Da: LuissGuidoCarli - stefano-petrucciani è
Professore ordinario di Filosofia Politica presso la facoltà di
Lettere e Filosofia dell‘Università di Roma "La Sapienza".
Vedi anche: COSA
E' IDEOLOGIA - Roberto Finelli
Leggi anche: Marx
e la critica del liberalismo - Stefano Petrucciani
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
venerdì 1 marzo 2019
giovedì 28 febbraio 2019
Egemonia come direzione o come dominio? - Tian Shigang
Da: https://medium.com/china-files - Traduzione per China files di Andrea
Pira
Come rendere in cinese uno dei concetti fondamentali del pensiero di Gramsci? Per gli ottant’anni (82) dalla morte del leader comunista italiano, China Files traduce uno scritto del suo traduttore cinese, Tian Shigang.
Per ricordarne il settantesimo anniversario dalla morte, la Casa editrice del popolo (Renmin chuban she) ha pubblicato le Lettere dal carcere di Antonio Gramsci, fondatore e segretario del Partito comunista d’Italia (PCd’I), uno tra i teorici marxisti più eclettici ed originali del XX secolo.
Leggi anche: I Quaderni del carcere – Renato Caputo
Come rendere in cinese uno dei concetti fondamentali del pensiero di Gramsci? Per gli ottant’anni (82) dalla morte del leader comunista italiano, China Files traduce uno scritto del suo traduttore cinese, Tian Shigang.
Per ricordarne il settantesimo anniversario dalla morte, la Casa editrice del popolo (Renmin chuban she) ha pubblicato le Lettere dal carcere di Antonio Gramsci, fondatore e segretario del Partito comunista d’Italia (PCd’I), uno tra i teorici marxisti più eclettici ed originali del XX secolo.
Le Lettere
dal carcere (edizione integrale tradotta)
raccolgono le 456 missive che, tra il novembre 1926 e il gennaio
1937, Gramsci inviò dai luoghi d’esilio e dalle carceri fasciste,
ad amici e familiari. Le Lettere dal carcere sono
un archivio del pensiero gramsciano, l’introduzione e la guida
dei Quaderni del carcere. Le Lettere sono
un “autoritratto” autentico e vivo, una “solenne sinfonia”
che tocca le menti delle persone, uno “sfortunato” classico della
moderna letteratura italiana, che Croce esalta perché appartenenti
all’intera nazione italiana. Dopo la prima pubblicazione nel 1947,
le Lettere dal carcere ebbero immediatamente una grande
eco, dovuta al loro linguaggio vivo e semplice, alla capacità di
toccare i reali sentimenti delle persone, alla ricchezza del
contenuto ed alla profondità di pensiero, tanto da conquistare nel
1948 il più importante premio letterario italiano, il premio di
Viareggio.
mercoledì 27 febbraio 2019
LIBERTA’ COME ILLUSIONE NELLA CULTURA DECADENTE - Paolo Massucci
Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo
Massucci, Collettivo
di formazione marxista Stefano Garroni.
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2019/01/rispecchiamento-dialettica-e-neo.htmlhttps://ilcomunista23.blogspot.com/2016/09/il-dualismo-mente-corpo-un-dilemma.html
Sono
cresciute negli ultimi anni tesi a sostegno del determinismo e
dell’illusorietà del libero arbitrio, supportate da recenti
scoperte delle neuroscienze. Vero avanzamento del pensiero
scientifico e filosofico o ideologia funzionale al mantenimento dello
status quo?
In un interessante testo del 2016 [1], Andrea Lavazza, studioso di filosofia morale e di filosofia delle neuroscienze, ci offre un quadro dell’attuale dibattito inerente ad uno degli argomenti da alcuni anni più discussi, che si candida ad essere tra gli snodi più importanti della riflessione filosofica, in virtù delle sue ricadute sull’esistenza. Si tratta dell’alternativa tra la nozione di determinismo, nelle sue diverse articolazioni, e quella di libertà umana (libero arbitrio)[2], questione che ha segnato la storia del pensiero sin dall’antichità, almeno a partire da Democrito.
martedì 26 febbraio 2019
ROMA E ANNIBALE - Una storia in movimento
Luciano Canfora, Storico del mondo antico e Professore emerito di Filologia Greca e Latina all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Annalisa Lo Monaco, Ricercatore di Archeologia Classica alla Sapienza Università di Roma
Claudio Strinati, Storico dell'Arte.
Andrea Giardina, Professore di Storia Romana alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Annalisa Lo Monaco, Ricercatore di Archeologia Classica alla Sapienza Università di Roma
Claudio Strinati, Storico dell'Arte.
Andrea Giardina, Professore di Storia Romana alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Il Mediterraneo è un susseguirsi di mari, di paesaggi, di popoli, un crocevia antichissimo dove persone, merci, idee e diverse forme dell’estetica generarono la diffusione di civiltà, culti, costumi e leggende. A metà del II secolo a.C. la definitiva vittoria romana contro i cartaginesi, la presa di Corinto e l’eredità del regno di Pergamo, consegnarono alla Repubblica il dominio del Mediterraneo e tutti i territori di quest’area passarono sotto la sua autorità, favorendo l’assimilazione giuridica, linguistica e l’ellenizzazione della cultura romana. Ma quello dei romani è un popolo che ha le sue radici e le sue origini negli dèi, infatti dice Omero: “Dalla guerra di Troia Enea si salverà per volere degli dèi”; l’ultimo degli eroi greci diventa così il capostipite dei romani.
lunedì 25 febbraio 2019
La scoperta del plusvalore relativo - Maria Turchetto
Da: http://www.consecutio.org - Maria Turchetto, Università Ca' Foscari (https://www.unive.it/data/persone/5591077/pubb_tipo)
Leggi anche: - Caduta tendenziale del saggio di profitto, fordismo, postfordismo. - Maria Turchetto
Vedi anche: L'evoluzione della donna - Maria Turchetto
Leggi anche: - Caduta tendenziale del saggio di profitto, fordismo, postfordismo. - Maria Turchetto
Vedi anche: L'evoluzione della donna - Maria Turchetto
«il capitalismo non produce calze per regine».
(Schumpeter 1971)
(Schumpeter 1971)
1. Tra la terza e la quarta sezione
Il cap. 10 del Libro I del Capitale definisce il concetto di «plusvalore relativo», ponendosi tra la terza sezione, dedicata a La produzione del plusvalore assoluto (capp. 5-9) e la quarta sezione, dedicata appunto a La produzione del plusvalore relativo (capp. 10-13). Queste sezioni rappresentano il cuore del Libro I, il nucleo essenziale della rivoluzione scientifica prodotta da Marx.
Il cap. 10 del Libro I del Capitale definisce il concetto di «plusvalore relativo», ponendosi tra la terza sezione, dedicata a La produzione del plusvalore assoluto (capp. 5-9) e la quarta sezione, dedicata appunto a La produzione del plusvalore relativo (capp. 10-13). Queste sezioni rappresentano il cuore del Libro I, il nucleo essenziale della rivoluzione scientifica prodotta da Marx.
La terza sezione ci ha condotti «nel segreto laboratorio della produzione sulla cui soglia sta scritto No admittance except on business» (Marx 1975, 212), dove finalmente si svela l’arcano della produzione di plusvalore, rimasto inaccessibile all’analisi degli economisti classici. Com’è noto, la distinzione cruciale introdotta da Marx è quella tra forza-lavoro, oggetto di acquisto nella sfera della circolazione al suo valore di scambio, e lavoro, ossia uso della forza-lavoro nel «processo di produzione immediato». Il processo di produzione immediato, indagato cioè «allo stato puro […] facendo astrazione da tutti i fenomeni che nascondono il giuoco interno del suo meccanismo» e in particolare dal «movimento mediatore della circolazione» (Marx 1975, 694), oggetto dell’intero Libro I (cfr. Marx 1975, 7), rappresenta, come scrive Louis Althusser (2006, 21), l’«enorme svista» degli economisti classici, la zona d’ombra che impedisce loro di riconoscere lo sfruttamento capitalistico. Non si tratta, ovviamente, come Althusser (2006, 21) sottolinea con grande efficacia, di non cogliere un dato, qualcosa che «tuttavia era sotto gli occhi, […] a portata di mano». Si tratta di un più delicato problema di costruzione dell’oggetto scientifico o del campo di indagine. Per gli economisti classici il processo di produzione è meramente tecnico, storicamente e socialmente indifferente[1], mentre per Marx ciò che conta sono le peculiarità che esso mostra «nel suo svolgersi come processo di consumo della forza-lavoro da parte del capitalista» (Marx 1975, 224), analizzando le quali è possibile individuare l’appropriazione di plusvalore come lavoro altrui non pagato, in prima istanza come plusvalore assoluto, ossia come semplice prolungamento della giornata lavorativa oltre al tempo di lavoro necessario a riprodurre il valore della forza-lavoro (assumendo come date l’intensità e la forza produttiva del lavoro) .
Se la terza sezione e il concetto di «plusvalore assoluto» rappresentano una solida acquisizione per tutto il marxismo successivo a Marx – si tratta del resto dell’esplicitazione dello sfruttamento e dell’insanabile conflitto che oppone classe capitalistica e classe operaia – non si può dire altrettanto per la quarta sezione introdotta dal cap. 10, che pure ha un ruolo essenziale nell’inquadrare la specificità del capitalismo come produzione di massa di tipo industriale. La riscoperta di questi capitoli del Libro I è tarda, databile agli anni ’60 e ’70 del secolo scorso[2]. La voce più autorevole è forse quella di Harry Braverman, che analizza taylorismo e fordismo con gli strumenti tratti dai capitoli marxiani su cooperazione, divisione del lavoro e grande industria, aprendo una nuova stagione di studi dell’organizzazione capitalistica del lavoro[3]. Il marxismo precedente – specie quello ortodosso delle accademie sovietiche – sembra invece riproporre l’«enorme svista» degli economisti classici, trattando la produzione in termini meramente tecnici: socialismo «in costruzione» e capitalismo «maturo» venivano infatti contrapposti sul piano della circolazione (la pianificazione contro l’anarchia del mercato) e della distribuzione (la «proprietà di tutto il popolo» e l’equità dei redditi contro la proprietà privata e l’ingiusta ricchezza di pochi), mentre sul piano della tecnica e dell’organizzazione del lavoro il capitalismo veniva emulato («taylorismo ed elettrificazione» fu lo slogan della NEP)[4].
C’è stata dunque, al volgere del secolo scorso, una certa messe di studi sull’organizzazione capitalistica del lavoro ispirati alla quarta sezione del Libro I del Capitale e soprattutto ai capp. 11-13: studi molto interessanti, pur con alcuni limiti (come a suo tempo ho sostenuto, un certo “automobilocentrismo”, ossia un’attenzione forse eccessiva alle novità introdotte nel vecchio settore trainante della meccanica leggera e, per contro, una scarsa capacità critica nel valutare le promesse millantate dalle nuove tecnologie basate sull’informatica e sull’elettronica)[5]. Dati questi limiti, non sarà forse inutile focalizzare l’attenzione proprio sul cap. 10, che dei capitoli successivi – davvero splendidi – costituisce la premessa teorica.
domenica 24 febbraio 2019
VIANDANTI NEL NULLA - Marco Paciotti
Da: http://www.palermo-grad.com - marcopaciotti è redattore di lacittafutura.it
Leggi anche:
https://www.lacittafutura.it/dibattito/crisi-della-sinistra-ruolo-dei-comunisti-e-restaurazione-neo-liberale-intervista-a-stefano-g-azzara
Questione nazionale e «fronte unico» Zetkin, Radek e la lotta d’egemonia contro il fascismo in Germania - Stefano G. Azzarà
Sul
libro di Stefano G. Azzarà: Comunisti,
fascisti e questione nazionale. Germania 1923: fronte rossobruno o
guerra d’egemonia? [Mimesis,
Milano-Udine, 2018]
Nell’attuale
dibattito politico capita sovente di imbattersi nell’etichetta di
“rossobrunismo”, per la quale si intende, tra chi vi aderisce
entusiasticamente e chi invece vi si richiama con intenti più
polemici (talvolta con toni crassamente scandalistici), un’alleanza
transpolitica – oltre destra e sinistra – tra marxisti e
nazionalisti contro il nemico comune costituito dal capitalismo
globale transnazionale, stigmatizzato variamente quale “apolide”,
“turbomondialista”, “sradicante”, “cosmopolita” etc., nel
nome della difesa della “sovranità” e delle piccole patrie.
In un testo pubblicato lo scorso autunno presso Mimesis Stefano Azzarà, con scrupolo critico, polemizza con tale posizione, mostrandone l’inconsistenza sul piano storico-filosofico a partire dall’analisi del dibattito avvenuto nell’estate del 1923 tra alcuni esponenti della Kommunistische Partei Deutschland (tra cui spiccano le figure di Karl Radek e Paul Fröhlich) e i teorici del movimento völkisch Arthur Moeller van der Bruck[1] e Ernst Reventlow. Lo scambio, descritto dall’autore come un “dialogo tra sordi”, viene presentato in una nuova traduzione di Azzarà nella seconda parte del libro.
In un testo pubblicato lo scorso autunno presso Mimesis Stefano Azzarà, con scrupolo critico, polemizza con tale posizione, mostrandone l’inconsistenza sul piano storico-filosofico a partire dall’analisi del dibattito avvenuto nell’estate del 1923 tra alcuni esponenti della Kommunistische Partei Deutschland (tra cui spiccano le figure di Karl Radek e Paul Fröhlich) e i teorici del movimento völkisch Arthur Moeller van der Bruck[1] e Ernst Reventlow. Lo scambio, descritto dall’autore come un “dialogo tra sordi”, viene presentato in una nuova traduzione di Azzarà nella seconda parte del libro.
sabato 23 febbraio 2019
"Rosa Luxeburg e Karl Liebknecht"
Da: Centro
Studi Politici e Sociali Archivio 68 - Economisti
di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova
Leggi anche: Una candela che brucia dalle due parti. Rosa Luxemburg tra critica dell’economia politica e rivoluzione - Riccardo Bellofiore
Rosa Luxemburg*- Edoarda Masi
Che cosa vuole la Lega Spartaco - Rosa Luxemburg (1918)
Convegno su "Rosa Luxeburg e Karl Liebknecht"
Giordano Lovascio
Vincenzo Miliucci
Vito Nanni
Giuseppe Gambino
Pubblico
(Per vedere i video relativi agli altri relatori basta "cliccare" sul nome di ognuno di loro.)
Riccardo Bellofiore:
Leggi anche: Una candela che brucia dalle due parti. Rosa Luxemburg tra critica dell’economia politica e rivoluzione - Riccardo Bellofiore
Rosa Luxemburg*- Edoarda Masi
Che cosa vuole la Lega Spartaco - Rosa Luxemburg (1918)
Vedi
anche: ROSA
L. - Margarethe Von Trotta (1986) (Film completo)
|
Convegno su "Rosa Luxeburg e Karl Liebknecht"
Giordano Lovascio
Vincenzo Miliucci
Vito Nanni
Giuseppe Gambino
Pubblico
(Per vedere i video relativi agli altri relatori basta "cliccare" sul nome di ognuno di loro.)
Riccardo Bellofiore:
venerdì 22 febbraio 2019
Il socialismo nel XXI secolo nello scenario del tentato golpe contro il Venezuela - Alessandra Ciattini
Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra
Ciattini insegna
Antropologia culturale alla Sapienza.
Tatticamente occorre appoggiare i governi progressisti latino-americani, implementando
però la strategia di radicalizzare i tentativi di cambiamento intrapresi, come negli anni ’60 fece Cuba.
Mi
rendo conto che mi accingo a trattare una questione assai delicata,
che presenta molteplici sfaccettature e che può dar luogo a
incomprensioni, suscitando anche un immediato e irritato rigetto. Ma
credo che per il fatto che oggi esistono nel mondo – in questo
contesto dobbiamo ragionare – numerosi gruppuscoli che si
autodefiniscono comunisti, ma che non hanno pressoché nessuna
incidenza sulla realtà e per di più sono spesso in rapporti astiosi
tra loro, questa questione debba essere affrontata di petto (questo
vale per Europa, America e Oceania; in Africa e in Asia ci sono
partiti comunisti più consistenti sia pure di diverse tendenze). In
particolare, è indispensabile far riferimento all’innegabile
crisi, anche fomentata dall’esterno, dei governi progressisti
latinoamericani, perché potrebbe fornirci l’occasione – spero –
di ricucire le antiche lacerazioni ancora doloranti.
giovedì 21 febbraio 2019
Fine di un’epoca - Vladimiro Giacché
Da: Vladimiro Giacché, Rosa-Luxemburg-Konferenz, supplemento a “die junge Welt” del 30.1.2019, sezione “Capitale e lavoro”.
Traduzione di Francesco Spataro - http://contropiano.org - https://www.jungewelt.de/beilage/art/347610 -
Vladimiro Giacché, nato nel 1963, è economista e presidente del Centro Europa Ricerche a Roma. Dal 1995 al 2006 ha lavorato per Mediocredito Centrale, l’ex banca di sviluppo statale italiana. Dalla fine del 2007 è socio del gruppo finanziario Sator.
La crisi del 2007 ha dimostrato che la crescita e i profitti nel capitalismo non possono più essere garantiti dalla speculazione finanziaria. È necessario un cambio di sistema.
Traduzione di Francesco Spataro - http://contropiano.org - https://www.jungewelt.de/beilage/art/347610 -
Vladimiro Giacché, nato nel 1963, è economista e presidente del Centro Europa Ricerche a Roma. Dal 1995 al 2006 ha lavorato per Mediocredito Centrale, l’ex banca di sviluppo statale italiana. Dalla fine del 2007 è socio del gruppo finanziario Sator.
La crisi del 2007 ha dimostrato che la crescita e i profitti nel capitalismo non possono più essere garantiti dalla speculazione finanziaria. È necessario un cambio di sistema.
Per capire la prossima crisi, dovremmo guardare alle origini e all’evoluzione della precedente: dal 2000 al 2005, a causa dei bassi tassi di interesse, negli Stati Uniti emerse una consistente bolla finanziaria. Sul mercato immobiliare locale, i prezzi e il numero di contratti di mutuo raddoppiarono. A partire dal 2006, i prezzi iniziarono a scendere. Iniziò a sussistere un problema di eccesso di offerta, ovvero un problema di sovrapproduzione nel settore delle costruzioni. Nel 2007 si evidenziarono i primi problemi con i prodotti finanziari, che avevano a che fare con alcuni prestiti ipotecari statunitensi rischiosi (i cosiddetti mutui subprime).
Quello che segue è noto: massiccia insolvenza dei mutuatari, problemi nei mercati finanziari. Saltano alcuni fondi speculativi e banche specializzate. La crisi si diffonde in tutto il mondo, e sarà la peggiore dagli anni ’30.
Ma perché la crisi è stata così grave?
mercoledì 20 febbraio 2019
"TEORIA ESTETICA" di ADORNO - REMO BODEI
Da: roscio85 - Remo_Bodei è
un filosofo italiano.
Vedi anche: "La
civetta e la talpa, il concetto di filosofia in Hegel" - Remo
Bodei
" " : "Dallo schiavo al robot. Lavoro, macchine, automazione"- Remo Bodei
" " : "Dallo schiavo al robot. Lavoro, macchine, automazione"- Remo Bodei
lunedì 18 febbraio 2019
Divagazioni intorno al 25° capitolo del I Libro del Capitale - Edoarda Masi
Da: http://www.consecutio.org - Edoarda_Masi è stata una saggista e sinologa italiana, specializzata nella cultura della Cina e nella lingua cinese.
Questo testo riprende, anche nella forma, il testo presentato al Seminario Bergamasco sul Capitale coordinato da Riccardo Bellofiore il 3 maggio 2008. -
Leggi anche: "RICOLONIZZAZIONE", dall’esperienza storica del presente - Edoarda Masi
" " : La colonizzazione globale: le false unità e le false identità nelle ideologie dell’impero*- Edoarda Masi**
" " : Rosa Luxemburg*- Edoarda Masi
1. Una lettura
Questo testo riprende, anche nella forma, il testo presentato al Seminario Bergamasco sul Capitale coordinato da Riccardo Bellofiore il 3 maggio 2008. -
Leggi anche: "RICOLONIZZAZIONE", dall’esperienza storica del presente - Edoarda Masi
" " : La colonizzazione globale: le false unità e le false identità nelle ideologie dell’impero*- Edoarda Masi**
" " : Rosa Luxemburg*- Edoarda Masi
1. Una lettura
Non riassumo il capitolo 25°, che è abbastanza breve e – mi sembra – di facile lettura. Marx è interessato a indagare come il capitale agisca sempre secondo la sua logica interna, e si propone qui di mostrare che nelle colonie si riproducono i suoi meccanismi fondamentali: specificamente, nella trasformazione di uomini liberi in salariati sfruttati. Per semplificare il discorso utilizza polemicamente un testo di E.G. Wakefield, un teorico della colonizzazione. Il discorso è chiaro e coerente, la sua logica incontestabile, una volta che si accettino i presupposti – per la verità non tutti accettabili (come quello che nelle terre da colonizzare il capitale trovi, all’inizio, liberi produttori).
Partire dal massimo livello di astrazione può valere contro la realtà storica? Al di là di questa logica, mi limiterò ad alcune osservazioni in certo senso fuori tema.
Quando Marx scrive queste righe, siamo in pieno Ottocento – il secolo nel corso del quale le terre emerse colonizzate degli europei passano dal 35% all’85%. È quanto meno singolare che un osservatore acuto (diciamo pure, un genio) come lui non si curi di questo evento macroscopico, una volta che abbia deciso di scrivere un capitolo sulla colonizzazione. Né si domandi per quali motivi tale fenomeno sia in corso, da dove parta e quali risultati produca nella madrepatria (cioè nel luogo centrale della sua indagine sul capitale).
Non solo. Come esempio di colonia sceglie gli Stati Uniti d’America, che da un pezzo hanno raggiunto l’indipendenza; anche se – come si precisa in nota – «economicamente parlando […] sono ancora terra coloniale dell’Europa».
Ma chi sono quei liberi produttori che il capitale colonizzatore trasforma in salariati sfruttati? Non gli indigeni del continente colonizzato, bensì i liberi immigrati, originari e del presente. Sulle conseguenze della guerra civile, terminata da poco quando presumibilmente scrive queste righe, Marx osserva che questa ha prodotto «un debito nazionale colossale, accompagnato da una pressione fiscale, dalla nascita della più volgare aristocrazia finanziaria, dalla donazione di una parte enorme di terreni pubblici a società di speculatori al fine dello sfruttamento di ferrovie, miniere, ecc. in breve, ha avuto come conseguenza una rapidissima centralizzazione del capitale. Dunque la grande repubblica ha cessato di essere la terra promessa degli operai emigranti».
domenica 17 febbraio 2019
Hegel e la guerra. "Lineamenti di filosofia del diritto" - Antonio Gargano
Da: AccademiaIIS - Antonio
Gargano è un filosofo italiano. http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/09/23/news/i_volti_di_napoli-43109254/
Vedi anche: Hegel: il sistema - Antonio Gargano
Leggi anche: HEGEL - LA FILOSOFIA DEL DIRITTO - Antonio Gargano
Vedi anche: Hegel: il sistema - Antonio Gargano
Leggi anche: HEGEL - LA FILOSOFIA DEL DIRITTO - Antonio Gargano
sabato 16 febbraio 2019
There is (no) alternative: pensare un’alternativa. Dibattito con Olivier Blanchard e Emiliano Brancaccio
Da: Emiliano
Brancaccio - http://www.emilianobrancaccio.it/
Fondazione Feltrinelli, Milano, 19 dicembre 2018 - There is (no) alternative: pensare un'alternativa. Dibattito con Olivier Blanchard (Peterson Institute, già capo economista del Fondo Monetario Internazionale) ed Emiliano Brancaccio (Università del Sannio, autore del saggio "Anti-Blanchard"). Modera Pietro Raitano.
Fondazione Feltrinelli, Milano, 19 dicembre 2018 - There is (no) alternative: pensare un'alternativa. Dibattito con Olivier Blanchard (Peterson Institute, già capo economista del Fondo Monetario Internazionale) ed Emiliano Brancaccio (Università del Sannio, autore del saggio "Anti-Blanchard"). Modera Pietro Raitano.
Confronto interesante tra Brancaccio e Blanchard che, però, prende realmente quota solo, a partire dalla parte finale dell'intervento di Blanchard (49,18) e dai secondi interventi dei due interlocutori e, ancora, dalle domande intelligenti, del pubblico alle quali però non ci sembra sia stata data una risposta esaustiva e convincente. (il collettivo)
venerdì 15 febbraio 2019
I concetti fondamentali della filosofia di Hegel (III parte) - Renato Caputo
Link
al video della lezione tenuta
per l’Università popolare Antonio Gramsci su concetti analoghi
Segue da: I concetti fondamentali della filosofia di Hegel - Renato Caputo -
" : I concetti fondamentali della filosofia di Hegel (II parte) - Renato Caputo -
La struttura a spirale della verità
Lo sviluppo in tre momenti dell’assoluto –
logica, filosofia della natura e dello spirito – non segue
un ordine cronologico, ma un ordine logico. In effetti,
dal punto di vista cronologico la logica – ossia la grammatica
del reale – può essere estrapolata per astrazione sempre
solo dopo che la lingua, la realtà si è sviluppata
e consolidata.
Dal punto di vista cronologico avremo, quindi, prima lo sviluppo
della natura, oggetto della filosofia della natura, poi
lo sviluppo storico dello spirito umano, studiato dalla filosofia
dello spirito e, solo infine, l’astrazione della logica in
cui si articola inconsapevolmente l’evoluzione della natura e poi
il suo divenire più o meno consapevole nella storia dello sviluppo
dello spirito dell’umanità. Anche se, dal punto di vista sempre
cronologico, si potrebbe meglio dire che viene sempre prima lo
sviluppo fino al suo apice storico della filosofia dello
spirito umano, che diviene così consapevole di ricostruire
l’evoluzione della natura che è divenuta, consapevole di sé
proprio nel genere umano e, infine, ricostruisce (estrapolandola) la
logica seguita tanto dallo sviluppo naturale, che da
quello storico e spirituale. Quindi, dal
punto di vista temporale, è l’ultimo momento – ovvero lo spirito
dell’umanità che, giunto al suo massimo sviluppo in un determinato
momento storico – che, in quanto risultato, consente di porre, di
ricostruire, i momenti precedenti, ovvero la natura e la logica.
D’altra parte è quest’ultima a presiedere allo sviluppo tanto
della storia della natura quanto di quella dello spirito umano, dal
punto di vista logico ovviamente.
La verità, in effetti, ha per Hegel una struttura solo
apparentemente circolare in quanto, con il compiersi della filosofia
dello spirito, è possibile sì ricostruire la logica, ma si tratterà
di una logica più evoluta e complessa della precedente. Dunque, il
risultato solo apparentemente ritorna al suo inizio, compiendo il
circolo, ma in realtà sviluppa la struttura circolare a un grado più
elevato, come avviene nella spirale, che proprio per
questo costituisce la migliore metafora in grado di spiegare
l’articolarsi dei tre diversi momenti dell’assoluto. Del resto,
anche quest’ultimo naturalmente tende a mutare essendo non qualcosa
di morto, di dato una volta per tutte, ma qualcosa di vivente
in un continuo sviluppo storico. Così, da un punto di vista
storico più avanzato diviene, almeno possibile, sviluppare una nuova
versione aggiornata e riveduta, più complessa dell’assoluto e del
suo articolarsi e svilupparsi nella sua storia. Ossia saranno
possibili, necessariamente, elaborare interpretazione sempre
migliore, potendo prendere le mosse dalle precedenti e avendo in più
una maggiore esperienza storica dell’assoluto, per cui
la stessa storia della interpretazioni non può che
esse anch’essa infinita.
Sottolineiamo ciò, in particolare, in polemica con i troppi che,
persino oggi, continuano a equivocare, in modo più o meno
consapevole, accusando a torto il sistema hegeliano di essere chiuso
e di pretendere di voler dire l’ultima parola sullo sviluppo
storico dell’assoluto o, addirittura, di avere l’assurda pretesa
di porsi come fine della storia.
giovedì 14 febbraio 2019
Marx ci spiega il mondo oggi? Crisi, classi, ineguaglianze. - Stefano Petrucciani
Da: Scuola
di filosofia Roccella Jonica -
stefano-petrucciani è un filosofo italiano. Professore ordinario di Filosofia Politica presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell‘Università di Roma "La Sapienza".
stefano-petrucciani è un filosofo italiano. Professore ordinario di Filosofia Politica presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell‘Università di Roma "La Sapienza".
mercoledì 13 febbraio 2019
La spirale della storia per Luciano Canfora - Alessandra Ciattini
Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza.
Vedi anche: Il moto violento della storia - Luciano Canfora (https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/12/il-moto-violento-della-storia-luciano.html)
Vedi anche: Il moto violento della storia - Luciano Canfora (https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/12/il-moto-violento-della-storia-luciano.html)
Il moto della storia non è ciclico, né rettilineo, né ottimisticamente progressivo, si dispiega sinuosamente come una spirale.
- Luciano Canfora è un instancabile produttore di libri, con i quali analizza il passato e il presente, cercando anche di individuare i passi, i ritmi, i movimenti attraverso cui dal primo si passa tormentosamente e tortuosamente al secondo, nel quale persistono elementi antichi, ma senz’altro profondamente trasmutati e rielaborati secondo un modo di procedere che sembra accomunare fasi storiche assai diverse nel loro dipanarsi.
Nella
sua più recente pubblicazione La
scopa di Don Abbondio. Il moto violento della storia [1](Laterza
2018), richiamandosi
a Guerra
e pace di Lev
Tolstoj,
Canfora sottolinea che per il grande scrittore russo ogni divisione
del corso storico in eventi discreti costituisce un’operazione
arbitraria, giacché a suo parere quest’ultimo si caratterizza per
“l’assoluta continuità del moto”, inconcepibile per la mente
umana. Questa concezione della storia è radicata nella convinzione
che essa sia un prodotto collettivo creato dall’azione delle grandi
masse che si va a concretare in episodi o personaggi precisi, come la
Grande Rivoluzione o Napoleone.
Questo
flusso continuo non si dispiega in maniera rettilinea [2] né segue
il monotono ritmo dell’eterno ritorno; assomiglia piuttosto ad una
spirale, figura
metaforica di sapore certamente hegeliano,
che descrive un processo irreversibile che non ritorna mai su se
stesso, ma che nell’avanzare si trasmuta senza liberarsi
completamente delle scorie precedenti.
martedì 12 febbraio 2019
Da Hegel a Marx: fenomenologia dello Stato moderno capitalistico - Carla Maria Fabiani
Da: http://www.consecutio.org - Carla_Maria_Fabiani, Università del Salento. Department of Humanities - http://www.dialetticaefilosofia.it - https://www.facebook.com/dialettica.filosofia/
1. Definire lo Stato: prima Hegel e poi Marx
È bene soffermarsi su una definizione non marxiana del potere dello Stato, ma irrinunciabile ai fini dell’analisi che svolgerò nelle pagine successive, in merito a quanto Marx espone nel celebre capitolo su «La cosiddetta accumulazione originaria» (Marx, 2011, 787-839).
Mi riferisco alla definizione hegeliana presente nella Fenomenologia dello spirito, ancor prima che nei Lineamenti di filosofia del diritto, a proposito del potere dello Stato, come sostanza che permane di contro alla ricchezza definita invece come sostanza che si sacrifica[1]. Quei passi delineano il passaggio da una concezione premoderna dello Stato a una concezione pienamente moderna: dallo Stato teocratico/assolutistico allo Stato monarchico costituzionale, così come verrà poi più dettagliatamente configurato nei Lineamenti.
La struttura cetuale della società dell’Ançien Régime, sostenuta dalla stabilità del potere statale – l’Io voglio del sovrano assoluto –, si sacrifica allo spirito del tempo moderno, che afferma con Smith: «La ricchezza, come dice Hobbes, è potere.» (Smith, 1995, 83).
Tale sacrificio non elimina il potere dello Stato in sé; rende ambivalente la sua definizione e la sua cognizione, da parte dei soggetti agenti all’interno di quella che più tardi sarà chiamata società civile, stato esterno, sistema dell’atomistica.
Il potere statale è perciò sia la sostanza semplice (l’Io voglio), principio di spiegazione e fondamento del fare di tutti e di ciascuno (di tutti i ceti), dimensione autonoma e autosufficiente del politico (l’État c’est moi!); ma anche l’opera universale, cioè proprio il risultato effettuale del fare di tutti e di ciascuno, la dimensione propriamente economica, alla quale il politico sacrifica la sua autonomia e dalla quale riceve legittimità e sussistenza (il mondo liberale della ricchezza). La ricchezza è la sostanza statuale che si sacrifica: è il potere dello Stato che sacrifica la propria trascendenza ed autonomia a favore del ceto e del mondo borghese[2].
L’alterità è immediata: il potere è in sé immediatamente l’opposto di se stesso, è la ricchezza. Definire l’uno implica la definizione dell’altro. Il sussistere dell’uno implica il sussistere dell’altro.
È bene soffermarsi su una definizione non marxiana del potere dello Stato, ma irrinunciabile ai fini dell’analisi che svolgerò nelle pagine successive, in merito a quanto Marx espone nel celebre capitolo su «La cosiddetta accumulazione originaria» (Marx, 2011, 787-839).
Mi riferisco alla definizione hegeliana presente nella Fenomenologia dello spirito, ancor prima che nei Lineamenti di filosofia del diritto, a proposito del potere dello Stato, come sostanza che permane di contro alla ricchezza definita invece come sostanza che si sacrifica[1]. Quei passi delineano il passaggio da una concezione premoderna dello Stato a una concezione pienamente moderna: dallo Stato teocratico/assolutistico allo Stato monarchico costituzionale, così come verrà poi più dettagliatamente configurato nei Lineamenti.
La struttura cetuale della società dell’Ançien Régime, sostenuta dalla stabilità del potere statale – l’Io voglio del sovrano assoluto –, si sacrifica allo spirito del tempo moderno, che afferma con Smith: «La ricchezza, come dice Hobbes, è potere.» (Smith, 1995, 83).
Tale sacrificio non elimina il potere dello Stato in sé; rende ambivalente la sua definizione e la sua cognizione, da parte dei soggetti agenti all’interno di quella che più tardi sarà chiamata società civile, stato esterno, sistema dell’atomistica.
Il potere statale è perciò sia la sostanza semplice (l’Io voglio), principio di spiegazione e fondamento del fare di tutti e di ciascuno (di tutti i ceti), dimensione autonoma e autosufficiente del politico (l’État c’est moi!); ma anche l’opera universale, cioè proprio il risultato effettuale del fare di tutti e di ciascuno, la dimensione propriamente economica, alla quale il politico sacrifica la sua autonomia e dalla quale riceve legittimità e sussistenza (il mondo liberale della ricchezza). La ricchezza è la sostanza statuale che si sacrifica: è il potere dello Stato che sacrifica la propria trascendenza ed autonomia a favore del ceto e del mondo borghese[2].
L’alterità è immediata: il potere è in sé immediatamente l’opposto di se stesso, è la ricchezza. Definire l’uno implica la definizione dell’altro. Il sussistere dell’uno implica il sussistere dell’altro.
Iscriviti a:
Post (Atom)