Prima parte: http://ilcomunista23.blogspot.it/2016/02/le-classi-nel-mondo-moderno-alessandro.html
Terza parte: http://ilcomunista23.blogspot.it/2016/04/le-classi-nel-mondo-moderno-iii-nuove.html
Chi edificò Tebe dalle sette porte?

Furono i re a trascinare i blocchi di pietra?
E Babilonia, distrutta più volte,
Chi la rifabbricò, altrettante volte?
Dove abitavano i costruttori in Lima splendente d’oro?
E la sera, in cui fu terminata la muraglia cinese, dove andarono
I muratori? La grande Roma
È piena di archi di trionfo. Chi li eresse? Su chi
Trionfavano i Cesari? E Bisanzio tanto celebrata
Aveva soltanto palazzi per i suoi abitatori? Perfino nella leggendaria Atlantide
Nella notte in cui il mare la inghiottì, urlavano ancora
Annegando, per chiamare i loro schiavi.
Il giovane Alessandro conquistò l’India.
Da solo?
Cesare vinse i Galli.
Non aveva con se almeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse, sentendo che la sua flotta
Era andata a picco. Non pianse pure qualcun altro?
La guerra dei Sette Anni fu vinta da Federico secondo. Chi
Vinse, oltre a lui?
A ogni pagina, una vittoria.
Chi preparò il banchetto?
Ogni dieci anni, un grand’uomo.
Chi ne pagò le spese?
Tante notizie.
Altrettante domande.
Bertolt BRECHT: Domande di un operaio che legge.
Supponiamo per prima cosa di avere: da una parte il lavoro
vivo, valore d’uso della forza lavoro, acquistata come ogni
altra merce (e, per clausola di astrazione, al suo valore pieno,
che varia naturalmente secondo le condizioni storico-sociali della sua
riproduzione, compreso dunque il costo della sua formazione e il mantenimento
della prole, senza di che il lavoro vivo cesserebbe presto di esistere).
Dall’altra parte, i mezzi di produzione, separati dal
lavoratore, che perciò non ha altro da alienare che la sua forza lavoro. Questa
separazione - risultato, nel mondo moderno, di un lungo e doloroso processo di
espropriazione dei produttori diretti, contadini e artigiani -
è il primo elemento concettuale che permette di costruire la
nozione di “classi” [1]. Infatti, abbiamo con ciò dall’altra parte i
detentori dei mezzi di produzione [di qui innanzi: MP]: i quali dunque
disporranno di un potere di comando sulla forza-lavoro [di qui
innanzi: fl], poiché essa potrà operare, essere effettivamente lavoro
vivo, soltanto se e in quanto essi la vogliano utilizzare.
Ma possiamo noi, con questo solo elemento, dire: ecco le
“classi”, da una parte i lavoratori, dall’altra i detentori dei MP? No. La
clausola di astrazione, introdotta da Marx in 1,5,2, importa per ora soltanto la
continuità nel tempo del RP attraverso le diverse condizioni date, e solo dal
lato dei lavoratori. Essa vuol dire che essi potranno sussistere, formarsi e
riprodursi - ecco tutto. Ma ancora non sappiamo né come il RP funzioni, né come
esso si produca [2], né come il suo contenuto si modifichi nello
sviluppo del processo di produzione - che peraltro, come sappiamo, è in
definitiva processo di produzione e riproduzione di uomini, mediante il lavoro
nella natura. Abbiamo dunque finora soltanto, per così dire, una linea
divisoria ideale, che separa due spazi. E dai due lati di questa ideale linea
divisoria non abbiamo ancora (come molti, invece, hanno creduto) “capitale” e
“lavoro” nel loro divenire, modificarsi, svilupparsi secondo leggi interne, ma
soltanto il dato ogni volta immediatamente presente, e che non possiamo
ricondurre al processo complessivo in cui le classi effettivamente si formano e
operano. Non lo possiamo, perché non abbiamo gli elementi per collegare il
“dato” al “processo”. Non abbiamo, in altre parole, una forma di
movimento.
La forma di movimento è quella del capitale stesso. Esso non
è soltanto rapporto di capitale tra capitalisti e salariati, ma processo
del capitale.