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sabato 2 agosto 2025

Riceveranno gli europei una visita del “signor Oreschnik”? I deliranti piani di guerra di Ue e Regno Unito e i rischi delle provocazioni tedesche alla Russia - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). 
Vedi anche: Scott Ritter: Gli USA faranno fuori Zelensky e l’Europa non conterà più nulla 



Le guerre odierne non sono conflitti isolati, ma manifestazioni di uno scontro globale per la futura spartizione del potere mondiale. Mentre Trump prepara un nuovo fronte in Estremo Oriente, gli analisti mettono in guardia l’Occidente e suoi alleati. 

Le guerre, cui assistiamo, non sono più il frutto di una guerra a pezzi, ma le manifestazioni di un conflitto globale, il cui risultato sarà una diversa spartizione del mondo. Il pacificatore Trump ha cambiato idea e sembra voler continuare ad appoggiare l’Ucraina, per poi aprire un fronte nell’Estremo Oriente. Due noti analisti statunitensi si chiedono se gli Usa e gli europei sono in grado di continuare su questa strada e se non hanno sottovalutato le capacità militari e politiche dei loro avversari. Se l’Occidente collettivo non riconoscerà la sua sconfitta, se non negozierà veramente con la Russia, se la Germania metterà in pratica i suoi piani deliranti, è probabile che prima o poi riceveremo una visita non gradita dell’unico missile di medio raggio supersonico non intercettabile: Oreshnik.

mercoledì 30 luglio 2025

Marx e la crisi migratoria negli Usa: gli immigranti non sono nostri nemici - Frasi di Marx (6)

Da: l'AntiDiplomatico - https://www.lantidiplomatico.it
I precedenti: "Collasso Ecologico": cosa direbbe Marx oggi - Frasi di Marx (5)  MARX ANALIZZA JOKER (3)

Questo video analizza in maniera dettagliata una delle operazioni più ciniche del tardo capitalismo: come spiegarci che lo stesso sistema, il quale ha organizzato consapevolmente la migrazione massiccia dai paesi non industrializzati per decenni, oggi schiera soldati contro i migranti come se costituissero una minaccia esterna? 

Avvalendoci dell’analisi marxista esamineremo come il capitale genera deliberatamente la dipendenza della manodopera migrante per usare il terrore della deportazione come mezzo per praticare il supersfruttamento. Dal Trattato TLCAN (Trattato di libero commercio dell’America del Nord), che ha distrutto l’economia agricola messicana fino alle retate dell’ICE (United States Immigration and Customs Enforcement), che generano terrore, esamineremo come si confeziona la guerra tra i poveri, mentre i veri responsabili di questo fenomeno restano invisibili. Le proteste di Los Angeles rivelano un crudele paradosso: mentre i lavoratori continuano a credere che hanno tratti più comuni con i capitalisti del loro paese che con i lavoratori degli altri paesi, il capitale continuerà a ridere di tutte le bandiere. 

Come al solito, il ragionamento di Marx esamina un fenomeno, mostrando come esso costituisca la faccia immediatamente visibile di dinamiche abilmente oscurate. Naturalmente fa riferimento ai processi, generati circa 500 anni fa dal colonialismo, poi trasformatosi a partire dal 1950 nel neo-colonialismo, ancora imperante, che esamina in molti sui scritti, come gli articoli pubblicati dal periodico statunitense New York Tribune, con cui collaborò per 10 anni. Solo quando l’altra faccia del fenomeno sarà portata alla luce, allora sarà possibile trovare una soluzione radicale e quindi, autentica al problema. 

Bisogna aggiungere che il colonialismo ha fondato le sue crudeli pratiche in ideologie razziste, che sostenevano l’inferiorità dei popoli colonizzati, descritti anche come “popoli senza storia”, ossia gruppi che potevano evolvere solo per intervento esterno, che pertanto era necessario e auspicabile per il loro stesso beneficio. 

Alessandra Ciattini

                                                                           

Fonti principali: Karl Marx: "Il Capitale". 
Karl Marx e Friedrich Engels: "L’ideologia tedesca". 
Karl Marx e Friedrich Engels: "Manifesto del Partito Comunista”. 
Eric Wolf: “L’Europa e i popoli senza storia”.

lunedì 28 luglio 2025

SUL COLLASSO MORALE DELL'OCCIDENTE - Andrea Zhok

Da: https://www.facebook.com/andrea.zhok.5 - Andrea Zhok, nato a Trieste nel 1967, ha studiato presso le Università di Trieste, Milano, Vienna ed Essex. È dottore di ricerca dell’Università di Milano e Master of Philosophy dell’Università di Essex.

Leggi anche: La logica della crisi corrente - Andrea Zhok  

Il lavoro secondo Andrea Zhok - Alessandra Ciattini  

COSA NON SI FA PER AMORE DELLA LIBERTÀ - Andrea Zhok (15/06/2025) 



Con "Occidente" si intende in effetti una configurazione culturale che emerge con l'unificazione mondiale dell'Europa politica e di quello che dal 1931 prenderà il nome di "Commonwealth" (parte dell'impero britannico).
 Questa configurazione raggiunge la sua unità all'insegna del capitalismo finanziario, a partire dal suo emergere egemonico negli ultimi decenni del '900.

L'Occidente non c'entra nulla con l'Europa culturale, le cui radici sono greco-latine e cristiane. 
L'Occidente è la realizzazione di una politica di potenza economico-militare, che nasce nell'Età degli Imperi, che sfocia nelle due guerre mondiali e che riprende il governo del mondo verso la metà degli anni '70 del '900. 

Purtroppo anche in Europa l'idea che "siamo Occidente" è passata, divenendo parte del senso comune. 
L'Europa storica, ad esempio, ha sempre avuto legami strutturali fondamentali con l'Oriente, vicino e remoto (Eurasia), mentre l'Occidente si percepisce come intrinsecamente avverso all'Oriente. Così l'Europa culturale è in ovvia continuità con la Russia, mentre per l'Occidente la Russia è totalmente altro da sé. 

Questa premessa serve a illustrare una grave preoccupazione di lungo periodo, che non riesco a trattenere. 

La preoccupazione è legata al fatto che l'Occidente, plasmato attorno all'impianto - mentale non meno che pratico - del capitalismo finanziario, ha sradicato l'anima dei popoli europei. 

La cultura e spiritualità europea, quella efflorescenza straordinaria che va da Sofocle a Beethoven, da Dante a Marx, da Tacito a Monteverdi, da Michelangelo a Bach, ecc. ecc. è la prima vittima della cultura occidentale, cultura utilitarista, strumentale, abissalmente meschina, che comprende la bellezza dell'arte, dei territori, delle tradizioni solo se è un "asset" trasformabile in "cash". 

mercoledì 16 luglio 2025

Gli Usa non possono fare a meno del Maccartismo e della repressione - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it -

Leggi anche: Le origini del piano Marshall e lo sviluppo dell’imperialismo statunitense - Alessandra Ciattini

IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli 


Non solo un fenomeno durato qualche decennio, ma una corrente politico-culturale presente nella storia degli Stati Uniti.

La solita vulgata storica ci fa credere che il Maccartismo, la grande campagna sviluppatasi negli Usa dalla fine degli anni 40 agli anni 50 del Novecento sia stato solo un episodio isolato e anche giustificato, mentre è un tratto costitutivo sempre presente nel clima culturale e intellettuale di quel paese e che oggi, secondo la grande storica Ellen Schrecker, di origine ebrea e membro dell’Associazione dei docenti universitari statunitensi, si sta manifestando in maniera ancora più virulenta.

Intervistata da «Democracy now», la Schrecker descrive l’attacco sferrato da Trump alla vita accademica e scientifica, sottolineando un’importante differenza: durante l’era associata al senatore Joseph McCarthy, nel 1954 censurato dallo stesso senato e probabilmente morto alcolizzato, venivano presi di mira e colpiti in vari modi docenti individuali soprattutto per le loro attività extra-curriculari, in particolare quelli che avevano avuto rapporti con il Partito comunista; oggi si interviene, si condanna e si reprime tutto ciò che avviene nelle università, generando un clima di paura e imponendo una forte censura assai peggiore di quello che si sperimentò durante il maccartismo. Addirittura, la storica statunitense, che ha studiato anche la storia delle università del suo paese, sostiene che mai si era assistito a un attacco così violento all’alta educazione minimizzato dalla stampa allineata al potere.

Prima di illustrare questo importante tema è opportuno ricordare che la Schrecker è autrice di moltissimi libri, non tradotti in italiano, tra i quali mi limito a citare i più noti Many Are the Crimes: McCarthyism in America (1998)American Inquisition: The Era of McCarthyism (2003), The Lost Soul of Higher Education: Corporatization, the Assault on Academic Freedom, and the End of the American University (2010). Ricordo anche che nel 2003 ha difeso un professore di origine palestinese, un ingegnere informatico, Sami Al-Arian, accusato di supportare il terrorismo, poi prosciolto dall’accusa, che fu licenziato dall’ Università della South Florida.

venerdì 4 luglio 2025

Le origini del piano Marshall e lo sviluppo dell’imperialismo statunitense - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it -

Annie Lacroix-Riz è una storica francese. È docente di Storia contemporanea alla Università Paris VII - Denis-Diderot. - Annie Lacroix Riz 


Il libro di Annie Lacroix Riz ci aiuta a comprendere a fondo le varie tappe dell’imperialismo statunitense, un momento rilevante del quale è stato certamente il mitico piano Marshall, ma occorre prendere in considerazione anche come descrive la sua espansione a tenaglia verso l’Atlantico e verso il Pacifico, che prende di mira da due lati il grande spazio euroasiatico. 

Les origines du Plan Marshall. Le mythe de l’aide americaine (Colin 2023) è il titolo di un libro della storica francese Annie Lacroix-Riz, la cui pubblicazione risale al 2023 e che, credo, come i suoi precedenti non sarà pubblicato in italiano. La signora Lacroix-Riz appartiene al Polo della Rinascita comunista e molte sue opere, fondate sempre su meticolose ricerche di archivio, hanno suscitato infinite polemiche, tanto da farle meritare il titolo offensivo di complottista nel clima contemporaneo di forte limitazione della libertà di espressione. Giustamente, l’emerita studiosa ha osservato che uno strumento della censura è rappresentato dalla non pubblicazione di libri che smentiscono la narrazione ufficiale, e che introducono una nuova lettura della nostra storia, distruttiva dei miti tradizionali. Del resto, ciò è confermato dalla scoperta che addirittura la Cia ha sostenuto importanti intellettuali chiaramente antimarxisti in un’estenuante battaglia ideologica, oltre al fatto che il maccartismo è stato una costante del clima culturale e politico degli Usa, oggi addirittura inasprito.

Dobbiamo ringraziare la rivista «Marxismo oggi» per aver già pubblicato una recensione del libro intitolata, Americanizzare la FranciaIl Piano Marshall riconsiderato (americanizzare-la-francia-il-piano-marshall-riconsiderato), di Jacques Pauwels, ripresa da Counterpounch, nella quale si delinea il quadro in cui si colloca il piano Marshall, non interpretandolo “come un evento specifico e singolare associato al secondo dopoguerra”, secondo la vulgata tradizionale. L’autore lo inserisce piuttosto in una prospettiva di longue durée “come parte di uno sviluppo storico di lungo termine”, mirante all’espansione mondiale dell’industria e della finanza americana”. In poche parole, nella storia dell’emergere e dell’estendersi dell’imperialismo dello zio Sam, che sconfigge quello britannico dominante sino agli anni 1880-1890.

domenica 29 giugno 2025

Gli Usa nel caos provocato da Trump - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it

Negli ultimi giorni gli Usa sono stati teatro di ampie manifestazioni popolari contro le politiche di Trump – tariffe, austerità, supporto al genocidio, guerre, deportazione dei migranti, favori ai ricchi – ovviamente, violentemente represse. Tuttavia, da queste potrebbe nascere una vera e propria opposizione al partito unico di Wall Street.

Sabato passato, 14 giugno, si sono svolte numerose e partecipate proteste in varie città degli Usa contro la politica reazionaria e guerrafondaia di Trump che si è presentato come l’incaricato dal popolo di un programma antipopolare di tariffe, deportazioni, austerità, esenzioni fiscali per i ricchi, già decise durante il suo primo mandato e ribadite nel secondo. Quando dico guerrafondaio non mi riferisco solo alle guerre in atto, che si vorrebbero solo congelare, ma anche alla guerra di classe contro i lavoratori statunitensi che, però, hanno cominciato a manifestare in massa contro di lui e i suoi consiglieri miliardari.

Slogan delle proteste erano “No kings”, con riferimento al desiderio di Trump di stabilire una sorta di dittatura civile sul Paese, e “We are the power”, che implica la chiara rivendicazione dell’origine democratica del potere, in realtà assai discutibile nel sistema di potere statunitense.

Negli ultimi mesi, Trump e i suoi fedeli (in realtà non troppo), i suoi amici miliardari, i suoi alleati statali e locali hanno portato avanti violenti attacchi, spesso illegali, contro i sindacati, gli immigrati, i dipendenti federali con la falsa affermazione della lotta alla corruzione, contro chi protestava contro il genocidio dei palestinesi e contro il movimento studentesco, che insieme ai docenti intende difendere il sistema educativo dai tagli sistematici. La logica di questi interventi sta nella esplicita volontà di colpire l’opposizione alla politica reazionaria trumpiana, rafforzare il già forte potere esecutivo, dare dei contentini alla base populista, (i bianchi declassati), che ha votato questa amministrazione credendo al sogno illusorio dell’America sempre grande.

Contemporaneamente e contraddittoriamente, Trump ha cercato di mantenere legata a sé la parte più conservatrice dell’élite dirigente, ribadendo i tagli fiscali e avviando ulteriori misure di deregolamentazione che rendono più agevole lo sfruttamento del lavoro, riducendone il costo con la complicità dei sindacati.

domenica 22 giugno 2025

COSA NON SI FA PER AMORE DELLA LIBERTÀ - Andrea Zhok (15/06/2025)

Da: https://www.facebook.com/andrea.zhok.5 - Andrea Zhok, nato a Trieste nel 1967, ha studiato presso le Università di Trieste, Milano, Vienna ed Essex. È dottore di ricerca dell’Università di Milano e Master of Philosophy dell’Università di Essex. 

Leggi anche: La logica della crisi corrente - Andrea Zhok  

Il lavoro secondo Andrea Zhok - Alessandra Ciattini 


Il senso dei valori. Fenomenologia, etica e politica di Andrea ZhokMimesis, 2024.

Una rapida escursione sulle pagine dei principali giornali, telegiornali e talk show mostra come sia partito l’ordine di scuderia alle giumente da lavoro del giornalismo italiano: “È il momento del dissidente iraniano!” E così da ieri si fa a gara a intervistare fuoriusciti e dissidenti iraniani, a dare voce con sguardo compunto e addolorato alle loro sofferenze spirituali e materiali, nel sacro nome della Libertà. 

Il pattern è sempre lo stesso dall’era dei dissidenti russi, agli esuli cubani, ai rifugiati libici, iracheni, siriani, ecc. ecc. È come andare in bicicletta, una volta imparato lo fai anche ad occhi chiusi. Si alimenta e facilita economicamente, con permessi di soggiorno speciali, ecc. il costituirsi di reti di fuoriusciti, che devono alimentare la narrazione per cui il paese X, che vorremmo smantellare, altro non è che l’ennesima incarnazione del Male da espungere. Simultaneamente si esercitano tutte le pressioni sanzionatorie esterne per rendere la vita nel paese d’origine il più miserabile possibile, in modo da far crescere il numero degli scontenti. Se tutto funziona a dovere, prima o poi l’opinione pubblica è cotta abbastanza da giustificare qualunque porcata purché sia a detrimento di quell’incarnazione del Male, dalla Baia dei Porci al bombardamento di Baghdad. 

(Per inciso, ogni tanto mi domando cosa accadrebbe se qualcuno facesse lo stesso gioco con i 100.000 giovani che lasciano l’Italia ogni anno. Dubito sarebbe difficile trovarne qualche centinaio che applaudirebbe a reti unificate la prospettiva di un “regime change” in Italia). 

Bisogna dire che è sempre ammirevole vedere quanto terribilmente a cuore ci stanno i diritti umani violati (a nostro insindacabile giudizio) nel paese X, quando X possiede risorse che non è disposto a cedere per una bustarella. Allora il cuore dell’informazione italiana batte forte, desideroso di salvare dall’oppressione e dall’illibertà questa o quella “categoria debole” nei paesi oppressori. 

giovedì 5 giugno 2025

I cavalieri dell’Apocalisse vogliono la guerra - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it

Macron, Merz, Starmer e Tusk ci spingono in maniera folle e tragicomica verso una guerra, senza avere né una strategia né obiettivi realistici.

Non si può nascondere che il raggiungimento della pace in Ucraina costituisca un’ardua impresa, giacché è ormai del tutto evidente che la Russia vuole una soluzione delle ragioni profonde del conflitto (no all’espansione della Nato, eliminazione del governo fascista di Zelensky, protezione della popolazione russa), mentre gli Usa si acconterebbero per ora di una tregua alla coreana e l’Ue continua a starnazzare sull’avanzamento di torme di cosacchi verso le grandi città europee. Qualcuno ha giustamente definito Macron, Merz, Starmer e Tusk i quattro cavalieri dell’Apocalisse per il loro bellicismo privo di ogni giustificazione. Addirittura, giorni fa, sul Corriere della sera, Federico Fubini dichiarava che la Russia non sta avanzando e che, quindi, è opportuno continuare a sostenere l’Ucraina, prefigurando ulteriori scenari di guerra del tutto inconsistenti, ma ugualmente preoccupanti.

Proprio il 27 maggio, il Ministero della difesa russo ha comunicato che l’esercito ha liberato la località di Zeliónoye Pole nella repubblica popolare di Donetsk e Konstantínovka nella regione di Sumi, determinando l’uccisione di 1.145 soldati ucraini. Inoltre, ha attaccato e distrutto aerodromi militari, depositi di munizioni, rifugi di mercenari e ucraini in 144 luoghi diversi. E in questi giorni l’avanzamento continua.

martedì 27 maggio 2025

Il lavoro secondo Andrea Zhok - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it

Andrea Zhok ha studiato presso le Università di Trieste, Milano, Vienna ed Essex. È professore di Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano e Master of Philosophy dell’Università di Essex.

Leggi anche: L'identità politica stato - "Sulla questione ebraica" - Stefano Garroni

La logica della crisi corrente - Andrea Zhok 


Foto: https://it.wikipedia.org/wiki/Gli_spaccapietre di Gustave Courbet, membro della Comune di Parigi.

Le riflessioni sul concetto di lavoro di Andrea Zhok, docente di Filosofia morale all’Università Statale di Milano, meritano di essere prese in considerazione. Se nei decenni passati la concezione di lavoro come impegno, contributo alla vita collettiva aveva ancora un qualche spazio, oggi è stata cancellata dall’idea che esso deve essere divertimento, puro mezzo per soddisfare le nostre esigenze personali, sia primarie che secondarie. Questo cambiamento è stato generato da una serie di trasformazioni strutturali e non solo dall’imporsi di un punto di vista differente.


Mi sono imbattuta per caso in un video proposto dalla casa editrice Ibex, “che produce libri per chi scala il futuro” e che mira al “Rinascimento italiano”. Nel suo sito, che ha 27.100 iscritti, si può leggere anche: “Non trattiamo un unico argomento, perché l’arte di domare gli eventi futuri non è fatta di tecnicismi settoriali, ma di intraprendenza strategica, e quindi olistica”. Così, spaziano “dal marketing alla filosofia, dall’imprenditoria alla propaganda passando per la politica”; un interessante percorso che desta molta curiosità, soprattutto in chi vuole capire per quale parte gli autori di queste frasi si schierano nel confuso scenario politico contemporaneo.

martedì 20 maggio 2025

Gaza e la necropolitica di Israele: la sovranità si misura con lo sterminio - Rasha Reslan


Da:  https://futurasocieta.org  - Font: Al Mayadeen English - Traduzione a cura di Alessandra Ciattini -Rasha Reslanè una giornalista di Al-Mayadeen Media Network , un canale di notizie satellitare arabo indipendente, lanciato l'11 giugno 2012 e con sede nella capitale libanese, Beirut. Rasha lavora anche come traduttrice. 

Vedi anche: laboratorio-palestina 

Leggi anche: Trauma collettivo e ripetizione della violenza: il caso israelo-palestinese tra psicoanalisi e storia - Luciano De Fiore, Guido Coccoli 

lultimo-capitolo-del-genocidio-Chris Hedges  

Decostruire il diritto, liberare la Palestina - Pasquale Liguori

KOBI NIV - ABBIAMO CONQUISTATO, ESPULSO, UCCISO, RASO AL SUOLO, SCHIACCIATO, ELIMINATO E ABBIAMO FALLITO. E QUINDI ANCORA UNA VOLTA ALL'ATTACCO. https://www.facebook.com/permalink.php? 



Immagine: Coopertina – Attributed to Francisco de Holanda – Trionfo della morte 1537, CC BY 3.0 


Articolo pubblicato dal canale televisivo arabo «Al Mayadeen», situato a Beirut, in cui si delinea il terribile quadro dell’attuale situazione a Gaza, scritto in occasione dell’Anniversario della Nabka. La politica di Israele viene giustamente definita “necropolitica”, una strategia deliberata di distruzione e di sacrificio degli altri, in base a cui la sovranità di Tel Aviv è definita mediante la cancellazione della vita palestinese. L’autrice mette in guardia contro la possibilità che essa diventi un modello per future guerre di conquista e di annichilimento. 


Mentre il bilancio delle vittime di Gaza si avvicina a 53.000 , con la maggior parte dei martiri donne e bambini, e ospedali, scuole e campi profughi in rovina, il mondo assiste a una catastrofe che sfida il linguaggio convenzionale della guerra. Questa non è una guerra combattuta per il territorio o per obiettivi militari. È qualcosa di più sistematico, più sinistro. È necropolitica nella sua forma più cruda: la gestione calcolata della morte.

“Si tratta di un tentativo di cancellare non solo la vita palestinese, ma anche le prove della sua esistenza”, ha affermato il famoso medico e filantropo britannico-palestinese Dr. Ghassan Abu Sitta, che ha prestato servizio negli ospedali di Gaza durante le prime settimane del genocidio israeliano in corso.

lunedì 19 maggio 2025

Papa, papi e dottrina sociale della chiesa - Roberto Fineschi

Da: http://marxdialecticalstudies.blogspot.com  -  Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!).


L’elezione di un nuovo papa suscita inevitabilmente grande interesse per il ruolo internazionale che questa figura ricopre, in particolare in Italia anche se la tendenza recente è quella di eleggere papi non italiani1. È evidente che, pur condividendo determinati principi di fondo, ci si può schierare assai differentemente (diciamo che i comunisti ne sanno qualcosa). Per quanto concerne la cosiddetta dottrina sociale delle chiesa questi principi di fondo sono ben chiari, espressi in molti documenti e sviluppati con coerenza di impianto nel corso del Novecento. Essi consentono un vasto arco di “appoggi” possibili che possono spostare l’operato pontifico più a destra o sinistra; tuttavia nessun papa ha mai messo in dubbio le basi generali di quell’impianto. 

Se dunque bisogna salutare con il giusto apprezzamento posizionamenti più sinistra di taluni rispetto a talaltri, non bisogna nemmeno confondersi sulle questioni di principio.

La seconda precisazione è che quanto si va a tentare di spiegare riguarda la posizione ufficiale della gerarchia ecclesiastica e non concerne necessariamente le mille anime popolari del cattolicesimo sociale. Si sa bene però le gerarchie hanno uno stretto controllo sulla faccia “ufficiale” di santa romana chiesa.

1) Le premesse: Pio IX2

venerdì 16 maggio 2025

Dialogo sul Papa - Alessandra Ciattini e Giulio Chinappi

Da: Giulio Chinappi - https://giuliochinappi.wordpress.com - Giulio Chinappi insegnante e analista che vive e lavora in Vietnam, collabora con La Città Futura e altre testate. (https://vn.linkedin.com/in/giulio-chinappi-994a34145 - https://www.facebook.com/giulio.chinappi) -Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it -

Il Vaticano, una monarchia teocratica nel cuore dell’Europa
Leone XIV e il Cattolicesimo sociale che nega la lotta di classe 
Vedi anche: Geopolitica del Vaticano: che pontificato e’ stato quello di Jorge Mario Bergoglio? Con Davide Rossi 

Alessandra Ciattini e Giulio Chinappi discutono sulla natura del Vaticano e sul pontificato di Papa Francesco. Il video è stato realizzato prima dell’elezione di Leone XIV.

                                                                          

lunedì 12 maggio 2025

MARX ANALIZZA JOKER (3)

Da: l'AntiDiplomatico - https://www.lantidiplomatico.it -

A cura di Alessandra Ciattini 

Questo terzo video del canale argentino le Frasi di Marx è quanto mai attuale; infatti, in un mondo che in molti casi si è volto a destra (Trump, Milei, Meloni etc.) ci aiuta a capire perché possiamo annoverare tra i loro sostenitori proprio i più danneggiati dalle politiche neoliberali, dalle quali continuano ad essere colpiti senza reagire in maniera significativa. Si dirà: la mancanza di una forza politica che rappresenti veramente i loro interessi. Certo, ma con molta chiarezza e semplicità Marx ci spiega di quali altri concetti abbiamo bisogno per comprendere a fondo questa condiscendenza, questa inerzia e questa pericolosa confusione. Li anticipiamo: falsa coscienza o mancanza di coscienza di classe, alienazione, egemonia ideologica, spontaneismo. Il pensiero di Marx è abilmente attualizzato incarnandolo nel personaggio, misero e malato, del “povero di destra”, facendolo rappresentare da Arthur Flek, il protagonista di un film di successo Joker, realizzato nel 2019 da Todd Philipps. Come si ricorderà questi è profondamente disturbato mentalmente e vive con la madre malata in un quartiere povero di New York. Aspira a diventare un cabarettista famoso, illuso dai sogni di successo e di ricchezza animati dall’ideologia dominante. Purtroppo questo sogno non si avvererà e, per una serie di tragiche e dolorose vicende, Arthur sprofonderà sempre più in basso fino ad essere rinchiuso in un ospedale psichiatrico, convinto che è il vero responsabile della sua caduta. 
La tesi del film e del ragionamento di Marx è che il “povero di destra” non è il prodotto del suo disagio personale, ma delle condizioni inumane in cui il sistema sociale lo costringe a vivere, anche se non riesce a comprendere chi siano i veri responsabili della sua disperata situazione e pertanto la sua comprensibile rabbia non raggiunge nessun obiettivo e non provoca nessun cambiamento reale. 
A mio parere molto interessante è lo smascheramento dei sedicenti comportamenti anti-sistema, che sono del tutto funzionali al sistema stesso e che addirittura vengono mercificati, concretandoli in simboli acquistabili, espressione di comportamenti superficialmente trasgressivi, eversivi e contestatori. Non a caso dunque il protagonista è un clown che può deridere tutto, ma che non può trasformare nulla. 
Importante è anche comprendere la doppia alienazione del “povero di destra”: espropriato nel processo produttivo, espropriato della sua capacità di analisi, offuscata dal controllo dei media, che dirottano contro lui stesso la collera contro il mondo, facendo sentire un povero fallito. 
Le conclusioni sono ovvie: senza una vera coscienza di classe, da cui scaturisce la solidarietà con i propri simili, senza organizzazione, senza strategia, anche la collera più giustificata finisce con l’essere riassorbita dal sistema, che la trasforma in un altro elemento dello spettacolo mercificato messo in opera per irretire le nostre menti. 
Questo video è stato realizzato in collaborazione con il canale YouTube "Sociologia per comprendere la società". 

                                                                         
📚Bibliografia 
Marx, K. (1867). Il Capitale. 
Marx, K. & Engels, F. (1846). L’Ideologia tedesca. 
Marx, K. & Engels, F. (1848). Il Manifesto Comunista. 
Lukács, G. (1923). Storia e coscienza di classe. 
Gramsci, A. (1929-1935). Quaderni del Carcere
Souza, J. (2024). El pobre de derecha. 
Phillips, T. (2019). Joker [film]. Warner Bros.

martedì 6 maggio 2025

I pipponi del Marrucci: Xi e Huawei asfaltano pacificamente Trump. Lui reagisce riempiendo di missili il Pacifico -

Da: OttolinaTV - Giuliano Marrucci è un giornalista investigativo italiano. Da oltre 10 anni è tra gli autori del programma di Rai Tre “Report”. 

[...] e meno male che Trump doveva riportare un po’ di sano realismo alla casa bianca prima ha dichiarato una guerra commerciale al resto del mondo, che però ha scatenato una delle più massicce fughe di capitali dagli USA di sempre, e l’ha costretto a una rovinosa ritirata poi ha rilanciato la guerra tecnologica contro la Cina vietando l’esportazione anche di chip di vecchia generazione, per ritrovarsi però il giorno dopo con Huawei che annunciava l’uscita di nuove macchine e processori pensati ad hoc per l’intelligenza artificiale che hanno lasciato gli analisti a bocca aperta e ora per concludere sembra si sia messo l’anima in pace, e sia tornato ai cari vecchi metodi da cowboy l’hanno ribattezzato il super bowl delle esercitazioni del pacifico si chiama balikatan, spalla a spalla, ed è un’esercitazione marina congiunta tra forze armate statunitensi e filippine che va regolarmente in scena da quasi 40 anni ma che a questo giro, stando ad Asia Times, “è la più grande mai condotta” “più che un super bowl, è un super troll”, rispondono i cinesi dalle pagine del global times “un’esercitazione che trabocca di provocazioni nei confronti della Cina” [...]

                                                                        

venerdì 2 maggio 2025

Le ambiguità del pontificato di papa Bergoglio - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lantidiplomatico.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). - 

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BUONISMO ASTRATTO E SPIETATEZZA CONCRETA - Alessandra Ciattini 

ROMERO BEATO, MARTIRE DELLA GUERRA FREDDA O COSTRUTTORE DI PACE? - Alessandra Ciattini

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Papa Bergoglio un rivoluzionario o un conservatore mascherato? Né l’uno né l’altro: un papa può “salvare la Chiesa” spesso accettando compromessi più apparenti che sostanziali.

In questi giorni, ho letto molti articoli e ascoltato molte interviste di autori non solo italiani sulla figura di Papa Bergoglio e sono rimasta sorpresa per la quasi generalizzata accettazione della retorica enfatica con cui è stata affrontata la scomparsa di quest’ultimo papa, che certo si è distinto nello stile e nel gesto dai molti suoi predecessori. Lungi da me voler mostrare mancanza di rispetto verso il sentimento religioso, parte intima e nascosta degli esseri umani, legata alla nostra consustanziale precarietà, al senso della morte e del nulla, ma è bene ricordare che una cosa è questo sentimento, una cosa è l’uso che ne fanno le varie istituzioni storiche, che con atteggiamenti spesso divisivi e contraddittori lo hanno veicolato verso la sottomissione, la rassegnazione, alimentando sogni di speranze nebulose e astratte.

Nel caso della Chiesa cattolica, ricordo che si tratta di un’istituzione, che nonostante i suoi tentativi di modernizzarsi e di democratizzarsi (per es. il Concilio Vaticano II), possiede un cuore tutto medioevale; infatti, è retta da una monarchia sacra e assoluta, che si incarna nella figura di un pontefice reso infallibile, quando parla ex cathedra, da un apposito dogma (Pastor Aeternus), sostenuto dai Gesuiti, proclamato nel Concilio Vaticano I il 18 luglio 1870 sotto il Pontificato di Pio IX, che in precedenza aveva emanato il dogma dell’Immacolata Concezione. La Costituzione dogmatica su citata stabilisce che il pontefice, nella funzione di Pastore di tutti i cristiani, quando definisce una dottrina sulla fede e sui costumi, è infallibile e pertanto tutti i fedeli sono obbligati a conformarsi a quanto da lui affermato. Una minoranza di cardinali, convocati per il Concilio e provenienti dall’Europa centrale, non fu d’accordo con questa decisione e lasciò Roma per non votare. Combattivo sostenitore dell’abrogazione di questo dogma è stato il teologo svizzero Hans Küng, morto nel 2021, cui nel 1979 la Congregazione per la dottrina per la fede proibì di insegnare teologia, il quale criticò fortemente papa Wojtyla per molte ragioni, tra le quali la politica spensierata delle canonizzazioni e gli interventi repressivi. Da non dimenticare nemmeno che la Chiesa cattolica è il maggior proprietario terriero al mondo. 

lunedì 28 aprile 2025

I tentennamenti irrazionali dell’ultimo (per ora) impero - Alessandra Ciattini

Da: Futura Società - https://www.lantidiplomatico.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). - 

Ascolta anche F. Schettino: Per un pugno di dollari (https://grad-news.blogspot.com/2025/04/yesterdays-papers-per-un-pugno-di.html?m=1



La questione delle tariffe trumpiane costituisce l’argomento del giorno per i suoi risvolti sulle relazioni internazionali e sul nostro futuro. I loro fautori appaiono arroganti ma incerti e invece di risollevare l’economia Usa finiranno con l’affossarla. Noi ce lo auguriamo.

Tra le ultime notizie di oggi (9/4) apprendiamo che, usando bastone e carota, il capocirco Donald Trump ha ridotto al 10% per 90 giorni le nuove aliquote tariffarie sulle importazioni alla maggior parte dei partner commerciali degli Stati Uniti, annunciate “il Giorno della liberazione”, per avviare negoziati commerciali con quelli che li hanno chiesti, circa 75 Paesi. Al contempo, ha annunciato dazi contro la Cina al 145% per la “sua mancanza di rispetto verso i mercati”. Un’ulteriore manifestazione di debolezza e di confusione mentale (per essere moderati). Ma la Cina non sembra piegarsi e ha aumentato i dazi sui prodotti Usa al 145% oltre a proibire l’esportazione di alcune materie critiche; inoltre, il ministero del Commercio cinese ha presentato un ricorso all’Omc, in cui si sostiene che i dazi violano le norme sul commercio internazionale, affermando inoltre che il grande Paese asiatico difenderà i suoi diritti legittimi e l’ordine economico internazionale. Non bisogna dimenticare che la Cina, dopo il Giappone, è la seconda detentrice del debito Usa, circa 800 miliardi di cui sembra si stia disfacendo insieme ad altri detentori, e ciò ha portato al preoccupante aumento del tasso di interesse sui bond.

giovedì 24 aprile 2025

Addio Francesco, Papa e uomo - Sergio Scorza

Da:  Millepiani - https://www.facebook.com/sergio.scorza.980 - Sergio Scorza Ha studiato sociologia presso l’Università di Urbino e diritto pubblico presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università la Sapienza di Roma. Blogger, attivista, giornalista freelance, si interessa di conflitti sociali, ecologia e diritti umani. Partigiano, odia gli indifferenti. 

Leggi anche: «Laudato si’» - Jorge Mario Bergoglio  

Fratelli di tutto il mondo, affratellatevi! Brevi note sul “papa comunista” - Roberto Fineschi  

Un commento a margine dell'enciclica "Fratelli tutti" di Papa Francesco - Francesco Fistetti  

BUONISMO ASTRATTO E SPIETATEZZA CONCRETA - Alessandra Ciattini  

ROMERO BEATO, MARTIRE DELLA GUERRA FREDDA O COSTRUTTORE DI PACE? - Alessandra Ciattini 

Francesco Piccioni (https://contropiano.org/editoriale/2025/04/23/pro-o-contro-bergoglio-guarda-la-politica-non-la-religione)  

Geraldina Colotti (https://pagineesteri.it/2025/04/23/apertura/lamerica-latina-piange-francisco-il-papa-degli-ultimi-fra-tradizione-e-innovazione/?

Carla Filosa (https://www.marxismo-oggi.it/saggi-e-contributi/articoli/673-la-guerra-di-bergoglio)


Per me che sono cresciuto in oratorio per poi passare ad una comunità di base che si ispirava ai principi del Concilio Vaticano II ed alla teologia della liberazione, l’elezione del gesuita argentino, Jorge Mario Bergoglio, durante il terrificante papato di Joseh Ratzinger e dopo il lungo e devastante papato di Karol Woitila, era sembrata una specie di miracolo. D’altronde la Chiesa romana, prima della sua (inattesa) nomina, era attraversata da una crisi profonda, in caduta verticale di consenso e travoltra dagli scandali. Mi era apparsa, da subito, come una vera boccata di ossigeno, l’elezione di un papa latinoamericano e, probabilmente fu, soprattutto, una sorta di ultima chance prima del tracollo finale di una istituzione che rischiava di esplodere, sia sul piano religioso che su quello finanziario.

mercoledì 23 aprile 2025

Slava Ucraina! in svendita - Luca Cellini

Da: https://www.pressenza.com - Luca Cellini Redattore ed editorialista di Pressenza. [...]  

Leggi anche: Ucraina: autodeterminazione o agronegozio? - Alessandra Ciattini

Gli aspetti controversi dell’accordo Usa/ Russia e la questione delle famose terre rare - Alessandra Ciattini 

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Pochissimi sanno che a partire del 2021 l’Ucraina aveva cominciato la svendita di oltre il 50% dei suoi terreni coltivabili a società straniere.

L’inizio della pratica denominata Land Grabbing (Accaparramento delle terre, fenomeno economico esploso nel 2008, che ha dato vita a un flusso di investimenti e di capitali finalizzato all’acquisizione di terreni per lo sviluppo di monocolture, biocarburanti o per lo sfruttamento delle foreste) era iniziato già prima ed era stato più volte denunciato in rapporti e articoli risalenti al 2013-2014-2015.

Era il 2013 quando Cristina Plank, Docente del Dipartimento di Scienze politiche, pubblicò un breve rapporto dal titolo: “L’accaparramento delle terra nera di oligarchi ucraini e investitori internazionali” https://www.tni.org/files/download/12._ukraine.pdf dove spiegava i meccanismi con cui già all’epoca si aggirava la moratoria sulla vendita dei terreni agricoli ucraini a beneficio di oligarchi ucraini e investitori esteri.

Nel 2015 invece apparve un articolo sull’autorevole Guardian, che parlava apertamente di “Centinaia di milioni di dollari in finanziamenti per lo sviluppo provenienti dal ramo investimenti della Banca Mondiale che hanno finanziato la controversa espansione dell’impero agroalimentare di miliardari Ucraini legati a investimenti stranieri, in un contesto di crescente preoccupazione per il fatto che la terra e l’agricoltura nel Paese stiano cadendo sempre più nelle mani di pochi ricchi individui.” https://www.theguardian.com/global-development/2015/jul/30/ukraine-agribusiness-firms-quiet-land-grab-development-finance

Facendo ulteriori ricerche lo stesso fenomeno viene riportato all’interno di una interrogazione parlamentare del senato australiano redatta da Sheila Newman, Assessore all’ambiente e allo sviluppo sostenibile, nella contea di Mornington a Melbourne, Australia; consulente ambientale, ricercatrice ed esperta nella gestione integrata dei terreni agricoli. https://www.cfmp.org.au/events/council-elections/sheila-newman-yamala-fcc/

martedì 22 aprile 2025

Decostruire il diritto, liberare la Palestina - Pasquale Liguori

Da: https://www.lantidiplomatico.it - Pasquale Liguori. Fotografo dei contesti di edilizia residenziale pubblica e della città ai suoi bordi. Ha pubblicato due volumi - “Borgate” e “ImpAsse Roma-Berlino” - ed effettuato mostre in Italia e all’estero in musei, enti istituzionali e centri sociali. Collabora con riviste indipendenti di politica e architettura ed è autore di saggi riguardanti la periferia, la fotografia urbana e sociale. È impegnato in attività antimperialiste, decoloniali e di sostegno umanitario (https://www.pasliguori.com).

Leggi anche: Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi  

Breve storia degli Stati Uniti e delle loro pretese territoriali - Alessandra Ciattini

IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli 

La categoria di imperialismo è ancora attuale e quali sono i paesi imperialisti? - Domenico Moro  

La schiavitù, radici antiche di un male moderno - Francesco Gamba  

Le parole della guerra sono tra noi. E noi? - Paola Caridi

LOSURDO ed il REVISIONISMO STORICO - Alessandra Ciattini e Gianmarco Pisa 


Nel racconto dominante, quando diventa troppo scomodo difenderla apertamente, la violenza estrema di Israele contro i palestinesi viene derubricata a deviazione momentanea dal diritto internazionale: un’eccezione tollerabile, una sospensione temporanea dell’ordine giuridico globale, un errore morale da stigmatizzare con qualche sanzione di rito. E se il diritto internazionale fosse già ontologicamente selettivo, funzionale a tutelare gli interessi geopolitici, economici e razziali di Israele e del suo alleato occidentale? Se il fallimento del diritto non fosse tale, ma piuttosto genuina espressione della sua forma reale, della sua coerenza storica? 

Israele non agisce in un vuoto normativo, ma in un quadro giuridico che implicitamente autorizza e sostiene il suo operato. Il genocidio in atto non avviene nonostante il diritto internazionale, ma in coabitazione con esso. L’impunità protratta, il sostegno incondizionato di Stati Uniti e Unione Europea, il linguaggio diplomatico che evita la parola “genocidio” mentre scorrono le immagini di crimini sistematici: tutto ciò segnala che non siamo davanti a una sospensione delle regole, ma al loro autentico funzionamento.

Riarticolando concetti di Giorgio Agamben, potremmo osservare l’eccezione nel suo affermarsi norma e, in un ulteriore passo critico, suggerire che essa è sempre stata la norma - almeno nei confronti dei soggetti colonizzati, discriminati, esclusi. La Palestina, allora, non è laboratorio dell’unicum: è il luogo in cui l’infrastruttura coloniale e normativa dell’Occidente si palesa in forma nuda, senza pudore.