martedì 6 agosto 2024

Hiroshima - les images inconnues

"Oppenheimer, Putin e altre storie sulla bomba" - Francesco Dall'Aglio

Il 6 agosto 1945, alle 8:15, un lampo luminoso infiammò il cielo sopra Hiroshima. Una gigantesca colonna di fumo si alza sopra la città. La prima bomba nucleare della storia è stata appena sganciata sulla più grande metropoli del Giappone occidentale. Questo nuovo documentario mostra questa tragedia dall'interno utilizzando le foto scattate quel giorno. 

                                                                         

domenica 4 agosto 2024

“Biden, trump o harris poco cambia: è già tutto deciso” - Riccardo Antoniucci intervista Jeffrey Sachs

Da: ilfattoquotidiano.it - Jeffrey D Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres. - Riccardo Antoniucci, Filosofo. Dal 2013 al 2016 è stato responsabile comunicazione e ufficio stampa per la casa editrice DeriveApprodi. Attualmente continua a lavorare nello stesso ambito come freelance, collaborando, tra gli altri, con le case editrici manifestolibri e Stampa Alternativa. Traduce dal francese ed è animatore della rubrica Francesismi per il blog filosofico di Micromega Il rasoio di Occam 

Leggi anche: Sachs: «Il grande errore degli Stati Uniti è credere che la Nato sconfiggerà la Russia» - Federico Fubini 

Come l’America si “vende” i nemici - Jeffrey Sachs  


Jeffrey Sachs - L’economista di Harvard e Columbia al “Fatto”: “Finché gli Stati Uniti continuano a parlare di Kiev nella Nato, non ci sarà nessuna pace

Ucraina, Cina, Medio Oriente. C’è una radice comune in questi conflitti, Jeffrey Sachs ne è certo, e porta a Washington. In particolare, alla Washington degli anni 90, dove è nata la dottrina neocon degli Stati Uniti come unica potenza globale: “L’arroganza americana e l’illusione dell’unipolarismo hanno reso il mondo meno sicuro”, afferma l’economista di Harvard e Columbia, pensatore controcorrente rispetto al mainstream accademico Usa. Ospite della scuola del Fatto, Sachs illustra il concetto citando il Doomsday Clock, l’orologio dell’Apocalisse ideato dal Bulletin of the Atomic Scientists: “Nel 1992 le lancette erano a 17 minuti dalla mezzanotte. Poi Clinton ha allargato la Nato, Bush ha invaso l’Iraq, Obama la Siria e la Libia, oltre a rovesciare Yanukovich in Ucraina, e Trump è uscito dal trattato sui missili nucleari a medio raggio. Ora siamo a 90 secondi dalla fine”. 


Professore, a due anni e mezzo dall’invasione russa dell’Ucraina il fronte è fermo, Volodymyr Zelensky dice che rilancerà il suo piano di pace a novembre, Mosca lo ha già bocciato. Un accordo è possibile? 

Il conflitto è iniziato dieci anni fa, con il rovesciamento di Viktor Yanukovich nel 2014 attivamente operato dagli Stati Uniti. Nel 2022 c’è stata una drammatica escalation. Questa guerra si sarebbe potuta evitare se gli Usa non avessero spinto per l’allargamento della Nato a est, nonostante i ripetuti allarmi della Russia. E dopo il 24 febbraio, si sarebbe potuta chiudere in poche settimane: Russia e Ucraina erano vicine a un accordo, poi Washington si è messa di traverso dicendo a Kiev di non scendere a patti con i russi, promettendo in cambio l’ingresso nella Nato. È un progetto che gli Usa hanno dagli anni 90, sbagliato fin dall’inizio. Gli europei lo sapevano, dietro le quinte lo dicevano, ma si sono allineati. Ora eccoci davanti alla tragedia: Kiev ha perso probabilmente 500 mila uomini e gli Usa continuano a dire che entrerà nella Nato, il che fa continuare la guerra. Dicevano lo stesso in Vietnam, in Iraq e in Afghanistan, sappiamo com’è finita. La strada per la pace è semplice: la Nato deve accettare la neutralità dell’Ucraina e la Russia deve fermare la guerra. Non succederà finché continuiamo a parlare di portare l’Ucraina nell’Alleanza. 

Il dispiegamento di missili americani a lungo raggio in Germania dal 2026 ha suscitato le ire della Russia. C’è il rischio che l’escalation vada oltre il verbale? 

sabato 3 agosto 2024

L’ecosocialismo di Karl Marx di Kohei Saito - Francesco Saverio Oliverio

Da: https://www.leparoleelecose.it - Ecologie della trasformazione, rubrica a cura di Emanuele Leonardi e Giulia Arrighetti - Francesco Saverio OliverioUniversità della Calabria, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. 

Leggi anche: IL MARX DI DAVID HARVEY - Giorgio Cesarale

Un dialogo sull’imperialismo: David Harvey e Utsa e Prabhat Patnaik. - Alessandro Visalli 

Il neoliberismo è un progetto politico*- B. S. Risager intervista David Harvey 

https://traduzionimarxiste.wordpress.com/2019/07/08/intervista-a-utsa-patnaik-storia-agraria-e-imperialismo 

La migrazione come rivolta contro il capitale*- Prabhat Patnaik





L’ecosocialismo di Karl Marx di Kohei Saito è comparso in lingua italiana per i tipi di Castelvecchi nell’ottobre 2023 [1]. La pubblicazione in lingua inglese risale al 2017, l’editore fu la Monthly Review Press [2]. Saito è filosofo del pensiero economico, professore all’Università di Tokyo; il suo nome è giunto al grande pubblico grazie al boom di vendite del successivo Capital in the Antropocene (Ed. Shueisha, 2020) vincitore dell’Asia Book Award del 2021 nella categoria dei libri con un gran numero di lettori che colgono con acutezza i cambiamenti della società moderna. 


L’autore – sin dalle pagine introduttive – si immerge nel dibattito che ha attraversato le opere di Marx, in particolare in merito all’ecologismo. Il rivoluzionario di Treviri è stato criticato – ricorda Saito – a partire dagli anni Settanta anche dall’emergente movimento ambientalista per il suo “prometeismo” ovvero per il suo elogio al progresso delle forze produttive e anche in campo sociologico non sono mancate voci autorevoli – come quella di Anthony Giddens – che hanno condiviso lo stereotipo secondo il quale in Marx lo sviluppo tecnologico avrebbe permesso di manipolare la natura.

 

Proprio l’emergere delle preoccupazioni per le sorti dell’ecosistema – poste dal noto rapporto Limits to Growth nel 1972 nei termini di un prossimo raggiungimento dei limiti naturali se la linea di sviluppo fosse continuata inalterata in alcuni settori strategici come l’industrializzazione e la produzione alimentare [3] – e la nascita dei movimenti ambientalisti hanno posto alla tradizione di pensiero marxista delle sfide importanti, in primis quella di individuare gli elementi teorici con cui aggredire problemi nuovi. Si trattava di recuperare e costruire un’immaginazione socialista sull’ecosistema


Il pensiero socialista sull’ambiente si è sviluppato – argomenta Saito – in due fasi: una prima che desiste dal riscontrare un’ecologia in Marx o che, seppure ne riconosca l’esistenza, ne disconosce la rilevanza per l’oggi poiché formatasi in un contesto storico diverso. Sono riconducibili alla prima fase ecosocialista autori come André Gorz, Michael Löwy, James O’Connor o sostenitori più recenti come Joel Kovel. Questi autori hanno comunque lavorato – seppur in modi diversi – per sviluppare una proposta di transizione ecologica anche attraverso il metodo di Marx. Una seconda fase, con autori come John Bellamy Foster e Paul Burkett, che «analizzano le crisi ambientali come una contraddizione del capitalismo basata sulla “frattura metabolica”» (p. 10) con l’obiettivo di avvalorare la robustezza dell’ecologia di Marx. Foster, nel suo contributo al libro Marx Revival (Donzelli, 2019) curato da Marcello Musto, segnala anche una terza fase dell’ecosocialismo legata ai movimenti ambientalisti globali dei primi decenni del nostro secolo [4]. Ci sono poi i critici della teoria della frattura metabolica come Jason W. Moore che, dice Saito, lamentano che l’ecologia di Marx può tuttalpiù far emergere che il capitalismo sia deleterio per la natura.

giovedì 1 agosto 2024

Rivoluzioni colorate. Genesi, applicazione e crisi di uno strumento di guerra ibrida - Laura Ruggeri

Da: https://laura-ruggeri.medium.com - Laura Ruggeri Ricercatrice e scrittrice indipendente, residente a Hong Kong dal 1997. Lenta e analitica su Medium, veloce e furiosa su Telegram https://t.me/LauraRuHK 



(Relazione presentata ad un convegno in Umbria, 29 giugno 2024)

Immagino che tutti voi sappiate che cosa si intende quando si parla di rivoluzioni colorate e possiate elencarne almeno alcune. In realtà la lista è molto lunga visto che uno dei teorici di queste rivoluzioni, Gene Sharp, scrive il suo libro The Politics of Nonviolent Action (La politica dell'azione nonviolenta ) già nel 1973. Quel libro si basava su una ricerca che Sharp aveva condotto quando studiava ad Harvard alla fine degli anni Sessanta e che era stata finanziata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. A quel tempo l'Università di Harvard era l'epicentro dell'establishment intellettuale della Guerra Fredda — vi insegnavano Henry Kissinger, Samuel Huntington, Zbigniew Brzezenski. E anche la CIA era di casa.

A prima vista potrebbe sembrare strano che i temi su cui lavorava Gene Sharp fossero di grande interesse sia per la CIA che per il Dipartimento della Difesa. In realtà non è strano per nulla. Organizzare la società civile per usarla come un esercito irregolare avrebbe permesso di attaccare il nemico sul proprio terreno invece di scatenare un conflitto militare, opzione troppo pericolosa per gli USA dal momento che l'Unione Sovietica era una potenza nucleare. Un cambio di regime permetterebbe di raggiungere gli obiettivi desiderati ma senza il rischio di un'escalation militare. Ricordiamo che la sconfitta subita in Vietnam era ancora cocente e aveva lasciato una ferita profonda nella psiche degli americani, l'opinione pubblica era fermamente contraria all'idea di sacrificare in guerra un'intera generazione.

E così assistiamo ad un fenomeno interessante: dalla fine degli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta il budget destinato all'intelligence cresce a ritmi ancora più sostenuti del budget militare.

martedì 30 luglio 2024

Incontro con Roberto Fineschi

antropocene - https://www.antropocene.org - Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!).


Il video dell'incontro con Roberto Fineschi, curatore della nuova edizione del primo libro del Capitale
pubblicata da Einaudi Editore, nella collana I Millenni.

                                                                         

domenica 28 luglio 2024

Sincretismi vitali a Cuba: contraddizioni sociali e processi simbolici - Alessandra Ciattini

Da: https://giuliochinappi.wordpress.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). 


Le sacre icone forniscono una realtà palpabile a una comunità per altro verso immaginaria. L’interessante approfondimento di Alessandra Ciattini sulle pratiche religiose a Cuba. 


Nella letteratura antropologica e storico-religiosa ci si avvale spesso del termine “sincretismo”, inteso in modi diversi. Secondo Droogers (1989), le definizioni oggettive del termine si riferiscono a tradizioni culturali e religiose difformi che si incontrano in un determinato contesto storico-sociale e si mescolano fino a dar vita a forme diverse, con distinti gradi di sincretizzazione più o meno profondi (Marzal 1985). Le definizioni soggettive invece contengono spesso giudizi di valore imperniati sulla condanna dell’incontro e della fusione di religioni di origine diversa: basti pensare alla teologia cristiana che considera pericolosa ogni forma di sincretismo, che contaminerebbe la purezza originaria della vera religione rivelata. Ovviamente, come osserva Droogers, la distinzione tra definizioni oggettive e soggettive non è netta, e possiamo trovare caratteri soggettivi in quelle oggettive e viceversa. Di fatto non esiste un accordo scientifico sulla nozione di sincretismo e perciò possiamo usarla solo se la definiamo a partire da una teoria dei fenomeni sincretici e delle condizioni storico-sociali in cui si formano e si sviluppano. Gli esempi cubani qui analizzati mostrano un sincretismo strettamente legato alle contraddizioni della vita sociale. In molti casi esso tenta di risolvere queste contraddizioni, come sottolineano i funzionalisti, in altri la produzione di una sintesi culturale (Stewart e Shaw 1994) rinvia ad una soluzione simbolica e ideologica senza incidere sulle trasformazioni reali. Un’impostazione dialettica ci permette di identificare e di interpretare gli aspetti contraddittori dei fenomeni sociali.

sabato 27 luglio 2024

Imperialismo e Jhad - R. Caputo intervista M. BRIGNOLI

Da: Tracce Di Classe - Maurizio Brignoli, redattore della rivista "La Contraddizione" (https://rivistacontraddizione.wordpress.com). 


                                                                          

vedi anche: M. BRIGNOLI. "Breve storia dell'imperialismo" . Intervista R. Caputo de "La Citta' Futura"

La costante collusione fra imperialismo occidentale e terrorismo islamico (https://www.youtube.com/watch?v=ZdkAfGgSFeI). 

giovedì 25 luglio 2024

L’onda lunga della crisi del marxismo (tra prassi e teoria) - Roberto Fineschi

Da: "https://www.dialetticaefilosofia.it/"  dedicato a Il marxismo italiano nella crisi degli anni Settanta, a cura di C. M. Fabiani. - Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!).

Leggi anche: Calvino è stato marxista. In memoriam - Roberto Fineschi 

Abbozzo di riflessione sul PCI e sulla sua crisi - Roberto Fineschi 

Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi 

Epoca, fasi storiche, Capitalismi - Roberto Fineschi 

Chi critica la critica? Alla ricerca di soggetti storici - Roberto Fineschi 

Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi 

Cosa diceva Berlinguer: discorso al "Convegno degli intellettuali" (1977) 

Sul compromesso storico - Aldo Natoli 

L’ACQUA PESANTE E IL BAMBINO LEGGERO*- Gianfranco Pala 

La crisi marxista del Novecento: un’ipotesi d’interpretazione*- Stefano Garroni 

La missione morale del Partito comunista - György Lukács

Comunisti, oggi. Il Partito e la sua visione del mondo. - Hans Heinz Holz.

Vedi anche: Per un nuovo Marx - Giovanni Sgrò, Roberto Fineschi 

La filosofia hegeliana del diritto è ancora attuale? - Roberto Fineschi ne discute con Giorgio Cesarale 

sullo scritto di Ernesto Che Guevara "L'uomo e il socialismo a Cuba" - Alessandra Ciattini 

Premessa 

La prima difficoltà nell’affrontare il tema proposto nasce dalla articolata definizione della stessa categoria di marxismo. Nel dibattito corrente si tende a distinguere tra (i) Marx come fondatore di una teoria della storia che nasce dall’esperienza pratica e che è capace di conseguenze pratiche, (ii) il marxismo, in generale, come tentativo di applicarla alla realtà con intenti trasformativi e (iii) i marxismi, al plurale, come diversificate modalità attraverso le quali quel tentativo viene concretizzato1 . Si discute anche di quanto i vari marxismi siano stati coerenti con l’impianto generale della teoria di Marx, oggi in particolare alla luce delle novità emerse con la pubblicazione della nuova edizione storico-critica2 . In via preliminare mi atterrò a questa articolazione, declinando quindi il tema a partire da una possibile individuazione di quale fosse il peculiare marxismo che entrò in crisi negli anni Settanta; poiché tuttavia caposaldo di questa impostazione è la mediata dialettica di teoria e prassi, di movimento reale e sua trasposizione politica, ritengo necessaria una premessa storico-reale e non meramente teorica. Le riflessioni qui proposte sono di carattere preliminare e da verificare in studi più approfonditi. 

§1. Il marxismo-leninismo del PCI e la sua evoluzione negli anni Settanta

Credo si debba partire dall'individuazione dei tratti caratterizzanti il marxismo-leninismo del PCI, forma egemone di organizzazione pratica e politica in Italia, adattamento togliattiano di ispirazione gramsciana della tradizione sovietica sul modello del Partito nuovo3. Procedendo in maniera estremamente schematica e approssimativa, ritengo si possano individuare alcuni punti chiave: 

1) la classe operaia come soggetto antagonista. L’idea della tendenziale polarizzazione sociale in operai contro capitalisti; 

2) l’alleanza con i contadini per la formazione del blocco storico; 

3) il partito come soggetto organizzativo con una sua struttura centrale forte e una sua capillare diffusione nella produzione e nella società civile; 

4) proprietà e gestione statale della produzione come obiettivo di lungo termine in cui consisteva la realizzazione del socialismo, più o meno sulla falsariga del modello sovietico; il concetto di egemonia per la progressiva formazione di un senso comune comunista che andasse di pari passo con le modifiche di struttura; 

5) l’idea che la questione strutturale fosse risolta, nel senso che, come sostiene Gramsci nei Quaderni, le premesse materiali fossero già poste. Da questo punto di vista la questione della rivoluzione diventava squisitamente – o esclusivamente – sovrastrutturale. 

Se questa sommaria schematizzazione può costituire un primo punto di partenza, che cosa ne resta dopo i cambiamenti avvenuti nella dinamica del modo di produzione capitalistico dalla prima fase del dopoguerra ad oggi?4 

martedì 23 luglio 2024

Possiamo sconfiggere la lobby – Ilan Pappé

Da: https://it.palestinechronicle.com - Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948. 


Gaza Solidarity Encampment at Columbia University. 


"La vista dei bambini sepolti sotto le macerie, recuperati da bambini appena più grandi, è sufficiente per me e, ne sono certo, per chiunque sia mai stato messo a tacere dalle lobby, per non cedere, ma per impegnarsi a superare ogni ostacolo posto sul nostro cammino di verità."

A nove mesi dall’inizio dell’assalto genocida di Israele contro Striscia di Gaza, l’attacco parallelo alla libertà di parola sulla Palestina stia continuando con eguale intensità, rendendo difficile per il grande pubblico apprezzare la realtà palestinese al di là della copertura manipolata e distorta offerta dai media mainstream.

È chiaro che ci troviamo di fronte a una campagna coordinata guidata dalla lobby filo-israeliana e finalizzata a continuare la negazione storica della Nakba in corso.

La campagna è iniziata con avvertimenti rivolti a molti giornalisti e accademici occidentali, di non menzionare il contesto storico, per non parlare di quello morale, dell’assalto di Hamas a Israele del 7 ottobre. Un avvertimento in tal senso è stato rivolto persino al Segretario Generale delle Nazioni Unite, per essersi semplicemente limitato a menzionare il contesto storico.

Analizzare gli atti di repressione inosservati messi in atto dopo il 7 ottobre è molto importante perché ci permette di sollevare una domanda importante: la lobby pro-israeliana è ancora abbastanza potente da mettere a tacere la libertà di parola sulla Palestina o gli eventi del 7 ottobre hanno messo in luce le sue carenze?

lunedì 22 luglio 2024

Parliamo di Pace, di diplomazia e di Europa - Ne discutono Alessandro Di Battista e Elena Basile

Da: Alessandro Di Battista - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario. - Alessandro Di Battista è un opinionista e scrittore italiano. Deputato M5S alla Camera (2013–2018). 

                                                                         

domenica 21 luglio 2024

LOSURDO ed il REVISIONISMO STORICO - Alessandra Ciattini e Gianmarco Pisa

Da: Tracce Di Classe -  Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it).
Gianmarco Pisa è operatore di pace. Impegnato in iniziative e ricerca-azione per la trasformazione dei conflitti, nell’ambito di IPRI (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace) – Rete Corpi Civili di Pace, si occupa inoltre di inter-cultura e inclusione presso i centri di ricerca RESeT (Ricerca su Economia Società e Territorio) e IRES Campania (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali), a Napoli, la sua città. Ha all’attivo pubblicazioni sui temi del conflitto e della pace e azioni di pace nei Balcani, per Corpi Civili di Pace in Kosovo, e, in diversi contesti, nello scenario mediterraneo. 

"Comprendiamo molto bene che la formazione di un ordine mondiale che rifletta il vero equilibrio di forze e la nuova realtà geopolitica, economica e demografica è un processo complicato e purtroppo addirittura doloroso. 
Ciò è dovuto soprattutto al fatto che gli sforzi dei membri del BRICS e di altri paesi in via di sviluppo affrontano una forte resistenza da parte delle élite al governo degli Stati cosiddetti "miliardi d'oro". 
Agendo contro la logica storica e spesso a scapito degli interessi a lungo termine delle proprie nazioni, cercano di cementare un certo ordine basato sulle proprie regole che nessuno ha mai visto, discusso o adottato. 
Queste regole vengono scritte o corrette ogni volta, per adattarsi a ogni situazione specifica e nell'interesse di coloro che si considerano eccezionali e si arrogano il diritto di dettare la propria volontà agli altri. 
Questo è il meglio del colonialismo classico, un chiaro tentativo di sostituire il diritto internazionale legittimo e monopolizzare la verità ultima, e questo monopolio è distruttivo". 

Estratto del discorso del presidente russo Vladimir Putin durante la sessione plenaria del 10° Forum parlamentare BRICS, Palazzo Tauride, San Pietroburgo, 11 luglio 2024.

                                                                             

IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli
“RAZZISMO E CULTURA” - Frantz Fanon
Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi
Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi
Persona, Razzismo, Neo-schiavismo: tendenze del capitalismo crepuscolare. - Roberto Fineschi
La schiavitù, radici antiche di un male moderno - Francesco Gamba 

sabato 20 luglio 2024

UN ERRORE DANNOSO: IGNORARE IL PASSATO - Luciano Canfora

Da: Macerata Racconta -  Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast)
La catastrofe della democrazia: Tucidide, Aristofane, Platone -  Francesco Fronterotta (https://www.youtube.com/watch?v=VvgYW65g2xI

                                                                          

giovedì 18 luglio 2024

L'autonomia differenziata un vulnus per il paese - Francesco Pallante

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano - Francesco Pallante è professore ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Torino. Collabora con «il manifesto ».


                                                                           

martedì 16 luglio 2024

Un’introduzione alla lettura di Michel Clouscard: «Neofascismo e ideologia del desiderio» - Aymeric Monville

Da: https://frontepopolare.net - Michel Clouscard è stato un filosofo, sociologo e antropologo francese. Vicino al Partito Comunista Francese, è particolarmente noto per le sue critiche al liberalismo libertario come fase attuale del capitalismo. - Aymeric Monville [1] Redattore capo aggiunto della rivista La Pensée, direttore delle Éditions Delga. 

Leggi anche: https://frontepopolare.net/2013/05/19/michel-clouscard-neofascismo-e-ideologia-del-desiderio 

La filosofia francese contemporanea - Francesco Valentini


Da una crisi all’altra, dal fascismo di ieri a quello che si prepara, Neofascismo e ideologia del desiderio ci fa comprendere il nostro dopoguerra, i «quaranta vergognosi» che sono succeduti ai «trenta gloriosi»[2] in Occidente e che ci conducono all’impasse attuale. Benché scritto in Francia, il libro racconta una storia comune ai due versanti delle Alpi: come le conquiste sociali della Resistenza e l’immensa speranza suscitata dalla vittoria sul fascismo siano stati oggetto di un’implacabile «reconquista» da parte del capitale, a costo di camuffamenti e sordide astuzie e di una vera guerra d’accerchiamento ideologico. L’opera non è solo un testo marxista. Vero Principe delle attuali guerre sociali, questo testo di Michel Clouscard (1928-2009) merita di essere letto o riletto, più di trent’anni dopo la prima traduzione italiana[3], da tutti i repubblicani progressisti, pena non comprendere davvero l’offensiva attualmente portata avanti non solo contro il retaggio del 1917, ma anche contro quello del 1789 e della Costituzione italiana. 

 La distruzione generalizzata delle conquiste sociali

Senza dubbio in Francia – consiste anche in ciò l’interesse del libro – la sequenza risulta ancora più evidente che in Italia. Se la Repubblica era uscita rafforzata dalla Resistenza, la fase successiva al Maggio ’68 marcherà il declino delle due forze della Resistenza, gaullisti e comunisti. La socialdemocrazia mitterrandiana, simile in ciò a quella di Craxi, porterà a compimento la riverniciatura «di sinistra» a un processo di smantellamento delle conquiste sociali condotto a colpi d’integrazione europea nel disprezzo della democrazia, di deregolamentazione dei mercati finanziari[4] e di perseguimento sfrenato dell’imperialismo, dalla «guerra stellare» reaganiana alla Libia passando per l’Iraq, l’Africa in generale, ecc. Questa strategia è proseguita in tempi più recenti su più larga scala con la destra, legittimando l’individuazione di caratteri pre-fascisti nel sarkozismo e nel berlusconismo, per arrivare in Italia a forme compiute di autoritarismo tecnocratico con i dicasteri Monti e Letta che mostrano senza dubbio la via anche alla Francia.

Prefascismo? Gli eterni pignoli grideranno alla commistione, ma forse di meno in Italia dove l’integrazione del fascismo nella destra e della destra nel fascismo è un fenomeno patente e indecente[5]. La storia francese e quella italiana sono troppo intrecciate perché questo fenomeno cessi d’inquietare una Francia i cui anticorpi repubblicani sono sempre più fiacchi.

L’altro punto comune evidente tra i due paesi è di avere a lungo beneficiato della presenza di un partito comunista estremamente potente, capace di creare dei veri elementi di socializzazione nella vita nazionale. La loro assenza, de jure in Italia e solamente de facto in Francia, coincide perfettamente con lo smantellamento generalizzato delle conquiste sociali e richiama continuamente alla mente l’alternativa marxiana tra socialismo e barbarie.

Oggi il revisionismo è tale che non si vede più nel Maggio francese del ’68 un’immensa ondata di protesta sociale (dieci milioni di scioperanti in gran parte comunisti), mentre elementi all’epoca marginali e in realtà controrivoluzionari costituiscono il punto di riferimento ultimo, nella misura in cui hanno reso possibile l’immenso imbroglio successivo: la sostituzione dell’antagonismo capitale/lavoro con dei conflitti identitari, giovani/vecchi, uomini/donne, ecc. Di rilancio in rilancio, quel movimento pretese di rappresentare in primo luogo tutta la gioventù, poi tutta la rivolta, poi tutto il ’68. È un misterioso sintomo della cancellazione della memoria storica che nessuno abbia visto che covavano, nel seno della «rivolta» studentesca, in una forma nondimeno alquanto esplicita, i temi classici del fascismo: terrorismo dell’identità, antisindacalismo, anticomunismo, ipernaturalismo (crescita zero) e ritorno in forze dell’irrazionalismo (Heidegger deve rimpiazzare Hegel e Nietzsche deve rimpiazzare Marx).

domenica 14 luglio 2024

REQUIEM PER L’OCCIDENTE - Giorgio Agamben

Da: - https://www.quodlibet.it - Giorgio Agamben è un filosofo italiano. Ha scritto diverse opere che spaziano dall'estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica. La sua opera è studiata in tutto il mondo. 



"SIGNORE NON DAR LORO PACE, PERCHE' ESSI NON SANNO COSA ESSA SIA". 

RIFLESSIONI SPARSE INTORNO A "REQUIEM PER L'OCCIDENTE"  DI GIORGIO AGAMBEN. 


Dopo la lettura di quest'ultimo - e potentissimo - intervento di Giorgio Agamben, sento la necessità di spargere i seguenti spunti di riflessione.

1) Oggi nessuno quanto Agamben - assolutamente nessuno - riesce con tanta puntualità ed efficacia a descrivere il punto di svolta della storia umana che stiamo vivendo.

2) Il possesso di tale capacità colloca questo filosofo entro un ristretto insieme composto da Nietzsche, Leopardi e pochissimi altri: l'insieme di coloro che sono riusciti a rendere una cosa sola il pensiero poetico e il pensiero filosofico, tanto nell'articolazione quanto nella genesi dell'atto di pensare.

3) In questo tempo della Fine, la poesia può e deve avere un ruolo giacché essa è l'unica disciplina umana in grado di semplificare la forma espositiva di un concetto e al contempo manternerne - e talora perfino accentuarne - la sostanziale complessità.

4) In questo testo, Agamben dà per scontata la fine dell'Occidente e, certamente, non si tratta d'una previsione di tipo militare o geopolitico. L'Occidente ha abbracciato la causa del Nulla e ha irretito con la menzogna tutti quelli che erano i suoi fondamenti. Pertanto, anche nell'eventualità di una sua vittoria sul campo di battaglia, la stessa ragion d'essere dell'Occidente risulterebbe compromessa per sempre.

5) Con questo testo, Agamben suggerisce di vincere la paura della morte e il senso d'impotenza, attraverso la lucida denuncia e l'implacabile giudizio nei confronti di chi ci ha portati a tutto questo.
Si tratta, insomma, di riuscire a essere eticamente autonomi nel momento della Fine. 

Un testo da leggere, poi da meditare e poi da ri-leggere ancora. 
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Verso la fine del XIX secolo, Moritz Steinschneider, uno dei fondatori della scienza del giudaismo, dichiarò, non senza scandalo di molti benpensanti, che la sola cosa che si poteva fare per il giudaismo era assicurargli un degno funerale. È possibile che da allora il suo giudizio si applichi anche alla Chiesa e alla cultura occidentale nel suo complesso. Quel che di fatto è, tuttavia, avvenuto è che il degno funerale di cui parlava Steinschneider non è stato celebrato, né allora per il giudaismo né ora per l’Occidente. 

sabato 13 luglio 2024

“Dal ‘48 Israele vuole disfarsi del popolo palestinese” - RACHIDA EL AZZOUZI intervista ILAN PAPPÉ -

Da: ilfattoquotidiano.it - Articolo originale https://www.mediapart.fr - Traduzione di Luana De Micco -Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948. - Rachida El Azzouzi è una giornalista del sito d’informazione francese Mediapart. 

Leggi anche: LE QUATTRO LEZIONI DELL'UCRAINA. I DOPPI STANDARD OCCIDENTALI - Ilan Pappé 

“GENOCIDIO PROGRESSIVO” - Lo storico spiega – alla luce della guerra a Gaza – come è passato dal credere ai “miti nazionali” come quello della Palestina “terra senza popolo per un popolo senza terra” ad aprire gli occhi sulla “pulizia etnica” 

1 LUGLIO 2024
Come ogni israeliano nato, cresciuto ed educato in Israele, lo storico Ilan Pappé ha creduto a lungo nei “miti nazionali” di Israele, soprattutto quello della Palestina come “terra senza popolo per un popolo senza terra”. Poi, un po’ alla volta, Ilan Pappé, che ha fatto una parte dei suoi studi universitari all’estero, ha aperto gli occhi su quella che lui stesso chiama “pulizia etnica della Palestina”, perpetrata da Israele. L’espressione da lui coniata ha dato il titolo a uno dei suoi saggi più importanti, che era stato pubblicato in Francia nel 2008 dalla casa editrice Fayard ed è ripubblicato ora dall’editore La Fabrique. “Mi ci sono voluti vent’anni per esprimere con parole giuste la realtà della guerra del 1948-1949”, ha confidato di recente a Mediapart. 

Ilan Pappé, nei suoi testi parla di ‘pulizia etnica’ e di ‘genocidio progressivo’. Ma il termine ‘genocidio’ oggi solleva aspre polemiche se usato rispetto alla guerra in corso a Gaza… 

Uso il termine ‘pulizia etnica’ per descrivere ciò che accade nei territori palestinesi dal 1948 e che per decenni è stato ignorato: ovvero l’espulsione forzata di un’intera popolazione con l’intenzione, non di eliminarla, ma di sbarazzarsene. Tra il 1947 e il 1949, più di 400 villaggi palestinesi sono stati deliberatamente distrutti, quasi un milione di palestinesi sono stati cacciati dalle loro terre dagli israeliani dietro minacce e dei civili sono stati massacrati. I palestinesi parlano di Nakba, la grande catastrofe. Nel 2007, quando Hamas è stato eletto, due anni dopo il ritiro dei coloni dalla Striscia di Gaza, Israele ha punito la popolazione imponendo un blocco terrestre, navale e aereo, causando indirettamente la morte, privando cioè i palestinesi di beni di prima necessità, come cibo e medicine. È questo che io chiamo ‘genocidio progressivo’. Come la delegazione sudafricana che ha portato il caso davanti alla Corte internazionale di giustizia, credo che oggi, dal 7 ottobre, sia in corso un genocidio: l’intenzione è di eliminare una popolazione e la sua capacità di sopravvivenza. Il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha detto: ‘Nessuno è innocente a Gaza’. Cioè, tutti sono un obiettivo legittimo. 

Quando ha preso coscienza della realtà della guerra del 1948- 1949? 

Probabilmente nel 1982, con la prima guerra in Libano, quando lavoravo alla mia tesi di dottorato sul 1948, a Oxford. Ho avuto accesso agli archivi e a documenti e prove che contraddicevano tutto ciò che avevo imparato a scuola e all’università in Israele. Ma c’è voluto del tempo prima che mi sentissi abbastanza sicuro per poter parlare apertamente di ‘pulizia etnica’. Ho usato questo termine per la prima volta solo nel 2006. Poco dopo ho lasciato il mio Paese perché ricevevo minacce di morte, in Israele molti mi considerano un traditore. 

giovedì 11 luglio 2024

Enzo Traverso, "Gaza davanti alla storia" - Marco Revelli

Da: https://www.doppiozero.com - Marco Revelli è un politologo, attivista politico, giornalista e saggista italiano. - Enzo Traverso è uno storico e intellettuale tra i più autorevoli, con un profilo internazionale di alto rilievo. Ha insegnato in Francia, dove si è trasferito dal 1985, a Paris VIII, all’Ecole des hautes études en Sciences sociales, come full professor all’Université de Picardie e infine negli Stati Uniti, alla prestigiosa Cornell University. 


Enzo Traverso è uno storico e intellettuale tra i più autorevoli, con un profilo internazionale di alto rilievo. Ha insegnato in Francia, dove si è trasferito dal 1985, a Paris VIII, all’Ecole des hautes études en Sciences sociales, come full professor all’Université de Picardie e infine negli Stati Uniti, alla prestigiosa Cornell University. Nella sua ampia bibliografia (una quindicina di testi, in gran parte pubblicati in francese e in inglese, oltre che in italiano) figurano i grandi temi della violenza nel XX secolo (in particolare il fondamentale testo su La violenza nazista. Una genealogia, del 2002); della cultura ebraica nella diaspora e del suo ruolo nell’autocoscienza della modernità; del senso e del significato di Auschwitz e della Shoah nella vicenda intellettuale postbellica. È uno dei quattro curatori, insieme a Marina Cattaruzza, Marcello Flores e Simon Levis Sullam, della monumentale Storia della Shoah pubblicata dalla UTET nel 2019. Ha dunque le carte perfettamente in regola per affrontare l’impervio tema cui è dedicato questo suo ultimo lacerante testo.

Gaza davanti alla storia non è un libro di storia, per il banale fatto che – l’autore lo dichiara fin dall’incipit – si occupa di un’attualità tuttora in corso. È piuttosto un libro sul presente visto alla luce della storia. Un’operazione in esplicita controtendenza, e quindi in sé coraggiosa, in tempi in cui il vezzo prevalente, e non privo di malizia, è la de-storicizzazione sistematica di ciò che accade, con una visione puntiforme degli eventi – siano essi il 24 febbraio per l’Ucraina, il 7 ottobre per Israele, o prima ancora l’11 settembre per gli Stati Uniti –, quasi che l’orrore scaturisca dall’istante, da una qualche “perversione morale”, senza nulla alle radici, né sul piano evenemenziale né su quello culturale. E come se i dispositivi argomentativi a vantaggio dei “nostri” e viceversa a condanna degli “altri” fossero innocenti nel loro carattere inedito e non invece riproposizioni di consolidati e già condannati stereotipi valoriali. Qui invece, al contrario, ogni fatto – e si tratta soprattutto di fatti violenti, della violenza estrema con cui la guerra identitaria contemporanea si esprime –, e soprattutto ogni “discorso”, è visto sullo sfondo di ciò che si è compiuto e pensato “prima”, nel processo temporale lungo il quale i protagonisti in conflitto si sono formati e hanno elaborato (e insieme trasfigurato e/o snaturato) le proprie rispettive identità e pratiche. 

martedì 9 luglio 2024

In ricordo di Gianfranco Pala

Da: https://anticapitalista.org - Gianfranco Pala (1940 - 2023), Economista italiano. Docente di Economia alla Sapienza di Roma. Direttore della rivista LA CONTRADDIZIONE (https://rivistacontraddizione.wordpress.com). Studioso marxista tra i più rigorosi.

Leggi anche: E’ morto il compagno Gianfranco Pala, un marxista rigoroso. - Francesco Schettino

DIALOGO SOPRA UN MINIMO SISTEMA DELL’ECONOMIA, a proposito della concezione di Sraffa e degli “economisti in libris” suoi discepoli * - Gianfranco Pala e Aurelio Macchioro

Il “lupo marxicano” - Giorgio Gattei 

Dal prestito alle “tavolette” dei Sumeri (con le equazioni di Dgiangoz). Cronache marXZiane n. 13 - Giorgio Gattei

Vedi anche: Keynes e le ambiguità della liberazione dal lavoro - Riccardo Bellofiore 

Sraffa tra Ricardo e Marx - Riccardo Bellofiore 

Abbiamo appreso la notizia della scomparsa del compagno Gianfranco Pala. La sua critica dell’economia politica ha rappresentato un pilastro determinante nella formazione di tantissime e tantissimi compagne e compagni. Ci lascia un vuoto teorico e politico impressionante. Ma ci resta anche moltissimo. Ci resta l’enorme patrimonio dei suoi scritti, articoli, libri, opuscoli; ci restano i preziosissimi numeri della sua rivista Contraddizione. Ci mancheranno, però, i suoi convegni, le sue polemiche, le sue invettive e le sue straordinarie e inimitabili lezioni; soprattutto, ci mancheranno le nostre letture collettive del Capitale e quella sua testarda ossessione di leggere e rileggere, direttamente e continuamente, Marx ed Engels, senza mai cedere alle mistificazioni dell’accademia dominante. Ci stringiamo alla sua compagna, Carla Filosa, e alla sua famiglia con un abbraccio militante, comunista e rivoluzionario. Crediamo che il modo migliore per ricordarlo sia quello di riproporre la nostra presentazione alla ripubblicazione del suo capolavoro di critica dell’economia politica, anche grazie allo sforzo e al contributo di Sinistra Anticapitalista e della Biblioteca Livio Maitan. Grazie Gianfranco di tutto e per tutto. (https://anticapitalista.org14 novembre 2023)


Marx: lupus in fabula!

di Olmo Dalcò

Grazie alla volontà di un coraggioso editore, nonché alla pressione militante di Sinistra Anticapitalista, è stato ripubblicato il libro di Gianfranco Pala, Pierino e il lupo, dopo trentaquattro anni dalla sua prima uscita. Pierino e il lupo narra, ripercorrendo Prokofiev, in forma di favola economica, del rapporto tra Sraffa e Marx, che tanto affascinò le cattedre universitarie negli anni settanta, e tanto influenzò il dibattito nell’ambito della sinistra politica e sindacale. Tuttavia, così tanto è mutato il clima culturale e politico, negli ambienti accademici e non, che il dibattito attorno alle tesi di Sraffa ha fatto decisamente il suo tempo, essendo stato dimenticato persino il nome dell’illustre economista italiano. Perché allora la necessità di una nuova pubblicazione?

La prima risposta banale sarebbe quella di rendere omaggio a un vero e proprio capolavoro di critica dell’economia politica, ovviamente coscientemente trascurato dall’accademia dominante, sempre più meschinamente ideologica e oscurantista. La seconda risposta militante è che la crisi economica a cui stiamo assistendo è anche una crisi dell’economia borghese e della sua capacità mistificatoria. Infatti, l’opera, pur narrando di come Pierino, ovvero Piero Sraffa, riuscì a mettere in gabbia Marx, ovvero il lupo, si conclude, tuttavia, con un lupo vivo e agitato all’interno di una gabbia neanche troppo resistente.

domenica 7 luglio 2024

Xenofobia e liberismo, il “nuovo” volto dell’estrema destra francese - Marco Santopadre

Da: https://pagineesteri.it - Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. 


La possibile formazione di un governo di “quasi unità nazionale” tra diverse formazioni, al solo scopo di escludere l’estrema destra vincitrice del primo turno delle elezioni legislative francesi, ha concesso nuovi argomenti al Rassemblement National, tornato a dipingersi come forza anti-sistema discriminata dall’establishment.

Negli ultimi giorni la campagna elettorale ha quindi visto tornare in auge i toni populisti classicamente utilizzati in passato dall’estrema destra francese, precedentemente attenuati al fine di presentare il partito come forza di governo responsabile e pragmatica.

La “nuova destra” di Jordan Bardella 

La linea Bardella si è discostata in parte dal messaggio politico e identitario diffuso negli scorsi anni da Marine Le Pen, che per l’occasione ha fatto un passo di lato puntando su un personaggio giovane e non accostabile ai trascorsi fascisti del Front National. La formazione ha tentato di accreditarsi come un partito di stampo conservatore e nazionalista, escludendo una parte della “vecchia guardia” e aggiustando il tiro nella propaganda.

Ma negli ultimi giorni, animati forse dall’euforia della vittoria o da un sentimento di rivalsa a lungo represso, molti militanti dell’estrema destra – non tutti necessariamente riconducibili al partito di Le Pen – si sono dedicati ad aggressioni e minacce nei confronti di esponenti dei partiti centristi o di sinistra, di attivisti, giornalisti, avvocati, semplici rifugiati e cittadini di origine araba o africana, legittimati dall’ondata nera del 30 giugno.

Chi ha riabilitato il fascismo? - LUCIANO CANFORA

Da: Tracce Di Classe -  Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast