La sinistra è stata colta di sorpresa dal neoliberalismo;
anziché riconoscerlo come un programma criticabile, lo ha scambiato per una
svolta storica già accaduta, a cui rassegnarsi, a cui anzi i suoi capi hanno
prestato i propri servizi in modo da averne la piccola ricompensa. Il grande
merito delle lezioni del 1978-79 di Michel Foucault al Collège de
France1 è
di avere colto la natura di programma del neoliberalismo, rintracciandone la
doppia radice nell'ordo-liberalismo tedesco della scuola di Friburgo degli anni
’20 e nel successivo anarco-liberalismo americano della scuola di Chicago, e
narrandone con grande accuratezza la storia. Chi leggesse il libro potrebbe
riconoscere nelle vecchie idee ordo-liberali non solo i principi ispiratori
dell'Unione Europea, ma la sua stessa retorica; l'espressione «economia sociale
di mercato», infine scivolata nel trattato di Lisbona, è stata coniata là, in
polemica con l'economia keynesiana; l'adorazione ordo-liberale della
concorrenza si è insinuata nel trattato di Lisbona come definizione della
natura fortemente competitivadell’Unione Europea2;
la stessa idea di reddito di cittadinanza che trasforma la disoccupazione inoccupabilità dei
lavoratori ha la sua genesi nella scuola di Friburgo. Dall'anarco-capitalismo
americano è invece influenzato, più che il moralismo europeista della
competitività, il capitalismo post-keynesiano in generale, che pretende di fare
dell'individuo, qualunque sia la sua condizione, un imprenditore, e della sua
attività, qualunque essa sia, un'impresa3.
Non è il caso di riassumere il lavoro di Foucault: meglio leggerlo,
anzi studiarlo, per trarne il quadro dell'ideologia neoliberale nella sua
ossessiva pervasività; è invece il caso di chiedersi perché mai il libro non
sia diventato né un segnale d'allarme né un'arma di lotta politica. La risposta
può essere anticipata subito: Foucault condivide con il neoliberalismo e con il
marxismo il suo presupposto più interno: l'identità di libertà e natura,
ossia la concezione che la libertà sia una proprietà originaria dell'individuo fuori dal
contesto politico, determinato cioè come naturale. Perché la sua indagine
avesse risonanza politica, Foucault avrebbe dovuto esporre il neoliberalismo
confrontandosi a fondo con la natura dello Stato, mettendo in questione non
solo il liberalismo, ma lo stesso Marx, risalendo quindi a Hegel.