La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
domenica 19 dicembre 2021
Come nascono le storie - Ascanio Celestini
sabato 18 dicembre 2021
Omicron, pandemic control e vaccini
giovedì 16 dicembre 2021
Ritornare al punto di vista di classe - Alessandra Ciattini
Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.
martedì 14 dicembre 2021
Il revival del pensiero magico nel dibattito pubblico: tra No Vax e Censis - Stefano G. Azzarà
domenica 12 dicembre 2021
"CRISI DISUGUAGLIANZE E POVERTÀ" - Sergio Cararo intervista Francesco Schettino
venerdì 10 dicembre 2021
La postfazione di Yolanda Díaz al Manifesto del Partito Comunista
Da: https://www.sinistraineuropa.it - Yolanda Peréz Diaz è un avvocato e politica spagnola.
Lo scorso settembre è stata pubblicata in tutta la Spagna una nuova edizione del Manifesto del partito Comunista di Marx ed Engels, che conteneva una sua postfazione di grande interesse, che qui abbiamo il piacere di riproporvi integralmente.
di Yolanda Díaz – America Ym News
Il pensiero di Karl Marx sembra scritto, con inchiostro indelebile, nel vento della storia. Riaffiora sempre, in un contesto di crisi economica e sociale, con tutta la sua lucidità e la sua capacità di stimolare la riflessione. Il suo sguardo sui meccanismi della produzione capitalistica continua a illuminare e comprendere i principali problemi del nostro mondo e del nostro tempo.
Ci sono molti marxismi in Marx, molte confutazioni e salvataggi. Ottica postcolonialista o ortodossa, visioni che condannano il suo pregiudizio patriarcale o che celebrano il suo rapporto con la natura e l’ambiente. In ogni caso, come teorico sociale, Marx sconvolse gli schemi ideologici della classe borghese, del capitalismo, rompendo le cuciture e le trappole del suo linguaggio e, al tempo stesso, della sua capacità di dominio.
giovedì 9 dicembre 2021
Il cancro della Repubblica - Aldo Giannuli
Ascolta anche: Luciano Canfora - 1956 L'anno spartiacque - https://www.youtube.com/watch?v=7hAntzlHD4s&feature=youtu.be
Leggi anche: Abbozzo di riflessione sul PCI e sulla sua crisi - Roberto Fineschi
La crisi marxista del Novecento: un’ipotesi d’interpretazione*- Stefano Garroni
CENNI STORICI DEL MOVIMENTO COMUNISTA - Stefano Garroni
Cosa diceva Berlinguer: discorso al "Convegno degli intellettuali" (1977)
mercoledì 8 dicembre 2021
Il Truman Show della politica estera italiana - Alberto Negri
https://www.gogedizioni.it/prodotto/bazar-mediterraneo/
La politica estera italiana è un Truman show, dove non c’è nulla di vero e siamo stati tutti adottati da un’emittente televisiva. Bastava ascoltare i discorsi in diretta tv del presidente del Consiglio Draghi e del ministro degli esteri Di Maio al Med, secondo i quali l’Italia si «batte per i diritti umani» del Mediterraneo.
Due giocolieri, neppure troppo abili, che in due ore di sproloqui riescono a non pronunciare mai i nomi di Giulio Regeni, di Patrick Zaki e di Al Sisi. I loro flessibili consiglieri dicono che lo fanno per non irritare ulteriormente il generale egiziano che già di malavoglia tollera la presenza degli avvocati al processo Zaki, di cui sapremo la sorte in queste ore.
Quale delicatezza per il macellaio golpista del Cairo, che tiene in carcere e ammazza gli oppositori.
L’Italia si batte così a bassa voce e in maniera talmente generica per i diritti umani perché in realtà è un Paese dalla coscienza sporca assai. All’Egitto vendiamo miliardi di euro di armamenti, quindi non bisogna disturbare il manovratore anche quando insulta le nostre istituzioni, dalla magistratura al Parlamento.
Come se difendere i diritti umani precludesse dal fare affari: è difendendoli che ci si fa valere come interlocutori, ribadendo i propri ideali, posto che ne siano rimasti.
martedì 7 dicembre 2021
Epidemia di sovrapproduzione - Carla Filosa, Gianfranco Pala, Francesco Schettino
Da: https://www.carmillaonline.com
Gianfranco Pala è un economista italiano. Direttore della rivista LA CONTRADDIZIONE (https://rivistacontraddizione.wordpress.com).
Carla Filosa insegna dialettica hegeliana e marxismo. Redattrice della rivista LA CONTRADDIZIONE. Docente alla Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it - https://www.facebook.com/unigramsci).
Pubblichiamo di seguito un estratto della “Premessa” di Crisi globale. Il capitalismo e la strutturale epidemia di sovrapproduzione (Lad, 2021, pp. 210, € 15,00).
Il volume affronta da un punto di vista teorico le moderne crisi capitalistiche con riferimento alle dinamiche valutarie transnazionali criticando gli approcci sottoconsumisti e neoclassici. In questo contesto gli autori mettono in discussione l’immagine dello shock pandemico come circostanza esterna alla dinamica dell’accumulazione, esplicitando le modalità con le quali tale evento viene utilizzato per comprimere quote di ricchezza sociale destinate alle classi lavoratrici.(https://www.carmillaonline.com)
La “missione” del capitale, o più precisamente la necessità di sviluppare incessantemente le forze produttive che la storia sembra avere affidato a questo modo di produzione, presenta sempre più chiaramente l’insieme delle sue contraddizioni. L’allevamento intensivo di animali – come anche lo sfruttamento progressivo e senza remore delle risorse naturali senza ritegno a sconvolgere gli ecosistemi del pianeta – è dettato sicuramente dall’aumento della popolazione mondiale e dallo sviluppo sempre più veloce della molteplicità dei suoi bisogni, ma l’uso tecnologico e organizzativo di questo processo, dettato dal dominio delle cose, è dovuto al perseguimento del fine “miserabile” e contraddittorio della produzione di plusvalore, quale unico fine di questo sistema. La involontarietà poi, quella che invece viene moralisticamente scambiata per crudeltà od anche brutalità, sta a significare qui la incapacità, non individuale ma proprio del sistema, a far emergere una responsabilità umana cioè razionale delle azioni impiantate, unicamente soggette invece alle leggi di sviluppo precipue della produzione di merce in quanto valore, e indipendentemente dal valore d’uso, che viene così a costituire uno scarto da non considerare. Ѐ chiaro che i comportamenti individuali degli operatori possano essere repellenti od anche riprovevoli, ma il problema non concerne i molti singoli resi subalterni, bensì la centralizzazione sempre crescente del comando sulla forza-lavoro e la classe che ne gestisce il pluslavoro, secondo modalità, ritmi, efficienza, comportamenti indotti, anche valutabili come criminali e disumani.
La crisi di capitale, strutturale, è quindi la necessità – finché durerà questo modo di produzione – cui l’eccedente accumulazione di plusvalore va incontro, proprio per l’ottimizzazione del suo riprodursi ad ogni rotazione dei singoli capitali, anarchicamente concentrati e centralizzati. Se dunque l’accumulazione decresce anche per la saturazione dei mercati esistenti, si deve intensificare lo sfruttamento sia delle risorse inorganiche sia di quelle animali e umane, tutte eguagliate nell’unica accezione di merce, cioè veicolo di valore. Per promuovere inoltre tali condizioni che svelerebbero i fini indicibili del sistema, questo deve ammantarsi di rappresentazioni ideologiche rassicuranti in cui si proclamano ed esaltano benefici per tutti, nascondendo i danni che da questi si producono, finché non appaia la contraddizione reale, imponderabile o magari anche messa in conto, ma che non dovrà mai intaccare – al momento – i profitti attesi che si appelleranno all’“emergenza”. Il boomerang economico sotto forma di virus lo diventerà solo quando il numero di vittime si farà troppo alto per non poterlo più affrontare in termini di eccezione, ma si presenterà all’interno della indicibile norma. I morti cinesi, od anche africani, sudamericani preoccupavano, ma poi non eccessivamente, finché non sono diventati anche europei, statunitensi e poi mondiali.
La rappresentazione del capitale anche qui ha dovuto mostrare allarme per il bene dell’umanità tout court, quando al contrario aveva già predisposto investimenti su un mercato ancora inedito per questo promettente livello, quello dei vaccini su scala mondiale presumibilmente per tutti. La cosiddetta vendetta della natura è stata così trasformata in un investimento produttivo (di plusvalore) insperato – una forma di politica espansiva di contrasto alla crisi di capitale -, mentre l’attesa messianica del vaccino da parte delle masse soggette all’infezione e alla morte sarebbe stata mediaticamente percepita solo come una soluzione alla “calamità naturale”, facilmente credibile. I nuovi vaccini sono subito apparsi però per quello che fondamentalmente sono: merce esclusiva. I diritti proprietari o brevetti si sono mostrati diretti all’innalzamento dei prezzi, o alla incetta delle dosi che prioritariamente sarebbero servite alla vantaggiosa ripartenza competitiva delle proprie industrie, a scapito delle altre costrette a rallentare la produzione. L’interesse generale dei “benefattori del mondo intero” si è ristretto nei luoghi della centralizzazione dei capitali egemoni. L’unificazione del mercato mondiale, quale intrinseca legge di sviluppo di questo modo di produzione, impersonale e separata da ogni controllo da parte sia dei produttori sia della popolazione in genere, diventa così la fonte da cui partono tutte le contraddittorietà reali, tra cui l’ipotesi di “un’era di pandemie” come sembra abbia pronosticato l’attuale Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. La crisi di capitale riaffaccia allora anche qui la sua sotterranea presenza nello scambio ineguale di plusvalore contro plusvalore, di scambio tra capitali e non contro consumo finale privato. L’investimento netto di capitale da uno Stato all’altro o da una determinata industria – nel nostro caso farmaceutica – avviene entro le gerarchie dell’imperialismo transnazionale, il che comporta che il vaccino veicolerà il plusvalore prodotto dai lavoratori dei paesi dominati o più deboli verso le proprietà egemoniche, col potere di dosarne l’erogazione in base al maggior profitto.
domenica 5 dicembre 2021
Russell e la logica del '900 - Piergiorgio Odifreddi
giovedì 2 dicembre 2021
De fato di Cicerone - Remo Bodei
martedì 30 novembre 2021
“Storia e Politica”: un dialogo tra Angelo d'Orsi e Alessandro Barbero
domenica 28 novembre 2021
L’opera aperta di Marx: un pensiero della totalità che non si fa sistema - Fabio Ciabatti
Da: https://www.carmillaonline.com - Fabio Ciabatti - Favilli Paolo insegna Storia Contemporanea all’Università di Genova.
Paolo Favilli, A proposito de “Il Capitale”. Il lungo presente e i miei studenti. Corso di storia contemporanea, Franco Angeli, Milano 2021, Edizione Kindle, pp. 535, € 35,99.
Marx non può essere considerato un classico. Sono troppe le passioni che ancora suscita la lettura dei suoi scritti per la radicalità della loro critica al sistema capitalistico. Ma c’è di più. Marx rimane un nostro contemporaneo per il carattere aperto della sua opera che, ancora oggi, ci consente di dipanare il filo dei suoi ragionamenti in molteplici direzioni utili per indagare le radici del nostro presente, anche al di là degli originari programmi di ricerca del rivoluzionario tedesco. Per comprendere questo carattere di apertura, sostiene Paolo Favilli nel suo ultimo libro A proposito de “Il capitale”, bisogna prendere in considerazione il rapporto tra la teoria marxiana e la storia, in un duplice senso. Da una parte bisogna comprendere fino in fondo la “fusione chimica” tra due dimensioni teoriche, quella economica e quella storica, che si intrecciano profondamente nella sua opera e in particolare ne Il capitale; dall’altra occorre capire come le vicende storiche concrete, e in particolare quelle del movimento operaio, abbiano inciso sulla ricezione, l’interpretazione e l’utilizzo del testo marxiano.
Per quanto riguarda il primo punto, bisogna partire dal fatto che per Marx dietro a ogni categoria, anche la più astratta, c’è sempre una realtà concreta storicamente determinata, mai una realtà universale e eterna. La ricerca della logica specifica dell’oggetto specifico non può prescindere da un’incessante messa a punto degli strumenti concettuali che, per essere adeguati, devono con continuità consumare produttivamente una grande quantità di dati empirici.
sabato 20 novembre 2021
"Il Sessantotto e la filosofia" - Roberto Finelli
Leggi anche: Il disagio della “totalità” e i marxismi italiani degli anni ’70* - Roberto Finelli
"Da Marx al post-operaismo" - Marco Cerotto
Un bilancio dei marxismi italiani del Novecento*- Carla Maria Fabiani
Il marxismo e lo Stato. Un dibattito italiano 1975-1976 - Carla Maria Fabiani
Da Marx a Marx? Un bilancio dei marxismi italiani del Novecento - Riccardo Bellofiore
La "Storia del marxismo" curata da Stefano Petrucciani* - Con una lettura di Roberto Finelli
Panzieri, Tronti, Negri: le diverse eredità dell’operaismo italiano*- Cristina Corradi
Hegel e noi - Norberto Bobbio
Vedi anche: I marxismi in Italia - Roberto Finelli
Karl Marx, "Il Capitale" - Roberto Finelli
Operazione Bluemoon - Eroina di Stato
giovedì 18 novembre 2021
Dal 2030 il mondo sarà meraviglioso secondo l’Agenda Onu - Alessandra Ciattini
martedì 16 novembre 2021
Sulla meccanica aristotelica - Giorgio Israel
'La Fisica e Aristotele' - Carlo Rovelli, Monica Ugaglia, Diana Quarantotto
La questione del corpo in Aristotele - Enrico Berti
"L'idea di filosofia pratica dall'antichità ad oggi" - Enrico Berti
Logos e techne nella filosofia antica*- Enrico Berti
Il realismo di Aristotele: vecchio o nuovo?*- Enrico Berti
"Anthròpina phronein: la saggezza del limite" - Salvatore Natoli
Il problema del limite. La scienza e il postumano - Remo Bodei
sabato 13 novembre 2021
Se Marx fosse stato… - Marco Veronese Passarella
…uno di “quelli del lavoro vivo”
Se Marx avesse sviluppato fino in fondo la categoria di “lavoro diretto”, accantonando quella di “lavoro morto” cristallizzato nei mezzi di produzione, vi sarebbe stata un’implicazione di rilievo per la definizione del saggio generale del profitto e delle relative componenti.
Come è noto, il saggio generale del profitto è definito da Marx come:
dove S è la massa totale di plusvalore erogato nella produzione (ipotizzando, per semplicità, un coefficiente di rotazione unitario), C è il nuovo capitale costante impiegato nel processo produttivo e V è il capitale variabile. Sempre per semplicità, possiamo ipotizzare che l’unità di misura nominale sia stata definita in modo tale che l’espressione monetaria del tempo di lavoro sociale necessario sia unitaria, dato il prodotto per unità di lavoro.
mercoledì 10 novembre 2021
"Il nuovo umanesimo" - Michele Ciliberto
mercoledì 3 novembre 2021
IMPERIALISMO E SOCIALISMO IN ITALIA - Vladimir Lenin (1915)
Da: https://contropiano.org/documenti/2018/11/03/il-centenario-del-grande-massacro-non-ce-nulla-da-festeggiare- Pubblicato sul «Kommunist» N° 1-2, 1915 [LENIN, Polnoe sobranie sočinenij, 5°ed., Moskva 1962; vol. 27, pagg.14-23 – traduzione di fp].
Leggi anche: Lenin - Opere complete - https://www.marxists.org - [Archivio Lenin] -
La conferenza delle sezioni estere del Partito operaio socialdemocratico russo - Vladimir Lenin https://www.marxists.org/italiano/lenin/1915/primav/posdrest.htm
Il socialismo e la guerra - Vladimir Lenin (1915)
Marxismo e revisionismo - Vladimir Lenin (1908)
Sui compiti del proletariato nella rivoluzione attuale*- Vladimir Lenin (1917)