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martedì 19 marzo 2024

Sui nuovi alimenti - Alessandra Ciattini intervista Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' Docente della Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). - Paolo Massucci, (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni), biologo e nutrizionista. 

Intervista a Paolo Massucci, biologo e nutrizionista, sui nuovi alimenti 

Si parla tanto di carne sintetica e di nuovi cibi, ma cosa ne sappiamo oggi veramente? 

Domanda: In cosa consiste la carne sintetica, questo nuovo alimento tecnologico? 

Risposta: Si tratta di far moltiplicare in bioreattori in condizioni definite le cellule del muscolo bovino, provenienti da cellule staminali (le cellule muscolari adulte difficilmente si moltiplicano). La massa ottenuta viene lavorata tecnologicamente per produrre consistenza, forma e gusto desiderato, non molto diversamente da come si fa con le proteine della soia.

Domanda: È presente oggi sul mercato la carne sintetica?

Risposta: Ad oggi siamo ancora in ambito di ricerca e comunque prima della commercializzazione si dovrà seguire un iter di approvazione per garantirne la non nocività alla salute, giacché essa rientra nella categoria dei Novel Food, ossia prodotti alimentari privi di una storia di consumo, quindi poco sperimentati.

Domanda: Gli animali non vengono, dunque, macellati? Quali vantaggi ne derivano?

Risposta: Attualmente la coltura delle cellule della carne sintetica avviene con l’impiego del siero di vitello, necessario per la crescita del tessuto, per cui la carne sintetica implica comunque l’abbattimento animale. È presumibile, tuttavia, che in un futuro prossimo sia possibile utilizzare un siero “sintetico”, con aminoacidi prodotti da idrolisati proteici di origine vegetale, con costi comunque elevati.

Domanda: Quindi, non c’è una diminuzione dei costi?

Risposta: Ad oggi il costo della carne sintetica è molto più alto di quello della carne di origine animale. Tuttavia, non è possibile escludere che in futuro sia possibile ridurre i costi e che la carne sintetica diventi competitiva.

martedì 16 gennaio 2024

Gli attuali intellettuali nella post-democrazia neoliberista: Fedez e Greta Thunberg - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Leggi anche: Lo stato attuale della democrazia - Paolo Massucci - 

Considerazioni epocali - Paolo Massucci - 

Filosofie del lavoro e sviluppi del movimento operaio - Paolo Massucci - 

LIBERTA’ COME ILLUSIONE NELLA CULTURA DECADENTE - Paolo Massucci


Le contraddizioni del sistema capitalistico incontrastato hanno prodotto una profonda retrocessione della democrazia che si riflette anche nell’inconsistenza ed involuzione della comunicazione. 


Il Ministero dell'Istruzione, nel 2022 con il governo Meloni, ha cambiato nome in Ministero dell'Istruzione e del Merito, per evidenziare e dare rilevanza al concetto di "merito". L'accostamento dei termini "istruzione" e "merito" suona però abbastanza cacofonico, se non altro perché essi si riferiscono a piani semantici diversi e non rapportabili tra loro: il primo termine consiste in un mezzo, mentre il secondo sarebbe un risultato, auspicabile, ottenibile mediante il primo. Lo Stato può -e dovrebbe- curare la qualità e l'estensione dell'istruzione, mentre il merito sta alla capacità del singolo se ha saputo ben utilizzare il mezzo, cioè l'istruzione ricevuta. Così per coerenza, analogamente, dovremmo avere il Ministero dello Sport e del Risultato, il Ministero del Turismo e degli Alberghi Pieni, il Ministero della Difesa e della Guerra Vinta, il Ministero delle Imprese e del Profitto, il Ministero dell'Economia e della Crescita del PIL (o, meglio ancora, semplicemente il Ministero dell’Abbondanza, di orwelliana memoria, come nel famoso romanzo 1984 di Orwell del 1949). 

giovedì 5 ottobre 2023

Considerazioni epocali - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni. 


Il timore per il futuro premia in Europa i partiti conservatori, allorché si si teme che i partiti progressisti faranno pagare ai lavoratori i costi della riconversione energetica: in ogni caso la soluzione dei problemi ambientali dentro il capitalismo, lo stesso che li produce, rimane poco credibile.


Oggi il panorama dei partiti politici europei si divide tra un polo di centro-sinistra progressista e un polo conservatore di centro-destra. Dal punto di vista della filosofia politica, il primo si può definire neoliberista e semilibertario. Nello specifico, libertario sulle questioni morali, sessuali, religiose, ma autoritario e invasivo, sin nei dettagli, sulla vita economica e sugli scambi in denaro e merce dei cittadini, in un modello di “uguaglianza” estremamente burocratizzata dei diritti civili formali e dimenticanza dei diritti sociali: pari diritti alla nascita, pari diritti “astratti”. La libertà in campo etico favorisce le trasformazioni culturali, aprendo al mercato – quindi all’espansione capitalistica – nuovi bisogni e nuovi spazi.

D’altra parte i partiti dell’area di centro-sinistra hanno abbracciato il tema del “cambiamento climatico”, con particolare riguardo alla questione della produzione di anidride carbonica, responsabile dell’effetto serra (fattore fondamentale, ma tuttavia non unico del reale e gravissimo dissesto dell’ecosistema terrestre in corso), conducendo una complessa, difficile e obiettivamente ambiziosa impresa a medio termine di transizione in ambito tecnologico-digitale, che dovrebbe in teoria salvare il pianeta, spostando sì gli equilibri tra diversi capitali, ma senza intaccare il capitalismo in quanto tale, né la crescente drammatica polarizzazione della ricchezza nella popolazione europea e mondiale.

lunedì 29 maggio 2023

Filosofie del lavoro e sviluppi del movimento operaio - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Vedi anche: FILOSOFIE DEL LAVORO. FILOSOFIE AL LAVORO 



Nell’ambiente di lavoro, dove si realizza la valorizzazione del capitale mediante l’estrazione del pluslavoro, si formano anche ideologie determinanti per il movimento operaio: sembra oggi prevalere una acritica e piatta adesione e deferenza nei confronti delle opinioni e delle direttive del potere, il conformismo. 


L’interessante videoconferenza "Filosofie del lavoro. Filosofie al lavoro" (Il prezzo della libertà. L'invenzione del lavoro), del 28 gennaio 2020 di Enrico Donaggio, coinvolge questioni centrali del pensiero marxista che potrebbero spiegare alcuni motivi per cui il movimento socialista e comunista non sia riuscito a soppiantare il sistema capitalistico e fare luce sul processo storico in corso per pensare i possibili destini della società mondiale e "che fare" oggi. La storia delle filosofie del lavoro si intrecciano con il corso della storia e gli sviluppi dei diversi pensieri politici e filosofici.

Le ragioni per le quali il proletariato nei Paesi avanzati non ha abbracciato in massa la lotta rivoluzionaria contro il capitalismo, per quanto sia possibile comprendere, sono complesse e multifattoriali. Le spiegazioni fornite dai diversi pensatori hanno tutte una loro validità, ma ciascuna circoscritta ad una situazione determinata, piuttosto che una valenza definitiva applicabile alla storia universale del movimento operaio. In particolare, con lo sguardo di oggi, sembra troppo semplicistica la conclusione di Simon Weil, secondo cui la disumanizzazione del lavoro dell'operaio di massa presso la catena di montaggio nella fabbrica fordista condurrebbe all'annientamento dello spirito, delle capacità di pensare e di ribellarsi, quindi alla resa del movimento operaio. È plausibile un’analogia con quanto descritto da Primo Levi, fatte le dovute proporzioni, sugli internati nei campi di sterminio nazisti di Se questo è un uomo. In tale modello, secondo una prospettiva psicoanalitica, si potrebbe dire che la reazione dell'individuo al trauma della fatica fisica estrema, dell'umiliazione di essere trattato come uno strumento e obbligato al gesto ripetuto, come un automa, senza alcuna partecipazione - e neppure comprensione - allo scopo del lavoro, farebbe emergere nel soggetto stesso una difesa psichica consistente nella dissociazione dal mondo reale; in linguaggio tecnico un ritiro della libido dall'oggetto esterno. Pur avendo questa tesi un suo fascino e certamente una sua verità, la conclusione della soppressione dello spirito rivoluzionario quale conseguenza della costrizione ad un lavoro alienante, ripetitivo, privato della componente cognitiva e decisionale, appare, a ben vedere, in buona parte smentita da quanto si è potuto osservare con il superamento della fabbrica fordista. Infatti, con la trasformazione organizzativa e tecnica del lavoro nelle aree a più avanzato sviluppo tecnologico dell'industria post-fordista, non si è assistito ad una ripresa del movimento rivoluzionario.

mercoledì 11 gennaio 2023

Lo stato attuale della democrazia - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Leggi anche: "DEMOCRAZIA" - Norberto Bobbio 

AUTOGOVERNO E TIRANNIDE*- Alessandro Mazzone 

Come il neoliberismo arrivò in Italia - Intervista a Luciano Gallino (2015)

Vedi anche: Democrazia e Filosofia | After Democracy - Remo Bodei 


A dispetto della narrazione apologetica sulla nostra democrazia, l’Italia e in generale i Paesi del mondo occidentale, sin dagli anni ’80, ma con un’accelerazione a partire dall’implosione dell’URSS, hanno subito un attacco non solo alla democrazia sostanziale, ma anche ed in particolare a quella formale. 



Norberto Bobbio -in "Quale socialismo? Discussione di un'alternativa", Einaudi, Torino 1976, p. 42- definisce la democrazia come " un insieme di regole (le cosiddette regole del gioco) che consentono la più ampia e più sicura partecipazione  della maggior parte dei cittadini, sia un forma diretta sia in forma indiretta, alle decisioni politiche, cioè alle decisioni che interessano tutta la collettività".

Illustre filosofo del diritto del XX secolo, Norberto Bobbio fu sempre, indiscutibilmente, un intellettuale appartenente all'area liberal-socialista e la sua definizione di democrazia qui citata, peraltro elegante ed essenziale, si colloca pienamente nella tradizione liberale, in quanto circoscrive la definizione di democrazia a livello formale. Ciò la contrappone, nell'ambito del pensiero politico, alle definizioni di democrazia su un piano sostanziale, in cui non è ritenuta sufficiente la mera potenzialità di uguaglianza dei cittadini da un punto di vista politico, economico e sociale, in quanto questa uguaglianza, per essere tale, deve realizzarsi nei fatti. Quest'ultima concezione appartiene tipicamente alla tradizione del pensiero comunista.

lunedì 25 aprile 2022

Pandemia covid-19 oggi - Paolo Massucci

Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni. 


Faccio alcune brevi considerazioni sulla pandemia. Siamo in una situazione ancora molto incerta e non risolta per tanti versi. Intanto appare assurdo che tra una settimana cadono altre restrizioni in particolare riguardo all'obbligo della mascherina, nel momento in cui i livelli di contagio, già altissimi, stabili per settimane, sono ora in nuovo chiaro aumento (si tratta del 16% di positivi su 500 mila tamponi, di cui il 70% antigenici con il 50% di falsi negativi). 

Certo la gravità della malattia è molto ridotta rispetto a quando, con solo 8 mila positivi registrati, avevamo 800 decessi al giorno e gli ospedali pieni. Tuttavia abbiamo oggi ben 150-200 morti covid al giorno, o almeno positivi al covid: siamo in grado di dire quanti di questi sono morti per o con covid19? Se stimiamo che il 2,5% della popolazione generale sia positiva al covid (un dato possibile, ipotizzabile), allora 50 persone al giorno muoiono positive al covid (calcolo basato su 780 mila morti l'anno in Italia), di cui 4 per covid (rapporto tra decessi giornalieri totali e decessi covid) e 46 con covid. Ma gli altri 120 (dato che muoiono almeno 170 persone al giorno per covid, dati SSN) allora muoiono effettivamente per covid.

Insomma tra 100 e 150 persone muoiono per covid ogni giorno ed è un numero spaventoso. Poi si consideri che ci sono persone che muoiono per le complicazioni del covid, ma dopo essersi negativizzate.

Posso ipotizzare, ed esiste un dibattito in merito, che alcuni epidemiologi di riferimento, ma non tutti, concordano, che le nuove decisioni di "rilassamento" sulle restrizioni sociali (mascherina in particolare), abbiano lo scopo, a parte gli ovvi benefici psicologici ed economici, di far circolare il virus e costruire una immunità di massa robusta, per prevenire la prossima ondata autunnale più che probabile.

La cosa è sensata? Non saprei, ma, a parte i 150 morti covid suddetti, tutt'ora gli ospedali funzionano male, in quanto alle carenze strutturali di organico ed investimenti (grazie alla riduzione dello stato sociale compiuto e tuttora in corso da parte delle politiche neoliberiste imposte dagli interessi dei capitalisti) si aggiungono gli oneri organizzativi ed economici della suddivisione dei reparti ospedalieri in aree covid e non covid. Gli interventi non urgenti continuano ad essere procrastinati per carenze di strutture e sale operatorie covid free disponibili; senza contare che se prima di un intervento il paziente, sempre sottoposto a tamponi, viene riscontrato positivo, l'intervento viene rimandato. La sanità sta funzionando decisamente peggio e ciò ormai da oltre due anni: ci stanno facendo abituare ad una sanità di serie B? Forse se ne avvantaggia il debito pubblico, in quanto si devono pagare meno pensioni, perché si vive meno (dati INPS noti) ma l'età pensionabile non diminuisce (può solo aumentare, mai ridursi, come stabilito dalla legge Fornero).

Green pass. Il green pass a mio avviso non serve più: basta semmai un certificato vaccinale. Io sono a favore dell'obbligo vaccinale (allorché i dati delle istituzioni scientifiche del farmaco ne intravedano l'utilità); ma il green pass, che comporta anche una eventuale temporanea esclusione di validità in caso di positività o di quarantena o isolamento, non ha più senso in quanto i contatti stretti non producono più quarantena e i tamponi effettuati sono ormai pochissimi: è saltata in pratica ogni possibilità di tracciamento. Inoltre lo stesso vaccino, che fornisce il green pass, impedisce troppo poco l'infezione e la possibilità di trasmetterla ad altri. A mio avviso il green pass oggi è solo una inutile complicazione, che produce falsa sicurezza. Da abolire subito.

Tamponi: se non li aggiorniamo sono quasi inutili, almeno quelli rapidi, con tanti falsi negativi.

Vaccino. Il vaccino ad oggi, a mio avviso, ha salvato da decessi che in Italia sarebbero potuti arrivare a un milione. E non dimentichiamoci inoltre che esiste anche il long covid. Tuttavia oggi ci troviamo in una situazione problematica. Infatti, mentre nei primi 12-18 mesi dall'inizio della pandemia il virus è mutato poco e si è potuto preparare un eccellente vaccino, a un certo punto il virus, a causa della pressione selettiva dovuta alla immunità acquisita con guarigione o vaccino (cambia poco), ha iniziato a mutare rapidamente, acquisendo forme estremamente contagiose e che "bucano" il vaccino (che comunque rimane protettivo per le forme gravi, quindi salvifico).

Il problema è che il virus muta rapidamente e non si fa in tempo a starci dietro con l'aggiornamento dei vaccini. La quarta dose serve a poco. Si parla di possibile vaccino aggiornato per settembre, che però dovrebbe essere progettato sin d'ora: ma su quale virus? Quale variante di Omicron, dato che si avvicendano l'un l'altra ogni mese? E a settembre avremo ancora omicron e simili? Nessuno può dirlo. C'è quindi preoccupazione a livello OMS, perché non si vede una strada chiara sul vaccino futuro per controllare la pandemia.

Mascherine. Sostengo che, purtroppo, sia assolutamente necessario l'obbligo delle mascherine in tutti i luoghi chiusi e per strada in caso di affollamento o tra persone che si parlano vicine. Altro che eliminarle! Bisogna inoltre lavarsi le mani e tenere aperte finestre e finestrini nei luoghi chiusi, scuole ed ospedali (ove possibile) compreso.

La questione dei filtri e della ventilazione nelle scuole etc. C'è una lettera di un ingegnere di Torino che appunto chiede questo e che in altri paesi tipo Canada è stato fatto. Inoltre tutte le misure ragionevoli (ridurre numero scolari per es.) non sono state prese. 

Nessun ampliamento della rete e frequenza dei mezzi pubblici è stata attuata ed oggi si viaggia di nuovo come nei carri bestiame.

In sostanza: - se si tengono aperte le scuole - se si tengono in funzione le fabbriche e gli uffici a pieno regime - se si tengono in attività le discoteche e i ristoranti - se si aprono i cinema ecc. e così via, non c'è niente da fare, il virus continuerà a diffondersi. 

Poiché è evidentemente impossibile che, almeno per ora, si restringa di nuovo e con decisione la circolazione delle persone, ebbene, l'epidemia continuerà.

Ormai al primo posto c'è la guerra. Del resto se ne fottono... 

giovedì 30 dicembre 2021

Nell'istante in cui si cessa di credere in lei, la filosofia sparisce - Silvano Tagliagambe

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano - Silvano Tagliagambe è un filosofo, fisico e accademico italiano, epistemologo.

La visione e lo sguardo... - Silvano Tagliagambe

La scienza tra dubbio e certezza - Giulio Giorello

Lavoro. Il lavoro come arte della conoscenza - Carlo Sini

"Anthròpina phronein: la saggezza del limite" - Salvatore Natoli

Perché la mente non coincide con il cervello - Felice Cimatti

Essere, pensiero e linguaggio - Felice Cimatti

Siamo il nostro cervello? - Gianvito Martino

Vedendo il linguaggio e chi lo usa - Tullio De Mauro 

Alienazione e rivoluzione (digitale) - Enrico Donaggio 

"La materia del soggetto" - Carlo Sini 

                                                                           

sabato 25 dicembre 2021

Alessandro Barbero s'infiamma contro la "Buona Scuola"

Da: Alessandro Barbero - La Storia siamo NoiAlessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare.



Lo storico Alessandro Barbero, in pochi minuti, riassume il senso di una scuola aperta a tutti per non tornare ad un mondo in cui solo l’elite, quelli che comandano, possiedono la cultura. 

«Per molto tempo a scuola ci andavano in pochi […] si dava però per scontato che andare a scuola […] era indispensabile per avere un ruolo poi dirigenziale nella vita. l’esercito italiano, durante la prima guerra mondiale, ha un disperato bisogno di ufficiali, tanto che alla fine manda a comandare i plotoni e le compagnie dei diciannovenni, ma su una cosa non transige: devono aver finito le scuole superiori.

Inizia così il breve ma partecipato excursus di Alessandro Barbero sulla riforma della “Buona Scuola”, continua:

[…] poi, lo sappiamo tutti cosa è successo. è successo che si è detto: in un grande movimento democratico […] non si deve più avere un mondo in cui solo l’elite, quelli che comandano, possiedono la cultura. tutti devono averla. tutti i ragazzi devono avere anni e anni, durante i quali studiano e imparano, anziché dover lavorare come è sempre successo ai loro padri e ai loro nonni. […] quando han cominciato ad andarci anche i figli degli operai si è cominciato a dire “ma appunto, in fondo in fondo siamo sicuri che tutto questo serve?” […] e si è arrivati adesso all’assurdità che si è tornati a dire ai ragazzi, come ai loro nonni analfabeti: “anche se avete soltanto sedici o diciassette anni o diciott’anni, però, un po’ di lavoro lo dovete fare. che è questo lusso di passare quegli anni solo a studiare a scuola? no, no: alternanza scuola lavoro!”» [applausi]. (

                                                                          

sabato 29 maggio 2021

Svolta classista nella scuola sottomessa al capitale - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Leggi anche: La dura lotta intercapitalista - Paolo Massucci 

IDEOLOGIA CLASSISTA, SCUOLA CLASSISTA - Paolo Massucci 

LA START UP CHE FA ENTRARE NELLE FACOLTA’ A NUMERO CHIUSO” Paolo Massucci



Il capitalismo in crisi nel XXI secolo abbandona il pensiero liberaldemocratico, che aveva costituito l’ideologia prevalente nei paesi capitalistici più avanzati, per volgersi verso una ideologia elitaria in cui la vita di ciascuno è tenuta sempre più sotto controllo.



Nella mediocrità conformista dei nostri giornali, risalta un ottimo articolo di fondo sul “Corriere della Sera” del 4 maggio 2021 dal titolo Scuola: la nuova maturità con il curriculum sarà un po’ classista di Ernesto Galli della Loggia, stimato politologo e storico, di buon livello, ma da sempre considerato un conservatore, anzi, per l’esattezza, un liberale vicino alla destra economica. 

Nonostante la distanza ideologica con l’autore, questo articolo, che critica radicalmente l’introduzione del curriculum vitae dello studente come elemento di valutazione del diploma di maturità, si può profondamente condividere quasi in toto dal punto di vista culturale e della visione del mondo.

Pur concernendo un tema particolare, che può apparire minore, lo scrittore tratta in realtà una questione centrale e rappresentativa della visione della nostra società e del futuro che si prospetta. Insomma, ci si deve interrogare, come mai, leggendo l’articolo, ci si trovi sulla stessa lunghezza d’onda di un editorialista fondamentalmente di orientamento di destra.

lunedì 22 marzo 2021

Corpo biologico e corpo politico sono diventati la stessa cosa - Francesco Fistetti

Da: Nuovo Quotidiano di Puglia (Brindisi) - https://www.facebook.com/francesco.fistetti.5 -francesco fistetti insegna Storia della Filosofia Contemporanea, Università di Bari.
Leggi anche: Stiamo vivendo la prima crisi economica dell’Antropocene - Adam Tooze

Pandemia nel capitalismo del XXI secolo - A cura di Alessandra Ciattini, Marco Antonio Pirrone

Che fare nella crisi? Ne parliamo con Alan Freeman

"L'oblio del Covid è vicino, ma il tempo pandemico è appena iniziato" - Nicola Mirenzi intervista Telmo Pievani

Proletari di tutto il mondo, la vera pandemia è la disuguaglianza - Pasqualina Curcio

La diffusione pandemica della pseudoscienza - Alessandra Ciattini e Aristide Bellacicco

Come cambia l’economia dopo la pandemia? Ne parliamo con F. Schettino

I veri responsabili della pandemia e delle sue drammatiche conseguenze - Alessandra Ciattini e Aristide Bellacicco

Pandemie: cattiva gestione, uso politico della scienza e disinformazione a cura di Alessandra Ciattini e Marco A. Pirrone

Covid e la fine del sogno americano - Alessandro Carrera

Intervista a Noam Chomsky - a cura di CJ Polychroniou

Dopo Covid, “Rischi di esplosione delle disuguaglianze” - Intervista a Joseph Halevi

Come si muove una pandemia. Il tallone d’Achille della globalizzazione

Possibili conseguenze della pandemia: dal turismo di massa a quello di classe. - Paolo Massucci

IL COVID-19 BUSSA ALLA PORTA DELLA BARBARIE, NON DEL SOCIALISMO. - Paolo Ercolani

ECON-APOCALYPSE: ASPETTI ECONOMICI E SOCIALI DELLA CRISI DEL CORONAVIRUS* - Riccardo Bellofiore

Il j’accuse di Manon all’occidente liberista - Sergio Cararo 



Una breve riflessione su che cosa ci sta insegnando il fenomeno mondiale della pandemia. Essa, come avrebbe detto M. Mauss, non è un episodio congiunturale, ma un "fatto sociale totale". Ma a questa dimensione totale non corrisponde ancora un "pensiero planetario" necessario per abbandonare le illusioni neo-liberiste e cambiare in senso convivialista le nostre forme di vita. 



Ad un anno esatto dal primo lockdown nazionale la situazione sanitaria non solo in Italia, ma in tutta Europa non accenna a migliorare. In Italia abbiamo già superato la soglia delle centomila vittime da Covid-19 e la scarsa disponibilità dei vaccini rende problematica l’accelerazione della campagna per debellare il virus. 

Al di là delle sterili polemiche di casa nostra tra “aperturisti” e “rigoristi” (tra sostenitori del primato dell’economia e sostenitori del primato della salute), ciò che colpisce è che a distanza di un anno è cambiata la percezione collettiva dell’evento che stiamo vivendo a livello globale. Se fino a qualche tempo fa il sentimento dominante era la paura o lo sconcerto di fronte a un fenomeno ignoto che metteva in pericolo la vita delle persone, ora sembra essere subentrato un senso di impazienza, una voglia di ritornare il prima possibile al mondo di ieri. Anche a costo di lasciare per strada coloro che per una ragione o per l’altra non ce la fanno. È come se una componente di darwinismo sociale – riassumibile nell’assunto che è naturale che i più deboli periscano - fosse penetrata di soppiatto nel senso comune senza un’esplicita articolazione linguistica. In altre parole, l’illusione che si possa ritornare alle abituali forme di vita del passato non può che generare impazienza, dal momento che il presente non viene visto nei suoi caratteri di novità, ma assume la forma della mancanza del mondo di prima: rispetto al quale lo stato d’animo predominante è l’attesa del ritorno alla cosiddetta normalità. 

lunedì 1 giugno 2020

Possibili conseguenze della pandemia: dal turismo di massa a quello di classe. - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it- Paolo Massucci Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.



Se le misure della cosiddetta fase 2 divenissero strutturali, ne potrebbe conseguire uno stravolgimento nel settore turistico ed un inimmaginabile decadimento della qualità di vita dei lavoratori.


Si possono fare alcune semplici riflessioni inerenti il futuro prossimo, con particolare riguardo alla società occidentale in cui viviamo nella quale si è assistito, negli ultimi decenni, ad una progressiva diffusione in tutti gli strati sociali di un certo modello di consumo, in cui viaggi, spettacoli, "cultura" e "grandi eventi" hanno avuto un peso crescente a livello di stile di vita e di giro d'affari: il solo turismo costituisce oggi il 13% del PIL italiano, cui va aggiunto l’indotto e senza contare l’industria “culturale”, cinema, spettacoli, teatro, fiere e grandi eventi. 

Si pensi al prezzo del biglietto degli aerei ridottosi progressivamente con la nascita di compagnie aeree low cost, con sedili sempre più ravvicinati e posti riempiti sempre al 100% (e oltre, con l’overbooking), alla diffusione delle crociere a prezzo “abbordabile”, ai pacchetti turistici economici, all'incremento dell'offerta dei treni ad alta velocità. Le società di trasporto aereo, marittimo, su strada, su rotaie, ecc. come pure l’industria dello spettacolo, culturale e del turismo, hanno puntato sull’economia di scala, sull’aumento dell’offerta, e sull'occupazione completa dei posti disponibili anche ricorrendo alla diffusione di appositi software, alle promozioni e al last minute, riducendo così le tariffe.

Per questo sempre più persone possono “permettersi” di assistere a spettacoli, partecipare ad eventi ed effettuare viaggi e vacanze nelle località balneari e montane o nelle città d'arte maggiori e minori in Italia e all'estero. Come pure si sono moltiplicati spettacoli quali concerti, sia rock sia classici, balletti di danza classica e contemporanea di vario genere e nemmeno definibili in una semplice categoria. Ad esempio, si sono diffusi proprio negli ultimi anni fast-mostre di pittori celebri, cosiddette “The Experience”, come quella, una delle prime, che ci fu a Roma qualche anno fa su Van Gogh presso il Palazzo degli Esami, in cui ai dipinti reali sono sostitute proiezioni sul muro e su grandi tele e il percorso è accompagnato da musica suggestiva, di grande effetto: lo “spettacolo” dura massimo 50 minuti, il pubblico non fatica, si rilassa, è soddisfatto e deve lasciare presto il posto al turno successivo, come al cinema. Sebbene questo vada necessariamente a discapito della conoscenza approfondita, non si può trascurare il beneficio dato dal fatto che tutti si avvicinino all’arte e alla cultura; e molti eventi di massa sono di indubbia qualità, come ad esempio il “Viaggio nei Fori” a Roma -che richiama da qualche anno decine di migliaia di visitatori-, una visita itinerante in cui tra musica e proiezioni di grande effetto che riproducono una ricostruzione degli edifici una volta presenti, si ascolta una descrizione accessibile, ma valida e anche particolareggiata, con la voce del noto giornalista scientifico Piero Angela.

Inoltre, come tutti osserviamo, in tutte le città e nelle località turistiche, alla ristorazione tradizionale, che pure è cresciuta, si sono aggiunti ristoranti fast food, etnici, tematici, come pure gelaterie, friggitorie e quant'altro. Ormai da anni, nei musei, eccetto quelli minori, per entrare ci si deve rassegnare a lunghe file: alla Galleria Borghese occorre prenotarsi on-line con diverse settimane di anticipo, così come se si vuol visitare una mostra di qualche pittore famoso o qualche palazzo o giardino storico, come quello dell'Accademia di Francia a Roma o della residenza papale a Castel Gandolfo. L'industria del divertimento riempie villaggi vacanze all-inclusive al mare o in località sciistiche.

Ora ci si deve chiedere che cosa avverrà nei prossimi anni in seguito all'epidemia ancora in corso?

sabato 4 aprile 2020

Ipotesi sulle cause della pandemia provocata dal Coronavirus - Alessandra Ciattini


Da: https://www.lacittafutura.it/ - Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza e collabora con L’Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it - https://www.facebook.com/unigramsci).
Leggi anche:  Coronavirus: origini, effetti e conseguenze - R.O.R. intervista Ernesto Burgio 


[IMMAGINE: I coronavirus sono quelli gialli, le altre cose che si vedono sono cellule (NIAID-RML)] 



Dobbiamo chiederci da dove viene il coronavirus, perché la sua origine ci farà capire quale nuovo regime economico-sociale e politico ci aspetta.


Benché, come dice il titolo di questo articolo, ci muoviamo ancora nel campo delle ipotesi, più o meno comprovate a seconda dell’autorevolezza degli analisti, credo sia opportuno porsi questa domanda, perché è strettamente legata a quello che ci accadrà dopo, ossia dopo la fine dell’emergenza, sia sul piano economico che politico. Infatti, sulla base dei dati e dell’analisi di cui siamo conoscenza, a mio parere è urgente comprendere se dietro tutto questo c’è un disegno e di quale disegno si tratta, oppure se gli sviluppi del capitalismo degli ultimi decenni, lasciati per così dire a briglia sciolta, siano responsabili di quanto sta accadendo. In entrambi i casi ci viene data l’opportunità di mostrare, anche dinanzi a chi è più chiuso nel suo gretto particulare, sperando illusoriamente di salvarsi, che questo sistema non regge, è foriero di morte e di distruzione per l’umanità tutta intera e la natura, dal cui grembo siamo stati partoriti.

Prima di andare avanti nella direzione tracciata, vorrei soffermarmi brevemente sulla cosiddetta teoria del complotto, di cui potrei essere accusata. Come è noto di complotti, è seminata la storia, basta pensare alle attività di Catilina contro il Senato romano [1] o all’assassinio di Giulio Cesare da parte di un gruppo di congiurati, tra cui il figlio adottivo Bruto. Chi ha un po’ di sensibilità storica, sa benissimo che le grandi trasformazioni storiche non si realizzano per le scelte politiche episodiche di gruppi più o meno agguerriti; il complotto, se effettivamente viene orchestrato nel segreto, non è che l’ultimo atto di una strategia politica elaborata da una certa forza sociale, cui in termini marxisti corrispondono ben precise classi o alleanze tra classi. Per esempio, il colpo di Stato del Termidoro, termine poi divenuto paradigmatico, con cui furono arrestati e fatti fuori Robespierre, Saint Just, Couthon, rappresentanti della sinistra giacobina, fu attuato da un’altra fazione del Comitato di Salute pubblica che, benché avesse partecipato al Terrore, si opponeva all’estremismo dei sanculotti e faceva gli interessi della nuova borghesia.

Pertanto, a mio parere, se ci atteniamo a queste considerazioni, si può ben parlare di congiure e di complotti. Ma torniamo al caso nostro, ossia al ormai tanto famoso coronavirus, il cui tasso di letalità secondo calcoli sbagliati, forniti dall’Istituto superiore di sanità, è stato individuato nel 5,8% dei contagiati. Notizia che inevitabilmente (e volutamente?) ha terrorizzato la popolazione.

mercoledì 27 febbraio 2019

LIBERTA’ COME ILLUSIONE NELLA CULTURA DECADENTE - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2019/01/rispecchiamento-dialettica-e-neo.html
                      https://ilcomunista23.blogspot.com/2016/09/il-dualismo-mente-corpo-un-dilemma.html




Sono cresciute negli ultimi anni tesi a sostegno del determinismo e dell’illusorietà del libero arbitrio, supportate da recenti scoperte delle neuroscienze. Vero avanzamento del pensiero scientifico e filosofico o ideologia funzionale al mantenimento dello status quo?




In un interessante testo del 2016 [1], Andrea Lavazza, studioso di filosofia morale e di filosofia delle neuroscienze, ci offre un quadro dell’attuale dibattito inerente ad uno degli argomenti da alcuni anni più discussi, che si candida ad essere tra gli snodi più importanti della riflessione filosofica, in virtù delle sue ricadute sull’esistenza. Si tratta dell’alternativa tra la nozione di determinismo, nelle sue diverse articolazioni, e quella di libertà umana (libero arbitrio)[2], questione che ha segnato la storia del pensiero sin dall’antichità, almeno a partire da Democrito. 

martedì 22 gennaio 2019

La dura lotta intercapitalista - Paolo Massucci

Leggi anche: Conflittualità intercapitalistica (anarchia della produzione) - Gianfranco Pala (https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/07/conflittualita-intercapitalistica.html)

Questo articolo preso dal Sole 24 Ore
(https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2019-01-15/recessione-porte-modello-solo-export-non-funziona-piu-071019.shtml?uuid=AEDbdlEHci)
ci permette di fare una breve anche se ovvia riflessione...

L'articolo in sintesi evidenzia come più o meno tutti i Paesi dell'Eurozona registrino forti avanzi delle partite correnti e mette ciò in relazione con il rallentamento economico prima, con la stagnazione e poi con la vera e propria recessione registrata in questi giorni nell'Eurozona.

Le spiegazioni si limitano al fatto, relativamente noto, che se troppi Paesi basano la propria economia sull'export anziché bilanciare le partite correnti con i consumi interni, allora nascono difficoltà, ovvie, di sbocco delle merci esportate: infatti se un paese è esportatore netto, un'altro necessariamente deve essere importatore netto. Ad esempio gli USA di Trump, ribaltando il modello precedente, con le loro politiche protezioniste e i dazi sulle importazioni stanno sostenendo investimenti produttivi e produzione interna e ostacolando le importazioni (dunque in sostanza si assiste ad un riorientamento a vantaggio dell'export contro l'import).

Quello che l'articolo omette di chiarire esplicitamente è che in Europa (ma anche nel mondo) le politiche neoliberiste (sono infatti le oligarchie capitalistico-finanziarie che orientano le politiche economiche dei governi) portano a ridurre le imposte sul capitale e ridurre il costo del lavoro: questo, a sentire i mass media, appare come qualcosa di ottimo e benefico per l'economia e per il Paese (come se fossimo tutti sulla stessa barca, senza classi sociali) ma in realtà è tutt'altro che indolore! Se si riducono le imposte sul capitale allora per garantire la parità di bilancio, o comunque per non incrementare il deficit pubblico, devono essere aumentate le imposte sul lavoro o le tasse sui consumi (IVA), e devono ridursi qualità, estensione ed efficacia dei servizi pubblici; se si riduce il costo del lavoro di converso si devono ridurre salari, salari differiti (pensioni) e salari indiretti (stato sociale).

Cosa comporta dunque tutto questo in un Paese, cioè la presenza di capitali produttivi ipertrofici e di consumi depressi ? Comporta che il Paese, per non bloccarsi, deve orientare la propria economia alle esportazioni. Ma l'intera Europa negli ultimi trent'anni si sta muovendo in questa direzione e ora i nodi arrivano al pettine, peraltro nel momento in cui anche gli USA di Trump stanno riorientando la propria economia verso l'export. La competizione tra gli Stati, sia in Europa sia in tutto il mondo, per gratificare e quindi conquistarsi i capitali globali, è all'origine di quelle politiche neoliberiste che aumentano in maniera drammatica la polarizzazione di redditi e ricchezze, restringono lo stato sociale (quei servizi universalistici la cui costituzione, pur mai completata, sanciva il progresso civile delle politiche socialdemocratiche), comportano sofferenza e insicurezza sociale e disgregazione sociale, con comportamenti -in assenza di alcuna consapevolezza e coscienza di classe- di estrema competizione tra individui e sentimenti di rabbia che sfociano persino nel razzismo.

Ora, a queste devastazioni nella sfera sociale prodotte dalle politiche neoliberiste, si aggiunge un inceppamento della circolazione del denaro, in quanto le merci prodotte dai capitali industriali non trovano più sufficienti sbocchi a seguito del prevalere, appunto, a livello mondiale, di un modello economico globale vocato sempre più alle esportazioni. Ma come risolvere questa crisi se gli stessi poteri capitalistici per aumentare i profitti spingono sempre più i governi ad adottare politiche sempre più neoliberiste? Non sembra in questo caso, almeno per ora, che "la mano invisibile del mercato" sia in grado di sanare questa crisi. 

Paolo Massucci (Collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni")

venerdì 7 settembre 2018

"PRAGA '68 E LE CONTRADDIZIONI DELLA SINISTRA ITALIANA" - Franco Astengo

Da: http://www.pane-rose.it - Leggi anche: - 5-gennaio-1968-alexander-dubcek-eletto-segretario-del-partito-comunista-cecoslovacco-inizia-la-primavera-praga.
                                                                    - A CINQUANT’ANNI DA PRAGA NEL VORTICE DELLA CRISI DELLA DEMOCRAZIA LIBERALE  
                                                                    - http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=35294



Tutto è legato, credo, alla questione del socialismo in un paese solo e arretrato, all'isolamento e alla forza economica dell'occidente capitalistico. Ciò ha determinato, come sappiamo, un irrigidimento del dibattito e una burocratizzazione antidemocratica del PCUS e dei partiti comunisti dei paesi socialisti. Ciò alla fine ha destabilizzato l'URSS e gli altri paesi socialisti. L'ideologia del capitalismo con la falsa libertà e il falso benessere hanno fatto il resto.

Azzardo anche un'ipotesi, in parte connessa a quanto sopra: il capitalismo, finché c'era l'URSS ed il rischio del comunismo, è stato costretto a fare politiche economiche molto più sociali o comunque keynesiane di quanto sarebbe stato "naturale" e questo ha portato ad una crescita economica molto elevata nel complesso dei paesi capitalistici e a miglioramenti sociali. Ciò è stato positivo, ma ha aiutato ideologicamente lo stesso capitalismo nei confronti del socialismo ed ha aiutato anche il capitalismo ad essere economicamente stabile e in crescita. 

Oggi che non c'è più il pericolo comunista il capitalismo si svolge in maniera non forzata ma naturale e questo porta a crisi, instabilità, bassa crescita e aumento della povertà e dell'insicurezza sociale. Con il quadro politico economico attuale forse il confronto con il socialismo sarebbe stato più a vantaggio di quest'ultimo. Purtroppo andrebbe ricreata oggi la fiducia nel socialismo, ma l'ideologia odierna disgregante e individualistica senza progettualità rende tale compito al momento molto difficile. 
Paolo Massucci per il collettivo                                                           

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Mi auguro sia permesso avviare questo intervento con un ricordo personale.

Ero a casa, in ferie forzate perché l’ufficio stava chiuso una settimana (chi mi ha conosciuto sa quanto non mi siano mai piaciute le ferie).
Le 5,30 del mattino: mio padre si stava preparando per il turno in fabbrica e ascoltava, come sempre, la radio.
Ad un certo punto irruppe nella stanza che dividevo con mio fratello ed esclamò (tutto il dialogo rigorosamente in dialetto, naturalmente) “I russi hanno invaso Praga”.
Mi alzai seguendolo ad ascoltare il notiziario: camminavo nervosamente su e giù per la cucina e ad un certo punto, mentre stava per uscire di casa, lo appellai perentorio. “ Papà, questa volta rompiamo con Mosca". Poco profetico e molto ottimista.

21 Agosto 1968: i carri armati del Patto di Varsavia entrano a Praga, spezzando l'esperienza della “Primavera”, il tentativo di rinnovamento portato avanti dal Partito Comunista di Dubcek.
1968: l'anno dei portenti, l'anno della contestazione globale, del “maggio parigino”, di Berkeley, Valle Giulia, Dakar, della Freie Universitaat di Berlino: quell’anno magico vive in quel momento la svolta verso il dramma.

Si chiude bruscamente un capitolo importante nella storia del '900.