giovedì 28 settembre 2017

La donna, la nuova morale sessuale e la prostituzione*- Joseph Roth**

* Viaggio in Russia, «JOSEPH ROTH WERKE».  
**Joseph_Roth è stato uno scrittore e giornalista austriaco.
Leggi anche:  https://ilcomunista23.blogspot.it/2015/10/la-rivoluzione-delle-donne.html

«Frankfurter Zeitung», 1° dicembre 1926

Chi parla di turpe disordine dei costumi nella Russia sovietica è un calunniatore; chi nella Russia sovietica vede l’alba di una nuova morale sessuale è un gaio ottimista; e chi in questo paese combatte contro vecchie convenzioni con gli argomenti del buon Bebel, come per esempio la signora Kollontaj, è l’opposto del rivoluzionario – è una persona banale.

La presunta «scostumatezza» e la «nuova morale sessuale» si accontentano di ridurre l’amore all’unione igienicamente irreprensibile di due individui di sesso diverso, sessualmente istruiti attraverso lezioni scolastiche, filmati e opuscoli. Nella maggior parte dei casi l’unione sessuale non è preceduta da alcun «corteggiamento», da alcuna «seduzione», da alcun rapimento dell’anima. Perciò in Russia il peccato è noioso, come da noi la virtù. La natura, spogliata di ogni foglia di fico, prende direttamente possesso dei suoi diritti, perché l’uomo, orgoglioso com’è della recentissima scoperta di discendere dalla scimmia, adotta gli usi e i costumi dei mammiferi. Questo lo preserva sia dagli eccessi sia dalla bellezza, mantenendolo onesto e naturalmente virtuoso; così egli conserva la doppia pudicizia del barbaro che è anche assistito dalla consulenza medica, ha dalla sua la morale delle misure sanitarie e il decoro della prudenza, nonché la soddisfazione di aver adempiuto, con il proprio godimento, a un dovere igienico e sociale. Dal punto di vista del mondo ‘borghese’ tutto ciò è altamente morale. In Russia non esiste né la corruzione né l’abuso dei minorenni, perché tutti gli uomini obbediscono alla voce della natura, e quei minorenni che hanno la sensazione di non essere più tali, in tutta serietà, compresi come sono dei propri doveri sociali, si concedono spontaneamente. Le donne, non più corteggiate, perdono il loro fascino – non per la completa eguaglianza di fronte alla legge, ma per la loro accondiscendenza fondata su convinzioni politiche, per il poco tempo che dedicano al piacere e per tutti quei loro doveri sociali, per il lavoro incessante negli uffici, nelle fabbriche, nei laboratori artigiani, per l’instancabile attività pubblica in club, associazioni, assemblee e convegni. In un mondo nel quale la donna è diventata a tal segno «fattore pubblico» e nel quale sembra così felice di esserlo, non esiste, naturalmente, una cultura erotica. (E inoltre l’erotismo in Russia ha sempre avuto fra le masse un sapore un po’ grossolano, un che di utilitaristico-campagnolo). In Russia si comincia nel punto in cui da noi si sono fermati Bebel, la Grete Meisel-Hess e tutti gli scrittori di quel periodo che avevano le loro stesse idee riguardo alla letteratura amena.

In Russia chi obbedisce letteralmente ai dettami dalla natura e alle esigenze del senso comune crede di essere straordinariamente «rivoluzionario». Eppure alcune riforme culturali «rivoluzionarie» non furono permeate dal grande spirito di Voltaire, bensì dall’ombra evanescente di Max Nordau. La tradizionale ipocrisia cedette il posto alla pedanteria teorica, un costume complesso alla naturalezza banale, un sentimentalismo raffinato al razionalismo semplicistico. Si spalancarono tutte le finestre – per far entrare un’aria di muffa…

A quanto pare non si capisce che l’amore è sempre sacro, che il momento nel quale due esseri umani s’incontrano è sempre un momento solenne. Ci si sforza di organizzare l’ufficio di stato civile con ostentata semplicità. È aggregato agli uffici locali di polizia e contiene tre tavoli: uno per i matrimoni, uno per i divorzi, uno per le nascite. Contrarre matrimonio è più semplice che fare una dichiarazione alla polizia. La gente ha una paura grottesca delle forme. Per un breve periodo il «battesimo comunista» ebbe una certa solennità cerimoniale. Ma poi fu abolito – o quanto meno è diventato rarissimo. La festa nuziale media si limita a una cena sociale nelle tarde ore della sera (dopo la solita assemblea o conferenza o «relazione», o dopo il «corso») e a qualche ora di sonno. Per tutto il giorno marito e moglie lavorano e partecipano alle loro riunioni in stabilimenti separati. Se per caso una domenica o durante una manifestazione comune essi scoprono di non essere fatti l’uno per l’altra –, o se all’uno o all’altra piace di più una terza persona, subito vanno a divorziare. Marito e moglie si conoscono in Russia ancor meno dei partner della coppia capitalistica fondata sulla dote. I divorzi sono più frequenti che da noi, perché i matrimoni si concludono più ‘alla leggera’, senza stare a pensarci su più che tanto. Anche l’inganno è più raro, e l’onestà dunque è maggiore. Non perché l’ethos matrimoniale sia particolarmente profondo, ma solo perché i rapporti sono così poco intensi e la forma così semplice. Siamo tutti mammiferi. Da quelli a quattro zampe ci distingue l’istruzione sessuale.

Tutto ciò non esclude la permanenza di una vecchia «morale» filistea. Poiché in Russia uomini e donne fanno parte integrante della strada, la strada li osserva nella loro camera da letto. E dato che si può chiudere un occhio, ma non mille occhi, la strada è più piccolo-borghese, più filistea, più arcigna e brontolona di una qualunque vecchia zia.

Molto più rivoluzionaria del costume è la legge Essa non fa distinzione fra madri e figli all’interno o al di fuori del matrimonio. La legge stabilisce che una lavoratrice incinta non possa essere licenziata; che le vengano concessi quattro mesi di ferie, due prima e due dopo il parto; che nel mese in cui cade la nascita riceva doppia retribuzione; la legge dispone che il padre paghi gli alimenti (a meno che non sia privo di redditi), e che, eventualmente, l’onere degli alimenti sia suddiviso fra più uomini se la madre preferisce indicarne più d’uno come padre eventuale; la legge consente l’aborto procurato, impone lo scioglimento del matrimonio anche quando a volerlo è una sola delle due parti, equipara a ogni effetto il cosiddetto «concubinato» al matrimonio contratto davanti all’ufficiale di stato civile, autorizza teoricamente anche l’uomo, in determinate circostanze, a rivendicare il diritto a esser mantenuto, non riconosce la comunione matrimoniale dei beni, promuove un gran numero di istituti per la maternità e per l’infanzia, di commissioni assistenziali, di asili nido. È una legge umanitaria in senso moderno, che certo può dar luogo in pratica a notevoli difficoltà e anche a situazioni ridicole. I tribunali, che ancora fino a poco tempo fa erano sovraccarichi di processi per gli alimenti, continuano tuttora a occuparsene moltissimo. L’attuazione di alcune riforme di fondo avviene con estrema gradualità nel campo del diritto matrimoniale come, del resto, in ogni altro campo. La teoria sta appena cominciando ad adeguarsi alla vita, gli uomini si accingono appena adesso ad adeguarsi alle leggi. Perciò il giustificato desiderio di giungere a una sentenza definitiva passa in seconda linea di fronte alla necessità di limitarsi alla riflessione e all’osservazione. L’Europa occidentale può imparare qualcosa dalla nuova legislazione russa, tutto dalle sue norme di assistenza sociale, nulla dalle sue presunte novità nell’ambito della morale e del costume sessuale. Si tratta infatti di una morale e di un costume vecchi, talvolta reazionari. È reazionario, per esempio, interdire il baciamano – per paura che la donna possa essere degradata a signora. È reazionario che dai tanti fiorai che si trovano per le strade in tutte le città russe comprino fiori soltanto le ragazzine per regalarli alle colleghe del loro stesso sesso – mentre i loro giovani accompagnatori se ne stanno impazienti in disparte, ostentando superiorità, nel loro orgoglio di membri del «Komsomol», nei confronti di simili «sentimentalismi borghesi». È reazionario, in virtù della parificazione, trasformare la donna in un essere neutro, mentre sarebbe rivoluzionario, rispettandola, consentirle di essere femminile. È reazionario renderla soltanto libera – sarebbe rivoluzionario renderla libera e bella. La vera degradazione non è quella che riduce a «femmina» un «essere umano», ma quella che riduce a mammifero sessualmente funzionante un essere umano educato all’erotismo e dotato della capacità di amare. Il «darwinismo» è più reazionario di quanto credano i bravi rivoluzionari russi, e l’elemento metafisico, del quale essi hanno lo stesso timore che i borghesi hanno dell’espropriazione del capitale, è ben più rivoluzionario del filisteismo ateo. Una «bugia convenzionale» può essere mille volte più rivoluzionaria di una sincerità piatta, banale. E perfino la prostituzione, esecrata dalle regine prussiane come da molti comunisti, è un’istituzione umana e libera – al confronto dell’arcigna libertà sessuale fondata sulle scienze naturali.

La prostituzione in Russia è un capitolo breve. La legge la vieta. Le ragazze da marciapiede – a Mosca ufficialmente ce ne sono circa duecento, a Odessa circa quattrocento – vengono acciuffate, accompagnate al posto di polizia, e poi sistemate nei rispettivi posti di lavoro. In alcune delle più grandi città della Russia qualche casa di piacere conduce un’esistenza rischiosa, grama, rozza e provinciale. Il favoreggiamento della prostituzione è punito con severità. Di conseguenza parecchie persone si vedono costrette a carpire all’utile traffico con la stazione le poche autopubbliche esistenti a Mosca. I tassisti fanno affari, una concessione statale di autopubbliche ha il telefono occupato in continuazione nelle ore serali, e in questo suo abuso c’è una lieve nota d’ironia. Un’ora di viaggio in un’automobile sprovvista di tassametro costa sei rubli. (Mentre scrivo queste righe vengo a sapere di una nuova disposizione in base alla quale, di sera, i taxi occupati dovranno sempre viaggiare con la luce accesa all’interno della vettura).

La Russia non è immorale, niente affatto – è soltanto igienica. La donna russa moderna non è dissoluta – al contrario: essa svolge una funzione sociale importante. La gioventù russa non è priva di inibizioni, riceve soltanto un’istruzione smodata. I rapporti matrimoniali e amorosi non sono scostumati, sono solo pubblici. La Russia non è una «sentina di peccati», bensì un abbecedario di scienze naturali...

Benché questo stato di cose sia puntellato e tenuto in vita da una massiccia propaganda, esso è pur sempre, in parte, una reazione naturale all’epoca passata, che rendeva falsi i rapporti d’amore con un eccesso di infatuazioni, sentimentalismi, mielosità. Certo, quando i nuovi riformatori credono che questo stadio nell’evoluzione dell’erotismo, che vorrei chiamare lo stadio «scientifico», possa essere un modo sano per passare a un amore sano, nuovo, naturale, è giusto condividere la loro speranza. Tuttavia, quando essi credono che possa esistere un amore naturale tra esseri umani, del tutto esente da ciò che essi temono come elemento «metafisico» – allora si sbagliano. Il rapporto erotico che si limita al corpo e alla coscienza si presenta per l’appunto nella maniera che è stata sopra descritta. Per fortuna, crescendo, l’uomo ha la capacità di superare l’età puberale dell’educazione sessuale, nonché l’ingenuità di un materialismo stantio. Anche se egli nega recisamente l’esistenza dell’«anima» – in un punto essa un giorno o l’altro fa sentire in lui la sua presenza: nell’amore.


Nessun commento:

Posta un commento