dei terreni agricoli. https://www.cfmp.org.au/events/council-elections/sheila-newman-yamala-fcc/
martedì 22 aprile 2025
Decostruire il diritto, liberare la Palestina - Pasquale Liguori
Da: https://www.lantidiplomatico.it - Pasquale Liguori. Fotografo dei contesti di edilizia residenziale pubblica e della città ai suoi bordi. Ha pubblicato due volumi - “Borgate” e “ImpAsse Roma-Berlino” - ed effettuato mostre in Italia e all’estero in musei, enti istituzionali e centri sociali. Collabora con riviste indipendenti di politica e architettura ed è autore di saggi riguardanti la periferia, la fotografia urbana e sociale. È impegnato in attività antimperialiste, decoloniali e di sostegno umanitario (https://www.pasliguori.com).
Leggi anche: Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi
Breve storia degli Stati Uniti e delle loro pretese territoriali - Alessandra Ciattini
IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli
La categoria di imperialismo è ancora attuale e quali sono i paesi imperialisti? - Domenico Moro
La schiavitù, radici antiche di un male moderno - Francesco Gamba
Le parole della guerra sono tra noi. E noi? - Paola Caridi
LOSURDO ed il REVISIONISMO STORICO - Alessandra Ciattini e Gianmarco Pisa
Israele non agisce in un vuoto normativo, ma in un quadro giuridico che implicitamente autorizza e sostiene il suo operato. Il genocidio in atto non avviene nonostante il diritto internazionale, ma in coabitazione con esso. L’impunità protratta, il sostegno incondizionato di Stati Uniti e Unione Europea, il linguaggio diplomatico che evita la parola “genocidio” mentre scorrono le immagini di crimini sistematici: tutto ciò segnala che non siamo davanti a una sospensione delle regole, ma al loro autentico funzionamento.
Riarticolando concetti di Giorgio Agamben, potremmo osservare l’eccezione nel suo affermarsi norma e, in un ulteriore passo critico, suggerire che essa è sempre stata la norma - almeno nei confronti dei soggetti colonizzati, discriminati, esclusi. La Palestina, allora, non è laboratorio dell’unicum: è il luogo in cui l’infrastruttura coloniale e normativa dell’Occidente si palesa in forma nuda, senza pudore.
lunedì 21 aprile 2025
Natura selvaggia - Remo Bodei
domenica 20 aprile 2025
"Il vecchio e il nuovo" - Giorgio Agamben
Da: https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-il-vecchio-e-il-nuovo -Giorgio Agamben è un filosofo italiano. Ha scritto diverse opere che spaziano dall'estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica. La sua opera è studiata in tutto il mondo.
Leggi anche: "Mentre" - Giorgio Agamben
REQUIEM PER L’OCCIDENTE - Giorgio Agamben
Vedi anche: Homo sacer - Giorgio Agambenvenerdì 18 aprile 2025
Luciano Canfora: "L'asse franco-inglese vuole fare guerra alla Russia, il rischio è altissimo"
giovedì 17 aprile 2025
L'accumulazione originaria: perchè i ricchi sono ricchi - KARL MARX (2)
mercoledì 16 aprile 2025
Trump invia le truppe a Panama “contro l’influenza cinese”, proteste nel paese - Marco Santopadre
Da: https://pagineesteri.it - Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.
Leggi anche: Trump si prende il Canale di Panama e i microchip di Taiwan - Marco Santopadre
50 miliardi per l’Africa, la Cina si rilancia - Marco Santopadre
Pagine Esteri – Sabato scorso nel piccolo paese centroamericano alcune migliaia di persone sono scese in piazza rispondendo all’appello dei partiti dell’opposizione, dei maggiori sindacati e delle organizzazioni studentesche che accusano Washington di aver lanciato una vera e propria “invasione camuffata” di Panama con la scusa di “proteggere il Canale dall’influenza maligna della Cina”.
“Accordo storico”
Ad appena tre giorni dalla visita del Segretario alla Difesa statunitense Pete Hegseth – anche questa accolta da proteste popolari – per la firma di un accordo con il suo omologo locale Frank Ábrego, il presidente Donald Trump ha avvisato di «aver inviato molte truppe a Panama».
Da parte sua Hegseth ha informato che nei prossimi giorni Washington aumenterà ulteriormente la propria presenza militare dislocando i propri soldati in tre ex basi che erano già state affidate agli Stati Uniti fino al 1999 quando – sulla base degli accordi siglati nel 1977 tra i rispettivi presidenti Torrijos e Carter – il controllo del Canale passò interamente sotto il controllo del governo locale.
lunedì 14 aprile 2025
Il Partito Comunista Cinese e lo Stato in economia -
Da: https://www.facebook.com/nico12.666 - Nicolo-Monti già segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI).
Leggi anche: La famiglia tradizionale non esiste. La rivoluzione della famiglia nella DDR - Nicolò Monti
"Aqui no se rinde nadie". Tre giorni in Venezuela - Nicolò Monti
I miliardari cinesi si stanno estinguendo - Nicolò Monti
domenica 13 aprile 2025
Un ricordo di Stefano Garroni
sabato 12 aprile 2025
NEL LABIRINTO. Italo Calvino filosofo - Roberto Fineschi
giovedì 10 aprile 2025
Lo schiavo - Remo Bodei
martedì 8 aprile 2025
Gli aspetti controversi dell’accordo Usa/ Russia e la questione delle famose terre rare - Alessandra Ciattini
Da: https://www.lantidiplomatico.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). -
lunedì 7 aprile 2025
Le parole della guerra sono tra noi. E noi? - Paola Caridi
Da: https://www.invisiblearabs.com - Paola Caridi è una giornalista e blogger italiana.
“Gaza ha tracciato la linea sulla sabbia, Gaza ha separato il giusto dallo sbagliato, Gaza ha chiarito il nostro ruolo, la nostra responsabilità, la missione della nostra vita. Ci ha mostrato che la lotta per la Palestina non è solo una lotta per il futuro del popolo palestinese. È una lotta per il futuro di tutta l'umanità e del pianeta”.
- Taher Dahleh, Palestinian Youth Movement, Washington (DC), nella marcia del 5 aprile 2025 (e l’immagine riguarda proprio la Marcia del 5 aprile 2025 nella capitale USA)
La retorica della guerra è già entrata nel discorso globale. Attraverso i dazi. Le parole sul mondo che è già cambiato sono fra noi, e al centro di questo vocabolario c’è un nodo fondamentale: le organizzazioni internazionali sono più deboli. Sono state rese intenzionalmente più deboli: la rottura delle regole, da parte degli stati, è iniziata con il genocidio a Gaza, il mancato rispetto del mandato di cattura contro Netanyahu, e continua a propagarsi come le onde che si allargano dopo aver lanciato un sasso in uno stagno.
E la risposta qual è? Siamo pronti. Noi siamo pronti ad affrontare tutto questo. Come fosse uno tsunami, come se quelle onde si debbano trasformare inevitabilmente in uno tsunami. Questo atteggiamento è pericolosissimo: ricorda gli anni che precedettero la prima guerra mondiale, e anche la deriva altrettanto bellicista degli anni Trenta.
Ora, però, il mondo è cambiato anche in un altro senso. La decolonizzazione del XX secolo ha messo in gioco altri protagonisti, un panorama più frastagliato come frastagliato è l’altro panorama, nascosto. Noi. Il “noi” che non è più (solo) massa di manovra. Vittima, certo. Silenziosa, spesso. Invisibile, quasi sempre. Reale ma non visibile.
Il “noi” può fare la differenza, a livello globale? Perché no? Ora gli strumenti ci sono, e non c’erano prima. Sono l’alfabetizzazione allargata, la competenza diffusa sull’uso di strumenti sofisticati (la tecnologia, per esempio), la coscienza altrettanto diffusa di essere depositari/e di diritti e libertà. Non è ingenua rappresentazione del mondo versione XXI secolo. E’ così, se solo si va girando per il mondo, fuori dall’Europa. E’ così, perché se così non fosse – se si fosse a una situazione del tutto simile a un secolo fa – non ci sarebbe bisogno di (ri)costruire la retorica della guerra inevitabile. Non ci sarebbe la necessità di convincere una generazione, più generazioni che dovranno far la guerra ed essere di nuovo carne da macello. I nuovi ragazzi del ’99.
Siamo proprio sicuri che questa generazione, queste generazioni piegheranno la loro testa e accetteranno la leva obbligatoria? Siamo sicuri che non si opporranno? Non lo so, ma qualcosa mi dice che la retorica della guerra stia trattando queste generazioni come delle pedine da usare e muovere sul campo da gioco, senza vedere quanto siano ora differenti rispetto ai veri, storici “ragazzi del ’99”, quelli che pagarono il prezzo più alto sull’altare della strage della prima guerra mondiale. L’inutile strage.
domenica 6 aprile 2025
“Il riarmo degli imbecilli” – Emmanuel Todd sulla follia strategica europea
sabato 5 aprile 2025
La guerra in Ucraina è una guerra Usa. Le prove - Redazione Contropiano - Adam Entous
Da: https://contropiano.org - New York Times - Adam Entous è giornalista investigativo del New York Times, residente a Washington, specializzato in approfondimenti narrativi su questioni di sicurezza nazionale e intelligence.
E’ diventata rapidamente famosa, questa inchiesta del New York Times che dimostra il profondo coinvolgimento statunitense nella guerra in Ucraina. Praticamente tutto quello che gli analisti migliori avevano ricostruito a partire dagli eventi sul terreno, a spizzichi e bocconi, prendendosi sempre l’accusa di essere “filo-russi”, viene qui confermato in pieno. Gli Stati Uniti sono completamente dentro la filiera di comando militare sul campo.
Non solo hanno fornito armi – secondo una linea di continua escalation motivata da ragioni prioritariamente politiche – a volte su input ucraino, a volte per esigenze di Biden – ma hanno diretto operativamente l’uso degli armamenti migliori (missili, droni, ecc) fornendo l’intelligence satellitare necessarie e concordando i bersagli uno per uno.
Per il lavoro degli storici si tratta di un’ammissione importante, che cambia la ricostruzione e la “narrazione” mediatica della guerra. Ma cambia anche, necessariamente, le coordinate politiche per la sua possibile soluzione. E’ bene comunque precisare una serie di cose, tutte piuttosto importanti.
La prima riguarda tono e contenuti della ricostruzione fatta dal New York Times. Nonostante descriva una macchia militare orientata dalla follia – il “piano” era far combattere agli ucraini, con il loro consenso, una guerra convenzionale contro una potenza nucleare che poteva in qualsiasi momento decidere di “scioglere il bracio che teneva legato dietro la schiena” cercando di non arrivare mai al punto di rottura. E, nonostante questo, cercare comunque la sconfitta militare della Russia senza che questa la percepisse come una “minaccia esistenziale” (la condizione che permette di usare le testate atomiche) – l’articolista condivide pressoché totalmente l’impostazione di Biden e dei “dem”.
Anzi. I militari statunitensi sono narrati come il massimo dell’eccellenza. Precisi, corretti, sinceri, professionali, ecc. Mentre i russi, non stranamente, sono solo dei fantasmi sullo sfondo “bersagli” inconsapevoli del “lavoro” statunitense ed ucraino. Destinati a perdite sempre “enormi” e impotenti di fronte a tanta saggezza tecnologica e determinazione dei combattenti ucraini sul terreno.
Naturalmente la domanda che un giornalista professionista serio avrebe dovuto farsi è: ma allora “perché abbiamo perso la guerra?” (“abbiamo”, visto che gli Usa sono militarmente coinvolti e i russi avanzano). Adam Entous non risponde, ma il suo racconto è il canovaccio necessario per la risposta: gli ucraini fanno di testa loro ogni volta che possono, attirati dal “colpo eclatante” e dalla “magnifica vittoria tattica”, perdendo il controllo strategico di lungo periodo.
Insomma, non ascoltano sempre i “buoni consigli operativi” forniti dagli americani e quindi si ritrovano spesso a dover rincorrere le conseguenze inattese della proprie iniziativa sbagliate perché prese senza consultarsi con “gli adulti nella stanza”.
Raccontata così, non stranamente, viene da pensare ancora una volta gli Stati Uniti ritengano di aver “sbagliato cavallo”, puntando su gente – la giunta neonazista di Kiev – che ha in testa obiettivi propri, totalmente irrealistici, e pensa di poterli raggiungere with a big help grom Usa.
E’ la storia dell’Iraq o dell’Afghanistan, di tante altre guerre degli ultimi 35 anni. Gli obiettivi statunitensi – sempre indiscutibilmente “giusti”, anche secondo il New York Times – non collimano con quelli di “alleati locali” che pure si mettono per un po’ a disposizione. E’ il modo yankee di guardare al mondo, dove ogni proprio errore strategico viene sbianchettato facendo “l’autocritica degli altri”. Quindi senza imparare mai dai propri errori.
Per parte nostra, ovviamente, prendiamo atto del dato ormai indiscutibile e ammesso apertamente dagli stessi sostenitori di Biden e dell’establishment ora sotto attacco trumpiano: quella in Ucraina è ed è stata una “guerra per procura”.
Come al solito, gli Stati Uniti – quando capiscono di non poter più vincere – mollano i vecchi complici ormai perdenti. Che lo capiscono sempre un po’ dopo e quindi per un po’ – basta guardare i media mainstream – continuano a parlare come se non fosse cambiato nulla.
Buona lettura. (Redazione Contropiano)
giovedì 3 aprile 2025
LABORATORIO PALESTINA
mercoledì 2 aprile 2025
«LA NUOVA SUPREMAZIA DELLA GERMANIA» - Barbara Spinelli
Come salvare Kiev dopo la sconfitta - Barbara Spinelli
martedì 1 aprile 2025
Ma fu l’Ucraina la prima a tradire i patti coi russi - Alessandro Orsini
Da: https://infosannio.com - https://www.ilfattoquotidiano.it - Alessandro Orsini è direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, Research Affiliate al MIT di Boston e docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS. (https://www.youtube.com/@orsiniufficiale - https://www.facebook.com/orsiniufficiale/?locale=it_IT)
Vedi anche: Ucraina, tre anni di guerra: il confronto Santoro-Orsini
Dove vanno Europa, Usa, Ucraina e Russia - Elena Basile, Alessandro Orsini e Jeffrey Sachs