lunedì 12 ottobre 2015

La rivoluzione delle donne


   Non c’è liberazione della donna se non in una società socialista: questo è il senso che diamo alla lotta delle donne. Comuniste dunque, anche in quanto donne, per realizzare quella liberazione che dentro la società della divisione del lavoro e della divisione in classi non può realizzarsi. E questa è la ragione per cui le donne comuniste non si pongono solamente come antagoniste all’esistente: lottano contro, certo, contro lo sfruttamento, contro il patriarcato, contro la violenza, contro la collocazione in ben precisi ruoli sociali e culturali…, ma lottano anche per “abolire lo stato di cose presenti” e per costruire un mondo nuovo, di liberi ed uguali: un mondo socialista. La condizione delle donne è - al pari di quella degli uomini - il prodotto di relazioni sociali che si sono affermate storicamente e che si modificano con il modificarsi delle diverse forme economiche e politiche.
   Dunque, anche il ruolo della donna (se così vogliamo definirlo, perché è evidente che questo ruolo non è lo stesso per le donne lavoratrici e per le donne della classe dominante) è un prodotto storico-sociale e la trasformazione di questo ruolo può prodursi solo attraverso la trasformazione della società che determina questi ruoli. Questo vuol dire che quando si tenta di analizzare la posizione della donna nella società in cui viviamo non si può fare a meno di partire dall’analisi della natura di questa società dunque, nel nostro caso, una società capitalista che si fonda essenzialmente sulla divisione in classi e sullo sfruttamento del lavoro di una classe da parte di un’altra classe. In altri termini, non possiamo non tenere conto che esiste una classe - fatta di uomini e di donne - che viene sfruttata e che ne esiste un’altra - anch’essa composta da uomini e da donne - che sfrutta, domina e accumula profitto sulle spalle dell’altra. Questo è per noi l’elemento centrale da cui partire, perché siamo convinti che la contraddizione tra i sessi si collochi all’interno di un’altra contraddizione fondamentale che è quella tra lavoratori salariati e capitalisti.

   Dopo la Rivoluzione di Ottobre – avvenuta nel 1917 – le donne russe ottennero conquiste che le donne del resto del mondo avrebbero ottenuto solo molti anni dopo: per esempio, la prima donna ministra al mondo fu Aleksandra Kollontaj all’indomani della rivoluzione, mentre in Italia le donne hanno ottenuto il diritto di voto solo nel 1947, dopo la Resistenza; in Russia le donne ottennero il divorzio nel 1917 e l’aborto nel 1920; in Italia dovremo attendere gli anni ’70-’80.

   Prendiamo la situazione della donna rispetto al mondo del lavoro. Non c’è dubbio che le donne subiscono per prime e in misura maggiore gli effetti della crisi economica del capitalismo. Gli attacchi durissimi portati alle conquiste sociali ed economiche del mondo del lavoro hanno avuto conseguenze pesantissime su tutti i lavoratori, ma in particolar modo sulle donne. Il processo generale di ristrutturazione e di precarizzazione del lavoro che è stato portato avanti dai governi che si sono succeduti negli ultimi decenni, qualunque fosse il loro segno politico, ha prodotto l’istituzionalizzazione della massima flessibilità e della massima precarietà del lavoro, portando con sé lo smantellamento di diritti che i lavoratori e le lavoratrici avevano conquistato nelle lotte della fase precedente. Le donne (e gli immigrati, per altro verso) sono i soggetti più colpiti dal supersfruttamento attraverso contratti di lavoro “atipici”, come il lavoro interinale o i contratti part-time che molte donne chiedono non allo scopo di liberare tempo per sé stesse, ma solo per poter sopportare la gestione del doppio carico di lavoro, al di fuori e all’interno della famiglia. Quindi: doppio sfruttamento per le donne salariate e lavoro gratuito per le donne che lavorano in casa. Senza parlare poi del fatto che l’aumento della pressione economica porta con sé l’aumento della violenza sulle donne (e magari anche la diminuzione delle denunce, le due cose non sono affatto in contraddizione). 

http://www.antiper.org/pensieri/la-rivoluzione-delle-donne/238-iasp-donne-1.html                                                                               http://www.antiper.org/archive/autoproduzioni/rivoluzionedonne/opuscolo.pdf

Nessun commento:

Posta un commento