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giovedì 26 dicembre 2024

L’Europa si prepara alla guerra aumentando le spese militari - Pasquale Esposito

 Da: https://www.mentinfuga.com - Pasquale Esposito, il mio nome è un alias. Un omaggio alla città che mi ha brillantemente ospitato per una decina d’anni. Ma soprattutto è il tener viva l’attenzione agli “Esposti” di ieri e di oggi, quelli che erano e sono abbandonati. Per Mentinfuga mi occupo di Esteri. 

Ascolta anche: Parliamo della crisi francesce con Ophélie Sauger https://grad-news.blogspot.com/2024/12/caffe-e-cornetto-lultimo-metro-parliamo.html?m=1


L'EUROPA SI PREPARA ALLA GUERRA: CHI AGGREDIREMO ? 

Non risulta che ci dobbiamo difendere da qualcuno, forse intendiamo attaccarlo ?
Ma questa Europa lavora per la pace o per la guerra ? Forse la lobby dell'industria militare detta le politiche estere ed economiche europee ? D'altra parte le esigenze di stabilità finanziaria impongono un doloroso contenimento della spesa pubblica, ma se questa viene maggiormente assorbita dalle spese militari, che ne sarà del servizio pubblico sanitario già insufficiente per curarsi ? Al pronto soccorso già si rimane in barella per oltre una settimana e i tempi per una visita specialistica già sono da sei mesi ad un anno...
E le pensioni, già da fame ? Verranno ridotte ancora, sempre per alimentare l'industria della guerra ? Ci toglieremo il cibo di bocca per produrre cannoni ?
Se le prospettive sono quelle dell'Europa in guerra e della miseria dei cittadini (ma non dei padroni -grandi capitalisti e politici e comunicatori lacchè- che al contrario si arricchiscono), perché ci scandalizziamo della crescente violenza ed omicidi ? Perché mai parlare di contrastare i femminicidi, i morti sul lavoro, la violenza giovanile, le discriminazioni sessiste, i danni del fumo ? Che importanza avranno mai queste inezie, di fronte a possibili scenari catastrofici di milioni di morti come preventivabili in un ipotetico scenario di guerra in Europa ? 

Le politiche in atto nulla fanno per scongiurarla: al contrario, la preparano, la rendono possibile, probabile, necessaria...
Ricordo un particolare storico alquanto inquetante: nei mesi ed anni che hanno preceduto la Prima Guerra Mondiale, i partiti guerrafondai e le stesse masse, le quali, come oggi, hanno subito un "lavaggio del cervello" dai media, spingevano per l'entrata in guerra, inizialmente senza nemmeno aver deciso se partecipare a fianco degli Imperi centrali o dell'Intesa.
Anche oggi stiamo andando in questa direzione ? Oppure, non so se sia meglio, abbiamo già deciso di fare la guerra a Cina e Russia, solo perché la prima cresce economicamente più di noi e la seconda perché non si lascia sottomettere e sbranare dai nostri grandi capitali?
Sembra che il motto "comunismo o barbarie" si stia purtroppo realizzando. (Paolo Massucci per il Collettivo) 
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sabato 21 dicembre 2024

Il funzionamento delle Assicurazioni sanitarie evidenzia la contraddizione insuperabile tra libero mercato e soddisfazione dei bisogni - Paolo Massucci

Da: https://futurasocieta.com - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni. 



Il funzionamento delle assicurazioni sanitarie private evidenzia insuperabili contraddizioni tra libero mercato e soddisfazione dei bisogni: non compensano ma acuiscono le discriminazioni di classe sulle cure mediche e si avvantaggiano delle crescenti carenze del Ssn. 


Il recente omicidio negli Stati Uniti del CEO della United Healthcare ha riportato nel dibattito pubblico il tema delle Assicurazioni sanitarie. Le Assicurazioni sanitarie, compreso quelle di categoria contrattuale che si appoggiano sempre a grandi Compagnie private, sono in costante sviluppo anche in Italia, ma rappresentano la quintessenza dell'irrazionalità del mercato neoliberista. Esse costituiscono delle macchine altamente inefficienti, che dissipano risorse finanziarie, spartite tra i diversi attori economici capitalistici intermediari, creando, in ultima analisi, una disutilità sociale.

Il punto è questo: se si fabbricano ad esempio salami, al netto dei profitti assorbiti dai capitalisti, il cliente, nel godere del prodotto, nulla sottrae al capitalista. Anzi, pragmaticamente, più il salame è buono e meglio è per tutti. Non che non esistano contrapposizioni tra venditore e consumatore: tutti i metodi del marketing, dal design della confezione di un prodotto alla comunicazione pubblicitaria, hanno lo scopo di aumentare il desiderio del prodotto, facendo particolarmente leva su diversi livelli del subconscio, al fine di incrementare il valore di scambio del prodotto; i creatori pubblicitari insistono ormai da decenni che più che il prodotto fisico si vende un'emozione e infatti si parla di “immagine” del prodotto. E tutto quello che sta dietro la promozione del prodotto, l’industria pubblicitaria, costituisce una porzione significativa del suo costo che si scarica sul prezzo finale di acquisto. Ciò non rappresenta, in un certo senso, un costo irrazionale per la collettività, in termini di risorse, di lavoro umano, e via dicendo?

A tal proposito, un banale episodio che mi ha fatto riflettere è stato l'impiego da parte di una Società di catering in ambito di erogazione di servizio di mensa aziendale di bustine monoporzione di olio extravergine di oliva da 10 ml a disposizione degli utilizzatori del servizio, in sostituzione delle bottiglie dello stesso olio. Se si considera che, rispetto alla bottiglia di olio, la monoporzione ha un costo, a pari contenuto, maggiorato a seguito del processo di confezionamento, al materiale della bustina, allo scarto dovuto ad una certa percentuale di rotture delle bustine, nonché alla perdita di olio che rimane adeso alla bustina dopo l'utilizzo e al costo di smaltimento delle bustine, per non parlare dell'inquinamento da rifiuti, si comprende come la razionalità dell'economia capitalistica non coincida con quella complessiva.

venerdì 13 dicembre 2024

Quale progresso nel capitalismo? Una amara riflessione... - Paolo Massucci

Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni. 

Leggi anche: Perché guardiamo passivi lo scempio - Pino Arlacchi 


Due brevi letture di due miei amici e compagni, mi hanno fatto  molto pensare, con angoscia. Parlo della bella e drammatica poesia di Aristide ("insieme a tutti gli altri" - Aristide Bellacicco) e  dell'interessante articolo di Alessandra su futurasocieta (La guerra in Ucraina deve continuare a tutti i costi - Alessandra Ciattini). 
Andrebbero meglio divulgati... 

Mi sembra, temo, che il capitalismo, nel corso dell'ultimo cinquantennio, abbia minato, ad oggi, le basi ideologiche e morali che rendono possibile la costruzione di una alternativa. Quest'ultima, qualunque possa essere la strada per perseguirla - superamento o abbattimento del sistema capitalistico - richiede una visione e dei valori in opposizione a quelli dominanti del pragmatismo individualista e della competizione tra individui in un gioco a somma zero (in realtà a somma negativa!). Richiede una prospettiva di lungo respiro, una visione collettiva dell'umanità mondiale. Richiede una morale di fratellanza e non di scontro tra interessi economici particolaristici, una collaborazione fiduciosa tra i popoli. Non l'ambizione a diventare dei piccoli Elon Musk, di raggiungere "il successo" a qualsiasi costo, di apparire dei "vincenti", né la rassegnazione ad essere dei "falliti", magari ammiratori dei "grandi", dei "fortunati", dei più "capaci" a valorizzare il "dio capitale". 

Al contrario, un cambiamento reale necessita di riconoscere l'ingiusta appropriazione di risorse appartenenti alla collettività da parte dei grandi ricchi capitalisti "vincenti", i quali, partendo da basi economiche disuguali, hanno sfruttato la scienza, la tecnica, la cultura ed il sapere umano, oltre che i lavoratori, per ottenere immensi profitti, sottratti alla collettività umana. 

Ora, se la cultura individualistica e competitiva ha permeato l'intera società, sarà difficile riconoscere i principi di giustizia sociale, i quali, insieme alla democrazia sostanziale (non quella attuale delle Corporate) e allo sviluppo umano, sono a fondamento di una società migliore, non capitalistica, come prospettata da una tradizione filosofica della quale Marx è il maggior rappresentante. 

Certamente occorre tornare alla teoria marxiana e alle sue successive interpretazioni da parte di eminenti pensatori e politici del '900, ma occorre anche qualcosa di più profondo, una morale interiore che possa anteporre i grandi ideali di giustizia sociale umana (a dispetto del postmodernismo) agli interessi personali particolari, a una visione di breve termine, di piccolo vantaggio individuale o alla chiusura verso l'esterno a difesa di sé stessi. 

Mi chiedo, pure con un certo sgomento ed imbarazzo, se sia stata in buona parte la religione cristiana, e forse cattolica in particolare (come forse altre religioni in altre aree del mondo), la principale istituzione politico-sociale traghettatrice nella storia umana di valori morali di giustizia e fratellanza, peraltro necessari alla costruzione di una società coesa, rivoluzionaria o riformatrice che sia, in senso socialista e comunista. 

Al venir meno della religione, non sono evaporati con essa quegli stessi valori morali ? 

Forse Pasolini, quello della maturità che denuncia tragicamente la decadenza, la deidealizzazione di quella stessa plebe che in precedenza aveva esaltato, non aveva colto in anticipo il cuore tragico della questione nella fine dei valori morali di fratellanza e l'adesione ai nuovi valori del consumismo capitalistico? 

Ma se questo è vero, occorrerebbe, penso, una ricostruzione di questi stessi valori, altrimenti sarà la fine: la guerra, infatti, con i mezzi catastrofici oggi disponibili, sarà il destino, direi ineluttabile, di un mondo capitalistico, intrinsecamente basato sulla competizione. È opportuno, a tal proposito, ricordare il bel libro di Gunther Anders del 1956, "L'uomo è antiquato", tuttora più che mai attuale, secondo cui l'uomo non sta progredendo culturalmente ad un livello adeguato a gestire la tecnica, da lui creata, a proprio beneficio, rischiando così, al contrario di esserne fisicamente annientato. 

Pensare d'altra parte che, senza mettere in discussione il sistema capitalistico, gli Stati si possano organizzare ed accordare per affrontare realmente l'incombente disastro ecologico ed umano, è semplicemente puerile, in quanto richiederebbe di mettere da parte proprio la logica del profitto e degli interessi di parte caratteristici della stessa ideologia capitalistica. 

Purtroppo, come ci mostra la storia recente ed attuale, il "progresso umano" cui assistiamo, in un mondo in cui al capitalismo non si oppongono sistemi antagonisti, a dispetto dei suoi apologeti non porta benefici all'intera società, ma vantaggi per pochi e disatri per gli altri.
Avremo il tempo perché possa essere compreso il processo storico in atto e ricostruito un mondo nuovo ?
Non ce n'è più molto ...

domenica 2 giugno 2024

"La società dell'emergenza" di Francesco Fantuzzi - Recensione di Paolo Massucci

Da: https://www.sinistrainrete.info - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni. 

Il saggio, edito nel 2024 da Sensibili alle foglie, fornisce una ricca analisi della crisi in corso della democrazia. Le soluzioni proposte stimolano riflessioni utili alla comprensione della nostra condizione storica e alla speranza di un cambiamento.


Segnalo il saggio di Francesco Fantuzzi "La società dell'emergenza. Pandemia, guerra, insicurezza, caos: quale futuro ci attende?" edito nel 2024 da Sensibili alle foglie.

Il libro offre una chiara, dettagliata e spietata descrizione dello spirito del nostro tempo e della grave crisi politica, economica, sociale, culturale ed ecologica in corso, di cui non riusciamo più a intravedere alcuna soluzione. L'annunciata epoca della globalizzazione, della pace mondiale, del progresso e della libertà, una volta crollata l'URSS si è presto conclusa in conseguenza dei sussulti per la contesa sul nuovo ordine mondiale.

Viene esposta la grave situazione politica, ovvero il progressivo arretramento della democrazia per cui è stato anche coniato il termine “postdemocrazia”: le istituzioni nazionali e sovranazionali che detengono il potere rispondono sempre più alle richieste delle lobby industriali e finanziarie, anziché ai popoli. Mentre i governi, a prescindere dai partiti che li sostengono, non si discostano più dalle politiche economiche neoliberiste e di austerità, sfavorevoli ai lavoratori e alle fasce deboli e impiegano modelli di gestione costantemente emergenziali e metodi autoritari.

L'Autore, la cui visione etica appare a mio avviso influenzata dal filone del pensiero occidentale della Scuola di Francoforte, intravede il rischio di una deriva "dis-umanistica", caratterizzata dallo sgretolarsi dei rapporti tra persone e dalla spettacolarizzazione dell'esistenza (viene citato il saggio del 1967 di Guy Debord), in un ambiente relazionale segnato dal solipsismo narcisistico, in cui tutti si mostrano, nessuno ascolta e gli istinti inconsci non sublimati dominano sulla ragione. Tutto ciò, secondo l'Autore, e a ragione, sarebbe favorito anche dalla diffusione degli strumenti della tecnologia informatica, finalizzati, in ultima analisi, esclusivamente alla massimizzazione del profitto privato, anziché a progetti lungimiranti, razionali, etici e responsabili verso la collettività. Viene quindi richiamato il pericolo del "postumanesimo", una progetto a oggi ancora elitario che auspica l'impiego della tecnica per estendere le possibilità del corpo e della mente umana: una pericolosa riproposizione -quella del postumanesimo-, secondo la tesi di Paolo Ercolani nel saggio "Nietzsche l'iperboreo", di cui pure consiglio la lettura, della inquietante teoria del superuomo.

Nella parte finale l’Autore -che afferma che il capitalismo è il problema e pertanto esso non può offrire soluzioni- presenta alcune proposte per invertire la rotta, collocabili, a mio avviso, nell'ambito della cultura postmoderna, quali la teoria della “decrescita felice” di Serge Latouche: una prospettiva lodevole e razionale, nonostante alcuni limiti, indispensabile per poter superare la crisi ecologica e il super-individualismo odierno. Chiaramente occorre anche considerare le possibili contromisure che il capitalismo prenderebbe, come le guerre, per far fronte a un ipotetico calo dei consumi, prima di implodere, se mai dovesse avvenire. D’altra parte, considerate le attuali disparità del livello di consumo nel mondo, si può ipotizzare che la rinuncia a un dato stile di vita consumistico, il cosiddetto benessere, possa coinvolgere per lo più solo quella parte più consapevole e sensibile della classe media più acculturata, mentre il mondo nel complesso continuerebbe presumibilmente a funzionare senza particolari inceppi o trasformazioni.

D’altra parte ci si può chiedere -ma siamo forse nel campo della teoria politica- se l'attuale crisi, con particolare riferimento al restringimento degli spazi di democrazia e al neoliberismo, caratterizzata dall'arretramento dei diritti sociali conquistati nella seconda metà del secolo scorso, cui deriva la vertiginosa polarizzazione di redditi e patrimoni, non sia altro che la naturale conseguenza dell’incontrastato processo capitalistico, una volta privato degli ostacoli dati dalla presenza dell'Unione Sovietica e dei partiti comunisti di massa.

E’ comunque certo, e su questo il saggio fornisce un pregevole contributo di riflessione, che un eventuale movimento anticapitalista internazionale, ancorché non certamente all’ordine del giorno, abbia l’indispensabile compito, oltre all’abbattimento del capitalismo e dello sfruttamento di classe, di mostrare la possibilità e persino il guadagno in termini di civiltà e di relazioni intersoggettive di uno stile di vita più sobrio, meno consumistico, meno competitivo e in definitiva più umano. Anzi, si può affermare, ciò costituirebbe un immenso vantaggio per la nostra esistenza materiale e spirituale: non sarebbe un tornare al passato, bensì un percorso di rinnovamento dei rapporti umani e sociali anche a livello etico: come affermava Che Guevara, la rivoluzione necessita anche della costruzione di un homo novus. Naturalmente, a nostro avviso, qualsiasi cambiamento non può prescindere da una profonda trasformazione della struttura sociale, dei rapporti tra classi, del modo di produzione, altrimenti si collocherebbe su un mero piano idealista, moralista, dei “buoni propositi”.

Non vi è dubbio, in definitiva, che questo libro possa offrire stimoli utili a una riflessione critica sul mondo attuale e spunti per un dibattito per la ricerca di possibili percorsi concreti che possano impedire quella che, a oggi, appare ai più una catastrofe inevitabile di tutto il genere umano.

martedì 19 marzo 2024

Sui nuovi alimenti - Alessandra Ciattini intervista Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' Docente della Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). - Paolo Massucci, (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni), biologo e nutrizionista. 

Intervista a Paolo Massucci, biologo e nutrizionista, sui nuovi alimenti 

Si parla tanto di carne sintetica e di nuovi cibi, ma cosa ne sappiamo oggi veramente? 

Domanda: In cosa consiste la carne sintetica, questo nuovo alimento tecnologico? 

Risposta: Si tratta di far moltiplicare in bioreattori in condizioni definite le cellule del muscolo bovino, provenienti da cellule staminali (le cellule muscolari adulte difficilmente si moltiplicano). La massa ottenuta viene lavorata tecnologicamente per produrre consistenza, forma e gusto desiderato, non molto diversamente da come si fa con le proteine della soia.

Domanda: È presente oggi sul mercato la carne sintetica?

Risposta: Ad oggi siamo ancora in ambito di ricerca e comunque prima della commercializzazione si dovrà seguire un iter di approvazione per garantirne la non nocività alla salute, giacché essa rientra nella categoria dei Novel Food, ossia prodotti alimentari privi di una storia di consumo, quindi poco sperimentati.

Domanda: Gli animali non vengono, dunque, macellati? Quali vantaggi ne derivano?

Risposta: Attualmente la coltura delle cellule della carne sintetica avviene con l’impiego del siero di vitello, necessario per la crescita del tessuto, per cui la carne sintetica implica comunque l’abbattimento animale. È presumibile, tuttavia, che in un futuro prossimo sia possibile utilizzare un siero “sintetico”, con aminoacidi prodotti da idrolisati proteici di origine vegetale, con costi comunque elevati.

Domanda: Quindi, non c’è una diminuzione dei costi?

Risposta: Ad oggi il costo della carne sintetica è molto più alto di quello della carne di origine animale. Tuttavia, non è possibile escludere che in futuro sia possibile ridurre i costi e che la carne sintetica diventi competitiva.

martedì 16 gennaio 2024

Gli attuali intellettuali nella post-democrazia neoliberista: Fedez e Greta Thunberg - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Leggi anche: Lo stato attuale della democrazia - Paolo Massucci - 

Considerazioni epocali - Paolo Massucci - 

Filosofie del lavoro e sviluppi del movimento operaio - Paolo Massucci - 

LIBERTA’ COME ILLUSIONE NELLA CULTURA DECADENTE - Paolo Massucci


Le contraddizioni del sistema capitalistico incontrastato hanno prodotto una profonda retrocessione della democrazia che si riflette anche nell’inconsistenza ed involuzione della comunicazione. 


Il Ministero dell'Istruzione, nel 2022 con il governo Meloni, ha cambiato nome in Ministero dell'Istruzione e del Merito, per evidenziare e dare rilevanza al concetto di "merito". L'accostamento dei termini "istruzione" e "merito" suona però abbastanza cacofonico, se non altro perché essi si riferiscono a piani semantici diversi e non rapportabili tra loro: il primo termine consiste in un mezzo, mentre il secondo sarebbe un risultato, auspicabile, ottenibile mediante il primo. Lo Stato può -e dovrebbe- curare la qualità e l'estensione dell'istruzione, mentre il merito sta alla capacità del singolo se ha saputo ben utilizzare il mezzo, cioè l'istruzione ricevuta. Così per coerenza, analogamente, dovremmo avere il Ministero dello Sport e del Risultato, il Ministero del Turismo e degli Alberghi Pieni, il Ministero della Difesa e della Guerra Vinta, il Ministero delle Imprese e del Profitto, il Ministero dell'Economia e della Crescita del PIL (o, meglio ancora, semplicemente il Ministero dell’Abbondanza, di orwelliana memoria, come nel famoso romanzo 1984 di Orwell del 1949). 

giovedì 5 ottobre 2023

Considerazioni epocali - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni. 


Il timore per il futuro premia in Europa i partiti conservatori, allorché si si teme che i partiti progressisti faranno pagare ai lavoratori i costi della riconversione energetica: in ogni caso la soluzione dei problemi ambientali dentro il capitalismo, lo stesso che li produce, rimane poco credibile.


Oggi il panorama dei partiti politici europei si divide tra un polo di centro-sinistra progressista e un polo conservatore di centro-destra. Dal punto di vista della filosofia politica, il primo si può definire neoliberista e semilibertario. Nello specifico, libertario sulle questioni morali, sessuali, religiose, ma autoritario e invasivo, sin nei dettagli, sulla vita economica e sugli scambi in denaro e merce dei cittadini, in un modello di “uguaglianza” estremamente burocratizzata dei diritti civili formali e dimenticanza dei diritti sociali: pari diritti alla nascita, pari diritti “astratti”. La libertà in campo etico favorisce le trasformazioni culturali, aprendo al mercato – quindi all’espansione capitalistica – nuovi bisogni e nuovi spazi.

D’altra parte i partiti dell’area di centro-sinistra hanno abbracciato il tema del “cambiamento climatico”, con particolare riguardo alla questione della produzione di anidride carbonica, responsabile dell’effetto serra (fattore fondamentale, ma tuttavia non unico del reale e gravissimo dissesto dell’ecosistema terrestre in corso), conducendo una complessa, difficile e obiettivamente ambiziosa impresa a medio termine di transizione in ambito tecnologico-digitale, che dovrebbe in teoria salvare il pianeta, spostando sì gli equilibri tra diversi capitali, ma senza intaccare il capitalismo in quanto tale, né la crescente drammatica polarizzazione della ricchezza nella popolazione europea e mondiale.

lunedì 29 maggio 2023

Filosofie del lavoro e sviluppi del movimento operaio - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Vedi anche: FILOSOFIE DEL LAVORO. FILOSOFIE AL LAVORO 



Nell’ambiente di lavoro, dove si realizza la valorizzazione del capitale mediante l’estrazione del pluslavoro, si formano anche ideologie determinanti per il movimento operaio: sembra oggi prevalere una acritica e piatta adesione e deferenza nei confronti delle opinioni e delle direttive del potere, il conformismo. 


L’interessante videoconferenza "Filosofie del lavoro. Filosofie al lavoro" (Il prezzo della libertà. L'invenzione del lavoro), del 28 gennaio 2020 di Enrico Donaggio, coinvolge questioni centrali del pensiero marxista che potrebbero spiegare alcuni motivi per cui il movimento socialista e comunista non sia riuscito a soppiantare il sistema capitalistico e fare luce sul processo storico in corso per pensare i possibili destini della società mondiale e "che fare" oggi. La storia delle filosofie del lavoro si intrecciano con il corso della storia e gli sviluppi dei diversi pensieri politici e filosofici.

Le ragioni per le quali il proletariato nei Paesi avanzati non ha abbracciato in massa la lotta rivoluzionaria contro il capitalismo, per quanto sia possibile comprendere, sono complesse e multifattoriali. Le spiegazioni fornite dai diversi pensatori hanno tutte una loro validità, ma ciascuna circoscritta ad una situazione determinata, piuttosto che una valenza definitiva applicabile alla storia universale del movimento operaio. In particolare, con lo sguardo di oggi, sembra troppo semplicistica la conclusione di Simon Weil, secondo cui la disumanizzazione del lavoro dell'operaio di massa presso la catena di montaggio nella fabbrica fordista condurrebbe all'annientamento dello spirito, delle capacità di pensare e di ribellarsi, quindi alla resa del movimento operaio. È plausibile un’analogia con quanto descritto da Primo Levi, fatte le dovute proporzioni, sugli internati nei campi di sterminio nazisti di Se questo è un uomo. In tale modello, secondo una prospettiva psicoanalitica, si potrebbe dire che la reazione dell'individuo al trauma della fatica fisica estrema, dell'umiliazione di essere trattato come uno strumento e obbligato al gesto ripetuto, come un automa, senza alcuna partecipazione - e neppure comprensione - allo scopo del lavoro, farebbe emergere nel soggetto stesso una difesa psichica consistente nella dissociazione dal mondo reale; in linguaggio tecnico un ritiro della libido dall'oggetto esterno. Pur avendo questa tesi un suo fascino e certamente una sua verità, la conclusione della soppressione dello spirito rivoluzionario quale conseguenza della costrizione ad un lavoro alienante, ripetitivo, privato della componente cognitiva e decisionale, appare, a ben vedere, in buona parte smentita da quanto si è potuto osservare con il superamento della fabbrica fordista. Infatti, con la trasformazione organizzativa e tecnica del lavoro nelle aree a più avanzato sviluppo tecnologico dell'industria post-fordista, non si è assistito ad una ripresa del movimento rivoluzionario.

mercoledì 11 gennaio 2023

Lo stato attuale della democrazia - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Leggi anche: "DEMOCRAZIA" - Norberto Bobbio 

AUTOGOVERNO E TIRANNIDE*- Alessandro Mazzone 

Come il neoliberismo arrivò in Italia - Intervista a Luciano Gallino (2015)

Vedi anche: Democrazia e Filosofia | After Democracy - Remo Bodei 


A dispetto della narrazione apologetica sulla nostra democrazia, l’Italia e in generale i Paesi del mondo occidentale, sin dagli anni ’80, ma con un’accelerazione a partire dall’implosione dell’URSS, hanno subito un attacco non solo alla democrazia sostanziale, ma anche ed in particolare a quella formale. 



Norberto Bobbio -in "Quale socialismo? Discussione di un'alternativa", Einaudi, Torino 1976, p. 42- definisce la democrazia come " un insieme di regole (le cosiddette regole del gioco) che consentono la più ampia e più sicura partecipazione  della maggior parte dei cittadini, sia un forma diretta sia in forma indiretta, alle decisioni politiche, cioè alle decisioni che interessano tutta la collettività".

Illustre filosofo del diritto del XX secolo, Norberto Bobbio fu sempre, indiscutibilmente, un intellettuale appartenente all'area liberal-socialista e la sua definizione di democrazia qui citata, peraltro elegante ed essenziale, si colloca pienamente nella tradizione liberale, in quanto circoscrive la definizione di democrazia a livello formale. Ciò la contrappone, nell'ambito del pensiero politico, alle definizioni di democrazia su un piano sostanziale, in cui non è ritenuta sufficiente la mera potenzialità di uguaglianza dei cittadini da un punto di vista politico, economico e sociale, in quanto questa uguaglianza, per essere tale, deve realizzarsi nei fatti. Quest'ultima concezione appartiene tipicamente alla tradizione del pensiero comunista.

lunedì 25 aprile 2022

Pandemia covid-19 oggi - Paolo Massucci

Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni. 


Faccio alcune brevi considerazioni sulla pandemia. Siamo in una situazione ancora molto incerta e non risolta per tanti versi. Intanto appare assurdo che tra una settimana cadono altre restrizioni in particolare riguardo all'obbligo della mascherina, nel momento in cui i livelli di contagio, già altissimi, stabili per settimane, sono ora in nuovo chiaro aumento (si tratta del 16% di positivi su 500 mila tamponi, di cui il 70% antigenici con il 50% di falsi negativi). 

Certo la gravità della malattia è molto ridotta rispetto a quando, con solo 8 mila positivi registrati, avevamo 800 decessi al giorno e gli ospedali pieni. Tuttavia abbiamo oggi ben 150-200 morti covid al giorno, o almeno positivi al covid: siamo in grado di dire quanti di questi sono morti per o con covid19? Se stimiamo che il 2,5% della popolazione generale sia positiva al covid (un dato possibile, ipotizzabile), allora 50 persone al giorno muoiono positive al covid (calcolo basato su 780 mila morti l'anno in Italia), di cui 4 per covid (rapporto tra decessi giornalieri totali e decessi covid) e 46 con covid. Ma gli altri 120 (dato che muoiono almeno 170 persone al giorno per covid, dati SSN) allora muoiono effettivamente per covid.

Insomma tra 100 e 150 persone muoiono per covid ogni giorno ed è un numero spaventoso. Poi si consideri che ci sono persone che muoiono per le complicazioni del covid, ma dopo essersi negativizzate.

Posso ipotizzare, ed esiste un dibattito in merito, che alcuni epidemiologi di riferimento, ma non tutti, concordano, che le nuove decisioni di "rilassamento" sulle restrizioni sociali (mascherina in particolare), abbiano lo scopo, a parte gli ovvi benefici psicologici ed economici, di far circolare il virus e costruire una immunità di massa robusta, per prevenire la prossima ondata autunnale più che probabile.

La cosa è sensata? Non saprei, ma, a parte i 150 morti covid suddetti, tutt'ora gli ospedali funzionano male, in quanto alle carenze strutturali di organico ed investimenti (grazie alla riduzione dello stato sociale compiuto e tuttora in corso da parte delle politiche neoliberiste imposte dagli interessi dei capitalisti) si aggiungono gli oneri organizzativi ed economici della suddivisione dei reparti ospedalieri in aree covid e non covid. Gli interventi non urgenti continuano ad essere procrastinati per carenze di strutture e sale operatorie covid free disponibili; senza contare che se prima di un intervento il paziente, sempre sottoposto a tamponi, viene riscontrato positivo, l'intervento viene rimandato. La sanità sta funzionando decisamente peggio e ciò ormai da oltre due anni: ci stanno facendo abituare ad una sanità di serie B? Forse se ne avvantaggia il debito pubblico, in quanto si devono pagare meno pensioni, perché si vive meno (dati INPS noti) ma l'età pensionabile non diminuisce (può solo aumentare, mai ridursi, come stabilito dalla legge Fornero).

Green pass. Il green pass a mio avviso non serve più: basta semmai un certificato vaccinale. Io sono a favore dell'obbligo vaccinale (allorché i dati delle istituzioni scientifiche del farmaco ne intravedano l'utilità); ma il green pass, che comporta anche una eventuale temporanea esclusione di validità in caso di positività o di quarantena o isolamento, non ha più senso in quanto i contatti stretti non producono più quarantena e i tamponi effettuati sono ormai pochissimi: è saltata in pratica ogni possibilità di tracciamento. Inoltre lo stesso vaccino, che fornisce il green pass, impedisce troppo poco l'infezione e la possibilità di trasmetterla ad altri. A mio avviso il green pass oggi è solo una inutile complicazione, che produce falsa sicurezza. Da abolire subito.

Tamponi: se non li aggiorniamo sono quasi inutili, almeno quelli rapidi, con tanti falsi negativi.

Vaccino. Il vaccino ad oggi, a mio avviso, ha salvato da decessi che in Italia sarebbero potuti arrivare a un milione. E non dimentichiamoci inoltre che esiste anche il long covid. Tuttavia oggi ci troviamo in una situazione problematica. Infatti, mentre nei primi 12-18 mesi dall'inizio della pandemia il virus è mutato poco e si è potuto preparare un eccellente vaccino, a un certo punto il virus, a causa della pressione selettiva dovuta alla immunità acquisita con guarigione o vaccino (cambia poco), ha iniziato a mutare rapidamente, acquisendo forme estremamente contagiose e che "bucano" il vaccino (che comunque rimane protettivo per le forme gravi, quindi salvifico).

Il problema è che il virus muta rapidamente e non si fa in tempo a starci dietro con l'aggiornamento dei vaccini. La quarta dose serve a poco. Si parla di possibile vaccino aggiornato per settembre, che però dovrebbe essere progettato sin d'ora: ma su quale virus? Quale variante di Omicron, dato che si avvicendano l'un l'altra ogni mese? E a settembre avremo ancora omicron e simili? Nessuno può dirlo. C'è quindi preoccupazione a livello OMS, perché non si vede una strada chiara sul vaccino futuro per controllare la pandemia.

Mascherine. Sostengo che, purtroppo, sia assolutamente necessario l'obbligo delle mascherine in tutti i luoghi chiusi e per strada in caso di affollamento o tra persone che si parlano vicine. Altro che eliminarle! Bisogna inoltre lavarsi le mani e tenere aperte finestre e finestrini nei luoghi chiusi, scuole ed ospedali (ove possibile) compreso.

La questione dei filtri e della ventilazione nelle scuole etc. C'è una lettera di un ingegnere di Torino che appunto chiede questo e che in altri paesi tipo Canada è stato fatto. Inoltre tutte le misure ragionevoli (ridurre numero scolari per es.) non sono state prese. 

Nessun ampliamento della rete e frequenza dei mezzi pubblici è stata attuata ed oggi si viaggia di nuovo come nei carri bestiame.

In sostanza: - se si tengono aperte le scuole - se si tengono in funzione le fabbriche e gli uffici a pieno regime - se si tengono in attività le discoteche e i ristoranti - se si aprono i cinema ecc. e così via, non c'è niente da fare, il virus continuerà a diffondersi. 

Poiché è evidentemente impossibile che, almeno per ora, si restringa di nuovo e con decisione la circolazione delle persone, ebbene, l'epidemia continuerà.

Ormai al primo posto c'è la guerra. Del resto se ne fottono... 

giovedì 30 dicembre 2021

Nell'istante in cui si cessa di credere in lei, la filosofia sparisce - Silvano Tagliagambe

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano - Silvano Tagliagambe è un filosofo, fisico e accademico italiano, epistemologo.

La visione e lo sguardo... - Silvano Tagliagambe

La scienza tra dubbio e certezza - Giulio Giorello

Lavoro. Il lavoro come arte della conoscenza - Carlo Sini

"Anthròpina phronein: la saggezza del limite" - Salvatore Natoli

Perché la mente non coincide con il cervello - Felice Cimatti

Essere, pensiero e linguaggio - Felice Cimatti

Siamo il nostro cervello? - Gianvito Martino

Vedendo il linguaggio e chi lo usa - Tullio De Mauro 

Alienazione e rivoluzione (digitale) - Enrico Donaggio 

"La materia del soggetto" - Carlo Sini 

                                                                           

sabato 25 dicembre 2021

Alessandro Barbero s'infiamma contro la "Buona Scuola"

Da: Alessandro Barbero - La Storia siamo NoiAlessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare.



Lo storico Alessandro Barbero, in pochi minuti, riassume il senso di una scuola aperta a tutti per non tornare ad un mondo in cui solo l’elite, quelli che comandano, possiedono la cultura. 

«Per molto tempo a scuola ci andavano in pochi […] si dava però per scontato che andare a scuola […] era indispensabile per avere un ruolo poi dirigenziale nella vita. l’esercito italiano, durante la prima guerra mondiale, ha un disperato bisogno di ufficiali, tanto che alla fine manda a comandare i plotoni e le compagnie dei diciannovenni, ma su una cosa non transige: devono aver finito le scuole superiori.

Inizia così il breve ma partecipato excursus di Alessandro Barbero sulla riforma della “Buona Scuola”, continua:

[…] poi, lo sappiamo tutti cosa è successo. è successo che si è detto: in un grande movimento democratico […] non si deve più avere un mondo in cui solo l’elite, quelli che comandano, possiedono la cultura. tutti devono averla. tutti i ragazzi devono avere anni e anni, durante i quali studiano e imparano, anziché dover lavorare come è sempre successo ai loro padri e ai loro nonni. […] quando han cominciato ad andarci anche i figli degli operai si è cominciato a dire “ma appunto, in fondo in fondo siamo sicuri che tutto questo serve?” […] e si è arrivati adesso all’assurdità che si è tornati a dire ai ragazzi, come ai loro nonni analfabeti: “anche se avete soltanto sedici o diciassette anni o diciott’anni, però, un po’ di lavoro lo dovete fare. che è questo lusso di passare quegli anni solo a studiare a scuola? no, no: alternanza scuola lavoro!”» [applausi]. (

                                                                          

sabato 29 maggio 2021

Svolta classista nella scuola sottomessa al capitale - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Leggi anche: La dura lotta intercapitalista - Paolo Massucci 

IDEOLOGIA CLASSISTA, SCUOLA CLASSISTA - Paolo Massucci 

LA START UP CHE FA ENTRARE NELLE FACOLTA’ A NUMERO CHIUSO” Paolo Massucci



Il capitalismo in crisi nel XXI secolo abbandona il pensiero liberaldemocratico, che aveva costituito l’ideologia prevalente nei paesi capitalistici più avanzati, per volgersi verso una ideologia elitaria in cui la vita di ciascuno è tenuta sempre più sotto controllo.



Nella mediocrità conformista dei nostri giornali, risalta un ottimo articolo di fondo sul “Corriere della Sera” del 4 maggio 2021 dal titolo Scuola: la nuova maturità con il curriculum sarà un po’ classista di Ernesto Galli della Loggia, stimato politologo e storico, di buon livello, ma da sempre considerato un conservatore, anzi, per l’esattezza, un liberale vicino alla destra economica. 

Nonostante la distanza ideologica con l’autore, questo articolo, che critica radicalmente l’introduzione del curriculum vitae dello studente come elemento di valutazione del diploma di maturità, si può profondamente condividere quasi in toto dal punto di vista culturale e della visione del mondo.

Pur concernendo un tema particolare, che può apparire minore, lo scrittore tratta in realtà una questione centrale e rappresentativa della visione della nostra società e del futuro che si prospetta. Insomma, ci si deve interrogare, come mai, leggendo l’articolo, ci si trovi sulla stessa lunghezza d’onda di un editorialista fondamentalmente di orientamento di destra.

lunedì 22 marzo 2021

Corpo biologico e corpo politico sono diventati la stessa cosa - Francesco Fistetti

Da: Nuovo Quotidiano di Puglia (Brindisi) - https://www.facebook.com/francesco.fistetti.5 -francesco fistetti insegna Storia della Filosofia Contemporanea, Università di Bari.
Leggi anche: Stiamo vivendo la prima crisi economica dell’Antropocene - Adam Tooze

Pandemia nel capitalismo del XXI secolo - A cura di Alessandra Ciattini, Marco Antonio Pirrone

Che fare nella crisi? Ne parliamo con Alan Freeman

"L'oblio del Covid è vicino, ma il tempo pandemico è appena iniziato" - Nicola Mirenzi intervista Telmo Pievani

Proletari di tutto il mondo, la vera pandemia è la disuguaglianza - Pasqualina Curcio

La diffusione pandemica della pseudoscienza - Alessandra Ciattini e Aristide Bellacicco

Come cambia l’economia dopo la pandemia? Ne parliamo con F. Schettino

I veri responsabili della pandemia e delle sue drammatiche conseguenze - Alessandra Ciattini e Aristide Bellacicco

Pandemie: cattiva gestione, uso politico della scienza e disinformazione a cura di Alessandra Ciattini e Marco A. Pirrone

Covid e la fine del sogno americano - Alessandro Carrera

Intervista a Noam Chomsky - a cura di CJ Polychroniou

Dopo Covid, “Rischi di esplosione delle disuguaglianze” - Intervista a Joseph Halevi

Come si muove una pandemia. Il tallone d’Achille della globalizzazione

Possibili conseguenze della pandemia: dal turismo di massa a quello di classe. - Paolo Massucci

IL COVID-19 BUSSA ALLA PORTA DELLA BARBARIE, NON DEL SOCIALISMO. - Paolo Ercolani

ECON-APOCALYPSE: ASPETTI ECONOMICI E SOCIALI DELLA CRISI DEL CORONAVIRUS* - Riccardo Bellofiore

Il j’accuse di Manon all’occidente liberista - Sergio Cararo 



Una breve riflessione su che cosa ci sta insegnando il fenomeno mondiale della pandemia. Essa, come avrebbe detto M. Mauss, non è un episodio congiunturale, ma un "fatto sociale totale". Ma a questa dimensione totale non corrisponde ancora un "pensiero planetario" necessario per abbandonare le illusioni neo-liberiste e cambiare in senso convivialista le nostre forme di vita. 



Ad un anno esatto dal primo lockdown nazionale la situazione sanitaria non solo in Italia, ma in tutta Europa non accenna a migliorare. In Italia abbiamo già superato la soglia delle centomila vittime da Covid-19 e la scarsa disponibilità dei vaccini rende problematica l’accelerazione della campagna per debellare il virus. 

Al di là delle sterili polemiche di casa nostra tra “aperturisti” e “rigoristi” (tra sostenitori del primato dell’economia e sostenitori del primato della salute), ciò che colpisce è che a distanza di un anno è cambiata la percezione collettiva dell’evento che stiamo vivendo a livello globale. Se fino a qualche tempo fa il sentimento dominante era la paura o lo sconcerto di fronte a un fenomeno ignoto che metteva in pericolo la vita delle persone, ora sembra essere subentrato un senso di impazienza, una voglia di ritornare il prima possibile al mondo di ieri. Anche a costo di lasciare per strada coloro che per una ragione o per l’altra non ce la fanno. È come se una componente di darwinismo sociale – riassumibile nell’assunto che è naturale che i più deboli periscano - fosse penetrata di soppiatto nel senso comune senza un’esplicita articolazione linguistica. In altre parole, l’illusione che si possa ritornare alle abituali forme di vita del passato non può che generare impazienza, dal momento che il presente non viene visto nei suoi caratteri di novità, ma assume la forma della mancanza del mondo di prima: rispetto al quale lo stato d’animo predominante è l’attesa del ritorno alla cosiddetta normalità. 

lunedì 1 giugno 2020

Possibili conseguenze della pandemia: dal turismo di massa a quello di classe. - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it- Paolo Massucci Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.



Se le misure della cosiddetta fase 2 divenissero strutturali, ne potrebbe conseguire uno stravolgimento nel settore turistico ed un inimmaginabile decadimento della qualità di vita dei lavoratori.


Si possono fare alcune semplici riflessioni inerenti il futuro prossimo, con particolare riguardo alla società occidentale in cui viviamo nella quale si è assistito, negli ultimi decenni, ad una progressiva diffusione in tutti gli strati sociali di un certo modello di consumo, in cui viaggi, spettacoli, "cultura" e "grandi eventi" hanno avuto un peso crescente a livello di stile di vita e di giro d'affari: il solo turismo costituisce oggi il 13% del PIL italiano, cui va aggiunto l’indotto e senza contare l’industria “culturale”, cinema, spettacoli, teatro, fiere e grandi eventi. 

Si pensi al prezzo del biglietto degli aerei ridottosi progressivamente con la nascita di compagnie aeree low cost, con sedili sempre più ravvicinati e posti riempiti sempre al 100% (e oltre, con l’overbooking), alla diffusione delle crociere a prezzo “abbordabile”, ai pacchetti turistici economici, all'incremento dell'offerta dei treni ad alta velocità. Le società di trasporto aereo, marittimo, su strada, su rotaie, ecc. come pure l’industria dello spettacolo, culturale e del turismo, hanno puntato sull’economia di scala, sull’aumento dell’offerta, e sull'occupazione completa dei posti disponibili anche ricorrendo alla diffusione di appositi software, alle promozioni e al last minute, riducendo così le tariffe.

Per questo sempre più persone possono “permettersi” di assistere a spettacoli, partecipare ad eventi ed effettuare viaggi e vacanze nelle località balneari e montane o nelle città d'arte maggiori e minori in Italia e all'estero. Come pure si sono moltiplicati spettacoli quali concerti, sia rock sia classici, balletti di danza classica e contemporanea di vario genere e nemmeno definibili in una semplice categoria. Ad esempio, si sono diffusi proprio negli ultimi anni fast-mostre di pittori celebri, cosiddette “The Experience”, come quella, una delle prime, che ci fu a Roma qualche anno fa su Van Gogh presso il Palazzo degli Esami, in cui ai dipinti reali sono sostitute proiezioni sul muro e su grandi tele e il percorso è accompagnato da musica suggestiva, di grande effetto: lo “spettacolo” dura massimo 50 minuti, il pubblico non fatica, si rilassa, è soddisfatto e deve lasciare presto il posto al turno successivo, come al cinema. Sebbene questo vada necessariamente a discapito della conoscenza approfondita, non si può trascurare il beneficio dato dal fatto che tutti si avvicinino all’arte e alla cultura; e molti eventi di massa sono di indubbia qualità, come ad esempio il “Viaggio nei Fori” a Roma -che richiama da qualche anno decine di migliaia di visitatori-, una visita itinerante in cui tra musica e proiezioni di grande effetto che riproducono una ricostruzione degli edifici una volta presenti, si ascolta una descrizione accessibile, ma valida e anche particolareggiata, con la voce del noto giornalista scientifico Piero Angela.

Inoltre, come tutti osserviamo, in tutte le città e nelle località turistiche, alla ristorazione tradizionale, che pure è cresciuta, si sono aggiunti ristoranti fast food, etnici, tematici, come pure gelaterie, friggitorie e quant'altro. Ormai da anni, nei musei, eccetto quelli minori, per entrare ci si deve rassegnare a lunghe file: alla Galleria Borghese occorre prenotarsi on-line con diverse settimane di anticipo, così come se si vuol visitare una mostra di qualche pittore famoso o qualche palazzo o giardino storico, come quello dell'Accademia di Francia a Roma o della residenza papale a Castel Gandolfo. L'industria del divertimento riempie villaggi vacanze all-inclusive al mare o in località sciistiche.

Ora ci si deve chiedere che cosa avverrà nei prossimi anni in seguito all'epidemia ancora in corso?

sabato 4 aprile 2020

Ipotesi sulle cause della pandemia provocata dal Coronavirus - Alessandra Ciattini


Da: https://www.lacittafutura.it/ - Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza e collabora con L’Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it - https://www.facebook.com/unigramsci).
Leggi anche:  Coronavirus: origini, effetti e conseguenze - R.O.R. intervista Ernesto Burgio 


[IMMAGINE: I coronavirus sono quelli gialli, le altre cose che si vedono sono cellule (NIAID-RML)] 



Dobbiamo chiederci da dove viene il coronavirus, perché la sua origine ci farà capire quale nuovo regime economico-sociale e politico ci aspetta.


Benché, come dice il titolo di questo articolo, ci muoviamo ancora nel campo delle ipotesi, più o meno comprovate a seconda dell’autorevolezza degli analisti, credo sia opportuno porsi questa domanda, perché è strettamente legata a quello che ci accadrà dopo, ossia dopo la fine dell’emergenza, sia sul piano economico che politico. Infatti, sulla base dei dati e dell’analisi di cui siamo conoscenza, a mio parere è urgente comprendere se dietro tutto questo c’è un disegno e di quale disegno si tratta, oppure se gli sviluppi del capitalismo degli ultimi decenni, lasciati per così dire a briglia sciolta, siano responsabili di quanto sta accadendo. In entrambi i casi ci viene data l’opportunità di mostrare, anche dinanzi a chi è più chiuso nel suo gretto particulare, sperando illusoriamente di salvarsi, che questo sistema non regge, è foriero di morte e di distruzione per l’umanità tutta intera e la natura, dal cui grembo siamo stati partoriti.

Prima di andare avanti nella direzione tracciata, vorrei soffermarmi brevemente sulla cosiddetta teoria del complotto, di cui potrei essere accusata. Come è noto di complotti, è seminata la storia, basta pensare alle attività di Catilina contro il Senato romano [1] o all’assassinio di Giulio Cesare da parte di un gruppo di congiurati, tra cui il figlio adottivo Bruto. Chi ha un po’ di sensibilità storica, sa benissimo che le grandi trasformazioni storiche non si realizzano per le scelte politiche episodiche di gruppi più o meno agguerriti; il complotto, se effettivamente viene orchestrato nel segreto, non è che l’ultimo atto di una strategia politica elaborata da una certa forza sociale, cui in termini marxisti corrispondono ben precise classi o alleanze tra classi. Per esempio, il colpo di Stato del Termidoro, termine poi divenuto paradigmatico, con cui furono arrestati e fatti fuori Robespierre, Saint Just, Couthon, rappresentanti della sinistra giacobina, fu attuato da un’altra fazione del Comitato di Salute pubblica che, benché avesse partecipato al Terrore, si opponeva all’estremismo dei sanculotti e faceva gli interessi della nuova borghesia.

Pertanto, a mio parere, se ci atteniamo a queste considerazioni, si può ben parlare di congiure e di complotti. Ma torniamo al caso nostro, ossia al ormai tanto famoso coronavirus, il cui tasso di letalità secondo calcoli sbagliati, forniti dall’Istituto superiore di sanità, è stato individuato nel 5,8% dei contagiati. Notizia che inevitabilmente (e volutamente?) ha terrorizzato la popolazione.