domenica 11 agosto 2024

Fidel CASTRO racconta ERNESTO CHE GUEVARA - GIANNI MINA' (Intervista del 1987)

Da: Tracce Di Classe - Gianni Minà (Torino, 17 maggio 1938 – Roma, 27 marzo 2023) è stato un giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. E' stato editore e direttore della rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo dal 2000 al 2015 ed è stato direttore della collana di Sperling & Kupfer Continente desaparecido, dedicata a realtà e autori latinoamericani. Ha pubblicato numerosi libri sull'America Latina


                                                                           

sabato 10 agosto 2024

"Oppenheimer, Putin e altre storie sulla bomba" - Francesco Dall'Aglio

Da: Università Popolare Antonio Gramsci - Francesco Dall'Aglio, medievista, ricercatore presso l'Istituto di Studi Storici al dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria). Esperto di est Europa e di questioni strategico-militari, è diventato un seguito commentatore sul canale Ottolina.tv e autore di War Room - Russia, Ucraina, NATO un canale telegram molto seguito su questi argomenti. 


Con l'autore del libro, ricercatore presso l'Istituto degli studi storici dell'Accademia delle scienze di Sofia, presentiamo il suo ultimo libro, scritto con Carlo Ziviello, pubblicato da 
Ad est dell'Equatore, da cui emergono tutti gli attuali rischi di un conflitto nucleare. 
                                                                                                                                              


giovedì 8 agosto 2024

Michael Heinrich, La scienza del valore - Ascanio Bernardeschi

Da: https://www.dialetticaefilosofia.it - Ascanio Bernardeschi collabora con UniGramsci (Pisa) e La Città futura. 

Michael Heinrich, matematico e scienziato sociale, ha insegnato alle università di Vienna, Berlino e Nanjing; è stato membro del comitato di redazione della rivista “PROKLA” e ha collaborato alla edizione storico-critica delle opere di Marx ed Engels (MEGA2). Oltre a Die Wissenschaft vom Wert, ha pubblicato diverse monografie dedicate all’introduzione e al commento del Capitale di Marx. Nel 2018 è uscito il primo volume della sua biografia di Marx. 

Per chi voglia seguire dal vivo una delle numerose presentazioni del volume in oggetto, ne elenchiamo qui alcune particolarmente significative. Disponibili on line ai seguenti link: 

- a cura del Centro Riforma Stato: 

https://youtu.be/Ls5y44PnuCM?si=0KgRVbZ8Mt7hxq9c 

- a cura della Fondazione Lelio e Lisli Basso: 

https://www.youtube.com/watch?v=wao_zAVejH4&t=6961s 

- a cura di TCS- Teoria critica della società- Università Bicocca: 

1) https://youtu.be/6JYZms3nysQ?si=D7x6yaj4YkJ4m2-p 

2) https://youtu.be/0revfI1sDoM?si=ZAKhCOmmlfMtSSdZ 


Michael Heinrich, La scienza del valore. La critica marxiana dell’economia politica tra rivoluzione scientifica e tradizione classica, a cura di Riccardo Bellofiore e Stefano Breda, tr. it. di Stefano Breda, Pgreco edizioni, Milano 2023, pp. 559, € 26,60. 


Per troppi anni in Italia non sono circolati adeguatamente gli importantissimi studi che si basano sulla nuova edizione critica delle opere di Marx ed Engels (Mega2 ). Una significativa rottura di questo assordante silenzio vi fu nel 2001 con la pubblicazione da parte di Roberto Fineschi di Ripartire da Marx, di cui recentemente è uscita un’edizione aggiornata intitolata La logica del capitale (Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press, Napoli 2021). Sempre Fineschi ha curato la pregevole nuova edizione del primo libro del Capitale includente un volume di apparati che documenta importanti varianti fra le varie edizioni. Naturalmente vi sono stati altri saggi in materia di autori italiani, ma la prima traduzione importante di un’opera di uno studioso straniero mi pare sia il quasi introvabile Dialettica della forma di valore, di Hans Georg Backhaus (Editori Riuniti, Roma 2009). C’è pertanto da salutare con soddisfazione l’uscita, verso la fine del 2023, della traduzione di un grande lavoro di Michael Heinrich, la cui prima edizione in tedesco risale al 1991, poi rivisitata notevolmente in successive edizioni: Die Wissenschaft vom Wert. Die Marxsche Kritik der politischen Ökonomie zwischen wissenschaftlicher Revolution und klassischer Tradition. Breda ci avverte opportunamente che la traduzione di Wissenschaft con scienza non dà conto completamente del significato originale e potrebbe indurre il lettore a un accostamento alle scienze esatte, mentre il termine tedesco è usato per indicare in generale attività sistematiche per la produzione di conoscenza. Basti pensare – esemplifico – al titolo della grandiosa opera di Hegel, Die Wissenschaft der Logik, la nota Scienza della logica

Il libro premette corpose note introduttive a cura di Riccardo Bellofiore, che in realtà costituiscono un saggio nel saggio. Bellofiore si confronta con gli elementi portanti del lavoro heinrichiano, come in un dialogo a distanza. L’elemento più significativo trattato è il rapporto tra denaro, valore e prezzo nella teoria del capitale, con la concettualizzazione del lavoro salariato e della moneta-credito, in linea con diversi altri recenti scritti del co-curatore. Altri aspetti sono la caduta tendenziale del saggio del profitto e le crisi. Non c’è spazio in questa sede neppure per illustrare per sommi capi questi interessanti spunti; mi basta dire che se egli si dichiara “critico simpatetico” del lavoro di Heinrich, altrettanto potrei collocarmi io nei confronti di Bellofiore. In un’altra nota introduttiva, Vittorio Morfino si concentra sul rapporto fra Heinrich e Louis Althusser, e lo fa rivisitando accuratamente vari passi dei più importanti lavori del filosofo francese. Nella nota si sostiene che alcuni concetti althusseriani costituiscono il punto di partenza di Heinrich, che gli permette di individuare un campo teorico comune ai classici e ai neoclassici (antropologismo, individualismo, astoricità e empirismo), oltre che di cogliere l’importanza della rottura marxiana con questo campo. 

mercoledì 7 agosto 2024

Il Nuovo Fronte popolare e le sue contraddizioni - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lantidiplomatico.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it).



Il panorama politico francese è sempre più interessante di quello italiano così di basso livello e così insignificante sul piano internazionale. Le ultime vicende elettorali francesi presentano una serie di elementi da analizzare a fondo, se vogliamo comprendere quale percorso intraprendere per uscire da quella palude, nella quale è semiaffogata quella che pretende chiamarsi sinistra di classe, forse nemmeno sapendo, come certi intellettuali alla moda, cosa sia effettivamente una classe sulla cui natura continuano ad interrogarsi.

Vediamo di ricostruire gli eventi di questa complicata vicenda che vede vari protagonisti in primo piano e sullo sfondo, cominciando dagli avvenimenti finali.

Martedì 23 luglio, dopo lunghe ed estenuanti trattative, data la natura ibrida del Nuovo Fronte Popolare (vero problema teorico e pratico della sinistra di classe), questo ha proposto Lucie Castets come primo ministro, personaggio alquanto sconosciuto, funzionario di altissimo livello dello Stato francese (énarque) consigliere economico del sindaco socialista di Parigi. In precedenza era stata rifiutata la candidatura di Laurence Tubiana, una diplomatica indipendente per il clima, sostenuta dai Verdi e del Partito Comunista, che già pensava ad un accordo con il Fronte dei Repubblicani. Poi è stata proposta Huguette Bello del PCF, considerata troppo estremista dalla destra della LFI e quindi scartata.

Chi pensa male (e secondo Andreotti ha ragione) ritiene che la nomina della Castets sia una buona mediazione, accettabile da parte di Marcon, che però per ora ha dichiarato di non prendere in considerazione. Pur sostenitrice dei servizi pubblici, secondo alcuni la su menzionata gentile signora sarebbe pronta a non battersi fino in fondo per realizzare il programma del NFP, già alquanto insoddisfacente soprattutto riguardo la politica estera.

martedì 6 agosto 2024

Hiroshima - les images inconnues

"Oppenheimer, Putin e altre storie sulla bomba" - Francesco Dall'Aglio

Il 6 agosto 1945, alle 8:15, un lampo luminoso infiammò il cielo sopra Hiroshima. Una gigantesca colonna di fumo si alza sopra la città. La prima bomba nucleare della storia è stata appena sganciata sulla più grande metropoli del Giappone occidentale. Questo nuovo documentario mostra questa tragedia dall'interno utilizzando le foto scattate quel giorno. 

                                                                         

domenica 4 agosto 2024

“Biden, trump o harris poco cambia: è già tutto deciso” - Riccardo Antoniucci intervista Jeffrey Sachs

Da: ilfattoquotidiano.it - Jeffrey D Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres. - Riccardo Antoniucci, Filosofo. Dal 2013 al 2016 è stato responsabile comunicazione e ufficio stampa per la casa editrice DeriveApprodi. Attualmente continua a lavorare nello stesso ambito come freelance, collaborando, tra gli altri, con le case editrici manifestolibri e Stampa Alternativa. Traduce dal francese ed è animatore della rubrica Francesismi per il blog filosofico di Micromega Il rasoio di Occam 

Leggi anche: Sachs: «Il grande errore degli Stati Uniti è credere che la Nato sconfiggerà la Russia» - Federico Fubini 

Come l’America si “vende” i nemici - Jeffrey Sachs  


Jeffrey Sachs - L’economista di Harvard e Columbia al “Fatto”: “Finché gli Stati Uniti continuano a parlare di Kiev nella Nato, non ci sarà nessuna pace

Ucraina, Cina, Medio Oriente. C’è una radice comune in questi conflitti, Jeffrey Sachs ne è certo, e porta a Washington. In particolare, alla Washington degli anni 90, dove è nata la dottrina neocon degli Stati Uniti come unica potenza globale: “L’arroganza americana e l’illusione dell’unipolarismo hanno reso il mondo meno sicuro”, afferma l’economista di Harvard e Columbia, pensatore controcorrente rispetto al mainstream accademico Usa. Ospite della scuola del Fatto, Sachs illustra il concetto citando il Doomsday Clock, l’orologio dell’Apocalisse ideato dal Bulletin of the Atomic Scientists: “Nel 1992 le lancette erano a 17 minuti dalla mezzanotte. Poi Clinton ha allargato la Nato, Bush ha invaso l’Iraq, Obama la Siria e la Libia, oltre a rovesciare Yanukovich in Ucraina, e Trump è uscito dal trattato sui missili nucleari a medio raggio. Ora siamo a 90 secondi dalla fine”. 


Professore, a due anni e mezzo dall’invasione russa dell’Ucraina il fronte è fermo, Volodymyr Zelensky dice che rilancerà il suo piano di pace a novembre, Mosca lo ha già bocciato. Un accordo è possibile? 

Il conflitto è iniziato dieci anni fa, con il rovesciamento di Viktor Yanukovich nel 2014 attivamente operato dagli Stati Uniti. Nel 2022 c’è stata una drammatica escalation. Questa guerra si sarebbe potuta evitare se gli Usa non avessero spinto per l’allargamento della Nato a est, nonostante i ripetuti allarmi della Russia. E dopo il 24 febbraio, si sarebbe potuta chiudere in poche settimane: Russia e Ucraina erano vicine a un accordo, poi Washington si è messa di traverso dicendo a Kiev di non scendere a patti con i russi, promettendo in cambio l’ingresso nella Nato. È un progetto che gli Usa hanno dagli anni 90, sbagliato fin dall’inizio. Gli europei lo sapevano, dietro le quinte lo dicevano, ma si sono allineati. Ora eccoci davanti alla tragedia: Kiev ha perso probabilmente 500 mila uomini e gli Usa continuano a dire che entrerà nella Nato, il che fa continuare la guerra. Dicevano lo stesso in Vietnam, in Iraq e in Afghanistan, sappiamo com’è finita. La strada per la pace è semplice: la Nato deve accettare la neutralità dell’Ucraina e la Russia deve fermare la guerra. Non succederà finché continuiamo a parlare di portare l’Ucraina nell’Alleanza. 

Il dispiegamento di missili americani a lungo raggio in Germania dal 2026 ha suscitato le ire della Russia. C’è il rischio che l’escalation vada oltre il verbale? 

sabato 3 agosto 2024

L’ecosocialismo di Karl Marx di Kohei Saito - Francesco Saverio Oliverio

Da: https://www.leparoleelecose.it - Ecologie della trasformazione, rubrica a cura di Emanuele Leonardi e Giulia Arrighetti - Francesco Saverio OliverioUniversità della Calabria, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. 

Leggi anche: IL MARX DI DAVID HARVEY - Giorgio Cesarale

Un dialogo sull’imperialismo: David Harvey e Utsa e Prabhat Patnaik. - Alessandro Visalli 

Il neoliberismo è un progetto politico*- B. S. Risager intervista David Harvey 

https://traduzionimarxiste.wordpress.com/2019/07/08/intervista-a-utsa-patnaik-storia-agraria-e-imperialismo 

La migrazione come rivolta contro il capitale*- Prabhat Patnaik





L’ecosocialismo di Karl Marx di Kohei Saito è comparso in lingua italiana per i tipi di Castelvecchi nell’ottobre 2023 [1]. La pubblicazione in lingua inglese risale al 2017, l’editore fu la Monthly Review Press [2]. Saito è filosofo del pensiero economico, professore all’Università di Tokyo; il suo nome è giunto al grande pubblico grazie al boom di vendite del successivo Capital in the Antropocene (Ed. Shueisha, 2020) vincitore dell’Asia Book Award del 2021 nella categoria dei libri con un gran numero di lettori che colgono con acutezza i cambiamenti della società moderna. 


L’autore – sin dalle pagine introduttive – si immerge nel dibattito che ha attraversato le opere di Marx, in particolare in merito all’ecologismo. Il rivoluzionario di Treviri è stato criticato – ricorda Saito – a partire dagli anni Settanta anche dall’emergente movimento ambientalista per il suo “prometeismo” ovvero per il suo elogio al progresso delle forze produttive e anche in campo sociologico non sono mancate voci autorevoli – come quella di Anthony Giddens – che hanno condiviso lo stereotipo secondo il quale in Marx lo sviluppo tecnologico avrebbe permesso di manipolare la natura.

 

Proprio l’emergere delle preoccupazioni per le sorti dell’ecosistema – poste dal noto rapporto Limits to Growth nel 1972 nei termini di un prossimo raggiungimento dei limiti naturali se la linea di sviluppo fosse continuata inalterata in alcuni settori strategici come l’industrializzazione e la produzione alimentare [3] – e la nascita dei movimenti ambientalisti hanno posto alla tradizione di pensiero marxista delle sfide importanti, in primis quella di individuare gli elementi teorici con cui aggredire problemi nuovi. Si trattava di recuperare e costruire un’immaginazione socialista sull’ecosistema


Il pensiero socialista sull’ambiente si è sviluppato – argomenta Saito – in due fasi: una prima che desiste dal riscontrare un’ecologia in Marx o che, seppure ne riconosca l’esistenza, ne disconosce la rilevanza per l’oggi poiché formatasi in un contesto storico diverso. Sono riconducibili alla prima fase ecosocialista autori come André Gorz, Michael Löwy, James O’Connor o sostenitori più recenti come Joel Kovel. Questi autori hanno comunque lavorato – seppur in modi diversi – per sviluppare una proposta di transizione ecologica anche attraverso il metodo di Marx. Una seconda fase, con autori come John Bellamy Foster e Paul Burkett, che «analizzano le crisi ambientali come una contraddizione del capitalismo basata sulla “frattura metabolica”» (p. 10) con l’obiettivo di avvalorare la robustezza dell’ecologia di Marx. Foster, nel suo contributo al libro Marx Revival (Donzelli, 2019) curato da Marcello Musto, segnala anche una terza fase dell’ecosocialismo legata ai movimenti ambientalisti globali dei primi decenni del nostro secolo [4]. Ci sono poi i critici della teoria della frattura metabolica come Jason W. Moore che, dice Saito, lamentano che l’ecologia di Marx può tuttalpiù far emergere che il capitalismo sia deleterio per la natura.

giovedì 1 agosto 2024

Rivoluzioni colorate. Genesi, applicazione e crisi di uno strumento di guerra ibrida - Laura Ruggeri

Da: https://laura-ruggeri.medium.com - Laura Ruggeri Ricercatrice e scrittrice indipendente, residente a Hong Kong dal 1997. Lenta e analitica su Medium, veloce e furiosa su Telegram https://t.me/LauraRuHK 



(Relazione presentata ad un convegno in Umbria, 29 giugno 2024)

Immagino che tutti voi sappiate che cosa si intende quando si parla di rivoluzioni colorate e possiate elencarne almeno alcune. In realtà la lista è molto lunga visto che uno dei teorici di queste rivoluzioni, Gene Sharp, scrive il suo libro The Politics of Nonviolent Action (La politica dell'azione nonviolenta ) già nel 1973. Quel libro si basava su una ricerca che Sharp aveva condotto quando studiava ad Harvard alla fine degli anni Sessanta e che era stata finanziata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. A quel tempo l'Università di Harvard era l'epicentro dell'establishment intellettuale della Guerra Fredda — vi insegnavano Henry Kissinger, Samuel Huntington, Zbigniew Brzezenski. E anche la CIA era di casa.

A prima vista potrebbe sembrare strano che i temi su cui lavorava Gene Sharp fossero di grande interesse sia per la CIA che per il Dipartimento della Difesa. In realtà non è strano per nulla. Organizzare la società civile per usarla come un esercito irregolare avrebbe permesso di attaccare il nemico sul proprio terreno invece di scatenare un conflitto militare, opzione troppo pericolosa per gli USA dal momento che l'Unione Sovietica era una potenza nucleare. Un cambio di regime permetterebbe di raggiungere gli obiettivi desiderati ma senza il rischio di un'escalation militare. Ricordiamo che la sconfitta subita in Vietnam era ancora cocente e aveva lasciato una ferita profonda nella psiche degli americani, l'opinione pubblica era fermamente contraria all'idea di sacrificare in guerra un'intera generazione.

E così assistiamo ad un fenomeno interessante: dalla fine degli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta il budget destinato all'intelligence cresce a ritmi ancora più sostenuti del budget militare.

martedì 30 luglio 2024

Incontro con Roberto Fineschi

antropocene - https://www.antropocene.org - Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!).


Il video dell'incontro con Roberto Fineschi, curatore della nuova edizione del primo libro del Capitale
pubblicata da Einaudi Editore, nella collana I Millenni.

                                                                         

domenica 28 luglio 2024

Sincretismi vitali a Cuba: contraddizioni sociali e processi simbolici - Alessandra Ciattini

Da: https://giuliochinappi.wordpress.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). 


Le sacre icone forniscono una realtà palpabile a una comunità per altro verso immaginaria. L’interessante approfondimento di Alessandra Ciattini sulle pratiche religiose a Cuba. 


Nella letteratura antropologica e storico-religiosa ci si avvale spesso del termine “sincretismo”, inteso in modi diversi. Secondo Droogers (1989), le definizioni oggettive del termine si riferiscono a tradizioni culturali e religiose difformi che si incontrano in un determinato contesto storico-sociale e si mescolano fino a dar vita a forme diverse, con distinti gradi di sincretizzazione più o meno profondi (Marzal 1985). Le definizioni soggettive invece contengono spesso giudizi di valore imperniati sulla condanna dell’incontro e della fusione di religioni di origine diversa: basti pensare alla teologia cristiana che considera pericolosa ogni forma di sincretismo, che contaminerebbe la purezza originaria della vera religione rivelata. Ovviamente, come osserva Droogers, la distinzione tra definizioni oggettive e soggettive non è netta, e possiamo trovare caratteri soggettivi in quelle oggettive e viceversa. Di fatto non esiste un accordo scientifico sulla nozione di sincretismo e perciò possiamo usarla solo se la definiamo a partire da una teoria dei fenomeni sincretici e delle condizioni storico-sociali in cui si formano e si sviluppano. Gli esempi cubani qui analizzati mostrano un sincretismo strettamente legato alle contraddizioni della vita sociale. In molti casi esso tenta di risolvere queste contraddizioni, come sottolineano i funzionalisti, in altri la produzione di una sintesi culturale (Stewart e Shaw 1994) rinvia ad una soluzione simbolica e ideologica senza incidere sulle trasformazioni reali. Un’impostazione dialettica ci permette di identificare e di interpretare gli aspetti contraddittori dei fenomeni sociali.

sabato 27 luglio 2024

Imperialismo e Jhad - R. Caputo intervista M. BRIGNOLI

Da: Tracce Di Classe - Maurizio Brignoli, redattore della rivista "La Contraddizione" (https://rivistacontraddizione.wordpress.com). 


                                                                          

vedi anche: M. BRIGNOLI. "Breve storia dell'imperialismo" . Intervista R. Caputo de "La Citta' Futura"

La costante collusione fra imperialismo occidentale e terrorismo islamico (https://www.youtube.com/watch?v=ZdkAfGgSFeI). 

giovedì 25 luglio 2024

L’onda lunga della crisi del marxismo (tra prassi e teoria) - Roberto Fineschi

Da: "https://www.dialetticaefilosofia.it/"  dedicato a Il marxismo italiano nella crisi degli anni Settanta, a cura di C. M. Fabiani. - Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!).

Leggi anche: Calvino è stato marxista. In memoriam - Roberto Fineschi 

Abbozzo di riflessione sul PCI e sulla sua crisi - Roberto Fineschi 

Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi 

Epoca, fasi storiche, Capitalismi - Roberto Fineschi 

Chi critica la critica? Alla ricerca di soggetti storici - Roberto Fineschi 

Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi 

Cosa diceva Berlinguer: discorso al "Convegno degli intellettuali" (1977) 

Sul compromesso storico - Aldo Natoli 

L’ACQUA PESANTE E IL BAMBINO LEGGERO*- Gianfranco Pala 

La crisi marxista del Novecento: un’ipotesi d’interpretazione*- Stefano Garroni 

La missione morale del Partito comunista - György Lukács

Comunisti, oggi. Il Partito e la sua visione del mondo. - Hans Heinz Holz.

Vedi anche: Per un nuovo Marx - Giovanni Sgrò, Roberto Fineschi 

La filosofia hegeliana del diritto è ancora attuale? - Roberto Fineschi ne discute con Giorgio Cesarale 

sullo scritto di Ernesto Che Guevara "L'uomo e il socialismo a Cuba" - Alessandra Ciattini 

Premessa 

La prima difficoltà nell’affrontare il tema proposto nasce dalla articolata definizione della stessa categoria di marxismo. Nel dibattito corrente si tende a distinguere tra (i) Marx come fondatore di una teoria della storia che nasce dall’esperienza pratica e che è capace di conseguenze pratiche, (ii) il marxismo, in generale, come tentativo di applicarla alla realtà con intenti trasformativi e (iii) i marxismi, al plurale, come diversificate modalità attraverso le quali quel tentativo viene concretizzato1 . Si discute anche di quanto i vari marxismi siano stati coerenti con l’impianto generale della teoria di Marx, oggi in particolare alla luce delle novità emerse con la pubblicazione della nuova edizione storico-critica2 . In via preliminare mi atterrò a questa articolazione, declinando quindi il tema a partire da una possibile individuazione di quale fosse il peculiare marxismo che entrò in crisi negli anni Settanta; poiché tuttavia caposaldo di questa impostazione è la mediata dialettica di teoria e prassi, di movimento reale e sua trasposizione politica, ritengo necessaria una premessa storico-reale e non meramente teorica. Le riflessioni qui proposte sono di carattere preliminare e da verificare in studi più approfonditi. 

§1. Il marxismo-leninismo del PCI e la sua evoluzione negli anni Settanta

Credo si debba partire dall'individuazione dei tratti caratterizzanti il marxismo-leninismo del PCI, forma egemone di organizzazione pratica e politica in Italia, adattamento togliattiano di ispirazione gramsciana della tradizione sovietica sul modello del Partito nuovo3. Procedendo in maniera estremamente schematica e approssimativa, ritengo si possano individuare alcuni punti chiave: 

1) la classe operaia come soggetto antagonista. L’idea della tendenziale polarizzazione sociale in operai contro capitalisti; 

2) l’alleanza con i contadini per la formazione del blocco storico; 

3) il partito come soggetto organizzativo con una sua struttura centrale forte e una sua capillare diffusione nella produzione e nella società civile; 

4) proprietà e gestione statale della produzione come obiettivo di lungo termine in cui consisteva la realizzazione del socialismo, più o meno sulla falsariga del modello sovietico; il concetto di egemonia per la progressiva formazione di un senso comune comunista che andasse di pari passo con le modifiche di struttura; 

5) l’idea che la questione strutturale fosse risolta, nel senso che, come sostiene Gramsci nei Quaderni, le premesse materiali fossero già poste. Da questo punto di vista la questione della rivoluzione diventava squisitamente – o esclusivamente – sovrastrutturale. 

Se questa sommaria schematizzazione può costituire un primo punto di partenza, che cosa ne resta dopo i cambiamenti avvenuti nella dinamica del modo di produzione capitalistico dalla prima fase del dopoguerra ad oggi?4 

martedì 23 luglio 2024

Possiamo sconfiggere la lobby – Ilan Pappé

Da: https://it.palestinechronicle.com - Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948. 


Gaza Solidarity Encampment at Columbia University. 


"La vista dei bambini sepolti sotto le macerie, recuperati da bambini appena più grandi, è sufficiente per me e, ne sono certo, per chiunque sia mai stato messo a tacere dalle lobby, per non cedere, ma per impegnarsi a superare ogni ostacolo posto sul nostro cammino di verità."

A nove mesi dall’inizio dell’assalto genocida di Israele contro Striscia di Gaza, l’attacco parallelo alla libertà di parola sulla Palestina stia continuando con eguale intensità, rendendo difficile per il grande pubblico apprezzare la realtà palestinese al di là della copertura manipolata e distorta offerta dai media mainstream.

È chiaro che ci troviamo di fronte a una campagna coordinata guidata dalla lobby filo-israeliana e finalizzata a continuare la negazione storica della Nakba in corso.

La campagna è iniziata con avvertimenti rivolti a molti giornalisti e accademici occidentali, di non menzionare il contesto storico, per non parlare di quello morale, dell’assalto di Hamas a Israele del 7 ottobre. Un avvertimento in tal senso è stato rivolto persino al Segretario Generale delle Nazioni Unite, per essersi semplicemente limitato a menzionare il contesto storico.

Analizzare gli atti di repressione inosservati messi in atto dopo il 7 ottobre è molto importante perché ci permette di sollevare una domanda importante: la lobby pro-israeliana è ancora abbastanza potente da mettere a tacere la libertà di parola sulla Palestina o gli eventi del 7 ottobre hanno messo in luce le sue carenze?

lunedì 22 luglio 2024

Parliamo di Pace, di diplomazia e di Europa - Ne discutono Alessandro Di Battista e Elena Basile

Da: Alessandro Di Battista - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario. - Alessandro Di Battista è un opinionista e scrittore italiano. Deputato M5S alla Camera (2013–2018). 

                                                                         

domenica 21 luglio 2024

LOSURDO ed il REVISIONISMO STORICO - Alessandra Ciattini e Gianmarco Pisa

Da: Tracce Di Classe -  Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it).
Gianmarco Pisa è operatore di pace. Impegnato in iniziative e ricerca-azione per la trasformazione dei conflitti, nell’ambito di IPRI (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace) – Rete Corpi Civili di Pace, si occupa inoltre di inter-cultura e inclusione presso i centri di ricerca RESeT (Ricerca su Economia Società e Territorio) e IRES Campania (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali), a Napoli, la sua città. Ha all’attivo pubblicazioni sui temi del conflitto e della pace e azioni di pace nei Balcani, per Corpi Civili di Pace in Kosovo, e, in diversi contesti, nello scenario mediterraneo. 

"Comprendiamo molto bene che la formazione di un ordine mondiale che rifletta il vero equilibrio di forze e la nuova realtà geopolitica, economica e demografica è un processo complicato e purtroppo addirittura doloroso. 
Ciò è dovuto soprattutto al fatto che gli sforzi dei membri del BRICS e di altri paesi in via di sviluppo affrontano una forte resistenza da parte delle élite al governo degli Stati cosiddetti "miliardi d'oro". 
Agendo contro la logica storica e spesso a scapito degli interessi a lungo termine delle proprie nazioni, cercano di cementare un certo ordine basato sulle proprie regole che nessuno ha mai visto, discusso o adottato. 
Queste regole vengono scritte o corrette ogni volta, per adattarsi a ogni situazione specifica e nell'interesse di coloro che si considerano eccezionali e si arrogano il diritto di dettare la propria volontà agli altri. 
Questo è il meglio del colonialismo classico, un chiaro tentativo di sostituire il diritto internazionale legittimo e monopolizzare la verità ultima, e questo monopolio è distruttivo". 

Estratto del discorso del presidente russo Vladimir Putin durante la sessione plenaria del 10° Forum parlamentare BRICS, Palazzo Tauride, San Pietroburgo, 11 luglio 2024.

                                                                             

IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli
“RAZZISMO E CULTURA” - Frantz Fanon
Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi
Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi
Persona, Razzismo, Neo-schiavismo: tendenze del capitalismo crepuscolare. - Roberto Fineschi
La schiavitù, radici antiche di un male moderno - Francesco Gamba 

sabato 20 luglio 2024

UN ERRORE DANNOSO: IGNORARE IL PASSATO - Luciano Canfora

Da: Macerata Racconta -  Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast)
La catastrofe della democrazia: Tucidide, Aristofane, Platone -  Francesco Fronterotta (https://www.youtube.com/watch?v=VvgYW65g2xI

                                                                          

giovedì 18 luglio 2024

L'autonomia differenziata un vulnus per il paese - Francesco Pallante

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano - Francesco Pallante è professore ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Torino. Collabora con «il manifesto ».


                                                                           

martedì 16 luglio 2024

Un’introduzione alla lettura di Michel Clouscard: «Neofascismo e ideologia del desiderio» - Aymeric Monville

Da: https://frontepopolare.net - Michel Clouscard è stato un filosofo, sociologo e antropologo francese. Vicino al Partito Comunista Francese, è particolarmente noto per le sue critiche al liberalismo libertario come fase attuale del capitalismo. - Aymeric Monville [1] Redattore capo aggiunto della rivista La Pensée, direttore delle Éditions Delga. 

Leggi anche: https://frontepopolare.net/2013/05/19/michel-clouscard-neofascismo-e-ideologia-del-desiderio 

La filosofia francese contemporanea - Francesco Valentini


Da una crisi all’altra, dal fascismo di ieri a quello che si prepara, Neofascismo e ideologia del desiderio ci fa comprendere il nostro dopoguerra, i «quaranta vergognosi» che sono succeduti ai «trenta gloriosi»[2] in Occidente e che ci conducono all’impasse attuale. Benché scritto in Francia, il libro racconta una storia comune ai due versanti delle Alpi: come le conquiste sociali della Resistenza e l’immensa speranza suscitata dalla vittoria sul fascismo siano stati oggetto di un’implacabile «reconquista» da parte del capitale, a costo di camuffamenti e sordide astuzie e di una vera guerra d’accerchiamento ideologico. L’opera non è solo un testo marxista. Vero Principe delle attuali guerre sociali, questo testo di Michel Clouscard (1928-2009) merita di essere letto o riletto, più di trent’anni dopo la prima traduzione italiana[3], da tutti i repubblicani progressisti, pena non comprendere davvero l’offensiva attualmente portata avanti non solo contro il retaggio del 1917, ma anche contro quello del 1789 e della Costituzione italiana. 

 La distruzione generalizzata delle conquiste sociali

Senza dubbio in Francia – consiste anche in ciò l’interesse del libro – la sequenza risulta ancora più evidente che in Italia. Se la Repubblica era uscita rafforzata dalla Resistenza, la fase successiva al Maggio ’68 marcherà il declino delle due forze della Resistenza, gaullisti e comunisti. La socialdemocrazia mitterrandiana, simile in ciò a quella di Craxi, porterà a compimento la riverniciatura «di sinistra» a un processo di smantellamento delle conquiste sociali condotto a colpi d’integrazione europea nel disprezzo della democrazia, di deregolamentazione dei mercati finanziari[4] e di perseguimento sfrenato dell’imperialismo, dalla «guerra stellare» reaganiana alla Libia passando per l’Iraq, l’Africa in generale, ecc. Questa strategia è proseguita in tempi più recenti su più larga scala con la destra, legittimando l’individuazione di caratteri pre-fascisti nel sarkozismo e nel berlusconismo, per arrivare in Italia a forme compiute di autoritarismo tecnocratico con i dicasteri Monti e Letta che mostrano senza dubbio la via anche alla Francia.

Prefascismo? Gli eterni pignoli grideranno alla commistione, ma forse di meno in Italia dove l’integrazione del fascismo nella destra e della destra nel fascismo è un fenomeno patente e indecente[5]. La storia francese e quella italiana sono troppo intrecciate perché questo fenomeno cessi d’inquietare una Francia i cui anticorpi repubblicani sono sempre più fiacchi.

L’altro punto comune evidente tra i due paesi è di avere a lungo beneficiato della presenza di un partito comunista estremamente potente, capace di creare dei veri elementi di socializzazione nella vita nazionale. La loro assenza, de jure in Italia e solamente de facto in Francia, coincide perfettamente con lo smantellamento generalizzato delle conquiste sociali e richiama continuamente alla mente l’alternativa marxiana tra socialismo e barbarie.

Oggi il revisionismo è tale che non si vede più nel Maggio francese del ’68 un’immensa ondata di protesta sociale (dieci milioni di scioperanti in gran parte comunisti), mentre elementi all’epoca marginali e in realtà controrivoluzionari costituiscono il punto di riferimento ultimo, nella misura in cui hanno reso possibile l’immenso imbroglio successivo: la sostituzione dell’antagonismo capitale/lavoro con dei conflitti identitari, giovani/vecchi, uomini/donne, ecc. Di rilancio in rilancio, quel movimento pretese di rappresentare in primo luogo tutta la gioventù, poi tutta la rivolta, poi tutto il ’68. È un misterioso sintomo della cancellazione della memoria storica che nessuno abbia visto che covavano, nel seno della «rivolta» studentesca, in una forma nondimeno alquanto esplicita, i temi classici del fascismo: terrorismo dell’identità, antisindacalismo, anticomunismo, ipernaturalismo (crescita zero) e ritorno in forze dell’irrazionalismo (Heidegger deve rimpiazzare Hegel e Nietzsche deve rimpiazzare Marx).

domenica 14 luglio 2024

REQUIEM PER L’OCCIDENTE - Giorgio Agamben

Da: - https://www.quodlibet.it - Giorgio Agamben è un filosofo italiano. Ha scritto diverse opere che spaziano dall'estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica. La sua opera è studiata in tutto il mondo. 



"SIGNORE NON DAR LORO PACE, PERCHE' ESSI NON SANNO COSA ESSA SIA". 

RIFLESSIONI SPARSE INTORNO A "REQUIEM PER L'OCCIDENTE"  DI GIORGIO AGAMBEN. 


Dopo la lettura di quest'ultimo - e potentissimo - intervento di Giorgio Agamben, sento la necessità di spargere i seguenti spunti di riflessione.

1) Oggi nessuno quanto Agamben - assolutamente nessuno - riesce con tanta puntualità ed efficacia a descrivere il punto di svolta della storia umana che stiamo vivendo.

2) Il possesso di tale capacità colloca questo filosofo entro un ristretto insieme composto da Nietzsche, Leopardi e pochissimi altri: l'insieme di coloro che sono riusciti a rendere una cosa sola il pensiero poetico e il pensiero filosofico, tanto nell'articolazione quanto nella genesi dell'atto di pensare.

3) In questo tempo della Fine, la poesia può e deve avere un ruolo giacché essa è l'unica disciplina umana in grado di semplificare la forma espositiva di un concetto e al contempo manternerne - e talora perfino accentuarne - la sostanziale complessità.

4) In questo testo, Agamben dà per scontata la fine dell'Occidente e, certamente, non si tratta d'una previsione di tipo militare o geopolitico. L'Occidente ha abbracciato la causa del Nulla e ha irretito con la menzogna tutti quelli che erano i suoi fondamenti. Pertanto, anche nell'eventualità di una sua vittoria sul campo di battaglia, la stessa ragion d'essere dell'Occidente risulterebbe compromessa per sempre.

5) Con questo testo, Agamben suggerisce di vincere la paura della morte e il senso d'impotenza, attraverso la lucida denuncia e l'implacabile giudizio nei confronti di chi ci ha portati a tutto questo.
Si tratta, insomma, di riuscire a essere eticamente autonomi nel momento della Fine. 

Un testo da leggere, poi da meditare e poi da ri-leggere ancora. 
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Verso la fine del XIX secolo, Moritz Steinschneider, uno dei fondatori della scienza del giudaismo, dichiarò, non senza scandalo di molti benpensanti, che la sola cosa che si poteva fare per il giudaismo era assicurargli un degno funerale. È possibile che da allora il suo giudizio si applichi anche alla Chiesa e alla cultura occidentale nel suo complesso. Quel che di fatto è, tuttavia, avvenuto è che il degno funerale di cui parlava Steinschneider non è stato celebrato, né allora per il giudaismo né ora per l’Occidente. 

sabato 13 luglio 2024

“Dal ‘48 Israele vuole disfarsi del popolo palestinese” - RACHIDA EL AZZOUZI intervista ILAN PAPPÉ -

Da: ilfattoquotidiano.it - Articolo originale https://www.mediapart.fr - Traduzione di Luana De Micco -Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948. - Rachida El Azzouzi è una giornalista del sito d’informazione francese Mediapart. 

Leggi anche: LE QUATTRO LEZIONI DELL'UCRAINA. I DOPPI STANDARD OCCIDENTALI - Ilan Pappé 

“GENOCIDIO PROGRESSIVO” - Lo storico spiega – alla luce della guerra a Gaza – come è passato dal credere ai “miti nazionali” come quello della Palestina “terra senza popolo per un popolo senza terra” ad aprire gli occhi sulla “pulizia etnica” 

1 LUGLIO 2024
Come ogni israeliano nato, cresciuto ed educato in Israele, lo storico Ilan Pappé ha creduto a lungo nei “miti nazionali” di Israele, soprattutto quello della Palestina come “terra senza popolo per un popolo senza terra”. Poi, un po’ alla volta, Ilan Pappé, che ha fatto una parte dei suoi studi universitari all’estero, ha aperto gli occhi su quella che lui stesso chiama “pulizia etnica della Palestina”, perpetrata da Israele. L’espressione da lui coniata ha dato il titolo a uno dei suoi saggi più importanti, che era stato pubblicato in Francia nel 2008 dalla casa editrice Fayard ed è ripubblicato ora dall’editore La Fabrique. “Mi ci sono voluti vent’anni per esprimere con parole giuste la realtà della guerra del 1948-1949”, ha confidato di recente a Mediapart. 

Ilan Pappé, nei suoi testi parla di ‘pulizia etnica’ e di ‘genocidio progressivo’. Ma il termine ‘genocidio’ oggi solleva aspre polemiche se usato rispetto alla guerra in corso a Gaza… 

Uso il termine ‘pulizia etnica’ per descrivere ciò che accade nei territori palestinesi dal 1948 e che per decenni è stato ignorato: ovvero l’espulsione forzata di un’intera popolazione con l’intenzione, non di eliminarla, ma di sbarazzarsene. Tra il 1947 e il 1949, più di 400 villaggi palestinesi sono stati deliberatamente distrutti, quasi un milione di palestinesi sono stati cacciati dalle loro terre dagli israeliani dietro minacce e dei civili sono stati massacrati. I palestinesi parlano di Nakba, la grande catastrofe. Nel 2007, quando Hamas è stato eletto, due anni dopo il ritiro dei coloni dalla Striscia di Gaza, Israele ha punito la popolazione imponendo un blocco terrestre, navale e aereo, causando indirettamente la morte, privando cioè i palestinesi di beni di prima necessità, come cibo e medicine. È questo che io chiamo ‘genocidio progressivo’. Come la delegazione sudafricana che ha portato il caso davanti alla Corte internazionale di giustizia, credo che oggi, dal 7 ottobre, sia in corso un genocidio: l’intenzione è di eliminare una popolazione e la sua capacità di sopravvivenza. Il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha detto: ‘Nessuno è innocente a Gaza’. Cioè, tutti sono un obiettivo legittimo. 

Quando ha preso coscienza della realtà della guerra del 1948- 1949? 

Probabilmente nel 1982, con la prima guerra in Libano, quando lavoravo alla mia tesi di dottorato sul 1948, a Oxford. Ho avuto accesso agli archivi e a documenti e prove che contraddicevano tutto ciò che avevo imparato a scuola e all’università in Israele. Ma c’è voluto del tempo prima che mi sentissi abbastanza sicuro per poter parlare apertamente di ‘pulizia etnica’. Ho usato questo termine per la prima volta solo nel 2006. Poco dopo ho lasciato il mio Paese perché ricevevo minacce di morte, in Israele molti mi considerano un traditore.