*Da: http://megachip.globalist.it/
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2015/11/trame-del-riconoscimento-in-hegel.html
https://ilcomunista23.blogspot.it/2015/08/un-parricidio-compiuto-un-parricidio-al.html
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Proverei a rispondere a questa prima, classica,
domanda su ciò che è vivo e ciò che è morto nell'opera di Karl Marx attraverso
il riferimento ai due titoli dei miei libri che scandiscono i miei studi sul
pensiero marxiano: Un parricidio mancato (Boringhieri) del 2005 e Un parricidio compiuto(Jaca Book) del 2014 (entrambi
già impliciti e anticipati nel mio libro più sinteticamente generale su Marx
del 1987,Astrazione e dialettica dal romanticismo al capitalismo. Saggio su
Marx, Bulzoni, Roma). Nel Parricidio mancato ho
voluto evidenziare quanto la foga del ribellismo giovanile unita a una non
profonda conoscenza della filosofia di Hegel, comune a una buona parte del
movimento delloJunghegelianismus degli anni '30 e '40 dell'800,
abbiano sollecitato Marx a un troppo facile e corrivo rovesciamento
dell'idealismo di quello Hegel che, con la sua collocazione dal 1818
all'Università di Berlino, era divenuto il pontefice massimo, assai più che
l'amico-nemico Schelling, della filosofia e della cultura tedesca postkantiana.
Uccidere quel padre metaforico significava, sul
piano più proprio del confronto tra singole individualità, superarlo nel
primato dell'egemonia filosofica, così come, sul piano più largamente culturale
e politico, rovesciare lo spirito nellamateria, la teoria nella prassi,
la filosofia contemplativa e speculativa nell'azione del proletariato
rivoluzionario.