La Californian Ideology e il sogno dell'automazione totale
nascondono un segreto. E cioè che il lavoro non è finito: al contrario, è
sempre di più. Solo che è talmente invisibile che a nessuno viene in mente che
vada pagato.
Un paio di settimane fa ho visto la puntata Il
pianeta dei robot di Presa diretta, una delle poche
trasmissioni Tv che fanno inchiesta in Italia. Bella trasmissione, e se siete
interessati potete rivederla qui. Peccato che abbia accreditato la solita versione
apocalittica della cosiddetta “ideologia californiana”.
Per Richard Barbrook e Andy Cameron, autori
venti anni fa dell’omonimo libro, la cosiddetta Californian
Ideology è quel mix di libero spirito hippie e zelo imprenditoriale
yuppie su cui fonda l’intero immaginario della Silicon Valley. Questo amalgama
degli opposti si rispecchia nella fede indiscussa nel potenziale emancipatorio
delle nuove tecnologie dell’informazione, nella credenza che la robotica e
l’automazione renderanno inutile la forza lavoro, e nella previsione che con la
cancellazione di milioni di posti di lavoro (dai trasporti alla logistica, fino
alla sanità e tutto il resto) non ci sarà modo di guadagnare da un’occupazione. A meno che non ci sia un reddito di base universale.
In questa miscela di cibernetica, economia liberista e
controcultura libertaria, frutto della bizzarra fusione tra la cultura
bohémienne di San Francisco e la nuova industria hi-tech, in effetti il reddito
di base è un tema di discussione; per Andrew McAfee e Erik Brynjolfsson, autori
de La nuova rivoluzione delle macchine, Google,
Facebook, Apple e gli altri giganti dovrebbero inoltre pagare più tasse,
argomento attualissimo anche in Europa dopo lo scontro tra la Commissione Ue e
il governo irlandese sui maxi-sconti fiscali garantiti per anni alla Apple. Ma
nel dibattito reale della Silicon Valley, le cose non stanno proprio così.
I “nuovi feudatari” della rete, accettano sì l’idea di un
reddito base universale, ma a condizione che non sia la Silicon Valley a pagare
il conto: è lo Stato che dovrebbe cancellare ogni forma di aiuto economico pubblico
per convertire i fondi in assegni da dare direttamente ai privati.
Nell’illusione di diventare un imprenditore tecnologico di successo, uno “startupperoe”, lo Stato diventa quindi l’erogatore di
assegni guadagnati sulle piattaforme del capitalismo interconnesso: il welfare
sarà il supporto sociale delle nuove agenzie di servizi online, e i diritti
sociali verranno legati alla partecipazione del consumatore che produce
informazione (prosumer) ai ritmi della macchina.
Leggi tutto: http://www.prismomag.com/ranking-lotta-di-classe/
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