martedì 22 marzo 2016

Dialoghi di profughi V* - Bertolt Brecht



LE MEMORIE DI ZIFFEL, PARTE II. – VITA DIFFICILE DEI GRANDI UOMINI. – SE IL COMEDIAVOLOSICHIAMA POSSEGGA UN PATRIMONIO.


Quando Ziffel e Kalle si incontrarono di nuovo, Ziffel aveva pronto un altro capitolo delle sue memorie.


ZIFFEL     (Legge)  «Io sono fisico di professione. Un ramo della fisica, la meccanica, ha grande importanza nella vita moderna; eppure personalmente ho poco a che fare con i macchinari. Anche quelli tra i miei colleghi che danno qualche suggerimento agli ingegneri per la costruzione degli Stukas, e questi stessi ingegneri, lavorano circa tanto pacificamente e lontano dal mondo quanto, per esempio, un alto funzionario delle ferrovie.
«Circa dieci anni della mia vita li trascorsi in un istituto sito in una zona tranquilla e ricca di giardini. Mangiavo in un ristorante lì vicino. Una donna a ore mi teneva in ordine l’appartamento. Le mie amicizie erano tra colleghi. 
«Vivevo la vita tranquilla di un animale intellettuale. Come ho già detto, avevo frequentato una scuola decente, e in più godevo di certi privilegi, forse non grandi, ma pur sempre tali da fare una bella differenza. Essendo di «buona famiglia», ricevetti, grazie ai notevoli sacrifici finanziari dei miei genitori, un’educazione che mi procurò una vita ben diversa da quella che conducevano intorno a me milioni di poveri diavoli. Ero incontestabilmente un «signore», e come tale potevo fare pasti caldi varie volte al giorno, fumare, andare a teatro la sera e fare bagni a volontà. Le mie scarpe erano leggere; i miei pantaloni non erano sacchi di farina. Ero in grado di apprezzare un quadro, e un brano di musica non mi metteva in imbarazzo. Se mi soffermavo a parlare del tempo con la donna delle pulizie, questo era considerato prova di spirito umanitario. 
«I tempi erano relativamente tranquilli. Il governo della Repubblica non era né buono, né cattivo, e quindi in complesso piuttosto buono, dato che si occupava soltanto delle sue proprie faccende, come assegnazione di posti ecc., e lasciava più o meno in pace la gente, che aveva a che fare con esso solo indirettamente e che costituiva il popolo. In ogni modo, con le mie naturali disposizioni, quali che fossero, riuscivo più o meno a cavarmela. Naturalmente, per essere esatti,  nella mia professione e nella situazione generale non andava proprio tutto liscio. Ogni tanto qualche indispensabile cattiveria, o verso una donna,  o verso qualche collega; ogni tanto qualche debolezza; ma in fondo nulla che io non potessi facilmente superare, come ogni altro mio pari. Purtroppo, però, la Repubblica aveva i giorni contati.
«Non ho né l’intenzione né la capacità di tracciare un quadro dell’improvviso e pauroso aumento della disoccupazione e del generale impoverimento, né tanto meno di indicare quali fossero le forze che erano qui all’opera. Il lato più inquietante di questa minacciosa situazione era proprio che non si riusciva a scoprire da nessuna parte le cause di tale repentino peggioramento. 

«Tutto il mondo civile – così pareva – era scosso da sinistre convulsioni, e nessuno sapeva il perché. I funzionari degli Istituti di Studio della Congiuntura, che pure avevano a disposizione dati precisi sui fenomeni economici, mostravano di aver testa solo in quanto la scuotevano. I politicanti «entrarono in movimento», come le travi delle case durante un terremoto. Le pubblicazioni scientifiche di economia cessarono di uscire; in compenso però furono fondate innumerevoli riviste di astrologia.
«Io feci una curiosa osservazione.
«Notai, cioè, che la vita era diventata, nei centri della civiltà, così intricata e confusa che anche il miglior cervello non riusciva più ad averne una visione d’insieme e quindi non era più in grado di fare alcuna previsione. La nostra esistenza dipende tutta e completamente dall’economia: faccenda talmente complicata, che, per comprenderla tutta e bene, si richiede tanta intelligenza quanta non ne esiste nemmeno! Gli uomini, insomma, avevano creato una economia tale che per abbracciarla tutta ci volevano dei superuomini!
«L’analisi della situazione incontrava singolari difficoltà. Qui mi viene fatto di pensare a una scoperta della fisica moderna: il principio di indeterminazione di Heisenberg. Si tratta di questo: le ricerche nel campo degli atomi vengono ostacolate dal fatto che occorrono fortissime lenti di ingrandimento per poter vedere i fenomeni che si verificano tra le più piccole particelle di materia. La luce necessaria all’osservazione microscopica è così forte che provoca nel mondo dell’atomo surriscaldamenti e disturbi, vere rivoluzioni. Sicché, per poterlo osservare, siamo costretti ad alterare proprio ciò che vogliamo osservare; perciò non vediamo la vita normale del microcosmo bensì una vita disturbata dalla nostra osservazione. Ora, nel mondo sociale sembrano esistere fenomeni analoghi. L’esame di fenomeni sociali non li lascia immutati, ma influisce su di essi in maniera assai notevole; anzi, senz’altro, in maniera rivoluzionaria. Questa è probabilmente la ragione per cui le classi dominanti incoraggiano così poco gli studi più approfonditi nel campo sociale.
«Poiché non si trovavano superuomini capaci di comprendere questa economi a così com’era, e certuni già proponevano di semplificarla radicalmente per renderla più chiara e pianificabile, ecco che in tale situazione trovarono ascolto alcuni individui che annunziarono la loro ferma decisione di non tenere in nessuna considerazione l’economia.
«Il Comediavolosichiama fu d’un tratto sulle labbra di tutti.
«Quest’uomo eminente già da anni aveva raccolto intorno a sé, in una città di provincia nota per la sua arte e la sua eccellente birra, una quantità di piccoli borghesi, assicurando loro, con una verbosità insolita nel nostro paese, che stava per inaugurarsi una grande Epoca.
«Dopo essersi esibito qualche anno nel circo, si guadagnò la fiducia del presidente del Reich, un generale che aveva perso la prima guerra mondiale e che lo mise in grado di preparare la seconda.
«Io però, che una grande epoca l’avevo vissuta in gioventù, mi cercai in fretta un posto a Praga e lasciai il paese in quattro e quattr’otto».

Kalle avrebbe spesso voluto interrompere la lettura ma lo aveva sempre trattenuto il suo rispetto per la parola scritta.

KALLE     Quando sentì parlare per la prima volta del fascismo?

ZIFFEL     Anni fa; e come di un movimento diretto contro l’eterno ritardo dei treni italiani e smanioso di restaurare la grandezza dell’antico Impero Romano. Sentii dire che i suoi membri portavano camicie nere. Però mi parve un’idea sbagliata, questa che sul nero lo sporco non si veda. Per questo le camicie brune sono molto più pratiche; ma sfido io, questo movimento sorse dopo e poté perciò sfruttare l’esperienza del primo. La cosa più importante mi parve che il Coso promettesse al popolo italiano una «vita pericolosa» (1). A sentire i giornali italiani, pare che questa promessa sollevasse un’ondata di entusiasmo nella popolazione.

KALLE     Da quello che ha detto, vedo che una grande epoca ha il potere di farla scappare; che insomma lei non vuol proprio convincersi a far la parte dell’eroe.

ZIFFEL     All’occasione mi sono procurato un paio di virtù minori, per uso privato… Niente di caro o di sopraffino; anzi tutta roba dozzinale. Per esempio mi sono permesso di contraddire il grande Stilte in una questione di teoria atomica, a rischio che mi demolisse sul piano scientifico. Perché lei si faccia un’idea, pensi che questa mia impresa è all’incirca paragonabile alla prima ascensione del Cervino. Io credo che lei mi ritenga soltanto un uomo amante delle comodità; ma lei non mi ha mai visto in laboratorio.

KALLE     Da come parla, la si potrebbe forse ritenere un piccolo borghese, che ama appunto solo le sue comodità e vuol essere lasciato in pace.

ZIFFEL     So di che specie di gente lei parla: di quella che considera una scomodità il fatto che le si voglia impedire di marcire. Io invece considero una scomodità proprio il fatto di impedirmi che sviluppi me stesso, o meglio che, oltre a me stesso, sviluppi qualche altra cosa, come per esempio la teoria dell’atomo. Conquistare il dominio sull’aria è cosa ben diversa dal conquistare il dominio nell’aria.

KALLE     Lei non rende certamente facile la vita ai grandi uomini.

ZIFFEL     Non vedo perché dovrei.

KALLE     Quando si ha qualche base finanziaria, è naturalmente più facile rendergliela difficile, almeno per un po’ di tempo; ma per i nullatenenti è più difficile.

ZIFFEL     Loro infatti dicono di andare verso il popolo, cioè verso i nullatenenti. Questi movimenti fascisti si definiscono dappertutto movimenti popolari. Spesso usano un tono molto aspro contro i ricchi, specialmente quando questi lesinano le sovvenzioni al partito, mostrando di non capire il loro tornaconto. Io però sono convinto che conta proprio il piccolo contributo. E quanto più severamente tuonano contro i ricchi, tanto più lautamente affluisce il piccolo contributo, e tanto più ricchi diventano loro. In contraccambio, però, devono pur fare qualcosa. In generale si pretende troppo oggigiorno dai grandi uomini. Non è meraviglia che non possano adeguarsi a queste tremende pretese. Si pretende, per esempio, che siano assolutamente disinteressati. Vorrei sapere come potrebbero esserlo, e perché proprio loro. Ma loro devono continuamente assicurare che no ne ricavano nulla, se non pene e preoccupazioni e notti insonni, e il Comediavolosichiama deve pubblicamente versare litri di lacrime per dimostrare l’onestà delle sue intenzioni. Infatti il popolo lo segue in guerra solo se il Comediavolosichiama la scatena per puro idealismo, e non per sete di guadagno.

KALLE     Qualche anno fa tenne addirittura un discorso per dire che lui non possiede né feudi, né conto in banca. Fu accolto freddamente. Alcuni erano alquanto seccati perché si erano già impadroniti di loro iniziativa di una o due tenute, mentre altri non ci tenevano proprio a ricevere in dono i campi di concentramento che lui aveva costruiti per loro. Ci si ruppe la testa a pensare di che diavolo vivesse. Si scoprì che non ha bisogno di molto. Certo, all’opera ha l’ingresso gratis. Infine, per tagliar corto alle insinuazioni, decise di abbracciare una professione. Scelse quella dello scrittore. Come cancelliere del Reich ordinò che per il suo cancellierato non gli si desse niente, per lui era un piacere; ma poi ordinò che, come scrittore, gli si comprasse il suo libro Mein Kampf, ragione per cui la sua battaglia è diventata un grosso successo. Col ricavato si è comprato l’esercito e il palazzo della Cancelleria, ed è vissuto proprio decorosamente.

ZIFFEL     E’ interessante vedere quanta pena i danno per dimostrare che il macello di milioni di esseri umani e l’oppressione e la mutilazione spirituale di interi popoli lo fanno gratis, senza riscuotere alcun compenso.

KALLE     Devono dimostrar che non si occupano di simili quisquilie. Vivono assorti in grandi pensieri, estranei a ogni bassura, quando preparano una guerra.

Dopo di che i due si separarono e se ne andarono ciascuno per la propria strada.

1 In italiano nel testo 

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