Da: https://www.mentinfuga.com - Pasquale Esposito, il mio nome è un alias. Un omaggio alla città che mi ha brillantemente ospitato per una decina d’anni. Ma soprattutto è il tener viva l’attenzione agli “Esposti” di ieri e di oggi, quelli che erano e sono abbandonati. Per Mentinfuga mi occupo di Esteri.
Ascolta anche: Parliamo della crisi francesce con Ophélie Sauger https://grad-news.blogspot.com/2024/12/caffe-e-cornetto-lultimo-metro-parliamo.html?m=1
L'EUROPA SI PREPARA ALLA GUERRA: CHI AGGREDIREMO ?
Non risulta che ci dobbiamo difendere da qualcuno, forse intendiamo attaccarlo ?
Ma questa Europa lavora per la pace o per la guerra ? Forse la lobby dell'industria militare detta le politiche estere ed economiche europee ? D'altra parte le esigenze di stabilità finanziaria impongono un doloroso contenimento della spesa pubblica, ma se questa viene maggiormente assorbita dalle spese militari, che ne sarà del servizio pubblico sanitario già insufficiente per curarsi ? Al pronto soccorso già si rimane in barella per oltre una settimana e i tempi per una visita specialistica già sono da sei mesi ad un anno...
E le pensioni, già da fame ? Verranno ridotte ancora, sempre per alimentare l'industria della guerra ? Ci toglieremo il cibo di bocca per produrre cannoni ?
Se le prospettive sono quelle dell'Europa in guerra e della miseria dei cittadini (ma non dei padroni -grandi capitalisti e politici e comunicatori lacchè- che al contrario si arricchiscono), perché ci scandalizziamo della crescente violenza ed omicidi ? Perché mai parlare di contrastare i femminicidi, i morti sul lavoro, la violenza giovanile, le discriminazioni sessiste, i danni del fumo ? Che importanza avranno mai queste inezie, di fronte a possibili scenari catastrofici di milioni di morti come preventivabili in un ipotetico scenario di guerra in Europa ?
Le politiche in atto nulla fanno per scongiurarla: al contrario, la preparano, la rendono possibile, probabile, necessaria...
Ricordo un particolare storico alquanto inquetante: nei mesi ed anni che hanno preceduto la Prima Guerra Mondiale, i partiti guerrafondai e le stesse masse, le quali, come oggi, hanno subito un "lavaggio del cervello" dai media, spingevano per l'entrata in guerra, inizialmente senza nemmeno aver deciso se partecipare a fianco degli Imperi centrali o dell'Intesa.
Anche oggi stiamo andando in questa direzione ? Oppure, non so se sia meglio, abbiamo già deciso di fare la guerra a Cina e Russia, solo perché la prima cresce economicamente più di noi e la seconda perché non si lascia sottomettere e sbranare dai nostri grandi capitali?
Sembra che il motto "comunismo o barbarie" si stia purtroppo realizzando. (Paolo Massucci per il Collettivo)
-------------------------- Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina la richiesta da più parti di aumentare le spese militari in Europa è diventata pressante e quasi quotidiana. Dal 2014 le nazioni aderenti alla
NATO si impegnarono a far arrivare le spese militari al valore corrispondente al 2% del Pil di ognuno dei membri. Di questi tempi si è andati ben oltre, partendo anche dall’idea che la guerra sia imminente e ad essa dobbiamo prepararci.
Dalle dichiarazione ai fatti. In Finlandia, da poco entrata nella NATO, circa cinquecentomila cittadini hanno scaricato una guida per la sopravvivenza che annovera anche «crisi di lungo termine come conflitti militari». Una brochure è stata preparata dalla Svezia, anch’essa da poco entrata nella NATO, che «inizia spiegando che “conflitti armati sono arrivati nel nostro angolo di mondo” e che in caso di attacco “ogni cittadino deve fare la sua parte per difendere l’indipendenza svedese e la nostra democrazia”». La Germania è andata oltre varando «un piano per costruire bunker, che comprende un’app per la geolocalizzazione del rifugio più vicino» [1]. La Svezia ha pure chiesto alla Chiesa luterana di Goteborg di prepararsi, in caso di guerra contro la Russia, a seppellire 30 mila soldati nel giro di poco tempo [2].
Allarmi in un po’ tutta l’Europa per una guerra prossima che aiutano a convincere la popolazione che bisogna spendere di più in armi. Come se spendere in armi facesse fermare le guerre. Un imbroglio.
Tornando alle urgenti richieste di aumento delle spese militari è necessario che sia chiaro quante esse siano effettivamente e come si distribuiscono al di là dell’immaginario e dalle effettive necessità. Vale la pena riproporre alcune righe dalla sintesi del
Rapporto Armaments, Disarmament and International Security dell’Istituto internazionale di ricerca della pace (
SIPRI) che annualmente ci consegna un puntuale stato dell’arte della produzione e vendita di strumenti di morte.
«
Per la prima volta dal 2009, la spesa militare stimata è aumentata in tutte le cinque regioni del mondo. La crescita maggiore è stata in Africa (22% nel 2023), mentre quella minore è stata nelle Americhe (2,2%). Gli Stati Uniti sono rimasti di gran lunga il paese che spende di più al mondo. La spesa militare statunitense di $916 miliardi è superiore alla spesa complessiva degli altri nove maggiori spenditori e più di tre volte superiore alla spesa militare della Cina, il secondo paese in classifica.Nel 2023 si è intensificato il trend crescente della spesa militare degli stati europei in reazione all’invasione russa dell’Ucraina: la spesa militare è aumentata in 39 dei 43 paesi europei».
La spesa della Cina è 296 miliardi di dollari, mentre quella della Russia è di 109. Le sole Germania (66,8) e Francia (61,33) spendono insieme più della Russia.
Con tutti i distinguo che possono esserci circa modelli e sistemi d’arma, ha veramente senso parlare di aumento di spese militari ulteriori quando abbiamo in Europa decine di milioni di poveri o sulla soglia della povertà, sistemi sanitari che non riescono a soddisfare le esigenze di cure, un ambiente che va ripristinato?
E invece il Segretario generale della NATO,
Mark Rutte dopo la riunione dei ministri degli Esteri della NATO a Bruxelles in cui si è discusso di far crescere la spesa per la difesa oltre l’attuale 2% del Pil, ha avuto modo di dire che i cittadini degli Stati membri della Nato «
dovrebbero “accettare di fare sacrifici”, come tagli alle pensioni, alla sanità e ai sistemi di sicurezza, per aumentare le spese per la difesa e garantire la sicurezza a lungo termine in Europa. […]. “Se restiamo al 2 per cento, sì, ora siamo al sicuro, ma tra quattro o cinque anni potremmo non esserlo più e la deterrenza potrebbe essere troppo indebolita per tenerci al sicuro da qualsiasi cosa accada in Russia e in altre parti del mondo”, Il segretario generale della Nato ha ammesso che, pur non essendoci minacce imminenti per gli alleati, il pericolo si sta muovendo “a tutta velocità” verso l’alleanza transatlantica. “Non siamo in guerra, ma certamente non siamo nemmeno in pace”» [3], Rutte ha parlato di entrare nella mentalità di guerra.
Dei 32 Paesi NATO, la Polonia supera il 4% del Pil nella spesa per la difesa, Estonia, Grecia, Lettonia e Stati Uniti sono sopra il 3%; nove Nazioni, tra cui l’Italia e la Spagna sono ancora al di sotto del 2%, mentre il Lussemburgo escluso dall’accordo.
In questa corsa al riarmo, ripartita da tempo, entra anche la posizione del presidente eletto Donald Trump che continua a ripetere che resterà nella NATO se tutti sii faranno carico delle spese necessarie.
La definitiva accettazione dell’aumento avverrà al vertice NATO del prossimo anno. Secondo il Financial Times i colloqui vertono su un possibile salto al 2,5% immediato per giungere ad un del 3% entro il 2030. Per l’Italia occorrerebbero per il 2030 circa trenta miliardi di euro in più. Il governo Meloni ha programmato la spesa al 2% entro il 2028.
Ovviamente si sta discutendo anche di difesa comune europea e di come finanziare tutte queste spese. È evidente che oltre al danno, la militarizzazione dei paesi e l’aumento dei rischi di guerra in un clima sempre più guerrafondaio, anche la beffa di minori risorse per i servizi ai cittadini, per combattere la povertà e il cambiamento climatico.
Le ipotesi di finanziamento che si prospettano sono diverse. Andrius Kubilius, ex Primo ministro della Lituania e Commissario europeo per la difesa, parlando a Politco.eu, ha detto che «circa 100 miliardi di euro dovrebbero essere destinati alla difesa nel prossimo bilancio a lungo termine dell’UE, rispetto ai 10 miliardi di euro del bilancio attuale. Ha anche detto che le spese militari dovrebbero essere escluse dai limiti dell’UE sui debiti e i deficit nazionali» [4]. Dal prossimo gennaio, quando scatta la nuova presidenza del Consiglio UE, la Polonia spingerà nella direzione del finanziamento della difesa. Andrzej Jan Domański, ministro delle Finanze polacco, ha parlato di due canali: il primo è quello dell’emissione di un debito comune «anche se ciò richiederebbe una decisione unanime difficile da raggiungere. Una seconda opzione sarebbe quella di creare uno strumento speciale che i paesi potrebbero sostenere su base volontaria» [5].
Enrico Letta, incaricato dalla Commissione europea del report sul mercato unico da poco presentato, ritiene che sia possibile usare le risorse finanziarie del Meccanismo di Stabilità (Mes) «per aumentare la spesa militare» [6].
Pasquale Esposito
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[1] Enrico Marro, Il Sole 24ore,
Così Germania e Paesi scandinavi preparano la popolazione alla guerra, 30 novembre 2024
[2] Daniele Castellani Perelli, la Repubblica,
Svezia, Goteborg prepara tombe per 30.000 soldati. E si teme un attacco russo dal mare, 15 dicembre 2024
[3] Alice Tidey e Paula Soler,
Nato, Rutte chiede “sacrifici” ai cittadini europei per aumentare la spesa per la Difesa 12 dicembre 2024
[4] Joshua Posaner e Laura Kayali, Polititicoc.eu,
NATO’s Rutte wants a return to Cold War-level military spending, 12 dicembre 2024
[5] v, ibidem
[6] Niccolò Magnani, Sussidiario.net,
Enrico Letta: “usare il Mes per la spesa militare Ue”/ La ‘manovra’ Pd-Forza Italia per pressare il Governo, 15 Dicembre 2024
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