L'articolo "Scatta l'ansia da rincaro per 237 trilioni di debito globali" di Morya Longo, pubblicato su "il Sole 24 Ore" del 15/06/2018 tratta di una questione di grande portata, inerente l'attuale economia capitalistica mondiale, che qualsiasi analisi marxista non può ignorare.
Si tratta del fatto che il debito globale, cresciuto più velocemente del PIL negli ultimi 10 anni, a fine 2017 ha raggiunto la cifra"astronomica" di 237 mila miliardi di dollari.
L'articolo parte dal fatto che, nel mondo della finanza, ci sono alcune preoccupazioni sulla sostenibilità del debito a seguito della fine della politica espansiva (caratterizzata dal QE e da tassi di sconto bassissimi o addirittura negativi) che ha caratterizzato negli ultimi anni la politica monetaria delle principali banche centrali (ad esempio USA, UE, inglese, giapponese): la politica più restrittiva -o meno espansiva- inevitabilmente impatterà sul costo di questo gigantesco debito.
Si pensi, per una rappresentazione più intuitiva, che 237 mila mld di dollari corrispondono, su 6 mld della popolazione mondiale, a un debito teorico di 39 mila dollari a testa, compresi bambini e persone inoccupate, comprese popolazioni di continenti come l'Africa i cui redditi si avvicinano a 1 euro al giorno !
In alcuni Paesi sviluppati la famiglie hanno un debito superiore al 150% del reddito annuo disponibile e in USA il 27% dei consumatori è considerato "subprime" (cioè poco affidabile; si ricordi che la crisi del 2008 è partita proprio dai debiti "subprime" in America), mentre ben 73 milioni di carte di credito sono definite "subprime" . E inoltre, secondo i dati OCSE, a livello mondiale le obbligazioni "spazzatura", che costituivano il 20% delle emissioni nel 2007, sono arrivate al 40% nel 2016.
Che cosa dire di tutto ciò ? Certamente che la crescita economica, peraltro modesta, nel capitalismo, negli ultimi decenni è stata pesantemente drogata dall'indebitamento dei consumatori e degli investitori: la finanza speculativa, in ultima analisi, non è che una conseguenza di ciò (cioè non è che la finanza speculativa, come molti ritengono, prende il posto della sana crescita, ma, al contrario, è la debolezza della crescita che necessita di indebitamento per essere stimolata, da cui consegue la finanza speculativa). Che cosa avverrebbe se l'economia capitalistica non fosse drogata da questo immenso indebitamento? C'è un rapporto tra questa situazione di sostegno "patologico" alla crescita capitalistica con la marxiana caduta tendenziale del saggio di profitto?
In ogni caso, stando così le cose, l'economia mondiale si trova in una situazione di incertezza ed instabilità e la crisi del 2008 non si può dire sia un capitolo chiuso: il capitalismo è in crisi, ma come cercherà di uscirne?
Paolo Massucci (Collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni").
Qui l'articolo di Morya Longo su "Il Sole 24 Ore":
http://www.ow7.rassegnestampa.it/UnioneCommerciodiMilano/PDF/2018/2018-06-15/2018061539317417.pdf
http://www.ow7.rassegnestampa.it/UnioneCommerciodiMilano/PDF/2018/2018-06-15/2018061539317417.pdf
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RispondiEliminaCome al solito è stato omesso il dato più importante, e cioè che a fronte di un debito aggregato totale di 240 T, ci sono solo 37 T di denaro circolante (inclusi i depositi bancari). Il che vuol dire che o si cancella il debito impagabile, oppure occorre "stampare" il denaro che manca (oltre 200 T) e distribuirlo ai debitori. Altrimenti sarà, come capita sempre, una guerra tra zombie in cui si salveranno solo i banchieri ed i loro sicofanti (gli incappucciati a piede libero).
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