Da: IISF
Scuola di Roma - Gennaro_Sasso è un filosofo italiano.
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/03/niccolo-machiavelli-antonio-gargano.html
Leggi la lettera : https://it.wikisource.org/wiki/Lettere_(Machiavelli)/Lettera_XI_a_Francesco_Vettori
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
domenica 27 maggio 2018
venerdì 25 maggio 2018
Riflessioni 14... - Stefano Garroni
Stefano_Garroni è
stato un filosofo italiano. - https://www.facebook.com/groups
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/05/riflessioni-13-stefano-garroni.html
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/05/riflessioni-13-stefano-garroni.html
Hegel e Feuerbach.
Nelle parti fin qui svolte della nostra ricerca, ci siamo imbattuti in alcune difficoltà, in qualche punto, che abbisognano di maggior chiarezza. Ad es., abbiamo visto accostare la critica, che Marx muove allo Hegel a quella, che lo stesso muove a Feuerbach, in relazione al tema (religione e) feticismo. Il risultato di ciò è che rischia di falsarsi il senso di quelle pagine giovanili, in cui Marx fa i conti sia con la Fenomenologia hegeliana, che col pensiero di Feuerbach appunto. Entriamo nel merito.
L’impegno con i contenuti del vecchio mondo ci distrae dal porci la domanda – solo apparentemente formale, ma in realtà essenziale: <che rapporto stabiliamo con la dialettica hegeliana?>
Feuerbach – nelle sue Tesi e nella Filosofia dell’avvenire - ha rovesciato dalla radice la vecchia dialettica e la vecchia filosofia (Marx, 1702: 108).(1) Feuerbach è l’unico, che abbia un serio rapporto critico con la dialettica hegeliana e che, in questo ambito, abbia fatto autentiche scoperte: Feuerbach è l’autentico trionfatore sulla vecchia filosofia. (Marx, 1702: 109).
In proposito, è interessante richiamare una pagina di Gramsci(2):
“Nelle Lezioni di filosofia della storia, Hegel spiega che il principio della volontà formale, della libertà astratta, secondo cui <la semplice unità dell’autocoscienza, l’Io, è la libertà assolutamente indipendente e la fonte di tutte le determinazioni universali>, <rimane presso i Tedeschi una tranquilla teoria, ma i Francesi vollero eseguirlo praticamente>. Il passo di Hegel pare assai … importante come ‘fonte’ del pensiero espresso nelle tesi su Feuerbach che “i filosofi hanno spiegato il mondo e di tratta ora di mutarlo”.
Come si vede, anche Gramsci è ben convinto che, nelle Tesi, il nucleo teorico fondamentale (se si vuole, il messaggio filosofico da accogliere) è quel nesso filosofia-praxis(3).
---------------
(1) - E’ “talmente privo di coscienza il rapporto del nuovo movimento critico con la dialettica e filosofia di Hegel, che critici suoi, come Strauss e B. Bauer, in realtà restano del tutto prigionieri della logica hegeliana.” (Kritik der Hegelschen dialektik und Philosophie überhaupt, in K. Marx, „Texte zu Methode und Praxis II. Pariser Manuskripte 1844, Rororo 1966: 107). La si noti bene questa osservazione, perché in realtà gran parte della critica di Marx sarà rivolta, appunto, contro l’hegelismo’ – in particolare ‚di sinistra’ -, più che contro Hegel propriamente.
(2) - A. Gramsci, Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, Torino 1952: 66.
(3) - Nel senso non di un generico <fare>, ma di un agire capace di modificare il rapporto dell’ uomo con la società e la natura. Uno dei presupposti essenziali della hegeliana <realizzazione della filosofia> è che esteriorizzarsi è essenziale alla realtà - … “Lo spirito/Geist è attività nel senso, in cui gli Scolastici dicevano di dio che è assoluta attuosità. Ma poiché lo spirito è attivo, allora si esteriorizza. Non bisogna, dunque, esaminare lo spirito come un ente senza processo, come avveniva nella metafisica antica, la quale divideva l’interiorità di dio aprocessuale dalla sua processualità. Lo spirito/Geist va esaminato essenzialmente nella sua concreta realtà, nella sua energia e le sue esteriorizzazioni vanno riconosciute come determinate dalla sua interiorità.” (Hegel,Enzyklopödie der philosophischen Wissenschaften.1: 101). L’attività (Tätigkeit), scrive Hegel in Vorlesungen über die Geschichte der Philosophie.2 Suhrkamp 1971), è anche cambiamento, ma cambiamento che resta identico a sé; è cambiamento, ma posto all’interno dell’universale, come il cambiamento che è uguale a sé; è, insomma, un determinare che è un determinar se stesso.”; “nel semplice cambiamento non è contenuto il fatto di mantenersi nel movimento. L’universale è attivo, si determina; e lo scopo è l’autodeterminarsi e, così, realizzarsi. Questa è la determinazione fondamentale, che l’universale si vede riconosciuta con Aristotele.” (op.cit..2). A questo proposito torna utile anche richiamare un altro testo: “Marx non è stato mai rigorosamente feuerbachiano – leggiamo in L. Goldmann: l’evoluzione del suo pensiero si è compiuta tuttavia all'interno di una corrente intellettuale precisa ed abbastanza ben definita: i radicali tedeschi, per la maggior parte neo-hegeliani, movimento per la cui evoluzione l'apporto feuerbachiano ha costituito una delle svolte più importanti. Questo contributo potrebbe essere schematizzato in due idee fondamentali: I. La critica del pensiero religioso e della speculazione filosofica, e l'esigenza di ricondurre queste due forme di coscienza e di rappresentazione del mondo alla loro essenza reale e terrena: la sensibilità, il bisogno e le aspirazioni dell'uomo concreto. 2. La definizione di quest'uomo concreto come avente bisogno dell'Altro e non esistente che nella relazione tra l'I0 e il Tu, relazione che Feuerbach concepiva fondamentalmente sul modello familiare, basata sull'amore nella sua autenticità.” (Goldmann, L'Ideologia tedesca e le Tesi su Feuerbach. 1969: 16).
giovedì 24 maggio 2018
Doxa ed episteme nella Repubblica di Platone, fra illusione (sogno) e realtà. - Fracesco Fronterotta
Da: IISF
Scuola di Roma - FrancescoFronterotta, Sapienza University of Roma, Philosophy, Faculty Member.
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/02/la-repubblica-di-platone-francesco.html
https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/04/aristotele-etica-nicomachea-francesco.html
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/02/la-repubblica-di-platone-francesco.html
https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/04/aristotele-etica-nicomachea-francesco.html
venerdì 18 maggio 2018
GLI INIZI DELLA "NUOVA LETTURA" DI KARL MARX - R. Bellofiore, M. Cingoli, V. Morfino, F. Ranchetti
Da: Casa
della Cultura Via Borgogna 3 Milano - GLI INIZI DELLA "NUOVA LETTURA" DI KARL MARX IN GERMANIA: HANS-GEORG BACKAUS E ALFRED SCHMIDT
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/02/sulla-nuova-lettura-di-marx-riccardo.html
Presentazione dei volumi:
Hans-Georg Backhaus, Ricerche sulla critica marxiana dell'economia a cura di Riccardo Bellofiore e Tommaso Redolfi Riva, (Punto Rosso, 2018).
e
Alfred Schmidt, Sul concetto di natura in Marx a cura di Riccardo Bellofiore, (Punto Rosso, 2018)
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/02/sulla-nuova-lettura-di-marx-riccardo.html
Presentazione dei volumi:
Hans-Georg Backhaus, Ricerche sulla critica marxiana dell'economia a cura di Riccardo Bellofiore e Tommaso Redolfi Riva, (Punto Rosso, 2018).
e
Alfred Schmidt, Sul concetto di natura in Marx a cura di Riccardo Bellofiore, (Punto Rosso, 2018)
giovedì 17 maggio 2018
Il Partito comunista del Venezuela e le prossime elezioni - Alessandra Ciattini
Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza.
Il Partito comunista del Venezuela e il Partito socialista unito del Venezuela hanno stipulato un patto per rispondere alla crisi del paese.
- I nostri media dedicano spazio alla crisi venezuelana demonizzando il successore di Chávez, Nicolás Maduro, e descrivendo l’attuale situazione sociale come catastrofica e provocata dalle misure prese dal chavismo. Eppure, se si prestasse attenzione a quello che sostengono alcuni tra i fautori della Rivoluzione bolivariana, come il Partito comunista del Venezuela, si avrebbero idee più chiare sul paese che è stato dichiarato da Obama una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti e che continua ad essere la bestia nera per il potente vicino. E ciò forse perché – come ricorda sempre nei suoi programmi televisivi Walter Martínez – le sue riserve petrolifere sono molto vicine agli Stati Uniti.
- Si
potrebbe certo affermare che i nostri media non si preoccupano di
approfondire e si limitano a seguire ossequiosamente e a divulgare le
opinioni di Washington al riguardo, dal momento che mai metteranno in
discussione – come Di Maio insegna – il filo doppio che ci lega
all'Alleanza
atlantica,
anche se in questo modo finiremo prima o poi con lo strozzarci.
mercoledì 16 maggio 2018
Cosmologia - Danilo Babusci
da: INFN
LNF - Laboratori Nazionali di Frascati - https://accendiscienza.lnf.infn.it - danilo-babusci primo
ricercatore INFN presso i Laboratori Nazionali di Frascati.
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/05/cosmologia-e-nuove-tecnologie-paolo-de.html
Slides: http://www.lnf.infn.it/edu/stagelnf/2...
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/05/cosmologia-e-nuove-tecnologie-paolo-de.html
Slides: http://www.lnf.infn.it/edu/stagelnf/2...
martedì 15 maggio 2018
Riflessioni 13... - Stefano Garroni
Da: Da: mirko.bertasi - Stefano_Garroni è
stato un filosofo italiano. - https://www.facebook.com/groups
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/05/riflessioni-12-stefano-garroni.html
ANALOGIA TRA RUSSELL E MARX
Così leggiamo nella Introduzione alla filosofia matematica di Betrand Russell:
“La matematica è una disciplina che può essere sviluppata, partendo dai suoi aspetti più familiari in due opposte direzioni. La direzione più comune è costruttiva e procede verso una complessità gradualmente crescente: dai numeri interi alle frazioni, ai numeri reali e ai numeri complessi; dall’addizione e dalla moltiplicazione al calcolo differenziale e integrale, e avanti ancora verso l’alta matematica.
L’altra direzione, che è meno comune, procede per analisi verso una sempre maggiore astrazione e semplicità logica; invece di chiederci cosa possiamo stabilire e dedurre servendoci dei concetti iniziali, ci chiediamo quali idee e principi più generali possiamo trovare basandoci su quello che era il nostro punto di partenza La filosofia della matematica segue la seconda strada.”
Dunque, il primo metodo matematico è quello che costruisce ‘edifici’ complessi avendo alla base gli elementi più conosciuti e famigliari.
Il secondo metodo – che è quello dell’alta matematica - assume gli elementi più comuni e conosciuti quali oggetto di una analisi logica sempre più sottile, fino ad arrivare ad elementi semplicissimi, da cui ripartire.
Nell’Introduzione del 1857 alla sua “Critica dell’economia politica” (Marx) critica la procedura tipicamente illuministica di iniziare l’analisi economica, partendo del dato immediato dell’individuo che, novello Robinson Crosuè, costruisce mano a mano la propria vita economica.
L’economia politica borghese, dunque, prende le mosse dal dato semplice e famigliare dell’individuo che, con le sue scelte, si costruisce una vita economica, un sistema complessivo di rapporti economici (per es. assoggettando Venerdì).
L’analogia con il primo metodo della matematica sembra lampante, indubbia anche nel caso dell’economia politica, infatti, il dato di partenza è il più comune e famigliare e funge da base per indirizzarsi verso complessità crescenti.
Senonché Marx critica questo metodo, proponendo al suo posto l’analisi del dato famigliare e comune, fino a arrivare ad astrazioni sempre più semplici che, riannodandosi tra loro, non solo costruiscono l’intero edificio economico, ma anche permettono di coglierne la determinatezza, il suo esser quell’ edificio economico e non un altro (storicamente).
E’ questo un caso di analogia tra Russell e Marx (mediato da Hegel, autore, che Russell riconobbe di aver equivocato a prima lettura)?
giugno 2012
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/05/riflessioni-12-stefano-garroni.html
ANALOGIA TRA RUSSELL E MARX
Così leggiamo nella Introduzione alla filosofia matematica di Betrand Russell:
“La matematica è una disciplina che può essere sviluppata, partendo dai suoi aspetti più familiari in due opposte direzioni. La direzione più comune è costruttiva e procede verso una complessità gradualmente crescente: dai numeri interi alle frazioni, ai numeri reali e ai numeri complessi; dall’addizione e dalla moltiplicazione al calcolo differenziale e integrale, e avanti ancora verso l’alta matematica.
L’altra direzione, che è meno comune, procede per analisi verso una sempre maggiore astrazione e semplicità logica; invece di chiederci cosa possiamo stabilire e dedurre servendoci dei concetti iniziali, ci chiediamo quali idee e principi più generali possiamo trovare basandoci su quello che era il nostro punto di partenza La filosofia della matematica segue la seconda strada.”
Dunque, il primo metodo matematico è quello che costruisce ‘edifici’ complessi avendo alla base gli elementi più conosciuti e famigliari.
Il secondo metodo – che è quello dell’alta matematica - assume gli elementi più comuni e conosciuti quali oggetto di una analisi logica sempre più sottile, fino ad arrivare ad elementi semplicissimi, da cui ripartire.
Nell’Introduzione del 1857 alla sua “Critica dell’economia politica” (Marx) critica la procedura tipicamente illuministica di iniziare l’analisi economica, partendo del dato immediato dell’individuo che, novello Robinson Crosuè, costruisce mano a mano la propria vita economica.
L’economia politica borghese, dunque, prende le mosse dal dato semplice e famigliare dell’individuo che, con le sue scelte, si costruisce una vita economica, un sistema complessivo di rapporti economici (per es. assoggettando Venerdì).
L’analogia con il primo metodo della matematica sembra lampante, indubbia anche nel caso dell’economia politica, infatti, il dato di partenza è il più comune e famigliare e funge da base per indirizzarsi verso complessità crescenti.
Senonché Marx critica questo metodo, proponendo al suo posto l’analisi del dato famigliare e comune, fino a arrivare ad astrazioni sempre più semplici che, riannodandosi tra loro, non solo costruiscono l’intero edificio economico, ma anche permettono di coglierne la determinatezza, il suo esser quell’ edificio economico e non un altro (storicamente).
E’ questo un caso di analogia tra Russell e Marx (mediato da Hegel, autore, che Russell riconobbe di aver equivocato a prima lettura)?
giugno 2012
domenica 13 maggio 2018
La dialettica tra Stato e società civile. A partire da Hegel e Marx - Paolo Vinci
Paolo
Vinci è
docente di Filosofia pratica presso la Facoltà di Filosofia
dell’Università “La Sapienza” di
Roma. http://www.iisfscuoladiroma.it
venerdì 11 maggio 2018
La crisi europea - Emiliano Brancaccio
Da: Associazione Minerva -Emiliano_Brancaccio è un economista italiano.
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/04/storia-dellunione-europea-emiliano.html
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/04/storia-dellunione-europea-emiliano.html
giovedì 10 maggio 2018
Karl Marx: Il capitalismo e la crisi - Vladimiro Giacchè
Da: https://independent.academia.edu/VladimiroGiacch%C3%A9 - vladimiro-giacche è un filosofo ed economista italiano.
Premessa
Immaginiamo di incontrare un tipo che fa discorsi strani. Che dice che la crisi non è un’eccezione, ma la norma. Che questa crisi non è stata causata né da qualche speculatore troppo avido, né da qualche proprietario di casa troppo credulone. E neppure dalla nuova casta dei banchieri, dai governatori delle banche centrali e dagli analisti delle società di rating. E non perché tutti costoro siano innocenti,ma per un motivo più profondo. Perché la crisi non è un infortunio del nostro sistema economico, ma il prodotto delle sue leggi di funzionamento più elementari. Del modo in cui nella nostra società sono ripartite la proprietà e la ricchezza, si scambiano le merci e si adopera il denaro.
Immaginiamo che questo tizio, sfruttando il nostro sconcerto,si faccia sempre più insolente. E affermi che la crisi non solo non è un problema per il sistema, ma è il solo modo attraverso cui il sistema può risolvere i propri problemi, e riprendere a funzionare senza intoppi. Anche se comunque il suo funzionamento regolare è soltanto una tregua, più o meno breve, prima della prossima crisi.
Immaginiamo di superare il fastidio e l’imbarazzo, e di chiedergli chi gli dia il diritto di raccontarci tutte queste sciocchezze. E che lui ci risponda che tutto questo l’ha inteso, dimostrato e scritto in prima persona. Osservando le crisi di 150 anni fa e scrivendone su un quotidiano degli Stati Uniti, dopo essere stato espulso per attività sovversive da Germania, Belgio e Francia. E poi chiuso a studiare nella British Library di Londra, o a scrivere nella sua casa traboccante di libri e assediata dai creditori.
Chiunque non dia per scontato che questo tipo sia un folle potrà trovare qualcosa di interessante in questo libro.
Karl Marx e le crisi del XXI secolo
A quanto pare non è proprio possibile liberarsi di Marx. E dire che sembrava fatta. Appena venti anni fa, con il crollo dei regimi dell’est europeo e la vittoria del capitalismo in salsa thatcheriano-rea-ganiana, anche su Marx e le sue teorie sembrava calato definitivamente il sipario. L’ennesima «crisi del marxismo» era in scena già dai primi anni Ottanta, ma ora, con la fine ingloriosa dell’Unione Sovietica, sembrava che non sarebbe andata come tutte le altre volte. La pagina del marxismo sembrava definitivamente voltata, egli scritti di Marx destinati agli storici e a un pugno di nostalgici fuori dal tempo. I volumi dell’edizione delle opere di Marx ed Engels che nella ex Berlino Est dei primi anni Novanta affollavano le bancarelle dei libri usati tra il disinteresse dei passanti sembravano la riprova più chiara di questo destino.Purtroppo, però, per risolvere ed eliminare le contraddizioni del reale non basta sostenere che esse non esistono. E questo vale per gli individui come per le società. La società capitalistica dei nostri tempi non fa eccezione.
E così, nel 2007, è arrivata la crisi: la peggiore dal 1929 in avanti. Il capitalismo tronfio e trionfante degli ultimi decenni, con il suo sano egoismo generatore e dispensatore di ricchezza per tutti, con le sue capacità auto regolative superiori a ogni goffa imposizione di regole dall’esterno, ha così ceduto il passo a un insieme di meccanismi inceppati, che hanno bisogno di fiumi di denaro degli Stati per tornare malamente a funzionare. Risultato: l’immagine che oggi il capitalismo dà di sé è quella di un sistema in cui ingiustizie intollerabili vanno di pari passo con una drammatica inefficienza nell’allocazione delle risorse.Si capisce, quindi, il disorientamento nelle folte schiere dei suoi seguaci, sia nel mondo dell’economia che in quello della politica e dell’informazione. Ma quanto sta accadendo non è un fatto che riguardi soltanto le cerchie ristrette degli addetti ai lavori.
Molte delle certezze su cui erano state edificate la visione del mondo e la filosofia della storia diffuse a livello di massa negli ultimi decenni sembrano oggi – se non proprio in frantumi – quantomeno incrinate. Per capire i motivi del rinnovato interesse nei confronti di Marx bi-sogna partire da qui: da queste certezze che non sono più tali. [...]
Leggi tutto: https://www.academia.edu/36567619/Karl_Marx_Il_capitalismo_e_la_crisi._Scritti_scelti_a_cura_di_Vladimiro_Giacch%C3%A9_Roma_DeriveApprodi_2009.pdf
Premessa
Immaginiamo di incontrare un tipo che fa discorsi strani. Che dice che la crisi non è un’eccezione, ma la norma. Che questa crisi non è stata causata né da qualche speculatore troppo avido, né da qualche proprietario di casa troppo credulone. E neppure dalla nuova casta dei banchieri, dai governatori delle banche centrali e dagli analisti delle società di rating. E non perché tutti costoro siano innocenti,ma per un motivo più profondo. Perché la crisi non è un infortunio del nostro sistema economico, ma il prodotto delle sue leggi di funzionamento più elementari. Del modo in cui nella nostra società sono ripartite la proprietà e la ricchezza, si scambiano le merci e si adopera il denaro.
Immaginiamo che questo tizio, sfruttando il nostro sconcerto,si faccia sempre più insolente. E affermi che la crisi non solo non è un problema per il sistema, ma è il solo modo attraverso cui il sistema può risolvere i propri problemi, e riprendere a funzionare senza intoppi. Anche se comunque il suo funzionamento regolare è soltanto una tregua, più o meno breve, prima della prossima crisi.
Immaginiamo di superare il fastidio e l’imbarazzo, e di chiedergli chi gli dia il diritto di raccontarci tutte queste sciocchezze. E che lui ci risponda che tutto questo l’ha inteso, dimostrato e scritto in prima persona. Osservando le crisi di 150 anni fa e scrivendone su un quotidiano degli Stati Uniti, dopo essere stato espulso per attività sovversive da Germania, Belgio e Francia. E poi chiuso a studiare nella British Library di Londra, o a scrivere nella sua casa traboccante di libri e assediata dai creditori.
Chiunque non dia per scontato che questo tipo sia un folle potrà trovare qualcosa di interessante in questo libro.
Karl Marx e le crisi del XXI secolo
A quanto pare non è proprio possibile liberarsi di Marx. E dire che sembrava fatta. Appena venti anni fa, con il crollo dei regimi dell’est europeo e la vittoria del capitalismo in salsa thatcheriano-rea-ganiana, anche su Marx e le sue teorie sembrava calato definitivamente il sipario. L’ennesima «crisi del marxismo» era in scena già dai primi anni Ottanta, ma ora, con la fine ingloriosa dell’Unione Sovietica, sembrava che non sarebbe andata come tutte le altre volte. La pagina del marxismo sembrava definitivamente voltata, egli scritti di Marx destinati agli storici e a un pugno di nostalgici fuori dal tempo. I volumi dell’edizione delle opere di Marx ed Engels che nella ex Berlino Est dei primi anni Novanta affollavano le bancarelle dei libri usati tra il disinteresse dei passanti sembravano la riprova più chiara di questo destino.Purtroppo, però, per risolvere ed eliminare le contraddizioni del reale non basta sostenere che esse non esistono. E questo vale per gli individui come per le società. La società capitalistica dei nostri tempi non fa eccezione.
E così, nel 2007, è arrivata la crisi: la peggiore dal 1929 in avanti. Il capitalismo tronfio e trionfante degli ultimi decenni, con il suo sano egoismo generatore e dispensatore di ricchezza per tutti, con le sue capacità auto regolative superiori a ogni goffa imposizione di regole dall’esterno, ha così ceduto il passo a un insieme di meccanismi inceppati, che hanno bisogno di fiumi di denaro degli Stati per tornare malamente a funzionare. Risultato: l’immagine che oggi il capitalismo dà di sé è quella di un sistema in cui ingiustizie intollerabili vanno di pari passo con una drammatica inefficienza nell’allocazione delle risorse.Si capisce, quindi, il disorientamento nelle folte schiere dei suoi seguaci, sia nel mondo dell’economia che in quello della politica e dell’informazione. Ma quanto sta accadendo non è un fatto che riguardi soltanto le cerchie ristrette degli addetti ai lavori.
Molte delle certezze su cui erano state edificate la visione del mondo e la filosofia della storia diffuse a livello di massa negli ultimi decenni sembrano oggi – se non proprio in frantumi – quantomeno incrinate. Per capire i motivi del rinnovato interesse nei confronti di Marx bi-sogna partire da qui: da queste certezze che non sono più tali. [...]
Leggi tutto: https://www.academia.edu/36567619/Karl_Marx_Il_capitalismo_e_la_crisi._Scritti_scelti_a_cura_di_Vladimiro_Giacch%C3%A9_Roma_DeriveApprodi_2009.pdf
mercoledì 9 maggio 2018
Riflessioni 12... - Stefano Garroni
Da: Da: mirko.bertasi - Stefano_Garroni è
stato un filosofo italiano. - https://www.facebook.com/groups
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/04/riflessioni-11-stefano-garroni.html
La nazionalizzazione delle banche, secondo Lenin.
Nel 1917, ma prima dell’ottobre, in un articolo Lenin illustra la sua proposta di nazionalizzazione delle banche. Esaminare la ‘logica’ di tale proposta serve, pare a me, per comprendere la natura degli obiettivi politici, delle parole d’ordine, che Lenin propone al proletariato ed ai suoi alleati (contadini e piccola borghesia).
In primo luogo, Lenin sottolinea che la nazionalizzazione delle banche – ovvero la loro espropriazione e unificazione in un’unica banca di Stato - consentirebbe a quest’ultimo effettivamente di regolare e controllare la vita economica, sapere esattamente quali sono le risorse del paese e come e quanti profitti vengono ottenuti.
Ottenuti da chi?
E qui la parola d’ordine della nazionalizzazione delle banche comincia ad apparire tutt’affatto diversa da una proposta neutra, interclassistica.
Certamente, infatti, la nazionalizzazione delle banche renderebbe più fluida la vita economica, pur non togliendo “neanche un copeco” ai capitalisti (ed in questo senso potrebbe anche non essere avversata da questi ultimi); ma appunto consentirebbe allo Stato un controllo dell’attività bancaria (anche attraverso i soviet degli impiegati e dei funzionari di Banca) e, dunque, sarebbe uno strumento essenziale per un’economia pianificata e non orientata verso il profitto individuale.
La ‘logica’, dunque, di questa parola d’ordine, a tutta prima motivata da semplici motivi di efficienza, si mostra legata all’ottenimento di un altro obiettivo, ovvero, il centrale ruolo dello Stato in sede economico-sociale; se dunque la nazionalizzazione di cui parliamo sarebbe una riforma, profonda ma che non costerebbe “neanche un copeco”, avrebbe tuttavia in sé la necessità di ampliarsi, ad es. richiedendo la nazionalizzazione degli istituti assicurativi e perfino delle coalizioni ed intrecci fra grandi gruppi economici.
Dunque, nazionalizzazione delle banche come obiettivo, immediatamente accettabile anche da parte borghese (per motivi di efficienza), ma che, per sua stessa natura, ha la necessità di invadere altri campi – appunto, la nazionalizzazione degli istituti assicurativi ed il ruolo decisivo dello Stato nell’organizzazione, regolamentazione e controllo della vita economica.
Dunque la parola d’ordine leninista, per un verso corrisponde a una necessità obiettiva, ad un bisogno reale di tutti coloro che hanno a che fare con le banche (in questo senso non è una parola d’ordine immediatamente anticapitalistica), per un altro verso, si tratta di una parola d’ordine, che è sollecitata dalla sua stessa natura ad allargarsi ad altri ambiti, fino ad assumere un carattere certamente anticapitalistico.
E’ proprio questo tipo di parola d’ordine, che riceve il nome di obiettivo transitorio e non di obiettivo intermedio.
novembre 2012
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/04/riflessioni-11-stefano-garroni.html
La nazionalizzazione delle banche, secondo Lenin.
Nel 1917, ma prima dell’ottobre, in un articolo Lenin illustra la sua proposta di nazionalizzazione delle banche. Esaminare la ‘logica’ di tale proposta serve, pare a me, per comprendere la natura degli obiettivi politici, delle parole d’ordine, che Lenin propone al proletariato ed ai suoi alleati (contadini e piccola borghesia).
In primo luogo, Lenin sottolinea che la nazionalizzazione delle banche – ovvero la loro espropriazione e unificazione in un’unica banca di Stato - consentirebbe a quest’ultimo effettivamente di regolare e controllare la vita economica, sapere esattamente quali sono le risorse del paese e come e quanti profitti vengono ottenuti.
Ottenuti da chi?
E qui la parola d’ordine della nazionalizzazione delle banche comincia ad apparire tutt’affatto diversa da una proposta neutra, interclassistica.
Certamente, infatti, la nazionalizzazione delle banche renderebbe più fluida la vita economica, pur non togliendo “neanche un copeco” ai capitalisti (ed in questo senso potrebbe anche non essere avversata da questi ultimi); ma appunto consentirebbe allo Stato un controllo dell’attività bancaria (anche attraverso i soviet degli impiegati e dei funzionari di Banca) e, dunque, sarebbe uno strumento essenziale per un’economia pianificata e non orientata verso il profitto individuale.
La ‘logica’, dunque, di questa parola d’ordine, a tutta prima motivata da semplici motivi di efficienza, si mostra legata all’ottenimento di un altro obiettivo, ovvero, il centrale ruolo dello Stato in sede economico-sociale; se dunque la nazionalizzazione di cui parliamo sarebbe una riforma, profonda ma che non costerebbe “neanche un copeco”, avrebbe tuttavia in sé la necessità di ampliarsi, ad es. richiedendo la nazionalizzazione degli istituti assicurativi e perfino delle coalizioni ed intrecci fra grandi gruppi economici.
Dunque, nazionalizzazione delle banche come obiettivo, immediatamente accettabile anche da parte borghese (per motivi di efficienza), ma che, per sua stessa natura, ha la necessità di invadere altri campi – appunto, la nazionalizzazione degli istituti assicurativi ed il ruolo decisivo dello Stato nell’organizzazione, regolamentazione e controllo della vita economica.
Dunque la parola d’ordine leninista, per un verso corrisponde a una necessità obiettiva, ad un bisogno reale di tutti coloro che hanno a che fare con le banche (in questo senso non è una parola d’ordine immediatamente anticapitalistica), per un altro verso, si tratta di una parola d’ordine, che è sollecitata dalla sua stessa natura ad allargarsi ad altri ambiti, fino ad assumere un carattere certamente anticapitalistico.
E’ proprio questo tipo di parola d’ordine, che riceve il nome di obiettivo transitorio e non di obiettivo intermedio.
novembre 2012
martedì 8 maggio 2018
Verso un bilancio del Sessantotto "Herbert Marcuse" - Antonio Gargano
Da: AccademiaIISF - http://www.iisf.it/pdfsito/16_marzo_2...
Antonio Gargano è un filosofo italiano. http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/09/23/news/i_volti_di_napoli-43109254/
Vedi anche: https://www.youtube.com/watch?v=DVMVUuiSmA0
Antonio Gargano è un filosofo italiano. http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/09/23/news/i_volti_di_napoli-43109254/
lunedì 7 maggio 2018
Ma il “popolo” ha sempre ragione? - Alessandra Ciattini
Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra
Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza.
Non è sufficiente affidarci alle opinioni del “popolo” per intraprendere una politica trasformatrice.
Non è sufficiente affidarci alle opinioni del “popolo” per intraprendere una politica trasformatrice.
Credo che si debba rispondere in maniera negativa a questa domanda e cercherò di argomentare brevemente le mie ragioni.
Prima di tutto tentiamo di chiarire cos’è il “popolo”, concetto i cui contenuti non sono mai indicati da chi si riempie la bocca di questa parola e che invece bisogna specificare, se non vogliamo proclamare soltanto degli slogan, magari ad effetto ma assai poco incisivi sullo stato delle cose.
Nella tradizione marxista classica il popolo è sempre stato considerato un conglomerato di gruppi sociali assai differenti tra loro (operai, contadini, piccoli borghesi, intellettuali etc.) e talvolta addirittura in contrasto, che tuttavia, in talune occasioni, si è potuto agglutinare ed orientare verso obiettivi unificanti. Ma per essere tali, questi ultimi sono spesso risultati vaghi e non specificati, altrimenti come si potrebbero unire gruppi così disparati, se non con una complessa operazione che individui un decisivo tratto unificante? In questa direzione andava la determinazione di classe.
Non è un caso che il termine “popolo” è ampiamente usato in maniera retorica da uomini politici che hanno idee assai diverse sul come organizzare la vita sociale, o da coloro che si rifiutano di specificare il loro orientamento [1], dichiarandosi estranei sia alla destra che alla sinistra. In effetti, in quest’ultimo caso, quanto mai attuale, il popolo si presenta e viene presentato come un’entità interclassista, che mette insieme i sottomessi, gli scontenti, gli underdog(perdenti), come li chiama Ernesto Laclau, il più celebre teorico del populismo. Anche quest’ultimo ritiene che il popolo abbia alle sue spalle gruppi diversi (lavoratori, disoccupati, donne, omosessuali etc.), portatori di domandeinsoddisfatte, che vengono raccolte in un insieme senza che una di queste sia determinante e che, per questa ragione, è complicato concretare in maniera dettagliata. A suo parere da questo processo di congiunzione – direi posticcia –scaturirebbe il popolo che si troverebbe immediatamente collocato in posizione antagonistica rispetto ai detentori dell’ordine vigente, i quali non danno risposta alle domande dei sottomessi.
domenica 6 maggio 2018
Marx e la dialettica - Roberto Fineschi, Carlo Galli
Da: Fondazione
Gramsci Emilia-Romagna - https://marxdialecticalstudies.blogspot.it/
Roberto_Fineschi è un filosofo ed economista italiano.- Carlo_Galli è un politico, accademico e filosofo politico italiano.
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/04/note-provvisorie-per-una-teoria-della.html
https://ilcomunista23.blogspot.com/2015/06/marx-e-hegel-contributi-una-rilettura.html
Roberto_Fineschi è un filosofo ed economista italiano.- Carlo_Galli è un politico, accademico e filosofo politico italiano.
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/04/note-provvisorie-per-una-teoria-della.html
https://ilcomunista23.blogspot.com/2015/06/marx-e-hegel-contributi-una-rilettura.html
sabato 5 maggio 2018
Tucidide e la Storia - Luciano Canfora
Da: cesenawebtv - Luciano_Canfora è un filologo classico, storico e saggista italiano.
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2016/08/tucidide-e-la-guerra-luciano-canfora.html
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2016/08/tucidide-e-la-guerra-luciano-canfora.html
giovedì 3 maggio 2018
Cosmologia e nuove tecnologie - Paolo De Bernardis
Da: Festa
Scienza Filosofia - Paolo_De_Bernardis è un astrofisico italiano. Insegna all'università La Sapienza di Roma.
mercoledì 2 maggio 2018
Le realtà imperialiste e i miti di David Harvey - John Smith
Da: https://traduzionimarxiste.wordpress.com - Link
al post originale in inglese roape.net
David Harvey
John
Smith insegna politica economica internazionale alla Kingston
University di Londra.
David
Harvey è Distinguished Professor di antropologia e
geografia presso il Graduate Center della City University
of New York.
Quando David Harvey afferma “Lo storico drenaggio di ricchezza dall’oriente verso l’Occidente, protrattosi per oltre due secoli, ad esempio, è stato in larga parte invertito negli ultimi trent’anni”, i suoi lettori supporranno ragionevolmente che egli si riferisca ad un tratto caratteristico dell’imperialismo, vale a dire il saccheggio del lavoro vivo, nonché delle ricchezze naturali, nelle colonie e semicolonie da parte delle potenze capitaliste in ascesa in Nord America ed Europa. In effetti, egli non lascia dubbi in merito, dato che fa precedere a queste parole il riferimento alle “vecchie categorie dell’imperialismo”. Ma qui incontriamo il primo di tanti offuscamenti. Per oltre due secoli, l’Europa ed il Nord America imperialisti hanno drenato anche ricchezze dall’America Latina e dall’Africa, così come da tutte le parti dell’Asia… eccetto il Giappone, il quale a sua volta è emerso come potenza imperialista durante il XIX secolo. “Oriente-Occidente”, dunque, costituisce un sostituto imperfetto per “Nord-Sud”, ed è per questo che ho osato adeguare i punti della bussola di Harvey, attirandomi una risposta petulante.
Come David Harvey ben sa, tutte le parti coinvolte nel dibattito su imperialismo, modernizzazione e sviluppo capitalistico riconoscono una divisione primaria tra paesi definiti, variamente, come “sviluppati e in via di sviluppo”, “imperialisti e oppressi”, “del centro e della periferia”, ecc., persino laddove non vi è accordo su come tale divisione si stia evolvendo. Inoltre, i criteri per determinare l’appartenenza a questi gruppi di paesi possono validamente includere politica, economia, storia, cultura e molto altro, ma non la collocazione geografica – “Nord-Sud” non essendo altro che una scorciatoia descrittiva per altri criteri, come indicato dal fatto, generalmente riconosciuto, che il “Nord” comprende Australia e Nuova Zelanda. Eppure, nella sua replica alla mia critica, Harvey eleva la geografia al di sopra di tutto, gettando la Cina, il cui PIL pro capite nel 2017 era situato tra Thailandia e Repubblica Dominicana, nello stesso calderone di Corea del Sud, Taiwan e Giappone imperialista, all’interno di uno specifico “potente blocco [sic] nel contesto dell’economia globale”, relativo all’Asia orientale. Considerato lo stato moribondo dell’economa giapponese, con un PIL cresciuto in media meno dell’1% all’anno dal 1990, e nella consapevolezza dell’esplosiva rivalità economica, politica e militare del Giappone con la Cina, interrogarsi se tale “blocco” stia ora drenando ricchezza da Europa e Nord America capitalisti significa porsi la domanda sbagliata.
martedì 1 maggio 2018
ECONOMIA PER I CITTADINI - RICCARDO BELLOFIORE
Da: M
Epici - riccardo.bellofiore è docente di "Analisi Economica", "Economia Monetaria" e "International Monetary Economics" e "Dimensione Storica in Economia: le Teorie" presso il Dipartimento di Scienze Economiche "Hyman P. Minsky" dell'Università di Bergamo. (Economisti-di-classe-Riccardo-Bellofiore-Giovanna-Vertova)
1. - Come è nata la sua Passione per l'Economia?
2. - Su Karl Marx e Rosa Luxemburg: https://www.youtube.com/watch?v=NMHl2XZ3DSg
3. - Sulla Scuola Austriaca: Schumpeter, Mises e Hayek: https://www.youtube.com/watch?v=cNiEB23NLQs
4. - Augusto Graziani e la Teoria Monetaria della Produzione: https://www.youtube.com/watch?v=oBksvfN7WKY
5. - Hyman Minsky e il Datore di Lavoro di Ultima Istanza (ELR): https://www.youtube.com/watch?v=WGMzu3M4b4U
6. - Neo-Liberismo e Social-Liberismo: https://www.youtube.com/watch?v=FV2ibIKW2Gs
7. - Capitalismo e Finanziarizzazione: https://www.youtube.com/watch?v=EPJ03woJ5jk
8. - Neo-Mercantilismo e Moneta Unica Europea: https://www.youtube.com/watch?v=42NPfSdNs5A
9. - Crisi Economica e Teoria Marxiana: https://www.youtube.com/watch?v=pqVe6ftt8as
10. - Ambiente, Genere e Tradizione Economica Italiana: https://www.youtube.com/watch?v=8FgIeCoY4WE
1. - Come è nata la sua Passione per l'Economia?
2. - Su Karl Marx e Rosa Luxemburg: https://www.youtube.com/watch?v=NMHl2XZ3DSg
3. - Sulla Scuola Austriaca: Schumpeter, Mises e Hayek: https://www.youtube.com/watch?v=cNiEB23NLQs
4. - Augusto Graziani e la Teoria Monetaria della Produzione: https://www.youtube.com/watch?v=oBksvfN7WKY
5. - Hyman Minsky e il Datore di Lavoro di Ultima Istanza (ELR): https://www.youtube.com/watch?v=WGMzu3M4b4U
6. - Neo-Liberismo e Social-Liberismo: https://www.youtube.com/watch?v=FV2ibIKW2Gs
7. - Capitalismo e Finanziarizzazione: https://www.youtube.com/watch?v=EPJ03woJ5jk
8. - Neo-Mercantilismo e Moneta Unica Europea: https://www.youtube.com/watch?v=42NPfSdNs5A
9. - Crisi Economica e Teoria Marxiana: https://www.youtube.com/watch?v=pqVe6ftt8as
10. - Ambiente, Genere e Tradizione Economica Italiana: https://www.youtube.com/watch?v=8FgIeCoY4WE
domenica 29 aprile 2018
Riflessioni 11... - Stefano Garroni
Da: mirko.bertasi - Stefano_Garroni è
stato un filosofo italiano. - https://www.facebook.com/groups
Vedi anche. https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/04/riflessioni-10-stefano-garroni.html
Sul rapporto struttura/sovrastruttura.
Appartiene alla vulgata marxista la tesi, secondo cui la distinzione struttura/sovrastruttura vada intesa nel senso che, in questa coppia, l’elemento attivo e determinante sia la struttura, la quale trova nella sovrastruttura il proprio riflesso corrispondente.
Lo schematismo riduzionistico della tesi è talmente evidente da far sì che coloro, che la sostengono, precisino, tuttavia, che il riflesso sovrastrutturale non è solo un effetto passivo, dacché ha la capacità, a sua volta, di agire sulla struttura, influendo in qualche modo sulle sue modalità di esistenza.
La debolezza della tesi sembra essere così esprimibile: se l’insieme struttura/sovrastruttura è affermato come un insieme necessario (nel senso che, data una certa struttura, ne consegue una certa sovrastruttura, secondo la formula <se A, allora B>), dunque, se nell’insieme in questione solo una delle componenti (la struttura) è parte attiva, che determina la seconda componente (ovvero la sovrastruttura o parte passiva), tuttavia, in modo del tutto inatteso –perché inconseguente-, si afferma poi una capacità della sovrastruttura di rovesciarsi in parte attiva, che plasma in qualche modo la struttura, la quale a questo punto è divenuta parte passiva.
In altre parole, se in un primo momento la struttura plasma la sovrastruttura, determinando anche i modi di reciproca relazione fra gli elementi che la compongono; se, dunque, in questa fase, la necessità dell’insieme è lo stesso che la necessità della struttura, successivamente, invece, si implica una necessità propria della sovrastruttura, capace perfino di agire su quella che prima era l’unica componente attiva.
Osservando la questione dal punto di vista della modalità logica, sembra possibile sostenere che la tesi in questione sia una sorta di disordinato e inconseguente tentativo di combinare accidentalità e necessità – il piano dell’accidentalità –ovvero di ciò, che è così e così, ma che potrebbe anche non esserlo- si identifica con quello sovrastrutturale e il piano della necessità con quello della struttura. Almeno in un primo momento, dacché poi –lo abbiamo visto- l’accidentale si scopre necessario, mentre il necessario si scopre invece in qualche misura accidentale.
La fonte specificamente teorica dell’equivoco sta nell’errata interpretazione delle espressioni (Bestimmung, bestimmen), che Marx usa, per definire il rapporto struttura/sovrastruttura.
Nel senso che, mentre quei termini vogliono dare il senso di un impulso verso …>, dunque, di una sollecitazione, che proviene dalla base economica a completarsi mediante rapporti sociali, giuridici e politici ecc., e di raggiungere così una adeguata realizzazione di sé ai vari livelli dell’esperienza sociale, da una certa tradizione invece –condizionata anche da preoccupazioni politiche storicamente determinate- quei termini vengono letti nel senso di un determinismo positivistico.
novembre 2012
Vedi anche. https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/04/riflessioni-10-stefano-garroni.html
Sul rapporto struttura/sovrastruttura.
Appartiene alla vulgata marxista la tesi, secondo cui la distinzione struttura/sovrastruttura vada intesa nel senso che, in questa coppia, l’elemento attivo e determinante sia la struttura, la quale trova nella sovrastruttura il proprio riflesso corrispondente.
Lo schematismo riduzionistico della tesi è talmente evidente da far sì che coloro, che la sostengono, precisino, tuttavia, che il riflesso sovrastrutturale non è solo un effetto passivo, dacché ha la capacità, a sua volta, di agire sulla struttura, influendo in qualche modo sulle sue modalità di esistenza.
La debolezza della tesi sembra essere così esprimibile: se l’insieme struttura/sovrastruttura è affermato come un insieme necessario (nel senso che, data una certa struttura, ne consegue una certa sovrastruttura, secondo la formula <se A, allora B>), dunque, se nell’insieme in questione solo una delle componenti (la struttura) è parte attiva, che determina la seconda componente (ovvero la sovrastruttura o parte passiva), tuttavia, in modo del tutto inatteso –perché inconseguente-, si afferma poi una capacità della sovrastruttura di rovesciarsi in parte attiva, che plasma in qualche modo la struttura, la quale a questo punto è divenuta parte passiva.
In altre parole, se in un primo momento la struttura plasma la sovrastruttura, determinando anche i modi di reciproca relazione fra gli elementi che la compongono; se, dunque, in questa fase, la necessità dell’insieme è lo stesso che la necessità della struttura, successivamente, invece, si implica una necessità propria della sovrastruttura, capace perfino di agire su quella che prima era l’unica componente attiva.
Osservando la questione dal punto di vista della modalità logica, sembra possibile sostenere che la tesi in questione sia una sorta di disordinato e inconseguente tentativo di combinare accidentalità e necessità – il piano dell’accidentalità –ovvero di ciò, che è così e così, ma che potrebbe anche non esserlo- si identifica con quello sovrastrutturale e il piano della necessità con quello della struttura. Almeno in un primo momento, dacché poi –lo abbiamo visto- l’accidentale si scopre necessario, mentre il necessario si scopre invece in qualche misura accidentale.
La fonte specificamente teorica dell’equivoco sta nell’errata interpretazione delle espressioni (Bestimmung, bestimmen), che Marx usa, per definire il rapporto struttura/sovrastruttura.
Nel senso che, mentre quei termini vogliono dare il senso di un impulso verso …>, dunque, di una sollecitazione, che proviene dalla base economica a completarsi mediante rapporti sociali, giuridici e politici ecc., e di raggiungere così una adeguata realizzazione di sé ai vari livelli dell’esperienza sociale, da una certa tradizione invece –condizionata anche da preoccupazioni politiche storicamente determinate- quei termini vengono letti nel senso di un determinismo positivistico.
novembre 2012
sabato 28 aprile 2018
"Fenomenologia ed esistenzialismo - Sartre" - Paolo Vinci
Da: AccademiaIISF - Paolo
Vinci è
docente di Filosofia pratica presso la Facoltà di Filosofia
dell’Università “La Sapienza” di
Roma. http://www.iisfscuoladiroma.it
leggi anche: Alexandre Kojéve, Introduzione alla lettura di Hegel (Fenomenologia dello Spirito) - Silvio Vitellaro
Vedi prima lezione: "Fenomenologia ed esistenzialismo - Husserl"
leggi anche: Alexandre Kojéve, Introduzione alla lettura di Hegel (Fenomenologia dello Spirito) - Silvio Vitellaro
Vedi prima lezione: "Fenomenologia ed esistenzialismo - Husserl"
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