Il funzionamento delle assicurazioni sanitarie private evidenzia insuperabili contraddizioni tra libero mercato e soddisfazione dei bisogni: non compensano ma acuiscono le discriminazioni di classe sulle cure mediche e si avvantaggiano delle crescenti carenze del Ssn.
Il recente omicidio negli Stati Uniti del CEO della United Healthcare ha riportato nel dibattito pubblico il tema delle Assicurazioni sanitarie. Le Assicurazioni sanitarie, compreso quelle di categoria contrattuale che si appoggiano sempre a grandi Compagnie private, sono in costante sviluppo anche in Italia, ma rappresentano la quintessenza dell'irrazionalità del mercato neoliberista. Esse costituiscono delle macchine altamente inefficienti, che dissipano risorse finanziarie, spartite tra i diversi attori economici capitalistici intermediari, creando, in ultima analisi, una disutilità sociale.
Il punto è questo: se si fabbricano ad esempio salami, al netto dei profitti assorbiti dai capitalisti, il cliente, nel godere del prodotto, nulla sottrae al capitalista. Anzi, pragmaticamente, più il salame è buono e meglio è per tutti. Non che non esistano contrapposizioni tra venditore e consumatore: tutti i metodi del marketing, dal design della confezione di un prodotto alla comunicazione pubblicitaria, hanno lo scopo di aumentare il desiderio del prodotto, facendo particolarmente leva su diversi livelli del subconscio, al fine di incrementare il valore di scambio del prodotto; i creatori pubblicitari insistono ormai da decenni che più che il prodotto fisico si vende un'emozione e infatti si parla di “immagine” del prodotto. E tutto quello che sta dietro la promozione del prodotto, l’industria pubblicitaria, costituisce una porzione significativa del suo costo che si scarica sul prezzo finale di acquisto. Ciò non rappresenta, in un certo senso, un costo irrazionale per la collettività, in termini di risorse, di lavoro umano, e via dicendo?
A tal proposito, un banale episodio che mi ha fatto riflettere è stato l'impiego da parte di una Società di catering in ambito di erogazione di servizio di mensa aziendale di bustine monoporzione di olio extravergine di oliva da 10 ml a disposizione degli utilizzatori del servizio, in sostituzione delle bottiglie dello stesso olio. Se si considera che, rispetto alla bottiglia di olio, la monoporzione ha un costo, a pari contenuto, maggiorato a seguito del processo di confezionamento, al materiale della bustina, allo scarto dovuto ad una certa percentuale di rotture delle bustine, nonché alla perdita di olio che rimane adeso alla bustina dopo l'utilizzo e al costo di smaltimento delle bustine, per non parlare dell'inquinamento da rifiuti, si comprende come la razionalità dell'economia capitalistica non coincida con quella complessiva.
Tuttavia tale paradosso non è paragonabile a quanto avviene nel campo delle Assicurazioni sanitarie, sempre più frequentemente integrate nei contratti collettivi dei lavoratori. Infatti, tanto più la Compagnia assicuratrice produce un buon servizio ai clienti (in questo caso sono detti utenti, ma sono anche lavoratori - o pazienti se consideriamo il motivo del bisogno -), tanto meno questa guadagna.
Quindi se da una parte essa deve mostrare di erogare un buon servizio per ottenere adesioni, da cui percepisce il premio, ovvero il ricavo, dall'altra deve fare di tutto per negare lo stesso servizio o fornirlo il più ridotto possibile una volta che venga richiesto. Ciò appare come una contraddizione, in quanto essa deve negare proprio lo scopo della sua esistenza sul mercato.
Esiste, in ogni Compagnia assicurativa, un ufficio che ha il ruolo di trovare qualsiasi cavillo per non erogare il servizio, rifiutare una prestazione medica, o quantomeno ritardarne il rimborso, o persino di scoraggiare l'utente, rendendo complicata la procedura per ottenere la prestazione, costringendo costui a reinviare la documentazione, a reclamare, oppure a rinunciare. A titolo di esempio, un eventuale errore di un operatore dell’Assicurazione che gestisce un sinistro, il quale, mettiamo, perda un documento inviato dall’utente, blocca l’avanzamento della pratica, provocando un danno a quest’ultimo, ma allo stesso tempo un guadagno, una mancata perdita, al capitalista. A questo riguardo ci si dovrebbe interrogare sulla questione etica di che cosa rappresenti la tanto citata “meritocrazia” nella logica del capitalismo, ma si tratta di un altro tema.
Un tale paradosso comunque non si evidenzia in maniera così immediata in altri comparti produttivi: ad esempio, se il salumiere mettesse un bullone nel salame, ovviamente il capitalista non ne trarrebbe alcun beneficio, ma un danno. Nelle Compagnie assicurative, il bene, il servizio prodotto, determina infatti un costo per la stessa, non tanto per produrlo, quanto al momento in cui l'utente ne usufruisce. Mentre un salumificio che produce ottimi salami soddisfa sia i clienti sia i capitalisti, al contrario, una ipotetica Compagnia assicurativa masochista che fornisse un ottimo servizio agli utenti sarebbe destinata al fallimento.
Nel sistema delle Assicurazioni sanitarie si compie dunque uno spreco di risorse che non esisterebbe se fosse gestito dal SSN. La sanità privata è alla base del sistema assicurativo, perché se funzionasse la sanità pubblica non ci sarebbe il bisogno di ricorrere alla Assicurazione. Tuttavia anche la sanità privata è intrinsecamente un sistema irrazionale per il cittadino, perché al costo della prestazione medica (compresa la struttura) si deve aggiungere il profitto della clinica, cioè dell’imprenditore.
Da considerare poi che l'Assicurazione sanitaria compresa nei contratti dei lavoratori si estingue con il licenziamento o, tranne che per alcuni contratti privilegiati per dirigenti, con il pensionamento, quindi proprio quando, con l'avanzare dell’età, aumenta il bisogno di cure mediche. Infine, come ho potuto accertare personalmente, a scopo informativo, di inchiesta, in un incontro con un consulente di una delle maggiori Compagnie assicurative a livello europeo, l'adesione individuale privata (quindi al di fuori del contratto lavorativo), oltre che molto onerosa, non copre malattie già in atto al momento della stipula, se non espressamente dichiarate e "prezzatte" nel premio stabilito; ma ancor peggio, è stato chiarito, il contratto ha validità annuale: in caso di emersione di malattie croniche importanti nel corso dell'anno, il successivo rinnovo verrebbe negato, o semmai riprezzato a tariffe improponibili. Viene anche da chiedersi come ciò possa essere chiamato "assicurazione" !
Un'altra contraddizione di questo sistema è l'interesse che hanno le Strutture sanitarie private a fornire il più possibile la prestazione medica ai pazienti: nei casi estremi, criminali, apparsi sulla cronaca come scandali, è emerso che sono stati eseguiti persino interventi chirurgici su diagnosi infondate; ma in generale l'interesse economico della clinica privata è quello di intervenire medicalmente sul paziente, anche quando potrebbe essere più appropriato un trattamento più conservativo o una riduzione dei controlli e degli esami medici. Così il paziente, che spesso è pure cosciente di questa contraddizione, è tormentato dal dubbio e vive in uno stato di ansia e patofobia.
In sostanza il modello della sanità privata è un sistema profondamente ingiusto, discriminatorio in senso classita, incurante dell’anziano, economicamente irrazionale ed estremamente dannoso e dispendioso per i cittadini. Siamo di fronte a uno sperpero di denaro della collettività a vantaggio dei capitalisti, con esiti altamente lesivi del diritto universale alla salute, all’assistenza, alla vita: la salute, anzi la malattia, diviene un business, un mezzo per generare profitto per la filiera privata della cura medica. Si parla tanto di contrasto alla discriminazione razziale e di genere ma oggi siamo di fronte alla ancor più tragica discriminazione di classe sulla salute sulla base della disponibilità economica del cittadino a far fronte alle spese mediche necessarie o sullo stato occupazionale lavorativo. E’ questa una delle più evidenti ed eticamente intollerabile contraddizione del sistema capitalistico.
Sarebbe quindi ora di smantellare questo modello perverso e fallimentare per i cittadini e garantire tutte le cure mediche all’interno del Sistema Sanitario Nazionale universalistico finanziato dall’erario, ovvero dalle imposte, trattando i cittadini tutti allo stesso modo con pieno diritto alla medesima assistenza medica e con prestazioni di elevato standard, degno del livello di sviluppo tecnologico e della scienza medica raggiunti attualmente dall’umanità.
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