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giovedì 6 marzo 2025

Michele Serra e la corsa sul cavallo morto - Marco Bersani

Da: https://attac-italia.org - Marco Bersani, filosofo, dirigente pubblico e fondatore di Attac 

Leggi anche: PERCHÉ NON TI FANNO RIPAGARE IL DEBITO - Marco Bersani

Vedi anche:"Dacci oggi il nostro debito quotidiano" - Marco Bersani 

Dice un proverbio degli indiani Dakota: “Quando il cavallo è morto, la cosa più intelligente da fare è scendere”. Quello che invece viene normalmente fatto è aumentare a dismisura le frustate affinché il cavallo riparta.

Credo sia questa la cifra che ha spinto Michele Serra, autore satirico che questa volta si è incredibilmente preso sul serio, a chiamare una piazza per l’Europa, una piazza “emotiva” che esprima “l’orgoglio europeo”. Naturalmente, decine di fantine e di fantini sono immediatamente balzate a cavallo e, dimenticando la saggezza Dakota, hanno iniziato a incitarlo e a spingerlo.

Una farsa, se non fossimo immersi nella tragedia.

Nell’immaginario collettivo, l’Unione europea è nata su tre valori fondanti: pace, giustizia sociale, democrazia. Ovviamente, si è sempre trattato di un immaginario intriso di cultura coloniale, perché il benessere dell’Europa era intimamente legato all’espropriazione e allo sfruttamento del sud del mondo. Tuttavia, dopo due devastanti guerre mondiali, l’idea che i Paesi europei si associassero per bandire la guerra, per costruire un welfare che garantisse una serie di diritti sociali e per farlo in un contesto di democrazia, per quanto spesso formale più che sostanziale, aveva coinvolto milioni di persone dentro la speranza di un futuro più dignitoso.

Che ne è stato di quelle promesse?

venerdì 7 maggio 2021

Covid19: ecco i brillanti risultati dei fanatici del Pil - Marco Bersani

Da: https://www.attac-italia.org - marco bersani, filosofo, dirigente pubblico e fondatore di Attac (https://www.attac-italia.org

Leggi anche: Un anno di covid - Marco Bersani 

La prima pandemia dell’Antropocene - Ernesto Burgio

Riflessioni comparative sulla pandemia - Alessandra Ciattini

Corpo biologico e corpo politico sono diventati la stessa cosa - Francesco Fistetti

Vedi anche: PERCHÉ NON TI FANNO RIPAGARE IL DEBITO - Marco Bersani 

Ernesto Burgio: La prima pandemia dell’Antropocene - Terza Lez. Pandemia e Capitalismo del XXI secolo 



Quindici mesi di pandemia dovrebbero essere sufficienti per fare un bilancio ragionato e intellettualmente onesto sull’efficacia delle misure messe in campo per affrontarla e sulla visione di società che le ha determinate.

Se non per altre ragioni, almeno per dare un significato agli oltre 120.000 morti (ad oggi) che nel nostro Paese si sono verificati.

Come è chiaro a tutt* l’impostazione che ha guidato la strategia per affrontare la crisi pandemica nel nostro Paese – e in gran parte dei molti altri – è stata quella della “mitigazione”, oggi ribattezzata da Draghi del “rischio calcolato”.

Di fatto, una visione della società fanaticamente orientata sul PIL, che ha comportato misure di forti restrizioni delle libertà personali, di compressione dei diritti delle fasce non produttive della popolazione (la chiusura delle scuole) e di tutte le attività economiche in qualche modo legate al tempo libero delle persone, allo scopo di tenere continuativamente aperte tutte le attività industriali e commerciali (mai chiuse anche durante il primo lockdown) per cercare di attenuare il crollo del Pil, da decenni assurto a simbolo divino del benessere sociale.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la generazione anziana è stata falcidiata, l’infanzia e l’adolescenza sono state sottoposte a traumi i cui effetti si misureranno solo nei prossimi anni, la povertà e la precarietà sono aumentate esponenzialmente, mentre la pandemia è ben lungi dall’essere sotto controllo.

Almeno questo incommensurabile disastro sanitario e sociale è riuscito a raggiungere l’obiettivo desiderato da Confindustria e dai suoi alfieri governativi? Nient’affatto, l’economia è a rotoli e il crollo del Pil sfiora il 9%.

Si poteva fare altrimenti? C’è chi lo ha fatto e i risultati sono inequivocabili.

Non parliamo qui -anche se prima o poi andrà pure fatto- di paesi dove lo Stato, invece di porsi unicamente al servizio dell’economia di mercato, ha deciso di esercitare un ruolo diretto nel contrasto alla pandemia, con risultati fondamentali dal punto di vista del contenimento della stessa e della tutela della salute dei propri abitanti: da Cuba, con 675 decessi su 11 milioni di abitanti, a Taiwan, con 12 morti su 23 milioni di persone, dal Vietnam con 35 decessi su 96 milioni di abitanti alla stessa Cina, con 4846 morti su una popolazione di 1,4 miliardi.

Perché rispetto a queste realtà la discussione si arenerebbe subito sul tema dell’autoritarismo o meno di questi paesi.

E allora proviamo a confrontare la strategia scelta dall’Italia e da molti altri con quella di quei Paesi che, in contesti economici e politici simili, hanno invece scelto l’opzione “Covid free” senza badare agli immediati interessi delle imprese e delle lobby finanziarie.

La rivista Lancet ha appena pubblicato uno studio[1] che ha messo a confronto i paesi OCSE, all’interno dei quali Australia, Corea del Sud, Islanda, Giappone e Nuova Zelanda hanno adottato la strategia “Covid free” rispetto a tutti gli altri che hanno preferito la cosiddetta strategia di mitigazione.

Dal confronto emergono tre dati molto interessanti e, per certi versi, anche sorprendenti:

* il primo dato riguarda la salute pubblica, da cui emerge che i decessi per milione di abitante nei paesi che hanno scelto l’opzione “Covid free” sono stati di 25 volte inferiori a quelli registrati nel gruppo degli altri Paesi;

* il secondo dato riguarda l’economia, e qui “casca l’asino”, perché nel gruppo dei paesi “Covid free” la crescita del Pil è tornata ai livelli pre-pandemia già nel gennaio 2021, mentre permane negativa per il gruppo degli altri Paesi;

* il terzo dato riguarda le restrizioni alle libertà personali e sociali, ed è ancora più sorprendente, essendo l’argomento spesso utilizzato per giustificare le aperture delle attività produttive: le misure di blocco rapide, utilizzate dai gruppo di Paesi “Covid free” sono state molto più brevi di quelle adottate dal gruppo degli altri paesi.

La conclusione è evidente: i Paesi che hanno messo al primo posto la tutela della salute e, su questo obiettivo, hanno costruito una sorta di patto sociale con i propri cittadini, sono riusciti a tutelare la vita dei propri abitanti e, contemporaneamente, hanno evitato il crollo del sistema economico e l’adozione di una prolungata restrizione delle libertà personali e sociali, mentre i Paesi che hanno orientato le loro scelte sulle immediate esigenze dettate dal mercato e dai grandi interessi economici non possono che constatare il proprio fallimento su tutti e tre i versanti.

Continuiamo ad essere certi di essere nelle mani del “governo dei migliori”?

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mercoledì 8 aprile 2020

PERCHÉ NON TI FANNO RIPAGARE IL DEBITO - Marco Bersani

Da: Antonio Freno - Storia, numeri e analisi sulla favola del debito pubblico, raccontati con lucidità e nella maniera più semplice possibile da marco bersani, filosofo, dirigente pubblico e fondatore di Attac (https://www.attac-italia.org).
Leggi anche: https://it.wikipedia.org/wiki/Accordo_sui_debiti_esteri_germanici
                        L'annullamento del debito nell'antichità*- Eric Toussaint
                        L'uomo e il denaro*- Carlo Sini 
                        Semiotica e Moneta*- Carlo Sini 

                                 



Una chiara ed esaustiva esposizione per un argomento al centro del dibattito politico attuale. Una tematica, però, di difficile spiegazione e comprensione, dove risulta molto importante avere, quantomeno, un quadro il più limpido possibile e tale da poter essere messi in condizione di una seria valutazione. 
Questa intervista, a noi sembra, raggiunge lo scopo. Da vedere e ascoltare con attenzione. (il collettivo) 

lunedì 5 aprile 2021

Un anno di covid - Marco Bersani

 Da: https://ilmanifesto.it - https://sinistrainrete.info -  marco bersani, filosofo, dirigente pubblico e fondatore di Attac (https://www.attac-italia.org),

Leggi anche: Riflessioni comparative sulla pandemia - Alessandra Ciattini

La prima pandemia dell’Antropocene - Ernesto Burgio 



Una generazione (gli anziani) è stata falcidiata, un'altra consegnata all'isolamento e al disagio (infanzia e adolescenza), le famiglie (specialmente le donne) precarietà.


Dall’inizio della pandemia, e senza soluzione di continuità fra governo Conte e governo Draghi, le misure messe in atto per fronteggiarla hanno seguito sei precise traiettorie, ispirate da una comune quanto discutibile idea generale.


Le sei direzioni dell’intervento sono:

a) ridurre al minimo le restrizioni all’attività delle imprese, che, quasi ovunque, hanno continuato a produrre senza vincoli;

b) intervenire con sussidi, il 70% dei quali per sostenere le imprese stesse e il restante 30% per tamponare in qualche modo la disperazione sociale;

c) nessun intervento sul sistema sanitario, che ha continuato ad essere privo di ogni dimensione territoriale e ad essere focalizzato sull’ospedalizzazione, determinandone la saturazione ad ogni nuova ondata di contagi;

d) nessun intervento sul sistema dei trasporti pubblici locali, che hanno continuato ad essere veicoli di contagio per le persone costrette ad utilizzarli;

e) focalizzazione delle scuole come problema, con la sostanziale chiusura per due anni scolastici di scuole superiori e università, e chiusure continue, in alcune regioni continuative, anche delle scuole dell’obbligo;

f) narrazione colpevolizzante dei comportamenti individuali, raccontati come causa primaria di ogni aumento dei contagi.

L’idea guida è stata che il benessere delle imprese determina il benessere della società e che, di conseguenza, quest’ultima deve adattarsi alle necessità delle stesse. Una domanda tuttavia sorge spontanea: c’è qualcuno che, a un anno di distanza dall’arrivo dell’epidemia e dopo oltre 105.000 morti (110.000 ad oggi), ha l’onestà intellettuale di fare un bilancio serio sull’efficacia delle misure prese? Non si direbbe. E allora proviamo a farlo noi.

lunedì 19 aprile 2021

Pandemia e Capitalismo del XXI secolo -Alessandra Ciattini e Beniamino Caputo

Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) insegna Antropologia culturale alla Sapienza, 
Beniamino Caputo, Biologo. Collabora con https://www.lacittafutura.it - https://www.unigramsci.it

Lezione 1: A.Ciattini - Inquadramento generale del fenomeno pandemico nello scenario del tardo capitalismo 
                 B.Caputo - La diffusione del virus Sars Cov 2. Analisi biologica e epidemiologica 

                                                                                       

1. La diffusione del virus SarsCov 2.Analisi biologica e epidemiologica (II parte) 
2. Dall’utopia capitalistica ad uno scenario apocalittico (Introduzione)


mercoledì 16 dicembre 2020

INTERVISTA A VLADIMIRO GIACCHÉ - Bollettino Culturale

 Da: https://bollettinoculturale.blogspot.com - Vladimiro Giacché, presidente del Centro Europa Ricerche (CER), è un filosofo ed economista italiano.

Leggi anche: Democrazia, potere e sovranità nell’Europa di oggi* - Yanis Varoufakis

Che fare nella crisi? Ne parliamo con Alan Freeman

Xi Jinping: sui nuovi orizzonti della politica economica marxista contemporanea. -

La Modern Monetary Theory - Intervista a Marco Veronese Passarella

Vedi anche: INTERVISTA A RICCARDO BELLOFIORE - Bollettino Culturale

Catastrofe o Rivoluzione - Incontro con Emiliano Brancaccio autore di "Non sarà un pranzo di gala"

PERCHÉ NON TI FANNO RIPAGARE IL DEBITO - Marco Bersani 


Vladimiro Giacché è nato a La Spezia nel 1963. Presidente del Centro Europa Ricerche dall’aprile 2013.

Nel settore finanziario dal 1995, sino al 2006 ha lavorato presso il Mediocredito Centrale, dove ha ricoperto nel tempo i ruoli di responsabile dell’ufficio sviluppo risorse umane, assistente del Presidente, responsabile del servizio studi e relazioni esterne e del servizio revisione interna. Dal 2006 al 2007 è stato responsabile dello staff tecnico di Matteo Arpe, Amministratore Delegato di Capitalia. In Sator dal 2008, è stato responsabile affari generali di Sator S.p.A. e della funzione di internal audit di Sator Immobiliare SGR S.p.A. É attualmente responsabile della funzione di internal audit di Arepo BP S.p.A. e membro del Consiglio di Amministrazione di Banca Profilo S.p.A.

Studi universitari svolti a Pisa e Bochum (Germania), laurea e dottorato di ricerca in filosofia con il massimo dei voti alla Scuola Normale Superiore di Pisa.

Principali pubblicazioni: Finalità e soggettività. Forme del finalismo nella Scienza della logica di Hegel (1990), Storia del Mediocredito Centrale (con P. Peluffo, 1997), La fabbrica del falso. Strategie della menzogna nella politica contemporanea (2008, 3a ed. 2016), Titanic Europa. La crisi che non ci hanno raccontato (2012; ed. tedesca 2013), Anschluss. L’annessione. L’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa (2013; ed. tedesca 2014, ed. francese. 2015) e Costituzione italiana contro trattati europei. Il conflitto inevitabile (2015). Nel corso degli anni ha curato saggi economici e politici di Marx e Lenin, pubblicando spesso articoli scientifici su riviste italiane e straniere. Il suo ultimo libro è "Hegel: la dialettica".


1) Lei ha più volte ribadito una incompatibilità di fondo tra i Trattati Europei e la nostra Costituzione.
A suo avviso, una forza comunista dovrebbe mettere l'uscita dall'UE al primo punto del proprio programma o dovrebbe, come suggerisce ad esempio Varoufakis, lottare per una sua possibile riforma?

In realtà di recente, preso dallo sconforto per l’assenza di reazioni sensate da parte dell’UE alla crisi del Coronavirus, Varoufakis si è spinto sino ad affermare che gli Inglesi avevano fatto la cosa giusta votando Brexit, contraddicendo così sue posizioni passate in merito. Ma questo atteggiamento – apparentemente un po’ schizoide – non ha a che fare soltanto con la natura un po’ volubile del personaggio. Essa è in realtà abbastanza naturale: quanto più mi illudo che la UE sia riformabile, tanto più il mio atteggiamento ogni volta che l’UE dimostra la sua vera natura sarà di disappunto e di sdegno, da “amante tradita” per capirsi. 
Chi per contro da anni ha inteso quale sia questa natura non vede motivi per amare la UE, ma non ha neppure motivi per gridare al tradimento. L’Unione Europea è un insieme di Stati in lotta per affermare gli interessi delle rispettive grandi borghesie nazionali. Qualcuno ci è riuscito molto bene (la Germania in primis, ma anche la Francia), qualcuno altro molto meno (è il caso dell’Italia). Resta il fatto che oggi l’Unione Europea è un beggar thy neighbor club, un’accolita in cui ciascuno cerca di fregare il vicino, e dal punto di vista dei suoi Trattati qualcosa di peggio: una macchina per la deflazione salariale, per lo spostamento della competitività su questo terreno. Non si tratta di avere simpatia o antipatia nei confronti di questa Unione, ma di capire come funziona: e funziona esattamente così, attraverso la competizione al ribasso di diritti e garanzie del lavoro. La fuoriuscita da questo contesto è la condizione necessaria, anche se ovviamente non sufficiente, per poter ricominciare a parlare seriamente – e non in una stanca e rituale ripetizione di vecchi slogan ai quali nessuno crede più – di diritti del lavoro, di miglioramenti delle condizioni delle classi lavoratrici. 

domenica 9 maggio 2021

Scienza, salute e crisi pandemica: il contributo degli scienziati marxisti - Juan Duarte

Da: https://www.lavocedellelotte.it - Juan Duarte, Professore all’Università di Buenos Aires e curatore, per La Izquierda Diario e Ediciones IPS, di importanti lavori su scienza, salute e crisi pandemica.

Vedi anche: Ernesto Burgio: La prima pandemia dell’Antropocene - Terza Lez. Pandemia e Capitalismo del XXI secolo 

Leggi anche: Un anno di covid - Marco Bersani  

Il cosiddetto problema ambientale - Carla Filosa 

L’ecomarxismo di James O’Connor - Riccardo Bellofiore 

Natura, lavoro e ascesa del capitalismo*- Martin Empson  

Cinque risposte su marxismo ed ecologia*- John Bellamy Foster 


Qui il video della lezione: https://www.youtube.com/watch?v=I4Rux1a2fAQ


Riproduciamo di seguito una versione scritta dell’intervento di Juan Duarte, professore all’Università di Buenos Aires e curatore, per La Izquierda Diario e Ediciones IPS, di importanti lavori su scienza, salute e crisi pandemica, 

nell’ultimo appuntamento del seminario virtuale su “Pandemia e capitalismo nel XXI secolo curato dai compagni dell’Università Popolare Antonio Gramsci. 



In questa breve presentazione cercherò di mostrare alcuni possibili contributi da un punto di vista dialettico marxista per comprendere la complessità che mette in gioco la pandemia del covid-19 e per elaborare aspetti programmatici per affrontarla da una prospettiva anticapitalista e socialista. Per questo, illustrerò il lavoro di recupero e ricreazione della tradizione marxista nella scienza, ecologia e salute che abbiamo fatto come Ediciones IPS e La Izquierda Diario, concentrandoci sui contributi dei biologi marxisti Richard Lewontin e Richard Levins, e dell’equipe di Rob Wallace.

L’emergere e lo sviluppo della pandemia di coronavirus non solo ha dato origine a una crisi sanitaria, economica e sociale globale, nel contesto di una precedente crisi ecologica e climatica, ma ha anche messo in discussione le opinioni scientifiche predominanti nel campo della salute. Come sottolineano Richard Lewontin e Richard Levins, possiamo dire che la scienza ha un doppio carattere: da un lato è lo sviluppo generico della conoscenza umana, ma dall’altro è un prodotto specifico, sempre più mercificato, dell’industria capitalista della conoscenza.

venerdì 27 novembre 2020

Il FMI visita l’Argentina - Alessandra Ciattini

 Da: https://www.lacittafutura.it Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni") insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.

Leggi anche: Sul debito pubblico - Karl Marx

L'annullamento del debito nell'antichità*- Eric Toussaint

L’esplosione del debito pubblico senza un prestatore di ultima istanza - Domenico Moro

Vedi anche: PERCHÉ NON TI FANNO RIPAGARE IL DEBITO - Marco Bersani

Ascolta anche: Radio Quarantena, Oltre Confine: tassazione internazionale dello smartworking e Argentina https://www.spreaker.com/user/11689128/201118-oltre-confine 


L’Argentina pagherà un debito illegittimo e odioso scaricando i suoi costi sulla parte più debole della popolazione.


Nel febbraio 2020 il FMI aveva riconosciuto che il debito di 100 miliardi di dollari consistente in obbligazioni detenute da investitori privati, contratto dall’Argentina, non era sostenibile e pertanto aveva invitato questi ultimi ad accettare un taglio significativo del dovuto. Naturalmente Alberto Fernández, attuale presidente, si era dichiarato soddisfatto e aveva auspicato che l’Argentina potesse ricominciare a crescere e a “onorare” così i suoi debiti, i quali all’epoca del governo Macri hanno permesso una rilevante fuga di capitali.

Successivamente il FMI, la cui direttrice è ora la bulgara Kristalina Giorgeva (la compañera Kristalina, come qualcuno l’ha chiamata), ha visitato in due occasioni il paese, l’ultima a partire dallo scorso 10 novembre con lo scopo dichiarato di cominciare a trattare per formulare un nuovo programma che sostenga il piano economico del governo e di stabilizzare l’economia argentina, di modo che si apra un futuro roseo per il popolo del paese sudamericano.

Secondo “Il Sole 24 Ore” ora il debito argentino in totale ammonta a 200 miliardi di dollari, la metà è costituita da debito estero, l’altra metà è composta da 57 miliardi di dollari da restituire al FMI e da 43 miliardi di debiti locali in pesos.

venerdì 8 maggio 2020

La Covid19 Economics e il trionfo europeo dei Chicago Boys – Sargent Pepper

Da: http://effimera.org - https://www.spreaker.com/show/radioquarantena -

                        PERCHÉ NON TI FANNO RIPAGARE IL DEBITO - Marco Bersani 

                        "La multinazionale ecumenica" - Eugenio Cefis


Effimera è venuta in possesso di alcune lettere scritte da un conservatore americano lobbista a Bruxelles e amante dei Beatles – che, per rispetto della privacy, abbiamo ribattezzato con uno pseudonimo: Sargent Pepper.

Sono lettere indirizzate a un suo anziano collega ricoverato in una casa di riposo … In tempi di corona virus i postini a volte si disfano della corrispondenza per evitare luoghi pericolosi come le case di cura lombarde, ove è facile rimanere contagiati.

Hans Iacob Stoer l’ha trovata e ora Effimera pubblica la traduzione del testo apparso a Gottingen in lingua inglese, traduzione del prof. Ferrante Pallavicino.

* * * * * *

See the worst thing about doing this
Doing something like this
Is I think that at first people sort of are a bit suspicious"
‘You know, come on, what are you up to?’ The Beatles, A day in the life, 1967


1. Caro XXXXX è difficile immaginare il futuro quando si resta a casa a guardare dalle finestre.

È ancora più difficile quando si è in preda ad un bombardamento mediatico che ripete incalzante ritornelli insopportabili.

Fra questi ce ne sono alcuni che abbiamo costruito con dovizia proprio noi: i Chicago Boys.

Ed io sono uno di loro che, come tanti, ha trovato lavoro in Europa. Faccio parte di quel mondo di confine fra i funzionari di Bruxelles e le Università in cui si insegnano soprattutto le nostre teorie economiche. Teorie economiche che dominano la vostra visione politica. È ciò di cui mi hai chiesto di parlare durante la nostra ultima telefonata, e allora, sperando che possa mantenere vivo il tuo antico senso critico, parliamone, ricorrendo alle nostra amatissima carta da lettere. 

venerdì 17 luglio 2020

La genealogia della catastrofe Italiana - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it/Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.
Collabora con: https://www.unigramsci.it/https://www.facebook.com/unigramscihttps://www.lacittafutura.it/


Quali sono le scelte politiche che ci hanno condotto all’attuale drammatica condizione?

Penso che un’azione politica importante da intraprendere sia quella di demistificare l’insistente discorso con cui l’ideologia dominante, trasmessa quotidianamente dai vari telegiornali, talk show etc., a cui purtroppo attinge la maggior parte della gente comune, ci fa credere che tutto è sotto controllo e che potremo tornare alla soddisfacente situazione prepandemia, se ci fideremo ciecamente dei nostri governanti.

Nulla di più falso, perché il prima era già di per sé catastrofico per una serie di fattori, riconosciuti da tutti anche se non adeguatamente collegati al presente, quali la disoccupazione di massa, la precarizzazione del lavoro, che non assicura ai precari una vita degna, lo sfascio delle infrastrutture (non solo il ponte di Genova), la polarizzazione delle classi sociali con relativo aumento delle disuguaglianze, la crisi di istituzioni importanti per la dinamica democratica come la scuola e l’università, lo svuotamento culturale della politica ridotta a miserevole opportunismo. Si pensi che dalle elezioni del 2018, 31 senatori hanno cambiato partito e non solo una volta, mentre 62 deputati hanno fatto lo stesso, in particolare al senato tre senatori del M5 stelle sono passati alla Lega, mostrando eufemisticamente di avere le idee molto confuse.

Tale svuotamento e tale confusione mentale, radicati nell’opportunistica convinzione che non ci sia più una destra e una sinistra, sta ad indicare sempre più che la vera politica si fa altrove e che i “rappresentanti del popolo” sono solo degli insignificanti fantocci, ma che taluno prende ancora sul serio come mostra lo spazio che la TV di Stato accorda loro. Non è un caso che taluno abbia definito Giuseppe Conte una specie di maggiordomo privo di qualsiasi forza di convinzione [1].

Naturalmente la catastrofe italiana, i cui aspetti indicherò in maniera sommaria, si inscrive nella dinamica complessiva del sistema capitalistico e la sua crisi esplosa nel 2007-2008 così descritta da Luciano Gallino: “Al fine di superare la stagnazione dell’accumulazione del capitale in America e in Europa, una situazione evidente già negli anni ‘70 del secolo scorso, i governi delle due sponde dell’Atlantico hanno favorito in ogni modo lo sviluppo senza limite delle attività finanziarie, compendiandosi nella produzione di denaro fittizio. Questo singolare processo produttivo ha il suo fondamento nella creazione del denaro dal nulla tramite il credito, vuoi per mezzo della gigantesca diffusione di titoli totalmente separati dall’economia reale, quali sono i “derivati”, a fronte dei quali…non prende corpo alcuna compravendita di beni e servizi…” (Il colpo di Stato di banche e governi, 2013: 3).

mercoledì 30 giugno 2021

Crisi organica e sua narrazione - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.itAlessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. Collabora con https://www.lacittafutura.it - https://www.unigramsci.it 

Relazione alla Conferenza dei lavoratori e delle lavoratrici comuniste tenutasi il 19 giugno 2021. Come viene narrata questa crisi sociale ed economica dalla classe dominante? Naturalmente si fa di tutto per sopire ogni forma di dissenso. 


Prima di toccare il tema vorrei fare una breve premessa teorica, mettendo insieme alcune riflessioni di Lenin e di Gramsci [1], che sono in sintonia con i vari dati statistici disponibili [2]. Direi che ci troviamo di fronte a una crisi organica o crisi di autorità, i cui caratteri sono sommariamente:

1. impossibilità per le classi dominanti di conservare il dominio senza modificarne la forma, necessità di riavviare una ristrutturazione, tenendo presente che il capitalismo è un sistema a equilibrio instabile caratterizzato da dinamismi e capacità di rinnovarsi;

2. aggravamento dell’angustia e della miseria delle classi oppresse, che possono incunearsi in questa crisi delle classi dominanti a loro vantaggio;

3. crisi di egemonia delle classi dominanti dimostrata statisticamente dalla sfiducia delle classi oppresse nei confronti delle istituzioni (in America latina è bassissima, il Italia complessivamente il 14,6% mostra fiducia nelle istituzioni, tuttavia Mattarella sembra essere amato almeno dal 55% con un leggero calo). Altro elemento importante è la separazione delle masse dai propri partiti, nel caso dell’Italia inesistenza di questi partiti. La crisi pandemica non ha fatto altro che squadernare dinanzi agli occhi di tutti i privilegi di alcuni, le disuguaglianze, le ingiustizie inerenti al sistema capitalistico, di qui l’idea che essa potrebbe avere esiti rivoluzionari, idea tutta da discutere. Ciò naturalmente ha messo in crisi l’immagine che il capitalismo, coniugato alla democrazia formale, sia il regno della libertà, del benessere e dell’uguaglianza (idea che si continua a propagandare), limitando per esempio in maniera vistosa tutte le voci radicalmente dissidenti e concedendo un minimo spazio ai critici moderati (come il prof. Montanari) oppure concedendo spazio a generiche e vacue voci buoniste (Papa e Mattarella appunto).

4. In questa fase dovrebbe esserci anche un rilevante aumento dell’attività delle masse, che per le cause suddette dovrebbero essere spinte a un’azione storica indipendente. Tratto mancante nel caso dell’Italia, presente altrove in particolare in America Latina vedi Cile, Colombia, poi Usa, Francia etc. ma in forma non organizzata.

Ora in questa situazione, dove è necessaria una ristrutturazione non solo economica per garantire i profitti, ma anche politica (rafforzamento degli esecutivi, gli ultimi presidenti del consiglio sono stati direttamente designati dai potentati economici) e ideologica, la classe dominante ricorre nell’immediato a due mezzi: laddove c’è un’azione cosciente o no delle masse impiega la repressione anche brutale, vedi Cile, Colombia, USA, dall’altro deve necessariamente ricostruire il consenso (caso europeo, italiano, Usa). Cercherò di trattare brevemente: la ristrutturazione ideologica, che poi non introduce argomenti particolarmente nuovi.