La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
mercoledì 29 luglio 2015
IL CAPITALE DI MARX (11) - Riccardo Bellofiore.
Video degli incontri del ciclo di letture del I libro del "Capitale" di Karl Marx organizzato da Noi Restiamo Torino e tenuto da Riccardo Bellofiore (Università di Bergamo).
Lezioni precedenti:
https://www.youtube.com/playlist?list=PL5P5MP2SvtGh94C81IekSb83uO7nLgHmL
martedì 28 luglio 2015
IL COMMERCIO* - Ernest Mandel
*Da "Trattato di economia marxista", Ernest
Mandel, Capitolo VI, Samonà e Savelli
"Il
capitalista industriale non desidera solo 'realizzare' il plusvalore. Vuole
anche capitalizzarlo, trasformarne in macchine, materie prime e salari tutta la
parte che non consuma improduttivamente per sopperire ai propri bisogni. Anche
la capitalizzazione del plusvalore implica dunque una circolazione di merci in
cui l'industriale, anziché essere venditore, appare come compratore. In questa
qualità egli ha pure interesse a ridurre al minimo il periodo di circolazione
delle macchine e delle materie prime, il periodo di attesa tra le ordinazioni e
le consegne. Il capitale commerciale gli rende dunque il duplice servizio di
ridurre il tempo di circolazione delle merci come quello delle merci che desidera
acquistare". (E. Mandel)
"La produzione diventa sempre più facile e forse inquietante (!) per questa stessa facilità: ha la tendenza a superare il consumo effettivo (!). La disoccupazione tecnologica non può essere evitata se non con un continuo espandersi del consumo ed è la distribuzione che deve favorire al massimo questa evoluzione sempre più rapida.
E' la distribuzione che farà sì che la produzione sia utile,
se il consumatore acquista. Why produce
if you cannot sell? E' l'ultimo metro dell'avvio del prodotto verso il
consumatore che decide del successo o dell'insuccesso di tutto il ciclo
produzione-consumo (the last three feet).
Il grande pericolo
che minaccia (!) attualmente l'economia in molti settori, è la
sovrapproduzione. Sia per quanto riguarda i prodotti agricoli che per quanto
riguarda i prodotti industriali, il potenziale produttivo è largamente
superiore ai bisogni...
... I meccanismi della produzione funzionano ora a un ritmo
tale che la minima esitazione del consumatore (!) nell'acquistare può far
tremare tutto l'edificio economico".
(Relazione della missione belga negli
USA dal 14/10 al 26/11/1953, Techniques
de vente: pp. 15-16)
lunedì 27 luglio 2015
DAS UNHEIMLICHE (1)* - Stefano Garroni
*Da "SUL PERTURBANTE", Stefano Garroni, Ed. Kappa
Quando non già solo i confini tra le mie emozioni si
rivelano incerti, perforabili, non esistenti persino (compresenza di sentimenti
opposti); ma quando , addirittura, io sia spettacolo a me stesso, ma nel senso
che l'uno (lo spettacolo) sfuma nell'altro
(nello spettatore), passa nell'altro?
Succede che al mio tormento emozionale verrà a mancare la
rassicurante condizione d'avere una causa; e che quello stesso tormento sarà
vissuto ambiguamente: certo, come emozione, come vicenda psicologica, ma anche
e contemporaneamente (in un qualche modo ,però, indistinto), come destino,
ordine, legge di un mondo oscuro, estraneo a me e che, pure, è me stesso. Un
mondo, che non ha senso distinguere, perché proprio la possibilità di questo
distinguere è venuta a mancare.
Questo è il 'perturbante'...
“Chi pensa astrattamente?” - G. W. F. Hegel
“Pensare” “Astratto”? Sauve qui peut! Si salvi chi può! Così
sento già gridare un traditore corrotto dal nemico che va vociando contro
questo saggio per il fatto che vi si parlerà di metafisica. “Metafisica”
infatti, come “astratto” e quasi anche come “pensare” è la parola di fronte
alla quale ognuno, più o meno fugge via come davanti a un appestato.
Ma qui non si ha la cattiva intenzione di voler spiegare che
cosa sia “pensare” o che cosa sia “astratto”. Nulla è così insopportabile al
bel mondo come lo spiegare. Anche a me,quando qualcuno si mette a spiegare, mi
dà fastidio alquanto, perché, all’occorrenza, capisco tutto da solo. Qui poi la
spiegazione del “pensare” e dell’“astratto” si mostrerebbe senz’altro del tutto
superflua proprio perché il bel mondo sa già che cosa è „astratto“ e ne
rifugge. E come non si desidera quel che non si conosce, così non lo si può
nemmeno odiare.
Inoltre non è mia intenzione voler conciliare di nascosto il
bel mondo con il “pensare”o con l’“astratto”, quasi insinuandoli di
contrabbando sotto l’apparenza di una conversazione alla buona, così da
ridestarli di nascosto e senza alcuna ripugnanza e da esser entrato
furtivamente ed essermi addirittura subdolamente insinuato nella società che,
come dicono gli Svevi, sarebbe stata circuita; l’autore di questo intrigo
avrebbe fatto conoscere questo ospite altrimenti forestiero, l’astratto, e l’intera
società l’avrebbe quindi trattato, con altro titolo e riconosciuto come un buon
amico. Tali scene di riconoscimento,per le quali il mondo verrebbe ad essere
istruito contro sua voglia, hanno in sé l’imperdonabile difetto di far
vergognare il loro orditore che voleva procurarsi a poco prezzo una piccola
fama; sì che quella vergogna e quella piccola presunzione ne annullano
l’effetto, ché anzi piuttosto spingono a rifiutare un insegnamento acquistato a
tal prezzo. L’esecuzione di un tale piano sarebbe ad ogni modo già
fallita,perché per la sua attuazione si esige che la parola chiave dell’enigma
non venga detta in anticipo. Questo è invece quanto è già accaduto nel titolo.
Se questo saggio avesse avuto una tale intenzione, non se ne sarebbero dovute
presentare le parole chiave fin dall’inizio, bensì, come il ministro nella
commedia, si sarebbe dovuto percorrere l’intera recita avvolti nella
sopravveste e soltanto all’ultima scena sbottonarla e far risplendere la stella
della sapienza. E poi lo sbottonarsi della sopravveste metafisica non
presenterebbe questa volta così bene come quello della sopravveste
ministeriale, perché quel che esso porterebbe alla luce sarebbe nulla più che
un paio di parole; e il meglio della burla dovrebbe essere quello di mostrare che
la società era da lungo tempo in possesso della cosa; alla fine essa avrebbe
acquistato solo un nome, mentre la stella del ministro significa un qualcosa di
ben più reale, un sacco di quattrini.
domenica 26 luglio 2015
INTERROGATIVI SULLA TRANSIZIONE CUBANA - Alessandra Ciattini
Premessa
Nel panorama delle notizie catastrofiche, molte delle quali
ci vengono nascoste, come per esempio le recenti manovre navali congiunte nel
Mediterraneo di Cina e Russia [1], i controllori dei mass media trovano il modo
di inserire eventi che, spogliati della loro problematicità, sembrerebbero far
presagire che qualcosa di buono alla fin fine accade sotto il sole. Una volta
individuato un evento che può esser così presentato, si ricorre a spiegazioni
esplicitamente moralistiche: la buona volontà del papa pensoso per le sorti
dell'umanità, la capacità di autocritica di Obama, il premio Nobel più
immeritato della storia, il riconoscimento che, dal momento che “ il capitalismo
è morto e il comunismo pure” come dice Gianni Minà [2], non ha più senso lo
scontro tra modelli sociali di segno opposto.
Se le cose stanno effettivamente così, possiamo rasserenarci
e tirare un respiro di sollievo: almeno da quelle parti (Mar dei Caraibi) non
si preparano interventi armati né ipocrite missioni “umanitarie”, né ulteriori
attentati terroristici. Ma il dubbio metodico è uno strumento assai efficace,
che ci consente di valutare più a fondo il “valore di verità” di quanto ci
viene quotidianamente ammannito da sempre nuovi giornalisti rampanti saltati
fuori chissà da dove, in particolare tenendo conto che – come ci ha insegnato
Marc Bloch [3] – le false notizie in tempo di guerra (la guerra fredda è
davvero finita? O è cominciata la guerra calda?) nascono sì da un errore o da
un fraintendimento, volontari o meno, ma entrano in sintonia con stati d'animo
collettivi ed hanno precisi scopi politici. E in questo caso – mi pare – la
stato d'animo collettivo è rappresentato dal legittimo desiderio di pace e
l'obiettivo politico consiste nel tranquillizzare le masse che, se
ulteriormente sollecitate, diventerebbero indisciplinate e forse addirittura
ribelli. Straordinaria e opportuna convergenza!
Lo scopo di questo breve intervento è invece quello di
restituire problematicità all'evento in questione (il riavvicinamento Stati
Uniti-Cuba) e di suscitare qualche preoccupazione, di modo che si possa
riflettere con maggiore realismo su di esso e reagire in maniera adeguata.
Prenderò spunto dalla conferenza che Pablo Rodríguez Ruiz, dirigente del
Dipartimento di Antropologia sociale e Etnologia del Centro di Antropologia
dell'Avana, ha tenuto alla Sapienza di Roma nel giugno passato.
sabato 25 luglio 2015
LE CONTRADDIZIONI DEL CAPITALISMO* Ernest Mandel
*Da "Trattato di economia marxista", Ernest Mandel, Capitolo V, Samonà e Savelli
Tutte le contraddizioni del modo di produzione capitalistico possono riassumersi nella contraddizione generale e fondamentale: la contraddizione tra la socializzazione effettiva della produzione e la forma privata, capitalistica dell'appropriazione.
Tutte le contraddizioni del modo di produzione capitalistico possono riassumersi nella contraddizione generale e fondamentale: la contraddizione tra la socializzazione effettiva della produzione e la forma privata, capitalistica dell'appropriazione.
La contraddizione tra socializzazione di fatto della
produzione capitalistica e la forma privata dell'appropriazione si manifesta
come contraddizione tra la tendenza allo sviluppo illimitato delle forze
produttive e i limiti angusti entro cui resta compreso il consumo. Il modo di
produzione capitalistico è così il primo in cui la produzione sembra staccarsi
completamente dal consumo, in cui la produzione sembra divenire un fine in sé.
Ma le crisi periodiche gli richiamano duramente che la produzione non può, alla
lunga, staccarsi completamente dalle possibilità di consumo solvibile della
società.
Da quando esiste la divisione della società in classi, gli
uomini non si sono rassegnati al dominio dell'ingiustizia sociale con il
pretesto che tale ingiustizia poteva essere considerata come una fase
inevitabile del progresso sociale. I produttori non hanno affatto accettato
come normale o naturale che il sovrapprodotto del loro lavoro fosse accaparrato
da classi possidenti che ottengono così un monopolio del tempo libero e della
cultura. Sempre e senza soste si sono ribellati contro quest'ordine di cose. E
senza soste anche gli spiriti più generosi delle classi possidenti si sono
sforzati di condannare la diseguaglianza sociale e di unirsi alla lotta degli
sfruttati contro lo sfruttamento. La storia dell'umanità non è che un lungo
succedersi di lotte di classe.
giovedì 23 luglio 2015
SUL PERTURBANTE, TRE BREVI SCRITTI* - Stefano Garroni
*Da "SUL PERTURBANTE", Stefano Garroni, Ed. Kappa
Analogamente, abbiamo visto
Freud assumere l'ipotesi che non solo le attuali affezioni nevrotiche si
sarebbero presentate in epoche precedenti in forme diverse pur essendo le stesse affezioni, ma anche che tali
forme sarebbero esattamente quelle del demoniaco.
Abbiamo visto, inoltre, che da ciò consegue la tesi, per cui
i demoni non sono che moti pulsionali respinti e rimossi.
E' importante notare che questa tesi non è il risultato a cui si perviene analizzando la 'cultura' del
demoniaco, ma sì il presupposto stesso del
trattamento a cui Freud la sottopone.
A questo punto si presenta un'alternativa: o è vero che la
problematica nevrotica stabilisce una relazione reale, profonda con il modo di
vivere - individuale e sociale - in contesti storici dati, ed allora la 'mossa'
iniziale di Freud può destare qualche perplessità.
Ovvero, col termine "attuali affezioni
nevrotiche", Freud in realtà rimanda ad un tipo di conflittualità che, in
qualche modo, si possa decontestualizzare, separare da un rapporto essenziale
con modi di vita, storicamente mutevoli, con culture che cambiano.
In definitiva è, anche, convinto che l'autentico terreno, su
cui si gioca la partita della validità dell'ipotesi psicoanalitica, è quello
terapeutico ed esplicativo delle nevrosi.
Corso su IL CAPITALE DI MARX (10) - Riccardo Bellofiore.
Video degli incontri del ciclo di letture del I libro del "Capitale" di Karl Marx organizzato da Noi Restiamo Torino e tenuto da Riccardo Bellofiore (Università di Bergamo).
Lezioni precedenti:
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sabato 18 luglio 2015
Tu che straparli di Carlo Giuliani, conosci l’orrore di Piazza Alimonda? - Wu Ming
"Uno degli aspetti che amo di più del mio mestiere è che mi
porta sulla strada, in giro per l’Italia, a incontrare persone molto diverse
tra loro. In questi undici anni ne ho conosciute tante, magari fredde rispetto
ai motivi della protesta contro il G8 di Genova, che tuttavia considerano
inaccettabile quanto è successo il 20 e il 21 luglio 2001. Alcune facce me le
ricordo proprio, perché magari abbiamo parlato intorno al tavolo di una
pizzeria, e ora le immagino a guardare questo video e mi dico che di sicuro
sarebbero d’accordo – ancora più d’accordo – su alcuni punti fermi:
1. Che le forze dell’ordine scelsero in maniera fredda e
immotivata di attaccare con una violenza inaudita soltanto alcuni soggetti
della protesta.
2. Che uno di questi soggetti fu il corteo proveniente dalla
Stadio Carlini, un corteo autorizzato, colpito a freddo, colpevole solo di
avere in prima linea alcuni grandi scudi montati su ruote.
3. Che Carlo Giuliani brandì il famigerato estintore per
lanciarlo contro un defender dei carabinieri, all’interno del quale un
individuo, già da diversi secondi, puntava una pistola nella sua direzione.
4. Che le forze dell’ordine infierirono sul corpo di Carlo
Giuliani prima dell’intervento di un medico e dunque prima che qualcuno lo
dichiarasse morto.
5. Che fin dai primi attimi dopo la morte di Carlo Giuliani
le forze dell’ordine tentarono di occultare le prove di quanto accaduto, di
depistare le indagini, anche infierendo con violenza sul corpo della vittima.
Ebbene, se questi cinque punti fossero di dominio pubblico
sarebbe già un bel passo avanti, e pertanto il video va fatto circolare il più
possibile.
5. IL DEMONIACO - Stefano Garroni
"...non esiste
religione senza paura, come non esiste religione senza amore.
...non si tratta
affatto di una tappa antica o recente dell'evoluzione, ma soltanto di un elemento
inerente alla struttura stessa della mentalità religiosa; elemento che prevalse
sovrano entro civiltà estranee e anteriori alla nostra, ma che perdura oggi fra
noi, ancora vivo e vegeto." (G. Van der Leeuw, Fenomenologia della religione, Torino Boringhieri 1975)
Dunque descrivendo l'esperienza religiosa vissuta, Van der
Leeuw non documenta, solo, d'un tipo di mentalità arcaica, lontanissima dalla
nostra, per quanto possa con questa coesistere. Fa molto di più: rende conto di
un modo possibile di sperimentare il mondo e noi stessi nel mondo, che atemporalmente appartiene alla mente
umana.
Nulla di strano, quindi, che si tratti di un'esperienza presente in contesti storici e culturali diversi e distanti.
venerdì 17 luglio 2015
Il Governo segreto delle multinazionali - Lidia Undiemi
E' il monopolio di sempre meno figure economiche, che però gestiscono capitali enormi (centralizzazione, concentrazione), a decidere dell'economia mondiale, a controllare stati e governi, a reprimere i lavoratori distruggendone i diritti eliminando le poche garanzie rimaste.
E' lotta di classe...
http://www.byoblu.com/post/2015/07/16/il-governo-segreto-delle-multinazionali.aspx
giovedì 16 luglio 2015
4. PERTURBANTE E MONDO MAGICO - Stefano Garroni
La convinzione che la portata del nostro conoscere è 'illimitata'. Non solo, si badi, nel
senso che l'effettiva conoscenza si ha nel limite in cui certe regole sono
rispettate; ma anche, e più ancora, nel senso che limitato, e addirittura da
dio, è il campo, l'orizzonte del conoscere a noi possibile. Senonché, l'esistenza di un tal limite s'accompagna alla tentazione di
violarlo: esattamente nel senso che c'è un'irrequietezza della mente umana, una
sua tendenza alla mancanza di misura che, potremmo dire, la sollecita a
scagliarsi contro quel limite.
"La curiosità
umana di indagare i segreti ed il desiderio malsano di conoscerli e di
afferrarli sono sentimenti riprovati dagli antichi con due esempi: Quello di
Atteone e quello di Penteo. Atteone, poiché imprudentemente aveva visto per
caso Diana nuda, fu cambiato in cervo e sbranato dai suoi stessi cani. Penteo,
che aveva voluto essere spettatore dei sacrifici occulti d Bacco... fu punito
con la pazzia... La prima favola sembra riferirsi ai segreti dei principi, la
seconda ai misteri divini". (F. BACONE, Della sapienza degli antichi )
E' come se l'uomo, arrogantemente, volesse spogliarsi del
suo esser 'creatura' e pretendesse, invece, d'entrare nel laboratorio divino;
non limitarsi più all'universo consentitogli, ma sì cercare di 'gettare un
occhio' nel mondo stesso di dio, nella natura così com'essa è in sé. Non si
tratterebbe, dunque, della semplice violazione delle regole del gioco
conoscitivo, ma sì della profanazione - del tentativo di profanazione - di un
alto divieto, di un tapu quasi.
Dunque risulta che l'effetto perturbante (seguendo la
traduzione italiana del termine tedesco) è legato ad una particolare incertezza
intellettuale: 'il familiare dell'esperienza è, forse, invece solo la maschera
d'un qualche meccanismo all'uomo estraneo, cioè sottratto al suo controllo?'.
L'effetto perturbante sembra il frutto di un sospetto che s'accompagna
all'abituale esperienza, senza riuscire necessariamente ad interromperla,
gravandola tuttavia d'una nuova atmosfera, che la rende misteriosa, straniera,
ostile. E' per questo che l'esperienza perturbante può nascere improvvisamente,
colpire, gelare momentaneamente - per l'affiorare d'un sospetto, che può
dissolversi, così come si presenta, o può restare continuamente sullo sfondo,
ai margini del comportamento abituale
mercoledì 15 luglio 2015
SUL PERTURBANTE (2-3) - Stefano Garroni
2) L'EMOZIONALE EXTRA-ESTETICO
"Moltissime manifestazioni della mimica
e del linguaggio e molte forme di pensiero presenti sia fra la gente normale
che fra i malati non sono state sinora oggetto della psicologia, perché in esse
non si vedeva altro che l'esito di un disturbo organico o di un abnorme venir meno delle funzioni
proprie dell'apparato psichico." (FREUD, "L'interesse per la psicoanalisi, 1913)
lapsus; atti mancati; azioni casuali; dimenticanze; eccessi
convulsivi; deliri; idee o azioni ossessive. Tutti questi fenomeni hanno il
loro modello nel sogno e nell'atto mancato;
i diversi fenomeni elencati da Freud semplificano due
situazioni: o il fatto di perdere il controllo su qualcosa che tuttavia si
possiede, ovvero di esser dominati da qualcosa che si sente tuttavia estraneo.
In questo senso, ciò di cui direttamente la psicoanalisi si
occupa è, appunto, das Unheimliche: il perturbante rovesciarsi dell'intimo in
un inquietante estraneità; o viceversa.
Il fenomeno del doppiosenso entra profondamente nella
costituzione della teoria psicoanalitica (direi in analogia col ruolo che ha
nell'estetica rinascimentale), non solo come tema specifico, ma addirittura per
la caratterizzazione della 'grammatica' dell'inconscio.
3) PATOLOGIA/COAZIONE A RIPETERE
"ogni azione naturale, ogni movimento o
processo, non è altro che una caccia. Infatti le arti e le scienze vanno a
caccia delle loro opere, le azioni degli uomini inseguono i loro fini, e tutte
le cose della natura vanno alla ricerca di preda, che è il loro nutrimento, o
di piaceri, che sono la loro ricreazione, e questa ricerca avviene nei modi più
esperti e sagaci." (F. BACON, "Sapienza degli antichi", Opere,1 p 151)
L'analogia tra scienza e caccia è, dunque, assai pertinente;
così come lo è sottolineare il carattere vigile dl pensiero conoscente.
Quando viene individuato uno stimolo che sembra degno
d'interesse, il soggetto si focalizza su di esso e la sua attenzione, che era prima
generalizzata, diventa selettiva.
Fuor di metafora, il pensiero scientificamente adeguato deve
esser disposto a 'mosse' e decisioni, richieste dalla 'monadicità' delle cose,
pur quando implichino abbandonare schemi abituali o, almeno, riadattarli.
Questo è il senso della condizione del pensiero 'vigile';
per questo, suo avversario è l'automatismo meccanico, la coazione a ripetersi, l'assopimento
mentale.
lunedì 13 luglio 2015
LO SVILUPPO DEL CAPITALE* - Ernest Mandel
*Da "Trattato di economia marxista", Ernest Mandel, Capitolo IV, Samonà e Savelli
"E' la penetrazione dell'economia monetaria nell'economia
contadina in seguito alla trasformazione del sovrapprodotto agricolo da rendita
in natura (o corvée) in rendita in denaro che permette un considerevole
allargamento alla produzione di merci in Europa occidentale e crea così le
condizioni di un dischiudersi del
capitalismo industriale.
L'accumulazione del capitale monetario, del capitale
usurario, del capitale mercantile e commerciale, si è realizzata in Europa
occidentale dal X al XVIII secolo nelle mani di una classe borghese che si
emancipava progressivamente dalla tutela delle classi feudali e dello Stato e
con il farne uno strumento per accelerare l'accumulazione del capitale a
proprio profitto.
Successivamente fu l'intervento violento dell'Europa
nell'economia di altre parti del mondo a distruggere gli elementi che avrebbero
consentito un più rapido progresso economico, e a impedire o a ritardare la loro crescita.
Lo sviluppo del modo di produzione capitalistico implica la
generalizzazione della produzione di merci per la prima volta nella storia
dell'umanità. Questa produzione non riguarda più solo i prodotti di lusso, i surplus di viveri o di beni di consumo
correnti, i metalli, il sale e altri prodotti indispensabili al mantenimento e
all'allargamento del sovrapprodotto sociale. Tutto ciò che è oggetto della vita
economica, tutto ciò che viene prodotto, è d'ora innanzi merce: tutti i viveri,
tutti i beni di consumo, tutte le materie prime, tutti i mezzi di produzione e
così pure la stessa forza -lavoro. Non esistendo altra via d'uscita, la massa
dei diseredati che non dispongono più dei loro strumenti di lavoro, sono
obbligati a vendere la loro forza-lavoro per acquistare i mezzi di sussistenza.
Tutta l'organizzazione della società è costruita in modo da assicurare ai
proprietari del capitale un rifornimento regolare e costante di manodopera
salariata per permettere l'impiego produttivo ininterrotto del capitale stesso.
l'azione dissolvitrice dell'economia monetaria sulle
comunità primitive già messe a confronto
con il modo di produzione capitalistico, diviene nelle colonie la principale forza di reclutamento di un
proletariato indigeno. (...)(essa) ha sradicato , in Africa e altrove, milioni
di indigeni dai loro centri tradizionali e li ha costretti a vendere la loro
forza-lavoro - sola risorsa che possiedono - per ottenere denaro.
la libertà (diventa) libertà di acquisire ricchezze. Ma questa libertà non può venire affermata
per una piccola parte della società se non a condizione di venire negata
all'altra parte, che pure è maggioritaria."
domenica 12 luglio 2015
SUL PERTURBANTE (1) - Stefano Garroni
Il perturbante in questo, appunto, consiste: nella scoperta
che l'uomo non sta, con se stesso, 'chez soi', 'a casa propria'; che l'uomo
ospita dentro di sé un meccanismo, che lo rende estraneo a se stesso, proprio
perché non si lascia ricondurre (se non in un certo modo parziale ed indiretto)
ai problemi, difficoltà, conflitti, che sorgono dalle sue precisabili
condizioni d'esistenza (somatiche, psicologiche, sociali).
...per Freud, è come se la vita umana si svolgesse tra due
poli, due orizzonti (tra i quali c'è 'stacco', non continuità, per quanto
complessa): quello dell'esperienza unheimlich e quello del dinamico, plastico
equilibrio mentale - che è l''imbrigliamento' pulsionale, ovvero la condizione
della sanità o maturità psichica. (S. Garroni)
1) Presentazione di Adriano Ossicini*
2) Il tema della ricerca di Stefano Garroni**
Capire Podemos – Pablo Iglesias

Anche senza la minaccia dell’antico spettro, l’ordine
mondiale è entrato in un periodo di transizione geopolitica nel corso degli
ultimi quindici anni, un risultato in parte frutto dello spostamento
dell’equilibrio industriale tra Nord Atlantico ed Estremo Oriente. Il
predominio unilaterale di Washington è stato moderato dall’emergere di grandi
potenze, vecchie e nuove, i cui interessi non si possono racchiudere facilmente
in quelli degli USA. Le riforme di Deng Xiaoping hanno dimostrato la
fattibilità di un ultra-capitalismo pianificato di Stato, che ha trasformato la
terra della Rivoluzione Culturale nella prima area produttiva del mondo e in un
potente attore internazionale. Nella regione ‘pivot’ dell’Eurasia, la Russia
semi-democratica di Putin continua a dimostrare che Mosca è tornata sulla scena
globale.
La crisi del 2008 ha ora prodotto degli spiragli politici
inattesi, in particolare in Europa del Sud, in forme che pochi avrebbero
predetto. I salvataggi statali di istituzioni finanziarie in bancarotta hanno
portato all’esplosione dei debiti nazionali e degli spread sui tassi
d’interesse. Le politiche di emergenza per ‘salvare l’euro’ imposte – e presto
normalizzate – dal blocco a guida tedesca hanno avuto effetti disastrosi in
Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, dove milioni di persone hanno
perso il proprio lavoro, decine di migliaia sono stati sfrattati dalle proprie
case e sono stati accelerati lo smantellamento e la privatizzazione dei sistemi
pubblici di sanità e istruzione, mentre l’onere del debito è stato passato
dalle banche ai cittadini.
In Spagna, come in altri paesi dell’Eurozona, il collasso
economico e le misure imposte per “salvare la moneta unica” hanno evocato lo
spettro di una crisi organica, che ha condotto a quella che, in termini
politici, chiamiamo una crisi di regime: ossia, lo sfibramento del sistema
politico e sociale emerso dalla transizione post-franchista. La principale
espressione sociale di questa crisi di regime è stato il movimento 15-M, l’ampia
mobilitazione degli indignados che, iniziata il 15 maggio 2011, ha occupato le
piazze cittadine in tutta la Spagna per molte settimane. La sua principale
espressione politica è stata Podemos.
mercoledì 8 luglio 2015
Karl Marx, "Il Capitale" - Roberto Finelli
“Ho sempre
pensato che se non riesci a spiegare le grandi questioni economiche in un
linguaggio comprensibile anche agli adolescenti, vuol dire semplicemente che
non le hai capite”
pensato che se non riesci a spiegare le grandi questioni economiche in un
linguaggio comprensibile anche agli adolescenti, vuol dire semplicemente che
non le hai capite”
(Yanis Varoufakis)
Parte finale:
https://www.youtube.com/watch?v=A8fcByMD9zw
Per una ulteriore chiarificazione...
https://www.youtube.com/watch?v=OMg7fFhVEkk
lunedì 6 luglio 2015
La “buona università” e la società dell'ignoranza - Alessandra Ciattini
Non si può dire che i fautori delle politiche neo-liberali
non abbiano avuto pazienza: hanno smontato pezzo per pezzo il cosiddetto Stato
sociale, affermatosi in Europa dopo la seconda guerra mondiale in un contesto
mondiale diviso in due blocchi antagonistici, anche per effetto del
protagonismo di una parte importante della popolazione, che aveva partecipato alla
sconfitta del nazi-fascismo.
Ovviamente mi limiterò a descrivere per sommi capi come
questo processo di smantellamento abbia riguardato anche l'università pubblica
italiana, il cui compito avrebbe dovuto essere quello di contribuire, insieme
alla scuola, alla formazione di un cittadino consapevole delle proprie scelte
politiche e in grado valutare criticamente i diversi punti di vista, che si
scontrano nella dialettica sociale. Avrebbe anche dovuto favorire l'ascesa di
almeno alcuni appartenenti alle classi popolari, allo scopo di attutire le
forti differenze sociali e culturali presenti in Italia e di rafforzare le basi
democratiche del paese. Non per caso ho usato il condizionale, perché di fatto
tali compiti non sono mai stati assolti dall'università italiana prima delle
cosiddette “riforme”, ma certamente dopo di esse tali obiettivi vengono
completamente abbandonati ed etichettati come “ideologici”.
DENARO, CAPITALE, PLUSVALORE* - Ernest Mandel
*Da "Trattato di economia marxista", Ernest Mandel, Capitolo III, Samonà e Savelli
L'appropriazione del plusvalore prodotto durante il processo di produzione presuppone un'economia mercantile, la vendita di merci prodotte da produttori non proprietari dei prodotti del lavoro." Il plusvalore è, in questo senso, la forma monetaria del sovrapprodotto sociale."
"La
differenza tra la circolazione delle merci
M/1 - D - M/2
e la circolazione del
denaro
D - M - D/1
consiste dunque in questo: nella circolazione delle merci,
l'equivalenza delle merci M/1 e M/2 che
si trovano ai due poli della circolazione, è la condizione necessaria perché le
due operazioni possano effettuarsi. Nessun produttore semplice di merci può
acquistare merci di un valore superiore a quello delle merci che, per parte
sua, ha prodotto e venduto.
Nella circolazione del denaro, invece, la comparsa
di un plusvalore (D/1-D) è la condizione necessaria perché la circolazione
possa effettuarsi; nessun proprietario di capitale monetario farà 'circolare', 'lavorare', 'rendere' il suo denaro
per vedersi ritornare in tasca esattamente lo stesso ammontare che ne era
uscito!
... Il capitale
ed il plusvalore fanno la loro comparsa solo con lo sviluppo degli scambi e del denaro, e con l'impiego di una
maggiore produttività media del lavoro, non più per consentire a tutta la società di realizzare una
economia di tempo di lavoro, ma per assicurare a una parte della società i prodotti di questa accresciuta
produttività, sottoponendo a uno sforzo di lavoro sempre più duro l'altra parte
della società. Il capitale è il punto d'arrivo della storia dell'appropriazione
del sovrapprodotto sociale ad opera di una parte della società a spese di
un'altra, e non il punto d'arrivo della storia dell'economia del lavoro umano effettuata
a profitto della società umana nel suo insieme.
L'appropriazione del plusvalore prodotto durante il processo di produzione presuppone un'economia mercantile, la vendita di merci prodotte da produttori non proprietari dei prodotti del lavoro." Il plusvalore è, in questo senso, la forma monetaria del sovrapprodotto sociale."
domenica 28 giugno 2015
SCAMBIO, MERCE, VALORE* - Ernest Mandel
*Da "Trattato di economia marxista", Ernest Mandel, Capitolo II, Samonà e Savelli
"Il sistema di scambio
generalizzato coincide con gli inizi dell'artigianato professionale
all'interno del villaggio o della tribù. Ma questa specializzazione è una
specializzazione in seno a una comunità
di villaggio. Gli artigiani che abbandonano sempre più il lavoro agricolo
ricevono la sussistenza come ricompensa dei loro servizi. Lo scambio
all'interno del villaggio o della tribù resta dunque rudimentale.
Il produttore di merci non vive più direttamente dei prodotti
del suo lavoro; al contrario, non può sostentarsi che a condizione di disfarsi di questi prodotti. Vive, come dice Glotz degli artigiani
greci dell'epoca omerica, esclusivamente
del suo lavoro.
L'incremento del sovrapprodotto al di là di un limite ristretto
(riserva di viveri) non è il risultato di uno sviluppo autonomo dell'economia.
E' il risultato dell'intervento di pressioni
esterne, economiche (scambio) o sociali (appropriazione del surplus da parte di un potere centrale o
di una classe dominante.
Lo sviluppo di una classe dominante presuppone l'esistenza
di un sovrapprodotto sociale. Mentre un primo sviluppo del sovrapprodotto precede effettivamente qualsiasi costituzione
di una classe dominante, quest'ultima
assicura poi un'espansione maggiore di questo sovrapprodotto e un nuovo
sviluppo delle forze produttive.
...Un rapporto d'equivalenza tra due prodotti, tra due merci,
esige una misura comune, una quantità commensurabile comune. Il valore d'uso di una merce dipende
dall'insieme delle sue qualità fisiche, che ne determinano l'utilità.
L'esistenza di questo valore d'uso è una condizione indispensabile per la
comparsa del valore di scambio:
nessuno, infatti, accetterebbe in cambio del suo prodotto una merce senza
utilità, senza valore d'uso per nessuno. Ma il valore d'uso di due merci,
espresso nelle qualità fisiche , è incommensurabile; non si può misurare con
un'unità comune il peso del grano, la
lunghezza di una tela, il volume dei vasi, il colore dei fiori. Per consentire uno scambio reciproco tra questi
prodotti, bisogna cercare una qualità comune a tutti che possa al tempo stesso
essere misurata e quantitativamente espressa, e che dev'essere una qualità sociale, accettabile per tutti i
membri della società.
Ma se le merci sono il prodotto di un lavoro specifico
determinato, queste merci sono inoltre il prodotto del lavoro umano sociale, cioè di una parte del tempo globale
disponibile per una determinata società, e sulla cui economia la società è
basata, come abbiamo appena indicato. E' questo fatto che rende le merci
commensurabili; è il lavoro umano generale - definito astratto perché viene
fatta astrazione dal suo carattere specifico ... - che è la base del valore di scambio.
...Sul mercato in cui si incontrano i prodotti del lavoro di
villaggi diversi, se non di diverse regioni , i valori di scambio si
stabilizzano d'ora innanzi secondo medie
sociali. Non è il numero di ore di lavoro effettivamente spese per la
fabbricazione di un oggetto a determinarne il valore, ma il numero di ore di
lavoro necessarie per fabbricarlo nelle condizioni medie di produttività della società dell'epoca.
...Il lavoro umano nelle società primitive era un lavoro direttamente sociale. Nella piccola
società mercantile il lavoro individuale acquista il carattere di lavoro
sociale solo indirettamente,
attraverso il meccanismo dello scambio, il gioco della legge del valore.
Con la piccola produzione mercantile non raggiungiamo che
una fase transitoria tra una società retta coscientemente dalla cooperazione
del lavoro e una società in cui la completa dissoluzione dei legami comunitari
non lascia più posto se non a leggi 'obbiettive', cioè cieche, 'naturali',
indipendenti dalla volontà degli uomini, per reggere e governare le attività
economiche."
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