Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/05/economia-per-i-cittadini-riccardo.html
Qui il video dell'incontro: https://www.facebook.com/418633548290438/videos/1057843317702788/
Le idee contenute in questo contributo sono state presentate a Roma, il 27-28 febbraio 1988 al seminario “Emergenza ambientale, crisi delle politiche, movimenti”; esse hanno anche costituito l’oggetto di una discussione svoltasi a Torino nella sede del C.r.i.c.. Solo la cortese insistenza dei compagni di Roma e di Torino mi spinge a mettere per iscritto delle riflessioni che sento ancora insufficienti; ma gioca anche un po’ la convinzione che vada superata una situazione come quella italiana attuale in cui il rapporto tra marxismo, femminismo e pensiero verde è per lo più di indifferenza, di ostilità o al meglio di ossequio di maniera. Ringrazio Stefano Alberione, Maria Teresa Fenoglio, Roberto Finelli e Mimmo Porcaro per i commenti, i consensi e i dissensi. A Marco Revelli sono debitore di un ringraziamento particolare: le discussioni sulle questioni qui trattate sono state così tante, e l’impressione di porsi spesso interrogativi comuni è stata tale, che mi è difficile distinguere ciò che è mio e ciò che è suo nelle opinioni che avanzo, e facendolo rischierei di attribuirgli opinioni che non condivide ed è bene rimangano di mia responsabilità.
Considerazioni inattuali su centralità operaia e nuovi movimenti
"Il rapporto dell’uomo alla donna è il più naturale rapporto dell’uomo all’uomo. In esso si mostra, dunque, fino a che punto il comportamento naturale dell’uomo è divenuto umano, ossia fino a che punto la sua umana essenza gli è diventata esistenza naturale, fino a che punto la sua umana natura gli è diventata naturale. In questo rapporto si mostra anche fino a che punto il bisogno dell’uomo è divenuto umano bisogno; fino a che punto, dunque, l’altro uomo come uomo è divenuto un bisogno per l’uomo, e fino a che punto l’uomo, nella sua esistenza la più individuale, è ad un tempo comunità."
(Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, in Opere filosofiche giovanili, Editori Riuniti, Roma 1974, pp. 225. Corsivi nel testo)
"Don’t you know
They’re talkin’ about a revolution
It sounds like a whisper"
(Tracy Chapman,Talkin’ bout a revolution)
Introduzione
Nell’ultimo
decennio vi è stata una sostanziale disattenzione, quando non
inimicizia, tra quel che rimaneva del marxismo critico e le culture
femminista ed ambientalista. Nelle pagine che seguono vorrei provare,
dal mio punto di vista, ad interrompere questa sorta di reciproco
disinteresse, nel modo forse più scomodo: entrando nel merito del
pensiero rosa e del pensiero verde, presentandone un inizio di
critica, e ciononostante accettando la sfida lanciata dal femminismo
e dai verdi: convinto, come sono, che gli attacchi portati in questi
anni dai cosiddetti nuovi movimenti alla cultura della sinistra,
vecchia e nuova, siano spesso tutt’altro che infondati. I lettori
(e le lettrici) giudicheranno se il tentativo sia troppo coraggioso o
troppo ingenuo.
Anticipo
subito, per chiarezza, il punto di vista da cui parto ed il filo del
ragionamento. Il mio discorso si regge su due convinzioni: che non
siano esaurite tutte le potenzialità della rilettura ‘operaista’
del marxismo che ha permeato parte della nuova sinistra italiana (e
dunque anche chi, come me, ha mosso i primi passi politici nel
“manifesto”); e che non vi sia contraddizione ma rapporto fecondo
tra ‘questo’ marxismo e la rottura operata dal sessantotto. Sono
però anche convinto che ciò che c’è di positivo in questa
recente tradizione possa vivere solo se essa esercita su se stessa
una pesante riflessione autocritica.
Nella
mia riflessione tenterò di impiegare le nozioni di uguaglianza, di
democrazia e di libertà come una cartina di tornasole, o se volete
come una sorta di controllo di qualità, del potenziale emancipativo
tanto dei movimenti che si rifanno alla classe operaia quanto dei
cosiddetti nuovi movimenti, e dunque anche di quelle riflessioni che
vogliono far capo alle cosiddette nuove soggettività. La tesi
centrale del mio ragionamento è che tanto dentro il pensiero
femminista quanto dentro il pensiero verde sono presenti non poche, e
preoccupanti, ambiguità: si incontrano spesso argomentazioni che
recuperano il valore delle differenze fuori o contro l’eguaglianza;
ed è possibile individuare dentro l’uno e l’altro tendenze
antiegualitarie e, forse, persino antidemocratiche. Non può essere
nascosto, in altri termini, un potenziale esito conservatore e
reazionario delle cultura della differenza sessuale e dell’emergenza
ambientale.