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Il fascismo, a seconda dei paesi, può avere aspetti differenti, una composizione sociale diversa, può cioè reclutarsi tra gruppi differenti; ma è essenzialmente il raggruppamento combattivo delle forze che la società borghese minacciata fa nascere per respingere il proletariato nella guerra civile. Quando l’apparato statale democratico-parlamentare si impegola nelle proprie contraddizioni interne, quando la legalità borghese è un intralcio per la borghesia stessa, quest’ultima mette in azione gli elementi più combattivi di cui dispone, li libera dai freni della legalità, li obbliga ad agire con tutti i metodi di distruzione e di terrore. Ed ecco il fascismo. Il fascismo dunque è lo stato di guerra civile per la borghesia, che raduna le sue truppe, allo stesso modo in cui il proletariato raggruppa le sue forze e le sue organizzazioni per l’insurrezione armata nel momento della presa del potere. Di conseguenza, il fascismo non può essere di lunga durata; non può essere uno stato normale della società borghese, proprio come lo stato di insurrezione armata non può essere lo stato costante, normale, del proletariato.
O l’insurrezione, scontrandosi con il fascismo, porta alla sconfitta del proletariato, e allora la borghesia restaura progressivamente il suo apparato statale normale; oppure il proletariato è vincitore, e allora non vi è più posto per il fascismo, ma per tutt’altre ragioni. Come sappiamo per nostra esperienza, il proletariato vittorioso dispone di mezzi efficaci per impedire al fascismo di esistere e, a maggior ragione, di svilupparsi.
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Ho detto che noi affrontavamo la storia dal punto di vista della rivoluzione che deve trasmettere il potere nelle mani della classe operaia per la ricostruzione comunista della società. Quali sono i presupposti della rivoluzione sociale, in quali condizioni può sorgere, svilupparsi e vincere? Questi presupposti sono molto numerosi. Ma possono essere riuniti in tre e anche in due gruppi: i presupposti oggettivi e soggettivi.