*Da: Marx, la storia, la dialettica, Ed.
Laboratorio politico 1996
E’ possibile ascoltare le registrazioni audio degli incontri
in collaborazione con Stefano Garroni andando su questo canale di Youtube: http://www.youtube.com/user/mirkobe79
https://www.youtube.com/watch?v=1mPJkeqriSc&list=PL80AE147F16251D4B (i primi 4 minuti si sentono male)
Perché presentiamo questi scritti di H. H. Holz –
rispettivamente già pubblicati dalla rivista “Dialektik” 1991 n. 2 e 1992 n.1?
La risposta sta nella paradossale situazione teorica, culturale e politica, in
cui ci tocca attualmente vivere.
Voglio dire che, probabilmente, si dovrebbe risalire molto indietro nel tempo, per trovare un’altra epoca in cui, come nella nostra, sia tanto marcata la distanza fra livello teorico – cioè, della riflessione scientifica e di quella filosofica, più strettamente a contatto con gli sviluppi delle scienze e le loro conseguenze anche morali – ed i livelli CULTURALE E IDEOLOGICO – dunque, i piani, che mediano, variamente, consapevolezza teorica e credenze funzionali all’assetto sociale dato. Le conseguenze di tale marcato distacco sono – com’è facile capire e constatare – devastanti: il passaggio, oggi, dalla lettura di un libro importante a quella di un giornale o, più limitatamente, della sua “terza pagina”, autenticamente significa non solo né tanto trascorrere da un livello ad un altro, quanto piuttosto passare da un mondo – raffinato, complesso, difficile, ma probabilmente e parzialmente vero –, ad un universo onirico, la cui difficoltà è data da un fitto intreccio di semplificazioni aberranti ed ipocrisia stupefacente.
Voglio dire che, probabilmente, si dovrebbe risalire molto indietro nel tempo, per trovare un’altra epoca in cui, come nella nostra, sia tanto marcata la distanza fra livello teorico – cioè, della riflessione scientifica e di quella filosofica, più strettamente a contatto con gli sviluppi delle scienze e le loro conseguenze anche morali – ed i livelli CULTURALE E IDEOLOGICO – dunque, i piani, che mediano, variamente, consapevolezza teorica e credenze funzionali all’assetto sociale dato. Le conseguenze di tale marcato distacco sono – com’è facile capire e constatare – devastanti: il passaggio, oggi, dalla lettura di un libro importante a quella di un giornale o, più limitatamente, della sua “terza pagina”, autenticamente significa non solo né tanto trascorrere da un livello ad un altro, quanto piuttosto passare da un mondo – raffinato, complesso, difficile, ma probabilmente e parzialmente vero –, ad un universo onirico, la cui difficoltà è data da un fitto intreccio di semplificazioni aberranti ed ipocrisia stupefacente.
Ad aggravar le cose, si aggiunge la novità, per cui – oggi –
è proprio la “sinistra”, che si fa portatrice – addirittura paladina – sia di
quel distacco, che di quell’intreccio di ipocrisia e semplificazioni deliranti.
Insomma, la nostra è l’epoca in cui – poniamo – ci si batte per la “memoria storica” (così detta); il che ovviamente significa che in primo luogo la “sinistra” – la grande laudatrice delle “radici storiche” – mentre lamenta e denuncia con feroce cipiglio la “smemoratezza” attuale, contemporaneamente accetta la mistificazione di fondo – che consiste esattamente nel ricacciare, nel confinare, storia e radici nel PASSATO, appunto, in ciò che sta dietro le nostre spalle e che, dunque, ATTUALMENTE non ci occupa più. Ma è proprio questo che serve fondamentalmente all’attuale capitalismo neo-malthusiano: cancellare dall’orizzonte mentale delle masse cose – storiche, passate, da album di famiglia, per dirla con il linguaggio della sinistra – come contraddizione di classe, intreccio fra lotta per la democrazia partecipativa e lotta contro il capitalismo, rapporto fra imperialismo e guerra, ecc., ecc.
Insomma, la nostra è l’epoca in cui – poniamo – ci si batte per la “memoria storica” (così detta); il che ovviamente significa che in primo luogo la “sinistra” – la grande laudatrice delle “radici storiche” – mentre lamenta e denuncia con feroce cipiglio la “smemoratezza” attuale, contemporaneamente accetta la mistificazione di fondo – che consiste esattamente nel ricacciare, nel confinare, storia e radici nel PASSATO, appunto, in ciò che sta dietro le nostre spalle e che, dunque, ATTUALMENTE non ci occupa più. Ma è proprio questo che serve fondamentalmente all’attuale capitalismo neo-malthusiano: cancellare dall’orizzonte mentale delle masse cose – storiche, passate, da album di famiglia, per dirla con il linguaggio della sinistra – come contraddizione di classe, intreccio fra lotta per la democrazia partecipativa e lotta contro il capitalismo, rapporto fra imperialismo e guerra, ecc., ecc.