Leggi la scheda: http://www.eticaeconomia.it/la-nuova-frontiera-del-precariato-i-buoni-lavoro/
Leggi anche: http://www.wikilabour.it/voucher.ashx
Marta Fana descrive l'evoluzione normativa e le evidenze disponibili sul sistema dei buoni lavoro (i voucher). Fana sottolinea che le riforme del mercato del lavoro hanno costantemente liberalizzato il lavoro accessorio fino ad estenderlo a tutti i settori e ricorda che il Jobs Act ha aumentato i massimali di reddito percepibili. Esaminando i dati Fana documenta la crescita esplosiva dell’uso dei voucher: soltanto nel 2015 ne sono stati venduti più di 71 milioni e i lavoratori, soprattutto giovani, interessati da questa nuova forma di lavoro precario, sono oltre un milione.
Il rapporto del
ministero del Lavoro e dell’Inps sull’uso dei voucher pubblicato oggi
approfondisce parzialmente alcuni temi e questioni sollevate nel corso dei mesi
sulla progressiva, e inarrestabile, diffusione di questo strumento di
regolazione delle prestazioni di lavoro occasionali.
Eravamo rimasti al numero di voucher venduti nel 2015:
114.921.574. Oggi sappiamo che i lavoratori che hanno ricevuto almeno un
voucher sono 1.392.906, erano 24.437 nel 2008, anno di introduzione dei voucher
per alcune attività legate al settore dell’agricoltura. Poco più della metà
sono donne, mentre nella distribuzione anagrafica continua l’ascesa degli under
25 interessati dal lavoro accessorio: rappresentavano poco più del 15% nel
2008, mentre a fine 2015 costituiscono il 31% dei percettori di voucher.
Inoltre, l’importo medio percepito nell’anno dai più giovani voucheristi è di
554 euro contro i 700 degli over 65, che rappresentano solo il 3,9 percento dei
percettori. Da questo primo dettaglio non è tuttavia possibile capire se il
minor reddito dei giovani dipenda da un minore ammontare di ore lavorate per
prestazioni occasionali oppure perché soggetti più frequentemente a lavoro
irregolare.
Un dettaglio necessario, che purtroppo manca e rende
difficile non soltanto la comprensione del fenomeno ma in un certo senso indebolisce
“l’intenzione e la volontà del Governo e del ministero di combattere ogni forma
di illegalità e di precarietà nel mercato del lavoro e di colpire tutti i
comportamenti che sfruttano il lavoro ed alterano una corretta concorrenza tra
le imprese”. Scorrendo gli ulteriori approfondimenti presenti nel breve
rapporto, è evidente che lo sforzo sin qui fatto da Lavoro e Inps è solo
parziale.
Sempre più spesso ci si è chiesti se l’esplosione dei
voucher fosse o meno legata a un effetto di sostituzione di precedenti rapporti
di lavoro. Ebbene, secondo il rapporto, nel 2015 il 7,9 % dei lavoratori
retribuiti con voucher aveva avuto, nei tre mesi precedenti la prestazione, un
rapporto di lavoro con lo stesso datore; la percentuale sale al 10,0 % se si
prende a riferimento un periodo di sei mesi, oltre centomila lavoratori, di cui
10.000 ex co.co.pro e circa 300.000 ex lavoratori dipendenti. Questi si
distribuiscono nei settori che più fanno ricorso al sistema dei voucher:
turismo, commercio e le non definite “altre attività”.
Le argomentazioni contenute nel rapporto provano a
sdrammatizzare il dato affermando che “è dunque difficile ipotizzare che il
lavoro accessorio abbia rappresentato un’alternativa ad altre forme di
inquadramento, se non per quanto attiene al comparto turistico per prestazioni
che potrebbero essere state precedentemente realizzate mediante ricorso al
contratto a chiamata”. Un’affermazione che sembra depistare, dal momento
che sono coinvolti lavoratori occupati nei servizi, nel commercio e nelle
“altre attività”.
Per comprendere realmente quanto avvenuto a questi
lavoratori, sarebbe necessario accedere ai dati relativi alla distribuzione
delle sostituzioni per settore di attività unitamente a quelle contrattuali:
come si distribuiscono per settori le trasformazioni che hanno coinvolto i
co.co.pro e i lavoratori dipendenti?
Ancora, nel testo si afferma che il decreto sul riordino dei
contratti operato a giugno col D.Lgs. 81/2015 non ha nessun effetto su queste
cifre, dal momento che l’incidenza dei contratti sostituti sul totale dei
prestatori di lavoro occasionale addirittura diminuisce da luglio.
Un’affermazione forte, dal momento che l’incidenza dipende dal numero totale
dei prestatori e che quest’ultima è in costante aumento. Invece, a guardare i
dati sui lavoratori soggetti a trasformazione dei rapporti di lavoro da dipendente
o collaborazione a voucher, si nota che questi ultimi proprio a partire da
luglio aumentano rispetto ai primi mesi dell’anno.
Inoltre, per poter stabilire l’impatto in termini causali
della riforma dei contratti sulla probabilità di sostituzione di un contratto
di collaborazione (o simili) in voucher non basta guardare all’incidenza delle
sostituzioni. Si potrebbe, invece, indagare se la probabilità di trasformazione
cambia prima o dopo l’introduzione del decreto e per chi.
Infine, in base ai dati del 2014, il 40% dei voucheristi non
percepiscono altri redditi da lavoro o prestazioni sociali: circa 400.000
lavoratori.Tuttavia, il rapporto non fornisce alcun dettaglio sulle
caratteristiche di questi lavoratori: siano essi giovani, ex dipendenti, ex co.co.pro
non è dato di sapere. Così come non è dato conoscere quanti tra questi hanno
percepito redditi esclusivi da voucher anche negli anni o mesi precedenti. Una
lacuna non secondaria dal momento che i voucher come sistema di pagamento per
prestazioni lavorative sono caratterizzati da una contribuzione previdenziale
minima, 13%. I voucheristi esclusivi sono non soltanto i precari di terza
generazione, ma soprattutto, in un sistema pensionistico contributivo, si
candidano ad essere poveri sia oggi, sia domani.
Twitter @martafana
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