LE MEMORIE DI ZIFFEL,
PARTE II. – VITA DIFFICILE DEI GRANDI UOMINI. – SE IL COMEDIAVOLOSICHIAMA
POSSEGGA UN PATRIMONIO.
Quando Ziffel e Kalle si incontrarono di nuovo, Ziffel
aveva pronto un altro capitolo delle sue memorie.
ZIFFEL (Legge) «Io sono fisico
di professione. Un ramo della fisica, la meccanica, ha grande importanza nella
vita moderna; eppure personalmente ho poco a che fare con i macchinari. Anche quelli
tra i miei colleghi che danno qualche suggerimento agli ingegneri per la
costruzione degli Stukas, e questi stessi ingegneri, lavorano circa tanto
pacificamente e lontano dal mondo quanto, per esempio, un alto funzionario
delle ferrovie.
«Circa dieci anni della mia vita li trascorsi in un istituto
sito in una zona tranquilla e ricca di giardini. Mangiavo in un ristorante lì
vicino. Una donna a ore mi teneva in ordine l’appartamento. Le mie amicizie
erano tra colleghi.
«Vivevo la vita tranquilla di un animale intellettuale. Come
ho già detto, avevo frequentato una scuola decente, e in più godevo di certi
privilegi, forse non grandi, ma pur sempre tali da fare una bella differenza.
Essendo di «buona famiglia», ricevetti, grazie ai notevoli sacrifici finanziari
dei miei genitori, un’educazione che mi procurò una vita ben diversa da quella
che conducevano intorno a me milioni di poveri diavoli. Ero incontestabilmente
un «signore», e come tale potevo fare pasti caldi varie volte al giorno,
fumare, andare a teatro la sera e fare bagni a volontà. Le mie scarpe erano leggere;
i miei pantaloni non erano sacchi di farina. Ero in grado di apprezzare un
quadro, e un brano di musica non mi metteva in imbarazzo. Se mi soffermavo a
parlare del tempo con la donna delle pulizie, questo era considerato prova di
spirito umanitario.
«I tempi erano relativamente tranquilli. Il governo della
Repubblica non era né buono, né cattivo, e quindi in complesso piuttosto buono,
dato che si occupava soltanto delle sue proprie faccende, come assegnazione di
posti ecc., e lasciava più o meno in pace la gente, che aveva a che fare con
esso solo indirettamente e che costituiva il popolo. In ogni modo, con le mie
naturali disposizioni, quali che fossero, riuscivo più o meno a cavarmela.
Naturalmente, per essere esatti, nella mia professione e nella situazione
generale non andava proprio tutto liscio. Ogni tanto qualche indispensabile
cattiveria, o verso una donna, o verso qualche collega; ogni tanto
qualche debolezza; ma in fondo nulla che io non potessi facilmente superare,
come ogni altro mio pari. Purtroppo, però, la Repubblica aveva i giorni
contati.
«Non ho né l’intenzione né la capacità di tracciare un
quadro dell’improvviso e pauroso aumento della disoccupazione e del generale
impoverimento, né tanto meno di indicare quali fossero le forze che erano qui
all’opera. Il lato più inquietante di questa minacciosa situazione era proprio
che non si riusciva a scoprire da nessuna parte le cause di tale repentino
peggioramento.
«Tutto il mondo civile – così pareva – era scosso da
sinistre convulsioni, e nessuno sapeva il perché. I funzionari degli Istituti
di Studio della Congiuntura, che pure avevano a disposizione dati precisi sui
fenomeni economici, mostravano di aver testa solo in quanto la scuotevano. I
politicanti «entrarono in movimento», come le travi delle case durante un
terremoto. Le pubblicazioni scientifiche di economia cessarono di uscire; in
compenso però furono fondate innumerevoli riviste di astrologia.
«Io feci una curiosa osservazione.
«Notai, cioè, che la vita era diventata, nei centri della
civiltà, così intricata e confusa che anche il miglior cervello non riusciva
più ad averne una visione d’insieme e quindi non era più in grado di fare
alcuna previsione. La nostra esistenza dipende tutta e completamente
dall’economia: faccenda talmente complicata, che, per comprenderla tutta e
bene, si richiede tanta intelligenza quanta non ne esiste nemmeno! Gli uomini,
insomma, avevano creato una economia tale che per abbracciarla tutta ci
volevano dei superuomini!
«L’analisi della situazione incontrava singolari difficoltà.
Qui mi viene fatto di pensare a una scoperta della fisica moderna: il principio
di indeterminazione di Heisenberg. Si tratta di questo: le ricerche nel campo
degli atomi vengono ostacolate dal fatto che occorrono fortissime lenti di
ingrandimento per poter vedere i fenomeni che si verificano tra le più piccole
particelle di materia. La luce necessaria all’osservazione microscopica è così
forte che provoca nel mondo dell’atomo surriscaldamenti e disturbi, vere
rivoluzioni. Sicché, per poterlo osservare, siamo costretti ad alterare proprio
ciò che vogliamo osservare; perciò non vediamo la vita normale del microcosmo
bensì una vita disturbata dalla nostra osservazione. Ora, nel mondo sociale
sembrano esistere fenomeni analoghi. L’esame di fenomeni sociali non li lascia
immutati, ma influisce su di essi in maniera assai notevole; anzi, senz’altro,
in maniera rivoluzionaria. Questa è probabilmente la ragione per cui le classi
dominanti incoraggiano così poco gli studi più approfonditi nel campo sociale.
«Poiché non si trovavano superuomini capaci di comprendere
questa economi a così com’era, e certuni già proponevano di semplificarla
radicalmente per renderla più chiara e pianificabile, ecco che in tale
situazione trovarono ascolto alcuni individui che annunziarono la loro ferma
decisione di non tenere in nessuna considerazione l’economia.
«Il Comediavolosichiama fu d’un tratto sulle labbra di
tutti.
«Quest’uomo eminente già da anni aveva raccolto intorno a
sé, in una città di provincia nota per la sua arte e la sua eccellente birra,
una quantità di piccoli borghesi, assicurando loro, con una verbosità insolita
nel nostro paese, che stava per inaugurarsi una grande Epoca.
«Dopo essersi esibito qualche anno nel circo, si guadagnò la
fiducia del presidente del Reich, un generale che aveva perso la prima guerra
mondiale e che lo mise in grado di preparare la seconda.
«Io però, che una grande epoca l’avevo vissuta in gioventù,
mi cercai in fretta un posto a Praga e lasciai il paese in quattro e quattr’otto».
Kalle avrebbe spesso voluto interrompere la lettura ma lo
aveva sempre trattenuto il suo rispetto per la parola scritta.
KALLE Quando sentì parlare per la
prima volta del fascismo?
ZIFFEL Anni fa; e come di un
movimento diretto contro l’eterno ritardo dei treni italiani e smanioso di
restaurare la grandezza dell’antico Impero Romano. Sentii dire che i suoi
membri portavano camicie nere. Però mi parve un’idea sbagliata, questa che sul
nero lo sporco non si veda. Per questo le camicie brune sono molto più
pratiche; ma sfido io, questo movimento sorse dopo e poté perciò sfruttare
l’esperienza del primo. La cosa più importante mi parve che il Coso promettesse
al popolo italiano una «vita pericolosa» (1). A sentire i giornali italiani, pare
che questa promessa sollevasse un’ondata di entusiasmo nella popolazione.
KALLE Da quello che ha detto, vedo
che una grande epoca ha il potere di farla scappare; che insomma lei non vuol
proprio convincersi a far la parte dell’eroe.
ZIFFEL All’occasione mi sono
procurato un paio di virtù minori, per uso privato… Niente di caro o di
sopraffino; anzi tutta roba dozzinale. Per esempio mi sono permesso di
contraddire il grande Stilte in una questione di teoria atomica, a rischio che
mi demolisse sul piano scientifico. Perché lei si faccia un’idea, pensi che
questa mia impresa è all’incirca paragonabile alla prima ascensione del
Cervino. Io credo che lei mi ritenga soltanto un uomo amante delle comodità; ma
lei non mi ha mai visto in laboratorio.
KALLE Da come parla, la si potrebbe
forse ritenere un piccolo borghese, che ama appunto solo le sue comodità e vuol
essere lasciato in pace.
ZIFFEL So di che specie di gente lei
parla: di quella che considera una scomodità il fatto che le si voglia impedire
di marcire. Io invece considero una scomodità proprio il fatto di impedirmi che
sviluppi me stesso, o meglio che, oltre a me stesso, sviluppi qualche altra
cosa, come per esempio la teoria dell’atomo. Conquistare il dominio sull’aria è
cosa ben diversa dal conquistare il dominio nell’aria.
KALLE Lei non rende certamente
facile la vita ai grandi uomini.
ZIFFEL Non vedo perché dovrei.
KALLE Quando si ha qualche base
finanziaria, è naturalmente più facile rendergliela difficile, almeno per un
po’ di tempo; ma per i nullatenenti è più difficile.
ZIFFEL Loro infatti dicono di andare
verso il popolo, cioè verso i nullatenenti. Questi movimenti fascisti si
definiscono dappertutto movimenti popolari. Spesso usano un tono molto aspro
contro i ricchi, specialmente quando questi lesinano le sovvenzioni al partito,
mostrando di non capire il loro tornaconto. Io però sono convinto che conta
proprio il piccolo contributo. E quanto più severamente tuonano contro i
ricchi, tanto più lautamente affluisce il piccolo contributo, e tanto più
ricchi diventano loro. In contraccambio, però, devono pur fare qualcosa. In
generale si pretende troppo oggigiorno dai grandi uomini. Non è meraviglia che
non possano adeguarsi a queste tremende pretese. Si pretende, per esempio, che
siano assolutamente disinteressati. Vorrei sapere come potrebbero esserlo, e
perché proprio loro. Ma loro devono continuamente assicurare che no ne ricavano
nulla, se non pene e preoccupazioni e notti insonni, e il Comediavolosichiama
deve pubblicamente versare litri di lacrime per dimostrare l’onestà delle sue
intenzioni. Infatti il popolo lo segue in guerra solo se il Comediavolosichiama
la scatena per puro idealismo, e non per sete di guadagno.
KALLE Qualche anno fa tenne
addirittura un discorso per dire che lui non possiede né feudi, né conto in
banca. Fu accolto freddamente. Alcuni erano alquanto seccati perché si erano
già impadroniti di loro iniziativa di una o due tenute, mentre altri non ci
tenevano proprio a ricevere in dono i campi di concentramento che lui aveva
costruiti per loro. Ci si ruppe la testa a pensare di che diavolo vivesse. Si
scoprì che non ha bisogno di molto. Certo, all’opera ha l’ingresso gratis.
Infine, per tagliar corto alle insinuazioni, decise di abbracciare una
professione. Scelse quella dello scrittore. Come cancelliere del Reich ordinò
che per il suo cancellierato non gli si desse niente, per lui era un piacere;
ma poi ordinò che, come scrittore, gli si comprasse il suo libro Mein
Kampf, ragione per cui la sua battaglia è diventata un grosso successo. Col
ricavato si è comprato l’esercito e il palazzo della Cancelleria, ed è vissuto
proprio decorosamente.
ZIFFEL E’ interessante vedere quanta
pena i danno per dimostrare che il macello di milioni di esseri umani e
l’oppressione e la mutilazione spirituale di interi popoli lo fanno gratis,
senza riscuotere alcun compenso.
KALLE Devono dimostrar che non si
occupano di simili quisquilie. Vivono assorti in grandi pensieri, estranei a
ogni bassura, quando preparano una guerra.
Dopo di che i due si separarono e se ne andarono ciascuno
per la propria strada.
1 In italiano nel testo
Seconda parte: http://ilcomunista23.blogspot.it/2016/02/dialoghi-di-profughi-ii-bertolt-brecht.html#more
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