giovedì 6 marzo 2025

Michele Serra e la corsa sul cavallo morto - Marco Bersani

Da: https://attac-italia.org - Marco Bersani, filosofo, dirigente pubblico e fondatore di Attac 

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Dice un proverbio degli indiani Dakota: “Quando il cavallo è morto, la cosa più intelligente da fare è scendere”. Quello che invece viene normalmente fatto è aumentare a dismisura le frustate affinché il cavallo riparta.

Credo sia questa la cifra che ha spinto Michele Serra, autore satirico che questa volta si è incredibilmente preso sul serio, a chiamare una piazza per l’Europa, una piazza “emotiva” che esprima “l’orgoglio europeo”. Naturalmente, decine di fantine e di fantini sono immediatamente balzate a cavallo e, dimenticando la saggezza Dakota, hanno iniziato a incitarlo e a spingerlo.

Una farsa, se non fossimo immersi nella tragedia.

Nell’immaginario collettivo, l’Unione europea è nata su tre valori fondanti: pace, giustizia sociale, democrazia. Ovviamente, si è sempre trattato di un immaginario intriso di cultura coloniale, perché il benessere dell’Europa era intimamente legato all’espropriazione e allo sfruttamento del sud del mondo. Tuttavia, dopo due devastanti guerre mondiali, l’idea che i Paesi europei si associassero per bandire la guerra, per costruire un welfare che garantisse una serie di diritti sociali e per farlo in un contesto di democrazia, per quanto spesso formale più che sostanziale, aveva coinvolto milioni di persone dentro la speranza di un futuro più dignitoso.

Che ne è stato di quelle promesse?

L’Europa della pace aveva già perso gran parte della sua ragion d’essere il 24 marzo 1999, quando il governo D’Alema si fece parte attiva dei bombardamenti sulla Serbia, nel contesto del conflitto nell’ex-Jugoslavia. Ma oggi quella ragion d’essere si è trasformata nel suo esatto contrario. Oggi l’Unione europea chiede ai popoli che la compongono di immaginare il proprio futuro interamente permeato dalla dimensione della guerra. Vuole trasformare l’intera economia in un’economia di guerra e l’intera società in una società in guerra.

Dove si situa, caro Michele e cara scuderia di fantine e fantini annessi, l’orgoglio europeo, dentro un contesto che ha fatto perdere qualsiasi aspirazione diplomatica europea nella subalternità totale agli interessi Usa e Nato, i quali – grazie al coup de theatre del tycoon Trump – oggi ne scaricano tutti i costi sul continente europeo? Dove si situa l’orgoglio europeo, dentro un contesto che ha fatto naufragare qualsiasi dimensione mediterranea nella complicità col genocidio del popolo palestinese?

L’Europa della giustizia sociale ha iniziato a naufragare già nel 1992 quando si è deciso, con il Trattato di Maastricht, di costituzionalizzare a livello europeo le politiche liberiste e di austerità, dentro un disegno di compressione totale di redditi e diritti per consegnare al mercato e ai grandi interessi finanziari l’intero campo dei beni comuni e dei servizi pubblici. E il definitivo naufragio è ormai avvenuto già dal 2015, sancito dalla ferocia con la quale è stata asfaltata la Grecia ribelle.

Dove si situa, caro Michele e cari cavalieri dell’Apocalisse, l’orgoglio europeo nell’aver fatto impoverire 95 milioni di persone (un quinto della popolazione europea), nell’aver costretto tutte le altre dentro un orizzonte di solitudine competitiva, nell’aver trasformato il Mediterraneo in un cimitero delle speranze?

L’Europa della democrazia è davanti agli occhi di tutti: un continente governato da un’oligarchia fondata sui grandi fondi finanziari e sulle grandi multinazionali, con istituzioni trasformate in maggiordomi in servizio permanente verso questi interessi, e pronte ad esercitare autoritarismo e repressione verso qualsivoglia dissenso o conflitto sociale.

Dove si situa, caro Michele e cari cavalieri del Drago, l’orgoglio europeo nell’aver permesso la rinascita e l’espansione di un’ondata nazionalista e fascista che oggi attraversa l’intero continente e in buona parte lo governa?

C’è un detto milanese che recita: “Ofelè fa el to mestè”. Letteralmente significa “Pasticciere fa il tuo mestiere” e viene usata per ridimensionare gli intenti eccessivi che qualcuno possa esprimere.

Caro Michele, dicci che stai continuando a fare il tuo mestiere e che l’idea della manifestazione del 15 marzo per l’Europa era una tua nuova, folgorante boutade satirica.

Perché se invece non lo è e se davvero chiedi di andare in piazza per sostenere chi sta stanziando 800 miliardi di euro per il riarmo, sappi che diserteremo.

Così, per iniziare ad allenarci.

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