Ilan Pappé , Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina, Fazi Editore.
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
venerdì 11 ottobre 2024
Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina - ILAN PAPPÉ
Ilan Pappé , Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina, Fazi Editore.
giovedì 28 novembre 2024
«10 miti su Israele» di Ilan Pappé - Michele Giorgio
Da: https://pagineesteri.it -
Giorgio Michele giornalista de Il Manifesto, direttore della rivista Pagine Esteri. Autore di tre libri sul Medio Oriente: Nel Baratro, Cinquant'anni dopo, Israele mito e realtà. -
Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948.
Vedi anche: Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina - ILAN PAPPÉ
Pagine Esteri, 26 maggio 2022 – «10 miti su Israele» di Ilan Pappé del 2017, da poco pubblicato in italiano dalla Tamu Edizioni, traduzione di Federica Stagni e con una postfazione di Chiara Cruciati, non è solo un ulteriore tassello del mosaico che lo storico israeliano in decenni di studi e ricerche ha composto sulla genesi dello Stato ebraico e delle sue politiche nei confronti dei palestinesi. Il testo approfondisce lo studio di miti, suggestioni e visioni che avvolgono lo Stato di Israele, prendendo in esame anni più vicini a noi, al periodo della «pace di Oslo», alla condizione attuale dei palestinesi sotto occupazione e di quelli con cittadinanza israeliana e allo sviluppo della colonizzazione. «10 miti su Israele» arricchisce la già vasta produzione storica di Pappé e allarga il solco tracciato in «The Birth of Israel. Myths and Realities» da Simha Flapan, uno dei primi «nuovi storici» israeliani. Offre elementi attuali per l’analisi dei rapporti tra israeliani e palestinesi.
sabato 13 luglio 2024
“Dal ‘48 Israele vuole disfarsi del popolo palestinese” - RACHIDA EL AZZOUZI intervista ILAN PAPPÉ -
Da: ilfattoquotidiano.it - Articolo originale https://www.mediapart.fr - Traduzione di Luana De Micco -Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948. - Rachida El Azzouzi è una giornalista del sito d’informazione francese Mediapart.
Leggi anche: LE QUATTRO LEZIONI DELL'UCRAINA. I DOPPI STANDARD OCCIDENTALI - Ilan Pappé“GENOCIDIO PROGRESSIVO” - Lo storico spiega – alla luce della guerra a Gaza – come è passato dal credere ai “miti nazionali” come quello della Palestina “terra senza popolo per un popolo senza terra” ad aprire gli occhi sulla “pulizia etnica”
Come ogni israeliano nato, cresciuto ed educato in Israele, lo storico Ilan Pappé ha creduto a lungo nei “miti nazionali” di Israele, soprattutto quello della Palestina come “terra senza popolo per un popolo senza terra”. Poi, un po’ alla volta, Ilan Pappé, che ha fatto una parte dei suoi studi universitari all’estero, ha aperto gli occhi su quella che lui stesso chiama “pulizia etnica della Palestina”, perpetrata da Israele. L’espressione da lui coniata ha dato il titolo a uno dei suoi saggi più importanti, che era stato pubblicato in Francia nel 2008 dalla casa editrice Fayard ed è ripubblicato ora dall’editore La Fabrique. “Mi ci sono voluti vent’anni per esprimere con parole giuste la realtà della guerra del 1948-1949”, ha confidato di recente a Mediapart.
Uso il termine ‘pulizia etnica’ per descrivere ciò che accade nei territori palestinesi dal 1948 e che per decenni è stato ignorato: ovvero l’espulsione forzata di un’intera popolazione con l’intenzione, non di eliminarla, ma di sbarazzarsene. Tra il 1947 e il 1949, più di 400 villaggi palestinesi sono stati deliberatamente distrutti, quasi un milione di palestinesi sono stati cacciati dalle loro terre dagli israeliani dietro minacce e dei civili sono stati massacrati. I palestinesi parlano di Nakba, la grande catastrofe. Nel 2007, quando Hamas è stato eletto, due anni dopo il ritiro dei coloni dalla Striscia di Gaza, Israele ha punito la popolazione imponendo un blocco terrestre, navale e aereo, causando indirettamente la morte, privando cioè i palestinesi di beni di prima necessità, come cibo e medicine. È questo che io chiamo ‘genocidio progressivo’. Come la delegazione sudafricana che ha portato il caso davanti alla Corte internazionale di giustizia, credo che oggi, dal 7 ottobre, sia in corso un genocidio: l’intenzione è di eliminare una popolazione e la sua capacità di sopravvivenza. Il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha detto: ‘Nessuno è innocente a Gaza’. Cioè, tutti sono un obiettivo legittimo.
Quando ha preso coscienza della realtà della guerra del 1948- 1949?
Probabilmente nel 1982, con la prima guerra in Libano, quando lavoravo alla mia tesi di dottorato sul 1948, a Oxford. Ho avuto accesso agli archivi e a documenti e prove che contraddicevano tutto ciò che avevo imparato a scuola e all’università in Israele. Ma c’è voluto del tempo prima che mi sentissi abbastanza sicuro per poter parlare apertamente di ‘pulizia etnica’. Ho usato questo termine per la prima volta solo nel 2006. Poco dopo ho lasciato il mio Paese perché ricevevo minacce di morte, in Israele molti mi considerano un traditore.
giovedì 12 ottobre 2023
La nascita dello Stato d'ISRAELE
Da: Alessandro Barbero (Il Regno di Israele non è mai esistito, mag 2021) - Nova Lectio (La nascita dello Stato d'ISRAELE: una storia mai risolta, mag 2021)
STORIA
SI CHIAMAVA PALESTINA, DI Cecilia Dalla Negra (Aut Aut edizioni): la storia dei palestinesi dalla Nakba a oggi, con il racconto di testimonianze dirette raccolte dall' autrice, giornalista esperta del territorio e della sua Storia. Un ottimo inizio sul tema, forse il migliore.
STORIA DELLA PALESTINA MODERNA. UNA TERRA, DUE POPOLI di Ilan Pappé (Einaudi): come dice lui "il racconto che prova ad affiancare le narrazioni degli sfruttatori e degli sfruttati, degli invasori e degli invasi", ricco di documenti in ebraico, arabo e lingue europee. Il più denso, completo, finora inarrivato.
LA PULIZIA ETNICA DELLA PALESTINA, di Ilan Pappé (Fazi Editore): il racconto del piano Daleth, il programma con cui nel 1948 la leadership del futuro stato d'Israele iniziò la Nakba, la cacciata di circa 250.000 palestinesi dalle loro case. Atroce.
LA PALESTINA NEI TESTI SCOLASTICI DI ISRAELE. IDEOLOGIA E PROPAGANDA NELL' ISTRUZIONE, di Nurit Peled-Elhanan (Edizioni Gruppo Abele): testo pazzesco che analizza in maniera molto approfondita la diffusione dell' ideologia sionista nelle scuole israeliane, come viene narrata la Palestina storica a coloro che a diciotto anni si arruoleranno obbligatoriamente nell' esercito. Illuminante.
L'INDUSTRIA DELL' OLOCAUSTO. LO SFRUTTAMENTO DELLA SOFFERENZA DEGLI EBREI, di Norman G. Finkelstein (BUR): libro per pochissime persone, almeno solo quelle che hanno capito la distinzione tra ebreo e sionista. L'autore, figlio di sopravvissuti ad Auschwitz, compie un' analisi rigorosa e talvolta eccessivamente tecnica di come sia stata strumentalizzata la tragedia dell' Olocausto per fini politici, attraverso troppi documenti e tanti esempi. Libro molto amaro che mi suggerì di leggere Alessandra Capone.
HAMAS, di Paola Caridi(Feltrinelli): l' autrice è una giornalista e storica che vive in Medio Oriente. Il libro racconta la nascita di Hamas e il suo evolversi fino alla vittoria delle elezioni gazawe nel 2006 e al conseguente governo, la sua presa sul popolo e le sue rivendicazioni. Giustificare probabilmente non si può, capire si deve.
CRITICA
LA QUESTIONE PALESTINESE di Edward W. Said (Il Saggiatore): il fatto che uno dei più grandi intellettuali del '900 non sia studiato nelle scuole europee la dice lunghe sulle nostre limitazioni culturali. Said è stato un uomo di lettere, un musicista, un professore della Columbia University, ma soprattutto è stato un palestinese. Questo libro, più di altri, aiuta a narrare la storia del suo popolo e la sua peculiare identità scardinando tutte le gabbie interpretative con cui le guarda l' Occidente. La prefazione gliel'ha scritta Robert Fisk. Di lui andrebbe letta tutta l'opera. Insostituibile.
DIETRO I FRONTI. CRONACHE DI UNA PSICHIATRA PSICOTERAPEUTA PALESTINESE SOTTO OCCUPAZIONE di Samah Jabr (Sensibili alle foglie): l'autrice raccoglie i suoi scritti dal 2003 al 2017 , un lavoro clinico che racconta a più voci il trauma transgenerazionale della vita sotto occupazione e che non può trascendere dal contesto socio-politico su cui si innesta. Devastante.
DIECI MITI SU ISRAELE, di Ilan Pappè- aridaje (Tamu Edizioni): dieci clamorose fandonie (e non ho detto cazzate) su cui Israele ha fondato e mantiene salda l'oppressione della Palestina, smontate una per volta. Forse è il caso di dire che l'autore che tanto cito è israeliano.
GAZA E L' INDUSTRIA ISRAELIANA DELLA VIOLENZA, di E Bartolomei, D. Carminati, A. Tradardi (DeriveApprodi Editore): libro un po' vecchio rispetto al ritmo delle guerre a Gaza- è del 2015, ma molto importante per capire il modello concentrazionario che delinea la più grande prigione all' aperto del mondo, le diverse sfumature di violenza attuate e il complesso militare e industriale che gli sta alle spalle.
RAPPORTO ONU: PRATICHE ISRAELIANE NEI CONFRONTI DEL POPOLO PALESTINESE E QUESTIONE DELL'APARTHEID pubblicato da Progetto Palestina: un rapporto, appunto, che vuole dimostrare attraverso il diritto internazionale e l'analisi dei quattro gruppi in cui sono stati frammentati i palestinesi che Israele è colpevole di crimine di apartheid.
VOCI DA
RESTIAMO UMANI, di Vittorio Arrigoni (Manifestolibri): la testimonianza diretta di un ragazzo italiano a Gaza durante i giorni dell' operazione militare Piombo Fuso. Non era un ragazzo qualunque. Il libro è molto prezioso, può essere considerato un classico ormai.
WALKING THE LINE. PALESTINA E ISRAELE LUNGO IL CONFINE CHE NON C'E', testi di Cecilia Dalla Negra e Chicco Elia, foto di Gianluca Cecere (Milieu Edizioni): un incontro che è diventato un viaggio e poi un progetto, lungo una frontiera concettuale e una frontiera eccessivamente fisica, dentro i territori della West Bank. Senza orrore, pieno di dolore, ma anche di resistenza e vita.
PALESTINA E PALESTINESI, di Alternative Tourism Group - ATG - Sverige: pubblicato a Beith Sahour e in vendita presso il Bethlem Peace Center a Betlemme, è una guida turistica dei territori che racconta ogni luogo unendo passato e presente, tra la cruda verità dell' occupazione e la bellezza dei luoghi. Meglio di qualsiasi Lonely Planet, non passerebbe i controlli all' aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Si trova in alcune biblioteche (tipo a Torino c'è) e forse circola ancora la copia che mi rubarono da Necci a Roma tanti anni fa.
THE PASSENGER- PALESTINA, pubblicato da Iperborea Casa Editrice: l'ultimo arrivato della collana, uscito un paio di settimane fa, in lettura. Segue la linea di tutti gli altri volumi pubblicati, mixando reportage letterari, inchieste, fotografie e saggi. Non sta deludendo le aspettative.
LETTERATURA- e ne metto pochi
UNA TRILOGIA PALESTINESE, di Mahmud Darwish (Feltrinelli): Josè Saramago disse che Darwish è "il poeta più grande del mondo". Aveva ragione. Solo che noi europei non lo conosciamo, nonostante questo, nonostante i premi internazionali. In questo volume tre gioielli che attraversano la tristezza dell' esilio, l' invasione israeliana di Beirut nel 1982, la poesia e la lingua araba. "Le tristezze dei vincitori sono inganno e ipocrisia, segnale non di progresso quanto piuttosto d' inferiorità. Hanno partorito le tristezze della Storia e te le hanno rovesciate addosso. Mentre a te viene chiesto di non essere triste". Darwish è la Palestina, è lacrime e viscere, poesia e cuore.
LA TERRA DEGLI ARANCI TRISTI E ALTRI RACCONTI di Ghassan Kanafani ( associazione culturale Amicizia Sardegna- Palestina): sono racconti brevi e completi, crudi e molto dolorosi, che toccano i vari aspetti della diaspora palestinese. Kanafani è stato uno dei più grandi scrittori di questo popolo, ucciso nel suo ufficio, insieme alla sua nipotina, da una bomba del Mossad.
OGNI MATTINA A JENIN, di Susan Abulhawa (Feltrinelli): forse il romanzo più letto sul tema, è la storia di una famiglia palestinese che si intreccia con la Storia della Palestina in circa sessant' anni. Una sorta di casa degli spiriti senza poteri soprannaturali, attraverso guerre, esilio, attesa eterna di una svolta.
SHARON E MIA SUOCERA di Suad Amiry (Feltrinelli): lei è la vera autrice palestinese pop. La protagonista Umm Salim dà voce a un romanzo che è un diario di guerra e vita quotidiana tragicomico e pieno di humor, tale da far incazzare e riflettere tantissimo chi lo legge.
FUMETTI E GRAPHIC NOVEL
FILASTIN. L'ARTE DI RESISTENZA DEL VIGNETTISTA PALESTINESE NAJI AL- ALI (Eris Edizioni): è il vignettista che ha creato Handala, il bambino palestinese che ha voltato le spalle al mondo perché il mondo le ha voltate a lui. Svelerà il suo volto quando la Palestina sarà libera. Naji Al - Ali è stato assassinato nel 1987 a Londra.
GAZA 1956 e soprattutto PALESTINA di Joe Sacco (Mondadori): reportage perfetti e, sopratutto il secondo, capolavoro del genere. Indispensabili.
ALBO ILLUSTRATO
SALAM E I BAMBINI CHE VOLEVANO GIOCARE, di Gianluca Straderini (Red Star Press - Hellnation Libri): libro utopico e dolcissimo sul rapporto tra il muro dell' apartheid e i bambini.
sabato 26 ottobre 2024
Guerra in Medio Oriente, la 'catastrofe' palestinese. Una nuova Nakba?
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mercoledì 26 giugno 2024
Il collasso del sionismo - Ilan Pappé
Da: contropiano.org - originale da New Left Review, 21 giugno 2024 - Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948.
Leggi anche: LE QUATTRO LEZIONI DELL'UCRAINA. I DOPPI STANDARD OCCIDENTALI - Ilan Pappé
L’assalto di Hamas del 7 ottobre può essere paragonato a un terremoto che colpisce un vecchio edificio. Le crepe cominciavano già a manifestarsi, ma ora sono visibili nelle sue stesse fondamenta.
A più di 120 anni dal suo inizio, il progetto sionista in Palestina – l’idea di imporre uno Stato ebraico in un Paese arabo, musulmano e mediorientale – potrebbe trovarsi di fronte alla prospettiva di un crollo?
Storicamente una pletora di fattori può causare il crollo di uno Stato. Può derivare da attacchi costanti da parte dei Paesi vicini o da una guerra civile cronica. Può seguire il crollo delle istituzioni pubbliche, che diventano incapaci di fornire servizi ai cittadini.
Spesso inizia come un lento processo di disintegrazione che prende slancio e poi, in breve tempo, fa crollare strutture che un tempo sembravano stabili e consolidate.
La difficoltà sta nell’individuare i primi indicatori. In questa sede sosterrò che questi sono più chiari che mai nel caso di Israele. Stiamo assistendo a un processo storico – o, più precisamente, al suo inizio – che probabilmente culminerà nella caduta del sionismo.
E, se la mia diagnosi è corretta, stiamo anche entrando in una congiuntura particolarmente pericolosa. Infatti, quando Israele si renderà conto della portata della crisi, scatenerà una forza feroce e disinibita per cercare di contenerla, come fece il regime sudafricano dell’apartheid durante i suoi ultimi giorni.
1. Un primo indicatore è la frattura della società ebraica israeliana. Attualmente è composta da due campi rivali che non riescono a trovare un terreno comune.
martedì 23 luglio 2024
Possiamo sconfiggere la lobby – Ilan Pappé
"La vista dei bambini sepolti sotto le macerie, recuperati da bambini appena più grandi, è sufficiente per me e, ne sono certo, per chiunque sia mai stato messo a tacere dalle lobby, per non cedere, ma per impegnarsi a superare ogni ostacolo posto sul nostro cammino di verità."
martedì 10 settembre 2024
Persistenze e metamorfosi della questione ebraica. Una rilettura di Abraham Léon - Il Lato Cattivo
Da: https://illatocattivo.blogspot.com -
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LA QUESTIONE EBRAICA - Stefano Garroni
L'identità politica stato - "Sulla questione ebraica" - Stefano Garroni
Enzo Traverso, "Gaza davanti alla storia" - Marco Revelli
Verità sulla Nakba - Ilan Pappè
“Dal ‘48 Israele vuole disfarsi del popolo palestinese” - RACHIDA EL AZZOUZI intervista ILAN PAPPÉ -
LA GUERRA CHE DURA SEI GIORNI E CINQUANT'ANNI - Joseph Halevi
Chi sono i veri responsabili del caos nel Medio Oriente? - Alessandra Ciattini
PALESTINA. Economia e occupazione: dal Protocollo di Parigi ad oggi. - Francesca Merz
Cade la maschera di Israele e anche la nostra - Alberto Negri
Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.
sabato 25 gennaio 2025
“Jenin come Jabaliya”. Gli abitanti temono di finire come i palestinesi di Gaza - Michele Giorgio
Da: https://pagineesteri.it - Giorgio Michele giornalista de Il Manifesto, direttore della rivista Pagine Esteri. Autore di tre libri sul Medio Oriente: Nel Baratro, Cinquant'anni dopo, Israele mito e realtà. -
Leggi anche: «10 miti su Israele» di Ilan Pappé - Michele Giorgio
Pagine Esteri, 24 gennaio 2025
Sono già centinaia i residenti del campo profughi di Jenin e delle aree adiacenti che hanno abbandonato le loro case spinti dalle intimazioni provenienti da droni israeliani dotati di altoparlanti. Nel frattempo l’esercito israeliano ha demolito diverse abitazioni dopo aver rioccupato la città tra lunedì notte e martedì con colonne di veicoli blindati e la copertura di elicotteri e droni.
Il pericolo immediato avvertito dagli abitanti è la possibile distruzione da parte dell’esercito del campo profughi considerato da Israele una roccaforte della resistenza armata e il rifugio per decine di combattenti di varie organizzazioni palestinesi, a cominciare dalla Brigata Jenin (Jihad). Si teme che la città diventi la “Jabaliya della Cisgiordania”, in riferimento alla città-campo profughi rasa al suolo da Israele durante quindici mesi di offensiva a Gaza.
Le ruspe blindate hanno già scavato le strade, rendendo difficile la circolazione in città, mentre centinaia di persone hanno abbandonato le loro case trascinando valigie o trasportando sacchetti di plastica con i loro effetti personali dopo aver affermato di aver ricevuto ordini di evacuazione. “Non volevamo andarcene”, ha raccontato Hussam Saadi, 16 anni all’agenzia Reuters. “Poi hanno mandato un drone nel nostro quartiere, dicendoci di lasciare il campo perché lo avrebbero fatto saltare in aria”. Israele nega di aver ordinato ai residenti di lasciare le proprie abitazioni, ma testimoni riferiscono che i droni hanno lanciato piccole bombe di avvertimento verso le case dove le famiglie avevano rifiutato di essere evacuate. Quindi i soldati le hanno costrette ad uscire, poi hanno bruciato alcune abitazioni.
martedì 4 ottobre 2022
Finalmente un ipocrita riconosce di essere tale - Alessandra Ciattini
Apprendiamo che l’Unione Europea nella politica internazionale usa il doppio standard e, nonostante i retorici richiami ai diritti universali, non se ne vergogna.
Si tratta di una notizia cui i media italiani non hanno dato risalto: Josep Borrell, il capo della politica estera dell’Unione Europea, in un’intervista a “El Pais” lo scorso 13 agosto ha dichiarato (parole sue): “Spesso siamo criticati perché utilizziamo il doppio criterio. Ma nella politica internazionale è necessario utilizzarlo in grande misura. Non usiamo gli stessi standard per tutti i problemi”.
Argomento centrale dell’intervista consisteva in questa domanda: perché l’Ue appoggia con tutti i mezzi l’Ucraina e si disinteressa completamente della Palestina occupata dagli israeliani, i cui abitanti sono quotidianamente vessati e massacrati?
Ricordo uno degli ultimi episodi del massacro: il 15 di settembre in uno scontro con l’esercito israeliano è stato assassinato con un colpo alla testa un giovane palestinese di 17 anni nella zona settentrionale della Cisgiordania occupata e teatro di forti tensioni negli ultimi mesi. Il ministero palestinese degli affari esteri ha condannato con forza il crimine commesso dalle forze di occupazione, dichiarando che è stata una vera e propria esecuzione. Dallo scorso marzo, dopo vari attentati, l’esercito israeliano ha incrementato le sue operazioni nella Cisgiordania settentrionale, occupata dal 1967, provocando scontri anche mortali con la popolazione locale. Solo nella settimana passata ci sono stati sei morti.
Sorprendentemente Borrell ha anche suggerito che la mancata soluzione del conflitto mediorientale (così lo ha definito) ricade sugli Usa, infatti, a suo parere, sarebbe necessario un impegno molto forte della superpotenza sulla questione; purtroppo, attualmente sembra che non ci sia un percorso da seguire per por fine a questa situazione drammatica che si perpetua da decenni.
domenica 30 giugno 2024
La politica israeliana tra occupazione e massacro - Gideon Levy
martedì 18 febbraio 2025
CISGIORDANIA. L’annessione a Israele comincia dai siti archeologici - Michele Giorgio
Da: https://pagineesteri.it - Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano ilmanifesto.it. - Michele Giorgio giornalista de Il Manifesto, direttore della rivista Pagine Esteri. Autore di tre libri sul Medio Oriente: Nel Baratro, Cinquant'anni dopo, Israele mito e realtà. -
Leggi anche: «10 miti su Israele» di Ilan Pappé - Michele Giorgio“Jenin come Jabaliya”. Gli abitanti temono di finire come i palestinesi di Gaza - Michele Giorgio
L’annessione della Cisgiordania a Israele è cominciata. E il punto di partenza sono i siti archeologici palestinesi. È stato evidente ieri al Dan Hotel di Gerusalemme dove, nell’ambito della conferenza «Archeology and Site Conservation of Judea e Samaria», archeologi, docenti universitari, studiosi israeliani e stranieri e funzionari dell’Autorità israeliana per le antichità, si sono affannati, e lo stesso faranno oggi, a spiegare e raccontare millenni di patrimonio storico e archeologico di questa terra. Con un tratto comune: gli interventi e le immagini mostrate sullo schermo nella sala della conferenza hanno dato per scontata la piena «sovranità» dello Stato ebraico su tutti i siti della Cisgiordania che i partecipanti hanno chiamato «Giudea e Samaria», i nomi biblici abitualmente usati dalla destra israeliana per indicare questa porzione di Territori palestinesi occupati.
mercoledì 3 aprile 2024
ERA PREBELLICA? ALL'ARMI SIAM POLACCHI - Raniero La Valle
Da: (il Fatto Quotidiano del 2 aprile 2024) Raniero La Valle - Raniero La Valle è un giornalista, politico e intellettuale italiano.
Leggi anche: Il buio che ci sta davanti: dove è diretta la guerra in Ucraina - JOHN J. MEARSHEIMER
Annie Lacroix-Riz: "C'è un contesto storico che spiega perché la Russia è stata messa all'angolo"
LE QUATTRO LEZIONI DELL'UCRAINA. I DOPPI STANDARD OCCIDENTALI - Ilan Pappé
"La messa in scena come metodo della politica occidentale" - S.V. Lavrov
«Concentrare tutte le forze» contro «il nemico principale»*- Domenico Losurdo
Telesur intervista Noam Chomsky - Alessandra Ciattini
Vedi anche: STORICA INTERVISTA A VLADIMIR PUTIN - TUCKER CARLSON
domenica 3 luglio 2022
"Ipocrisia" - Carlo Rovelli
Da: Carlo Rovelli - https://www.kulturjam.it - Carlo Rovelli è un fisico, saggista e accademico italiano, studioso di fisica teorica. Ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti e attualmente lavora in Francia.
Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto - Vincenzo Costa
Fare la pace o fare la guerra? - Roberto Fineschi
Occidentali’s Karma - Giovanni Iozzoli
NOI COMPLESSISTI - Donatella Di Cesare
Vedi anche: Dalle OLIGARCHIE alla VOLONTÀ di POTENZA - dialogo con Luciano CANFORA
Poche volte mi sono sentito come in questo periodo, così lontano da tutto quanto leggo sui giornali e vedo alla televisione riguardo alla guerra ora in corso in Europa orientale.
Poche volte mi sono sentito così in dissidio con i discorsi dominanti. Forse era dai tempi della mia adolescenza inquieta che non mi sentivo così ferito e offeso dal discorso pubblico intorno a me.
mercoledì 12 febbraio 2020
Antisemitismo e antisionismo sono collegati tra loro? - Alessandra Ciattini
Leggi anche: La definizione di antisemitismo dell’IHRA - Ugo Giannangeli
PALESTINA. Economia e occupazione: dal Protocollo di Parigi ad oggi. - Francesca Merz
Chiarezza - Shlomo Sand
mercoledì 3 luglio 2024
“In Italia si fa disinformazione su Gaza. Rai e La7 non mi vogliono perché accuso Israele di genocidio” - Francesca Albanese a Enrico Mingori (TPI)
Da: https://www.tpi.it - Enrico Mingori. Parmigiano, classe 1985, laureato in Giurisprudenza. Giornalista dal 2005, pubblicista dal 2009, professionista dal 2014.
Leggi anche: 7 ottobre, come è andata veramente - Rock Reynolds
Il collasso del sionismo - Ilan Pappé
Vedi anche: La politica israeliana tra occupazione e massacro - Gideon Levy
Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati. Credit: AGF
Francesca Albanese, 44 anni, originaria della provincia di Avellino, dal 2022 è Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati. Laureata in Giurisprudenza a Pisa, si è specializzata fra Londra e Amsterdam in diritti umani e in diritto internazionale dei rifugiati. TPI l’ha intervistata per parlare dell’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza e del modo in cui il conflitto viene raccontato in Occidente.
Albanese, in cosa consiste il suo lavoro di Relatrice speciale Onu per i territori palestinesi occupati?
«Il mio lavoro è sostanzialmente cambiato dallo scorso 7 ottobre. Prima c’era, sì, una violazione costante dei diritti umani nella Palestina occupata, ma non era tanto esasperata quanto adesso. La situazione è stata sempre grave, certo, ma ora è in atto un vero e proprio assalto costante nei confronti della popolazione sotto occupazione. Il mio lavoro consiste nella documentazione delle violazioni che hanno luogo a Gaza, ma sto raccogliendo informazioni anche su quello che succede in Cisgiordania e a Gerusalemme. Israele, infatti, sta approfittando del fatto che in questo momento l’attenzione è tutta rivolta su Gaza per accelerare con l’annessione di terre palestinesi in Cisgiordania, dove intere comunità pastorali sono state scacciate: fino a una decina d’anni fa incontrare tali comunità, incluso beduini nell’Area C della Cisgiordania (60% della terra che Israele controlla interamente) era un fatto comune, mentre oggi sta diventando sempre più difficile. Addirittura è documentata la vendita di proprietà e di terre palestinesi a compratori occidentali, con maggioranza di statunitensi o canadesi. È tutto abbastanza surreale».
Quali sono le fonti da cui raccoglie informazioni?