Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza.
Il Partito comunista del Venezuela e il Partito socialista unito del Venezuela hanno stipulato un patto per rispondere alla crisi del paese.
- I nostri media dedicano spazio alla crisi venezuelana demonizzando il successore di Chávez, Nicolás Maduro, e descrivendo l’attuale situazione sociale come catastrofica e provocata dalle misure prese dal chavismo. Eppure, se si prestasse attenzione a quello che sostengono alcuni tra i fautori della Rivoluzione bolivariana, come il Partito comunista del Venezuela, si avrebbero idee più chiare sul paese che è stato dichiarato da Obama una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti e che continua ad essere la bestia nera per il potente vicino. E ciò forse perché – come ricorda sempre nei suoi programmi televisivi Walter Martínez – le sue riserve petrolifere sono molto vicine agli Stati Uniti.
- Si
potrebbe certo affermare che i nostri media non si preoccupano di
approfondire e si limitano a seguire ossequiosamente e a divulgare le
opinioni di Washington al riguardo, dal momento che mai metteranno in
discussione – come Di Maio insegna – il filo doppio che ci lega
all'Alleanza
atlantica,
anche se in questo modo finiremo prima o poi con lo strozzarci.
Per
proporre un’analisi dal di dentro della società venezuelana mi
sembra opportuno utilizzare un’intervista
rilasciata da Carlos Aquino,
direttore del giornale del partito Tribuna
popular,
il quale dichiara che la
questione del potere in Venezuela non si è ancora risolta,
dato che la classe operaia non è subentrata alla borghesia nella
direzione politica. Per questa ragione la struttura socio-economica
del paese è rimasta immutata e il Venezuela continua ad essere un
modello di capitalismo di rendita e di dipendenza, improduttivo,
mono-produttore e multi-importatore, e di conseguenza – a giudizio
di Aquino – uno Stato inefficiente, corrotto e burocratizzato.
Purtroppo è la classe egemone a determinare il carattere dello Stato
e non la persona che esercita le funzioni di Presidente della
Repubblica, per quanto onesta e rivoluzionaria possa essere.
La
Rivoluzione bolivariana si
è caratterizzata per essersi opposta alle politiche neoliberali, ma
i suoi ideatori non hanno elaborato un vero e proprio programma
anti-capitalista. La scomparsa prematura di Chávez, figura
agglutinante, ha fatto sì che la destra si sia rafforzata e che
alcuni settori presenti nel Governo nazionale si siano spostati su
una politica che tende alla conciliazione tra le classi in lotta ed è
disposta a cedere sul versante delle conquiste popolari degli ultimi
anni. Il Socialismo
del XXI secolo –
continua Aquino – ha costituito un’elaborazione politica utile a
distanziare le rivoluzioni progressiste latinoamericane
dall’esperienza del socialismo est-europeo e ad avvicinarsi al
modello socialdemocratico dello Stato sociale, ormai in crisi anche
in Europa.
Il
successo dei governi riformisti-progressisti in America Latina,
avvenuto negli ultimi anni ma purtroppo in fase di regressione, ha
comportato l’avviamento di importanti riforme di cui hanno
beneficiato le masse popolari da sempre emarginate ed escluse.
Sfortunatamente questo processo non può avanzare per i limiti posti
dallo stesso sistema economico e politico in cui si trova il
Venezuela, ma anche perché non ci si è posti in maniera chiara
l’obiettivo di superare quest’ultimo, creando una serie di
aspettative, che non hanno ricevuto risposta.
Inoltre,
alcune di queste riforme sono state messe in discussione da
importanti settori della classe dirigente. Per esempio, il Presidente
della PDVA (Petróleos de Venezuela, S.A.), che ha assunto questa
carica nel 2017, ha affermato che è necessario privatizzare aree di
attività industriale nazionalizzate da Chavez; cosa che ci si è
apprestati a fare nella zona del Lago di Maracaibo e nella Cintura
dell’Orinoco.
Questa
analisi non impedisce al Partito
comunista del Venezuela, fondato nel 1931, costretto ad agire per
molti anni in clandestinità,
contrassegnato da vari simboli tra i quali il gallo rosso [1], di
sostenere Maduro nelle prossime elezioni presidenziali, benché il
suo apporto in voti non sarà significativo. Infatti, nelle elezioni
del 2013, che portarono Maduro alla presidenza, ha ottenuto solo
l’1,89% dei voti, ma forse il suo contributo al sostegno della
Rivoluzione bolivariana sarà più di carattere qualitativo.
Il
Partito comunista del Venezuela, rifiutatosi di confluire nel Partito
socialista unito del Venezuela nel 2007 [2], critica da tempo le
regole stabilite dal Consiglio Nazionale Elettorale, che impongono di
fatto ad ogni formazione politica di rendere possibile
l’identificazione dei suoi militanti, ed inoltre restringe i tempi
dell’iscrizione dei militanti ad un partito, impedendo così che
quest’ultimo verifichi la profondità delle loro convinzioni
politiche.
Queste
regole, sostiene ancora Aquino, che sono in contraddizione con i
principi cui si ispira la Costituzione venezuelana e che sono state
impugnate dal PCV, fanno il gioco della destra, delle nuove fazioni
della borghesia, costituitasi in questi ultimi anni, e di alcune
correnti PSUV, che vedono nei comunisti venezuelani il loro nemico. A
giudizio di Aquino ciò dimostra che il conflitto politico è
presente anche all’interno del Governo nazionale, in cui ci sono
correnti di destra e riformiste molto potenti.
Nonostante
questo dissidio, che sembra essersi appianato, dato che il Consiglio
Nazionale Elettorale ha riconosciuto il diritto del PCV a partecipare
alle elezioni, come si diceva, questo
partito ha deciso di appoggiare la candidatura di Maduro alla
presidenza,
stipulando il 26 febbraio 2018 un
patto con PSUV articolato in 17 punti.
Nel
primo punto si può leggere che il PSUV e il PCV, in quanto eredi
di Simón
Bolívar,
incarnazione della volontà di indipendenza del popolo venezuelano,
dichiarano che rispetteranno con impegno l’accordo unitario
sottoscritto per combattere insieme l’immorale, illegale, criminale
politica di ingerenza aggressiva dell’imperialismo statunitense ed
europeo contro l’evoluzione della Rivoluzione bolivariana; politica
che mette in pericolo la continuazione del processo di liberazione
nazionale iniziato nel 1998 con l’elezione di Chávez alla
Presidenza.
Il
documento prosegue denunciando che l’imperialismo, insieme ai
governi latinoamericani di destra, intende creare una motivazione
artificiale che giustifichi un successivo intervento internazionale,
magari dando vita a una provocazione ai confini del Venezuela con
questi paesi: Colombia, Brasile o Guyana. Proprio come è avvenuto in
passato quando gli Stati Uniti hanno ritenuto necessario un
intervento per sottomettere un paese troppo indipendente.
Nell’accordo
unitario si può leggere anche che il PSUV e il PCV affermano che la
crisi del capitalismo dipendente e di rendita ha avuto gravi
conseguenze sulla qualità di vita delle classi popolari,
danneggiando le loro possibilità acquisitive e l’accesso ai beni e
ai servizi. Questa situazione si è aggravata a causa delle attività
interventiste e delle misure prese contro il Venezuela
dall’imperialismo e dai suoi agenti interni al paese. E tutto ciò
è avvenuto in un contesto in cui i prezzi del petrolio subivano una
forte riduzione pilotata dall’esterno.
I
due partiti concordano anche sul fatto che l’uscita dalla crisi
attuale non deve apportare vantaggi alla borghesia e alle
transnazionali, ma deve
condurre ad un nuovo modello produttivo,
non più fondato sulla rendita e orientato verso lo sviluppo sovrano
del paese. Tale sviluppo dovrà basarsi sulla partecipazione diretta
degli operai, dei contadini e degli altri settori popolari, dar vita
a un grande fronte antimperialista e costituire una forma organica di
direzione collettiva e unitaria radicata nelle organizzazioni sociali
e politiche rivoluzionarie. A questo scopo i due partiti
valorizzeranno le esperienze di controllo operaio già esistenti per
dar vita a un modello di direzione e gestione diverso delle imprese
statali, che dovranno svilupparsi sotto la vigilanza operaia e
popolare della produzione, dell’amministrazione e la distribuzione
dei beni, per far fuori così definitivamente la corruzione,
l’inefficienza, i metodi antidemocratici e autoritari della
presente gestione.
Come
ha dichiarato Oscar Figuera, segretario del PCV,
le proposte del partito di procedere alle nazionalizzazioni dei
settori finanziario e bancario, delle industrie e del commercio non
sono presenti nel documento, ma certamente i comunisti venezuelani
non smetteranno di incitare il governo a muoversi in questa
direzione.
Molto
probabilmente Maduro vincerà le elezioni e
ciò rafforzerà il Venezuela, ma la sua vittoria potrebbe acuire la
volontà dei nemici del paese di distruggere la Rivoluzione
bolivariana, impedendogli di uscire dalla situazione di incertezza e
instabilità in cui purtroppo si trova.
Note
[1]
In America Latina è praticato il combattimento tra i galli. Il gallo
è particolarmente lodato per la sua capacità di lottare fino alla
morte e quello del PCV probabilmente è stato disegnato addirittura
da Pablo Picasso.
[2]
Decisione che molti non hanno compreso, afferma Aquino.
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