mercoledì 5 novembre 2025

Merkel e la vecchia Europa: con Putin trattavamo - Sabato Angieri

Da: https://ilmanifesto.it - Sabato Angieri, giornalista del il manifesto. Inviato in aree di crisi e conflitti. Traduttore ·Formazione: Sapienza Università di Roma.

Leggi anche: https://www.ilmitte.com/2025/10/angela-merkel-polonia-e-stati-baltici-boicottarono-il-dialogo-con-putin 

LUCIO CARACCIOLO, fondatore della rivista LIMES, sulla guerra in Ucraina (https://www.facebook.com)


Che esista un’Europa prima della guerra in Ucraina e un’altra, diversa oggi è indubbio. Ma che l’invasione russa stia mettendo in luce visioni del mondo e della geopolitica totalmente differenti tra le generazioni di politici europei è molto meno ovvio. L’8 novembre 2011 a Lubmin, in Germania, Angela Merkel era raggiante mentre girava la grossa valvola che doveva aprire simbolicamente il flusso di gas attraverso le condutture del Nord Stream. La cancelliera si trovava al centro, in primo piano, tra il premier francese François Fillon, il capo del governo olandese Mark Rutte e l’allora presidente russo Dmitri Medvedev.

OGGI MEDVEDEV è il vice-capo del Consiglio di sicurezza russo che minaccia di bombardare l’Europa con l’atomica almeno una volta a settimana; Rutte è il capo della Nato e non perde occasione per ricordare che la Russia è il nostro nemico numero uno e che bisogna riarmarsi in fretta e senza risparmio; il capo di Fillon, Nicolas Sarkozy è stato condannato per «associazione a delinquere» per aver preso soldi da Gheddafi durante la campagna elettorale del 2007, ma questa è un’altra storia. E Angela Merkel rilascia interviste dicendo che nel 2021 lei sapeva come trattare con Putin, che aveva intuito che stesse per scoppiare qualcosa al confine orientale del Vecchio continente, ma che Polonia e Paesi baltici hanno posto un veto sui suoi tentativi di negoziare.

Non è la prima volta che un politico di quella generazione si lamenta di come Bruxelles ha gestito i rapporti con la Russia. Bakhmut stava per cadere quando un gruppo di militari ucraini che stava evacuando in tutta fretta ci disse: «italiani? Ah, Berlusconi». L’ex premier il giorno prima aveva dichiarato che se lui fosse stato capo del governo con «Zelensky non ci avrebbe neanche parlato». Eppure le posizioni di Berlusconi e Merkel erano molto distanti. Erano gli stessi anni dell’assalto degli oligarchi russi alla city di Londra, trasformata in un cantiere a cielo aperto per gli “investimenti” provenienti dai petroldollari russi e chissà da quali altre attività.

ALLA COSTRUZIONE del Nord Stream partecipò mezza Europa: le italiane Snam e Saipem, la francese GDF-Suez, la britannica Rolls-Royce, per citare solo alcuni dei pezzi da 90. E oggi si parla come cosa fatta del sequestro degli asset russi per finanziare l’Ucraina e delle sanzioni che hanno imposto alle aziende occidentali di lasciare la Federazione russa (prima di essere nazionalizzate da Mosca).

Il Nord Stream è forse uno dei massimi esempi del riavvicinamento tra Russia e Europa dopo da caduta del Muro di Berlino, del riavvicinamento tra pari almeno e non della spoliazione delle ricchezze ex-sovietiche da parte delle aziende occidentali negli anni ’90. Gli Usa non hanno mai visto di buon occhio questa comunanza e tuttora la osteggiano in modo evidente.

Basti pensare che uno dei tanti diktat di Donald Trump alla debolissima Bruxelles è stato quello di acquistare gas liquido dagli Usa e di interrompere totalmente ogni rapporto con la Russia, mentre Washington stessa, di contro, progetta di stringere i suoi legami energetici con il gigante eurasiatico. Non che 15 anni fa fosse l’età dell’oro, o che la Russia dove Anna Politkovskaja era stata brutalmente assassinata e i ceceni erano trucidati fosse un alleato democratico. Si chiudevano tutti e due gli occhi, in nome di quel termine che oggi va tanto in voga tra chi vorrebbe un accordo con la Russia, la realpolitik. Con l’enorme differenza che all’epoca era realmente politica – spietata e interessata – oggi sono perlopiù chiacchiere smentite nel giro di poche ore.

VENERDÌ SCORSO in un’intervista al media ungherese Partìzan Angela Merkel ha voluto dichiarare che: «Nel giugno 2021, ho avuto la sensazione che Putin non prendesse più sul serio l’accordo di Minsk ed è per questo che volevo un nuovo formato in cui noi, come Unione europea, potessimo parlare direttamente con lui». In occasione di una riunione del Consiglio europeo tenutasi quello stesso mese, Merkel e Macron hanno proposto negoziati diretti con altri leader in risposta all’accumulo di truppe russe vicino al confine ucraino. Ma l’idea di trattare «non è stato sostenuto da alcuni. Si trattava principalmente degli Stati baltici, ma anche la Polonia era contraria». Questi ultimi si sono offesi mortalmente, dichiarando che Merkel fa il gioco di Putin, che è incredibile che l’ex cancelliera non abbia cambiato idea. Il Cremlino, ovviamente, ha dato ragione a Merkel, affermando che «l’Ue è ostaggio della linea politica dei Paesi baltici e della Polonia». Ma è più interessante una dichiarazione dell’attuale premier polacco, Donald Tusk: «Il problema con Nord Stream 2 non è che sia stato fatto saltare in aria. Il problema è che sia stato costruito». Si torna sempre lì. Alcuni dei leader attuali hanno fatto della lotta alla Russia la loro ragion d’essere al governo – fermo restando che l’invasione dell’Ucraina è un fatto incontrovertibile – e i Paesi più importanti della Ue hanno delegato la propria politica estera agli Usa. Ma i vecchi capi non stanno dicendo «eravamo meglio noi», la reprimenda è più sottile: si sta iniziando a preparare il terreno in caso di disastro in Ucraina. Di chi sarà la colpa?

Certamente non nostra, sembrano dire i vecchi leader. Il rischio è che se tutto dovesse andar male e l’unità costruita intorno a Kiev dovesse sgretolarsi, inizierà lo scaricabarile. Gli Usa diranno che è stata colpa dell’Ue, gli stati europei si rimpalleranno le responsabilità e, quasi certamente, alla fine la colpa ricadrà sugli ucraini stessi. Qualcuno più furbo, come Merkel, già ha iniziato a farsi da parte.

Nessun commento:

Posta un commento