mercoledì 18 giugno 2025

Il filo rosso che lega Israele all’Ucraina - Gianandrea Gaiani

Da: https://www.analisidifesa.it - Il Contesto - Gianandrea Gaiani. Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. 

Leggi anche: Il vero motivo per cui Israele ha attaccato l’Iran https://www.aljazeera.com/.../the-real-reason-israel... 

Dopo una fase di titubanza che aveva indotto a ritenere che fosse stato messo irreparabilmente in ginocchio dall’attacco israeliano, l’Iran ha sferrato una durissima rappresaglia che ha palesemente colto di sorpresa la classe dirigente di Tel Aviv per portata ed efficacia. Al punto da spingere il governo guidato da Netanyahu a richiedere l’intervento degli Stati Uniti, che per tramite del presidente Trump si sono mostrati possibilisti in merito al raggiungimento di un accordo, nonostante l’Iran abbia annunciato il ritiro dai negoziati accusando Washington di coinvolgimento nell’Operazione Rising Lion. Posizioni critiche nei confronti della Casa Bianca di fatto speculari a quelle iraniane sono state assunte anche da figure chiave della galassia che sostiene il movimento “Maga”, come Tucker Carlson, Rand Paul e Merjorie Taylor Greene. Parallelamente, le monarchie sunnite del Golfo Persico e la stessa Turchia condannano l’attacco israeliano senza tuttavia assumere misure concrete. Il Pakistan, al contrario, ha espresso pieno sostegno all’Iran e invocato l’unità dei Paesi musulmani dinnanzi all’affronto israeliano. Cina e Russia, dal canto loro, hanno condannato l’attacco israeliano in sede Onu, mentre il presidente Putin si accredita come mediatore tra Tel Aviv e Teheran incassando il sostegno di Trump. Verso quale scenario ci stiamo orientando? Cerchiamo di comprenderlo assieme a Gianandrea Gaiani, giornalista, saggista e direttore della rivista «Analisi Difesa».     
                                                             
                                                                         

La vicenda di Alessandra...

 Da: https://www.facebook.com/Mortidilavoro - 


La vicenda di Alessandra Casilli - l’insegnante precaria morta a 54 anni mercoledì 11 giugno in un incidente stradale in galleria a Macchia d’Isernia, mentre tornava a Fiano Romano da Campobasso dopo aver sostenuto gli esami del concorso docenti – ha mosso prima le coscienze e i cuori di studenti e docenti del liceo Lorenzo Rocci di Fara in Sabina (Rieti), dove quest’anno aveva insegnato come supplente di matematica, e ora deflagra sui media e sui social nel silenzio del ministro Valditara, che tutti chiamano in causa. 

Riproponiamo qui la lettera aperta indirizzata al ministro dai colleghi di Alessandra Casilli.
 


Gentile ministro,
questa è una lettera aperta che le invia la comunità scolastica del Liceo Rocci di Fara in Sabina, in provincia di Rieti. 

Lo scorso 11 giugno la nostra comunità è stata colpita da una notizia devastante: la nostra collega Alessandra Casilli ha perso la vita in un incidente stradale. La sua macchina, per ragioni ancora da accertare, ha invaso la corsia vicina scontrandosi con un mezzo che procedeva in direzione opposta. Non c’è stato nulla da fare. 

Alessandra era sulla statale 85 Venafrana in direzione di Passo Corese, dove la sera la sua classe la attendeva per la cena di fine anno a cui non è mai arrivata. Alessandra era ripartita da poco da Campobasso, dove era andata a sostenere la prova orale del concorso per la classe di concorso A040 – Scienze e tecnologie elettriche ed elettroniche. 

Chi di noi in questi anni si è sottoposto ai concorsi per uscire dal precariato conosce bene la stanchezza, la pressione, l’ansia di queste situazioni valutative. E tante volte ci siamo domandati se davvero tali prove servano a valutare le nostre competenze didattiche e non siano piuttosto solo un modo per scoraggiarci, per far sì che molti rinuncino prima di tentare. 

Non riusciamo a smettere di pensare ad Alessandra. Soprattutto, non riusciamo a smettere di pensare che non sia stata solo un’assurda tragedia, ma l’epilogo peggiore di una situazione inaccettabile, quella della precarietà e del sistema folle dei concorsi in questo paese. 

In un anno passato con noi come supplente Alessandra ha mostrato sempre grande professionalità: si è messa in gioco nella valutazione educativa, ha studiato, fatto didattica, frequentato corsi di formazione; il tutto mentre preparava i concorsi. Non sappiamo se Alessandra sia stata sopraffatta dalla stanchezza, ma sicuramente era andata così lontano per poter avere un lavoro stabile nella scuola. Crediamo che la sua professionalità meriti di essere rivendicata, che la sua perdita sia una responsabilità che anche lo Stato si deve assumere. 

Il precariato, signor ministro, è una realtà strutturale della scuola italiana. Una realtà spesso comoda per le casse dello Stato. Per andare a fare i concorsi, ad esempio, i docenti non di ruolo debbono chiedere un giorno di permesso, che però non viene loro retribuito. E infatti i posti messi a bando nei concorsi non bastano mai per coprire le cattedre disponibili. 

I concorsi poi sono spesso lontani perché, per risparmiare, si accorpano le commissioni di più regioni e non sempre c’è la possibilità di farsi accompagnare da un familiare, un parente, un’amica che guidi al posto tuo, dopo una prova tanto spossante. Perché sì, è stressante fisicamente e mentalmente sostenere una prova che prevede l’estrazione di una traccia su cui costruire una lezione da discutere il giorno successivo: la notte passata davanti al pc, poi la prova, poi si guida verso casa perché il giorno dopo c’è il lavoro e perché una notte d’hotel non ce la rimborserà nessuno. 

Ma anche se ci fossero le possibilità economiche, fermarsi in hotel dopo una notte insonne sarebbe comunque complesso, se non impossibile, soprattutto in certi periodi. Periodi tipo questo, quando ci sono gli scrutini ed è difficile se non impossibile assentarsi per più di un giorno. 

Signor ministro, crediamo che l’unico modo sensato di impiegare questa rabbia che sentiamo per la morte di una collega è denunciare l’inaccettabilità di certe nostre condizioni lavorative, che se anche non sono direttamente la causa della morte di Alessandra sicuramente hanno contribuito a precarizzarne la vita. 

La scuola, signor ministro, è fatta da lavoratori e lavoratrici che sono persone. E queste persone spesso viaggiano, si muovono da una provincia all’altra, a volte da una regione all’altra, per essere ogni mattina alle 8 in classe, con la lezione pronta, i compiti corretti. La salute, la sicurezza sul lavoro, la sostenibilità della didattica non sono tuttavia mai al centro dell’attenzione né mediatica né politica. 

I concorsi, i diritti, gli stipendi, i dimensionamenti, ci permetta di dirlo, sembrano anzi avallare quella retorica nazionale di una categoria che lavora poco, fa tante vacanze e quindi merita stipendi tra i più bassi d’Europa, magari dopo anni di precariato. A ben poco serve inasprire la normativa sulla condotta quando nemmeno il nostro datore di lavoro sembra volerci riconoscere condizioni di lavoro adeguate. La nostra autorevolezza passa prima di tutto per l’essere rispettati come lavoratori e lavoratrici. 

Non si può morire sul lavoro, di lavoro, per un lavoro. Lo dice anche la Costituzione. Noi ci teniamo a ribadirlo a lei e a tutti i ministri che l’hanno preceduta e che hanno avallato questo sistema di precarietà e di concorsi scellerati. 

Ci sembra giusto farlo anche per la memoria di Alessandra. 

Le docenti e i docenti del Liceo Lorenzo Rocci

martedì 17 giugno 2025

Trump, visto da Pechino - Vincenzo Comito

Da: https://fuoricollana.it - https://www.sinistrainrete.info - Vincenzo Comito, ha lavorato a lungo nell’industria (gruppo Iri, Olivetti) e nel movimento cooperativo, nelle aree dell’amministrazione e finanza, del controllo di gestione e del personale. Docente di finanza aziendale ha insegnato all’Università Luiss di Roma e all’Università di Urbino. Fa parte del gruppo “Sbilanciamoci” e di quello di "Fuoricollana". Tra i suoi ultimi libri: “La globalizzazione degli antichi e dei moderni” (Manifesto libri, 2019) e "Come cambia l'industria" (Futura editrice, Roma, 2023). 

Pianeta Cina. - Stefano Zecchinelli intervista Carlo Formenti https://www.youtube.com/watch?v=SCPvcfL6FVQ


La Cina reagisce con savoir-faire alla guerra commerciale. Prova, anzi, ad approfittarne per presentarsi al mondo come l’alternativa al caos economico dei dazi e la garante di una globalizzazione maggiormente condivisa. È possibile un riavvicinamento con l’UE?

Può darsi che gli obiettivi complessivi che il presidente Trump mira a raggiungere con la sua campagna dei dazi non siano del tutto chiari, ma forse si può ricorrere a quanto scrive Kroebler (Kroebler, 2025) in proposito: «lo scopo della sua guerra commerciale è quello di rimuovere i vincoli imposti dall’attuale ordine economico internazionale sull’esercizio del potere unilaterale statunitense e in particolare l’esercizio del potere da parte del presidente…quello che Trump vuole soprattutto è di mostrare la sua dominazione sul mondo e di ottenere sottomissione. I paesi che non resistono attivamente ai suoi dazi verranno graziosamente risparmiati dall’imposizione di dazi troppo elevati, il paese che osa resistergli è selvaggiamente punito…». 

La “crociata” contro la Cina viene da lontano

lunedì 16 giugno 2025

Gaza al buio: Israele taglia internet. Ancora fuoco sugli affamati - Eliana Riva

Da: https://ilmanifesto.it - Eliana Riva Storica, giornalista, editrice, caporedattrice Pagine Esteri. (https://www.facebook.com/eliana.riva1


La famiglia di Ahmed al-Sharbasi, ucciso mentre cercava cibo in un centro della Ghf – Ali Jadallah/ Getty 


Un blackout totale delle comunicazioni ha interrotto ieri i contatti tra le squadre di soccorso della Mezzaluna palestinese di Gaza e la centrale operativa a Ramallah, che smista le ambulanze verso le richieste di soccorso. Israele ha distrutto le infrastrutture che garantivano internet e linea fissa, isolando la Striscia durante i bombardamenti.

LE ORGANIZZAZIONI internazionali e le Nazioni unite hanno denunciato le gravi conseguenze umanitarie dell’attacco e l’Autorità palestinese delle telecomunicazioni ha chiesto un intervento internazionale per garantire un accesso sicuro alle squadre tecniche sui siti colpiti da Israele. Ma l’esercito non ha risposto alle richieste di coordinamento degli interventi di riparazione e anzi ha usato le linee mobili per contattare centinaia di palestinesi intimando loro di evacuare immediatamente.

domenica 15 giugno 2025

Israele ha aperto il vaso di pandora dell’atomica - Pino Arlacchi

Da: Il Fatto Quotidiano | 14 giugno 2025 (https://www.ilfattoquotidiano.it) - Pino Arlacchi è un sociologo, politico e funzionario italiano (https://www.facebook.com/PinoArlacchi - Pino Arlacchi).

Leggi anche: Il falso mito della Cina capitalista e gli occhi strabici dell’Occidente - Pino Arlacchi 


Gli eventi della notte tra il 12 e il 13 giugno 2025 rimarranno nella storia come il momento in cui l’irresponsabilità criminale di Tel Aviv, sostenuta dalla complicità di Washington e dall’impotenza dell’Europa, ha dato un colpo, forse mortale, al maggiore ostacolo verso la guerra atomica: il regime di non proliferazione nucleare stabilito dal Trattato del 1970 (Tnp) e costruito pazientemente nei decenni successivi alla Guerra fredda. 

Israele ha commesso un delitto di proporzioni storiche. Bombardando le installazioni nucleari civili di uno Stato parte del Tnp, posto sotto il controllo dell’Agenzia Atomica di Vienna (Aiea), Netanyahu ha violato simultaneamente il diritto internazionale, la Carta Onu e ogni principio di proporzionalità. Ma l’aspetto più grave è che questo atto ha fornito all’Iran la giustificazione giuridica perfetta per ritirarsi dal Tnp e sviluppare armi nucleari in piena legalità internazionale. L’articolo 10 del Tnp permette il ritiro quando “eventi straordinari abbiano messo in pericolo gli interessi supremi” di uno Stato. È difficile immaginare evento più straordinario di un assalto militare. La Corea del Nord invocò lo stesso articolo nel 2003 per molto meno. E tre anni dopo aveva la bomba, in regime di legalità internazionale perché non si è mai riusciti a proibire l’atomica. 

L’Iran può ora citare un pesante attacco militare contro la sua sovranità territoriale e le sue installazioni militari legali. Netanyahu ha appena regalato all’Iran la strada legale verso l’arma nucleare. Gli Stati Uniti si sono resi complici di questa catastrofe diplomatica. La dichiarazione del Segretario di Stato Rubio di “non essere coinvolti” nell’attacco è farsesca: Israele non può operare senza il tacito consenso americano. Ma è la minaccia di Trump di altri attacchi “ancora più brutali” se l’Iran non firmerà l’accordo nucleare in discussione a rivelare la vera, demenziale strategia: costringere con la forza l’Iran a firmare un accordo che da adesso in poi non potrà firmare. Se l’Iran dovesse cedere all’ultimatum militare sui negoziati, si creerà un precedente terrificante: qualsiasi Stato nucleare potrà bombardare i vicini per ottenere concessioni politiche o per punirli. Quale fiducia potranno più riporre gli Stati non nucleari in un trattato che non è riuscito a proteggerli dall’aggressione militare proprio mentre rispettavano i loro obblighi internazionali? 

L’Iran, nonostante tutte le controversie degli ultimi anni, rimaneva sotto il regime di salvaguardia dell’Agenzia atomica. La bomba atomica era stata oggetto di una fatwa lanciata dai suoi leader supremi. I suoi impianti di arricchimento erano sottoposti a ispezioni internazionali. I suoi scienziati lavoravano in un contesto legale, seppur reso scomodo dalle sanzioni occidentali. Ucciderli significa aver trasformato il nucleare civile in un obiettivo militare, distruggendo – stile Gaza – una delle più importanti distinzioni del diritto internazionale. L’Europa sta assistendo impotente al crollo di un suo capolavoro politico e diplomatico. L’accordo del 2015 che toglieva le sanzioni e reintegrava Teheran nel contesto internazionale era il simbolo del multilateralismo europeo, una prova che l’Europa poteva essere un attore globale autonomo. L’accordo fu stracciato da Trump nel 2018, ma è rimasto in vigore dal lato europeo. Oggi, Francia, Germania e Regno Unito si limitano a timidi appelli alla “moderazione” mentre il loro capolavoro viene distrutto sotto i loro occhi. 

Questa impotenza europea non è soltanto strategica, è esistenziale. Se l’Europa non riesce a difendere il multilateralismo quando viene attaccato, quale è la sua ragion d’essere geopolitica? Il precedente è devastante: se uno Stato può bombardare le installazioni nucleari civili di un altro senza conseguenze, il Tnp è carta straccia. 

Il Consiglio di Sicurezza, paralizzato dai veti incrociati, starà a guardare come già fece con la Corea del Nord. Il risultato sarà una spirale di proliferazione nucleare che coinvolgerà Arabia Saudita, Turchia, Egitto e altri attori regionali. L’incubo che abbiamo evitato per settant’anni potrebbe diventare realtà. L’Iran ha ora 90 giorni per ritirarsi dal Tnp, e avrà il diritto internazionale dalla sua parte. Un Iran nucleare non sarà più un “regime canaglia”, ma uno Stato sovrano che si difende in un mondo dove la forza sembra avere, al momento, sostituito il diritto. 

Netanyahu, Trump e l’Europa hanno appena aperto il vaso di Pandora nucleare. Le conseguenze di questa irresponsabilità ricadranno sulle prossime generazioni.

Israele: l'euforia cede il passo alla paura dopo la pioggia di missili iraniani su Tel Aviv - Lubna Masarwa

Da: https://www.middleeasteye.net - Lubna Masarwa è una giornalista e responsabile dell'ufficio Palestina e Israele di Middle East Eye, con sede a Gerusalemme.


Gli israeliani raccontano di essere stati presi dalla paura dopo che gli attacchi iraniani hanno causato una distruzione diffusa a Tel Aviv e altrove 

Gli israeliani  hanno affermato che l'euforia iniziale per gli attacchi a sorpresa contro l'Iran ha lasciato il posto alla paura, dopo che i missili iraniani si sono schiantati sul centro di Tel Aviv e in altre parti di Israele, provocando devastazioni diffuse e uccidendo almeno tre persone.

Lampi arancioni brillanti hanno illuminato il cielo di Tel Aviv nelle prime ore di sabato, mentre i sistemi di difesa aerea israeliani sembravano aver abbattuto alcuni missili in arrivo.

Tuttavia, incendi e colonne di fumo sono stati visti in diverse zone di Tel Aviv, mentre sono state segnalate esplosioni anche a Gerusalemme.

Immagini e video verificati da Middle East Eye hanno mostrato condomini nella periferia di Tel Aviv e nella vicina città di Ramat Gan quasi completamente distrutti e, tra le macerie, i resti di diversi veicoli.

I servizi di emergenza hanno riferito nelle prime ore di sabato che almeno tre persone sono state uccise in Israele e più di 40 sono rimaste ferite. 

Da venerdì sarebbero più di 200 gli israeliani rimasti feriti.

La follia di una guerra con l'Iran - Chris Hedges

Da: https://chrishedges.substack.com - La Zona Grigia https://www.facebook.comChris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell'Ufficio per il Medio Oriente e dell'Ufficio balcanico per il giornale. In precedenza ha lavorato all'estero per The Dallas Morning News, The Christian Science Monitor e NPR. È il conduttore dello spettacolo RT America nominato agli Emmy Award On Contact. 

Leggi anche: IL GENOCIDIO IN STILE OCCIDENTALE - Chris Hedges 
L'ULTIMO CAPITOLO DEL GENOCIDIO - CHRIS HEDGES 

I neoconservatori che hanno orchestrato le guerre disastrose in Afghanistan, Iraq, Siria e Libia, e che non sono mai stati ritenuti responsabili dello sperpero di 8 trilioni di dollari dei contribuenti, nonché dei 69 miliardi di dollari sperperati in Ucraina, sembrano destinati a trascinarci in un altro fiasco militare con l'Iran.

L'Iran non è l'Iraq. L'Iran non è l'Afghanistan. L'Iran non è il Libano. L'Iran non è la Libia. L'Iran non è la Siria. L'Iran non è lo Yemen. L'Iran è il diciassettesimo paese più grande del mondo, con una superficie equivalente a quella dell'Europa occidentale. Ha una popolazione di quasi 90 milioni di abitanti – 10 volte più di Israele – e le sue risorse militari, così come le alleanze con Cina e Russia, lo rendono un avversario formidabile.

L'Iran ha lanciato oggi attacchi di rappresaglia contro Israele a seguito di ondate di attacchi israeliani che hanno colpito impianti nucleari e ucciso diversi alti comandanti militari iraniani e sei scienziati nucleari. Ci sono state decine di esplosioni sopra lo skyline di Tel Aviv e Gerusalemme. Esistono riprese video di almeno una grande esplosione al suolo a Tel Aviv, causata da un apparente attacco missilistico, e segnalazioni di altre esplosioni in una mezza dozzina di siti a Tel Aviv e dintorni.

"La nostra vendetta è appena iniziata, pagheranno a caro prezzo l'uccisione dei nostri comandanti, scienziati e personale", ha dichiarato a Reuters un alto funzionario iraniano. Il funzionario ha aggiunto che "nessun luogo in Israele sarà sicuro" e che "la nostra vendetta sarà dolorosa".

sabato 14 giugno 2025

Wang Wen: La Cina Sta Costruendo un Nuovo Ordine Mondiale


Nel corso di una lunga intervista con Glenn Diesen, Wang Wen esplora i «mutamenti secolari storici» in atto a livello geopolitico, tecnologico e istituzionale, illustrando come la Cina intenda guidare una profonda transizione globale ordinata verso il nuovo equilibrio mondiale.

                                                                           

Il 2 giugno 2025, Wang Wen, direttore dell’Istituto di Ricerca Finanziaria Chongyang e dell’Accademia di Leadership Globale presso l’Università del Popolo della Cina, ha rilasciato un’intervista su YouTube a Glenn Diesen, professore di Relazioni Internazionali alla Southeast University of Norway e noto politologo. Nel corso del dialogo sono stati approfonditi temi quali la storica trasformazione dell’ordine mondiale, la ricostruzione del sistema internazionale e il significato globale del grande risveglio della nazione cinese. Dopo la sua pubblicazione online, l’intervista ha rapidamente catturato l’attenzione mondiale ed è stata tradotta in otto lingue diverse, tra cui spagnolo, russo, francese, tedesco, portoghese, italiano e giapponese. Ad oggi ha raccolto oltre 300 commenti internazionali. Utenti provenienti da background culturali differenti hanno intrapreso vivaci discussioni sul percorso di sviluppo cinese e sull’innovazione nella governance globale. Di seguito trovate raccolti e tradotti in italiano i contenuti originali dell’intervista e il video sia in inglese che in italiano.

Glenn Diesen: Ciao a tutti e benvenuti. Oggi sono insieme a Wang Wen, professore e direttore dell’Istituto di Studi Finanziari Chongyang presso l’Università del Popolo della Cina. Lei è anche vicedirettore della Silk Road School, oltre a ricoprire numerosi altri incarichi. Non so come faccia a gestire tutto così brillantemente, complimenti e, naturalmente, benvenuto al programma.

Wang Wen: Grazie, professor Diesen. È da tanto che non ci vediamo. Sono molto onorato di partecipare al suo programma.

venerdì 13 giugno 2025

Una lettura marxista della dottrina sociale della Chiesa nell’ultimo libro di Roberto Fineschi - Ascanio Bernardeschi

Da: https://futurasocieta.com - Ascanio Bernardeschi collabora con UniGramsci (Pisa), La Città futura e Futura Società [(APPROFONDIMENTI TEORICI (UNIGRAMSCI)]. 
Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!). 


L’intervista ad uno dei maggiori filosofi marxisti viventi sul suo recente lavoro Da Pio IX a Leone XIV. Prospettive marxiste sulla dottrina sociale della Chiesaper aprire una riflessione critica sull’evoluzione del pensiero e del “magistero” cattolico.

L’elezione del nuovo papa ha innescato la gara fra i commentatori per qualificare questo nuovo pontificato. Riteniamo che saranno i fatti a poter dare un giudizio informato, anche se le premesse non ci paiono promettenti a partire proprio dalla decisione di assumere del nome di Leone come richiamo all’autore della Rerum Novarum. Se, infatti, questa scelta viene da molti, forse dai più, vista come un’attenzione alla questione sociale che con quell’enciclica la Chiesa affrontava per la prima volta, non deve sfuggirci, invece, il carattere antisocialista di quel documento che vedeva come un elemento di natura la proprietà privata dei mezzi di produzione e, di conseguenza, contro natura le aspirazioni socialistiche e si poneva l’obiettivo di arginare il montante movimento delle classi lavoratrici proponendo palliativi alla terribile condizione dei lavoratori.

Vorremmo parlarne con Roberto Fineschi, fra i maggiori filosofi marxisti viventi, il quale recentemente ha pubblicato un libro che definisce come “rimaneggiamento di articoli recenti e passati” ma che, in realtà, affronta abbastanza sistematicamente il tema dell’evoluzione della dottrina cattolica attraverso i vari papi, da Pio IX in poi, con una intera parte opportunamente dedicata al solo papa Ratzinger. In un’altra, la prima, affronta il tema della dottrina sociale della Chiesa.

giovedì 12 giugno 2025

Il costo dell’energia, spiegato in termini non complicati - Massimo Zucchetti

Da: https://zucchett.wordpress.com - Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti 

Vedi anche: I rischi inaccettabili di una guerra nucleare - Massimo Zucchetti
Figura 1 [3,4]

La valutazione del “costo” dell’energia – da sempre aspetto fondamentale – si è negli anni recenti arricchita di nuove tecniche, che tengono in conto il più possibile del “costo reale”, includendo l’intero ciclo di vita [1,2]. La figura 1 soprastante [3,4] ci fornisce il quadro in una sola occhiata: le energie rinnovabili, in questo secolo, ci hanno fatto la sorpresa di diventare la via più economica per produrre energia elettrica. Anche senza parlare di impatto ambientale, clima, rischi, eccetera. Badando soltanto al vil denaro. Questa breve analisi tratta dei costi di generazione di elettricità da diverse fonti [5-9], analizzando metriche come il costo livellato dell’elettricità e i fattori che influenzano i costi.

Costi di Generazione Elettrica

mercoledì 11 giugno 2025

Il Partito comunista - Antonio Gramsci

Da: https://futurasocieta.org - https://www.marxists.org/italiano/gramsci/20/partitocomunista.htm[Archivio Gramsci] - Tratto da «L'Ordine Nuovo», 9 ottobre 1920 - 

Leggi anche: "I partiti e la massa"* di Antonio Gramsci – a cura di Giorgio Gattei  

Antonio Gramsci. Ritratto di un rivoluzionario - Angelo D'Orsi 

Su Gramsci e la fondazione del Pci - PIERO GOBETTI 

Gramsci. Eretico e comunista - Rossana Rossanda 

(...) Il Partito comunista è lo strumento e la forma storica del processo di intima liberazione per cui l’operaio da esecutore diviene iniziatore, da massa diviene capo e guida, da braccio diviene cervello e volontà; nella formazione del Partito comunista è dato cogliere il germe della libertà che avrà il suo sviluppo e la sua piena espansione dopo che lo Stato operaio avrà organizzato le condizioni materiali necessarie.



Il Partito comunista, anche come mera organizzazione si è rivelato forma particolare della rivoluzione proletaria. 

Nessuna rivoluzione del passato ha conosciuto i partiti; essi sono nati dopo la rivoluzione borghese e si sono decomposti nel terreno della democrazia parlamentare. Anche in questo campo si è verificata l’idea marxista che il capitalismo crea forze che poi non riesce a dominare.

I partiti democratici servivano a indicare uomini politici di valore e a farli trionfare nella concorrenza politica; oggi gli uomini di governo sono imposti dalle banche, dai grandi giornali, dalle associazioni industriali; i partiti si sono decomposti in una molteplicità di cricche personali. 

Il Partito comunista, sorgendo dalle ceneri dei partiti socialisti, ripudia le sue origini democratiche e parlamentari e rivela i suoi caratteri essenziali che sono originali nella storia: la rivoluzione russa è la rivoluzione compiuta dagli uomini organizzati nel Partito comunista, che nel partito si sono plasmati una personalità nuova, hanno acquistato nuovi sentimenti, hanno realizzato una vita morale che tende a divenire coscienza universale e fine per tutti gli uomini.

I partiti politici sono il riflesso e la nomenclatura delle classi sociali. Essi sorgono, si sviluppano, si decompongono, si rinnovano, a seconda che i diversi strati delle classi sociali in lotta subiscono spostamenti di reale portata storica, vedono radicalmente mutate le loro condizioni di esistenza e di sviluppo, acquistano una maggiore e più chiara consapevolezza di sé e dei propri vitali interessi. 

martedì 10 giugno 2025

Nell’UE nulla ha più successo di un fallimento grossolano: il caso sorprendente di Ursula von der Leyen - Yanis Varoufakis

Da: https://www.yanisvaroufakis.eu - Yanis Varoufakis è un economista, accademico e politico greco naturalizzato australiano. - Jeffrey Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres.


Fallimento, corruzione e guerrafondaismo: Ursula von der Leyen riceve il Premio Internazionale Carlo Magno di Aquisgrana per il suo contributo all'Unione Europea, perché in Europa il fallimento totale non è solo tollerato, ma celebrato!


È uno dei piaceri proibiti della vita quando i propri cinici pregiudizi vengono confermati. Uno di quei momenti, in cui mi sono concesso una lunga, fragorosa risata, è arrivato quando è uscita la notizia che Ursula von der Leyen aveva ricevuto il Premio Internazionale Carlo Magno di Aquisgrana per "i suoi servizi all'unità degli Stati membri, nel contenimento della pandemia, per l'unità della determinazione dell'Unione a difendersi dalla Russia, e per l'impulso verso il Green Deal" (Transizione Ecologica). Ormai era ufficiale: a Bruxelles, nulla ha più successo di un fallimento grossolano e, peggio ancora, nulla viene ricompensato più generosamente della corruzione.

Permettetemi di iniziare con la motivazione del Premio di cui sopra: l'"impulso verso il Green Deal" della signora von der Leyen. Ma sono seri? Gli storici del futuro si concentreranno sul cosiddetto Green Deal come esempio di ciò che non va nell'Unione Europea: fumo e specchi mascherati da maestose iniziative politiche. In effetti, quando fu annunciato, e dopo averlo studiato attentamente, mi affrettai a pubblicare un articolo sul Guardian per mettere in guardia dal Green Deal per due motivi: in primo luogo, i fondi che prometteva di investire nella Transizione Ecologica semplicemente non c'erano e, in secondo luogo, l'accordo annunciato era piuttosto sfacciato, in quanto mirava a un ecologismo di facciata ben più che a un'Europa più verde. Quattro anni dopo, il Green Deal fu dichiarato un fallimento totale e fu abbandonato senza tante cerimonie a favore del successivo elefante bianco di Ursula von der Leyen: la follia di costruire un complesso militare-industriale europeo con i nomi in codice Re-Arm Europe o SAFE.

lunedì 9 giugno 2025

Sul carattere utopico di «Stato e rivoluzione» - Marco Riformetti

Da: https://www.antiper.org - Marco Riformetti (https://www.antiper.org/archive/interventi/riformetti-lenin-tesi.pdf

Da Marco Riformetti, Lenin e la filosofia politica di Stato e rivoluzione, Tesi di laurea in filosofia, Pisa, 2017 


Stato e rivoluzione è stato accusato di fare “l’elogio della dittatura” e al tempo stesso di essere un testo anarchico e utopistico. Per esempio, è stato accusato di aver mutuato le sue concezioni fondamentali dal socialismo utopistico pre-marxista (Fourier, Saint Simon) per tramite delle riflessioni engelsiane della maturità (L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato e l’Anti-Duhring)

“erano quattro gli elementi del pensiero politico di Fourier che lo avevano influenzato in modo permanente. Questi elementi erano: (1) il pieno sviluppo delle capacità umane; (2) la fine della divisione sociale del lavoro; (3) la fine dell’esistenza di classi sociali basate sulla proprietà privata; (4) la fine dello Stato” [1]

Levine pone il problema del (presunto) carattere positivistico del pensiero di Engels (e di quello di Lenin) che risiederebbe nella sua fiducia nel ruolo della scienza

“Saint-Simon era un positivista sociale, le cui radici risalgono a Cordorcet e proseguono verso Comte. Egli credeva in una società sotto il controllo di una aristocrazia scientifica. Era un “platonico” tecnologico e sentiva che solo una elite scientifica avrebbe potuto produrre abbondanza economica e di conseguenza abolire la povertà […] Le influenze fourieriste e saintsimoniane furono espresse nel modo più chiaro nell’Anti-Dühring di Engels, punto di passaggio nel loro viaggio verso Lenin e specialmente verso il suo Stato e rivoluzione .”[2]

In effetti, si può affermare che il marxismo ripone grande fiducia nello sviluppo scientifico e tecnologico e potremmo addirittura dire che il marxismo considera il comunismo possibile solo grazie all’apporto fondamentale del livello più avanzato di sviluppo scientifico e tecnologico, in una concezione diametralmente opposta a quella di un certo neo-primitivismo anarchico [3]). Ma avere fiducia nel ruolo della scienza e considerare la scienza fondamentale nella vita degli uomini non è affatto sintomo di “positivismo” perché nel marxismo questa fiducia è sempre strettamente condizionata al controllo umano sulla scienza. Positivistica sarebbe invece l’idea che il bene dell’umanità possa realizzarsi per effetto del “laissez-faire tecnocratico” in quanto lo sviluppo scientifico e tecnologico avrebbe “in sé” la capacità di produrre “progresso”.

Cosa afferma Lenin a questo proposito?

“Fino a quando vivremo in un paese di piccoli contadini, esisterà in Russia, per il capitalismo, una base economica più solida che per il comunismo. [Il nemico] si appoggia sulla piccola azienda, e per poterlo scalzare c’è un solo mezzo: dare all’economia del paese, agricoltura compresa, una nuova base tecnica, la base tecnica della grande produzione moderna. Solo l’elettricità fornisce tale base. Il comunismo è il potere sovietico più l’elettrificazione di tutto il paese. […] Solo quando il paese sarà elettrificato, quando avremo dato all’industria, all’agricoltura e ai trasporti la base tecnica della grande industria moderna, solo allora vinceremo definitivamente.” [4]

Interessante, a questo proposito la riflessione di Slavoj Žižek

“La lezione ultima del monopolio Microsoft appare in fondo molto simile a quella suggerita da Lenin: anziché combatterne la dimensione monopolistica attraverso gli apparati dello Stato (pensate alla sentenza che impone a Microsoft di dividersi), non sarebbe più logico limitarsi a socializzarla, a renderla più aperta e accessibile? Oggi la tentazione è di riformulare il famosissimo motto di Lenin “Socialismo = elettricità + il potere ai Soviet” in “Socialismo = libero accesso a Internet + il potere ai Soviet” – e il secondo elemento della relazione diventa cruciale, perché indica l’unica forma di organizzazione sociale al cui interno Internet può davvero sviluppare il proprio potenziale liberatorio, e senza la quale sarebbe inevitabile una regressione a una versione aggiornata del più crudo determinismo tecnologico” [5]

La fiducia marxista nella possibilità di un uso “umanistico” di certe macchine, ovvero di un loro uso a favore dell’uomo – e non del capitale – è stata talvolta guardata con sospetto da alcuni filosofi che hanno inteso mettere in guardia dagli effetti nefasti di ciò che viene presentato come “progresso scientifico” e che spesso “progressivo” [6] non è per nulla (un “sospetto” ben più che legittimo in un mondo che ha usato la razionalità tecnico-scientifica per produrre Auschwitz o Hiroshima [7] o per produrre quegli effetti nefasti sull’ecosistema che sono al centro degli studi sull’Antropocene [8]).

Note

[1] Levine [1985], trad. mia: “there were four elements of Fourier’s political thinking which permanently influenced him. These elements were: (1) the full development of human talents; (2) the end of the social division of labor; (3) the end of social classes based upon the ownership of private property; (4) the end of the state”.

[2] Levine, Ibidem, trad. mia:“Saint-Simon was a social positivist, whose roots return to Cordorcet and continue on to Comte. He believed in a society under the control of scientific aristocracy. He was a technological Platonist who felt that only a scientific elite could produce economic abundance and therefore abolish poverty […] The Fourierist and Saint-Simonian traditions were most clearly expressed in Engels’ Anti-Dühring as their transit point on their journey into Lenin, specifically his State and Revolution.”.

[3] Cfr. Zerzan [2004], Kaczynski [1997], Thoreau [1988].

[4] Cfr. Lenin [26].

[5] Žižek [2003], pag. 115.

[6] Cfr., a titolo di esempio, Adorno-Horkheimer [2010].

[7] Cfr. Anders [2007] e Anders [2016].

[8] Cfr. Moore [2017], Haraway [2016], Angus [2016].