Mi pare che pochi sappiano, almeno in Italia se non in
Europa, che Eduard Cunha[1], presidente della Camera dei Deputati
brasiliana che ha diretto il procedimento per giungere alla destituzione di Dilma
Roussef, appartiene ad una chiesa pentecostale. Egli ha agito di concerto
con altri deputati, di orientamento conservatore e reazionario (circa 70), che esplicitano
chiaramente la loro fede religiosa e che, partecipando alla procedura
di impeachment, hanno dedicato il loro voto a Dio.
A mio parere, questo fatto merita un qualche approfondimento
per far sì che anche il comune lettore sia informato delle trasformazioni
religiose che hanno investito negli ultimi decenni l'America Latina, su
cui dibattono quasi esclusivamente gli specialisti o che sono denunciate con
preoccupazione dalla Chiesa cattolica, perché da queste risulta
fortemente danneggiata, essendo ridimensionato il suo ruolo egemonico tra le
masse popolari. Considero tale riflessione quanto mai opportuna per delineare
in maniera complessiva la strategia imperialista elaborata dagli Stati
Uniti, che – dopo le sfiancanti e non popolari guerre in Afganistan e Iraq
– sono tornati a guardare alla regione, che hanno sempre considerato parte
integrante della loro sfera d'influenza. E ciò non solo per la grande quantità
di risorse diversificate che essa contiene, ma anche perché rappresenta da
sempre un mercato vicino e conveniente per la produzione
statunitense. Ma ovviamente la possibilità di mantenere sotto controllo
entrambe queste due dimensioni deve essere supportata da un intenso lavoro
ideologico, volto a diffondere i “valori americani”, di cui si fa
portavoce Obama e che sono incentrati essenzialmente sull'individualismo,
sulconsumismo, sul raggiungimento del successo.
Tutti elementi che, in una forma sia pure mistificata, sono
presenti nel messaggio di cui sono portatrici le nuove chiese
pentecostali e le loro varianti neopentecostali, di origine
statunitensi, anche se si sono successivamente gemmate in America Latina, danno
vita a istituzioni prettamente autoctone come la Iglesia Universal
del Reino de Dios [2].
Tenendo presente che le concezioni religiose orientano
sempre il comportamento sociale dell'individuo e il suo orientamento politico,
forse non costituisce una perdita di tempo dedicare una qualche riflessione al
fenomeno pentecostale e alla sua ricaduta sociale e politica. D'altra parte, le
intense campagne di evangelizzazione dei nativi e di estirpazione
dell'idolatria tra di essi, condotte dai colonizzatori iberici, ci insegnano
che il controllo della vita religiosa è indispensabile per tenere in piedi un
certo sistema di dominio, anche perché attraverso di esso motivi e temi
politici penetrano in maniera surrettizia e in forma più efficace [3]. Si
pensi, per esempio, al senso colpa scatenato dall'accusa di aver adorato
divinità diaboliche, rivolta agli amerindiani, sfociato nel profondo senso di
inferiorità indotto nell'indigeno, così chiamato perché privato della sua
identità etnica e con essa della sua storia e autonomia. Senso di inferiorità di
cui non poteva fare a meno un sistema disfruttamento bestiale e di
inaudita ineguaglianza come quello coloniale, il quale ha prodotto uno tanti olocausti dai
quali è stata ed è scandita la storia umana.
Prima di analizzare, sia pure brevemente, i contenuti delle
credenze e delle pratiche pentecostali, forniamo qualche dato per dare un'idea
della consistenza del fenomeno pentecostale, che non riguarda solo l'America
Latina, ma anche l'Africa, l'Asia e l'Europa in forma indiretta a causa delle migrazioni.
Una recente ricerca, condotta dal Pew Research di
Washington, pubblicata nel 2014 [4] rende noto che oggi i cattolici in
America Latina costituiscono il 69% della popolazione, mentre fino
agli anni '60 del Novecento erano il 90%. Inoltre, sempre dalla stessa indagine
risulta che i cattolici hanno fatto propri una serie di valori secolari come il divorzio,
l'uso degli anticoncezionali, ritengono necessarie innovazioni
nella struttura ecclesiastica come il sacerdozio femminile e
la fine delcelibato per il clero. Il risvolto di tale fenomeno è
rappresentato dalla contemporanea crescita degli evangelici (in
America Latina non si usa chiamarli protestanti perché questo termine è in
stretta relazione con la storia europea), i quali tra il 1970 e il 2014 sono
passati dal 9% al 19%. I due terzi degli evangelici appartengono a una
denominazione pentecostale o si definiscono tali. Per quanto riguarda il Brasile,
uno dei paesi progressisti dell'America Latina insieme al Venezuela, dove più
forte è il tentativo di far piazza pulita dei governi caratterizzati da
una politica sociale a favore delle masse più povere e marginali, i pentecostali
sarebbero circa 45 milioni.
A differenza dei cattolici gli evangelici hanno un
atteggiamento etico più rigorista, nel senso che sono contrari al
divorzio, al matrimonio tra individui dello stesso sesso, all'uso degli
anticoncezionali; inoltre, partecipano più attivamente dei cattolici alla vita
religiosa e si distinguono per il loro attivismo caritatevole verso i poveri.
Ma c'è un altro elemento assai importante per caratterizzarli. Pur essendo
assai eterogenee per struttura, credenze e liturgia, le chiese pentecostali
hanno le loro radici nelle“Missioni di fede” statunitensi, provenienti
dal movimento protestante di santificazione, il quale è portatore di un fondamentalismo
evangelico volto ad un proselitismo aggressivo mirante all'incremento
delle conversioni. Esso focalizza tutto il suo interesse sulla vita del singolo
individuo, che deve essere riformata e ristrutturata secondo i nuovi ideali
religiosi, stimolando l'indifferenza verso l'ambiente sociale e
conseguentemente il disimpegno politico. Ha, inoltre, un esplicito
orientamento anticattolico – giacché considera pagano il
cattolicesimo – eanticomunista, essendo il comunismo una visione del
mondo del tutto incongruente con la fede professata (C. Rondón Palmera, Pentecostalismo
y minorías religiosas. Aporte a la sociología de la religión, Revista
colombiana de Sociología, n° 28, 2007, p. 98).
Al centro del fenomeno pentecostale sta la fede nella
discesa dello spirito santo sui seguaci del Cristo, avvenuta cinquanta giorni
dopo la Pasqua di resurrezione, con la quale una serie di doni o carismi vennero
effusi agli astanti, che grazie alla straordinarie capacità da questi
attribuite avrebbero potuto portare avanti con successo l'evangelizzazione.
L'importanza di tale evento segna tutta la liturgia pentecostale,
nel corso della quale si mira essenzialmente a “sperimentare” collettivamente
il sovrannaturale, che in essa si manifesta tramite miracoli,
guarigioni, soluzione di problemi esistenziali. Si tratta, dunque, di una
liturgia in cui non si trasmettono dottrine, quanto piuttosto ci si predispone,
con danze e canti, con comportamenti emotivamente coinvolgenti, a raggiungere
quella sorta di estasi collettiva, che già Durkheim aveva
considerato il fattore fondamentale sul quale si costruisce ogni concezione
religiosa del mondo.
In definitiva, una religione orale, gestuale, emotivamente
trascinante, dai caratteri simili a quelli di uno spettacolo televisivo [5],
che trasforma gruppi di individui di origini culturali ed etniche diverse in
una comunità, sotto la tutela e il controllo – abbastanza visibile – di un
leader carismatico. Al tempo stesso, una religione che ha recepito una serie di
pratiche provenienti dal mondo africano (anche negli Stati Uniti e dal
cattolicesimo popolare in America Latina) e che sembra coinvolgere
essenzialmente i settori sociali bassi e medi della
popolazione dei Paesi in cui attecchisce. In realtà, su questo punto c'è un
dibattito tra gli studiosi, alcuni dei quali rifiutano l'idea di considerare il pentecostalismo una religione
dei poveri, giacché essa coinvolge anche gruppi benestanti, i quali a mio
parere però debbono essere considerati l'élite pentecostale, cui appartiene il
su menzionato Cuhna.
Non potendo in questa sede ricostruire tale denso dibattito
mi limito a ricordare l'analisi sviluppata negli anni '90 da Jean
Pierre Bastian, secondo il quale la diffusione del pentecostalismo è legata
a tutti quei processi che hanno prodotto lo sviluppo delcapitalismo
periferico, quali lo sradicamento dalle campagne di ampie masse popolari,
il loro successivo inurbamento ed inserimento nel mercato ma soprattutto in
forma marginale, ossia nella dimensione economica informale. A tali classi,
mescolate etnicamente nelle periferie delle grandi metropoli e strappate dalla
religiosità propria della vita contadina, il pentecostalismo si
presenta come unanuova strategia di vita, il cui obiettivo è
rappresentato dall'acquisizione dei beni di consumo e dal successo lavorativo.
Il raggiungimento di questi obiettivi coincide con una sorta
di salvezza intramondana, che si realizza grazie alla
partecipazione alla comunità religiosa e alla guida del pastore, un autentico
impresario che – come è accaduto alla Iglesia Universal del Reino de
Dios – riesce a creare una vera e propria “azienda”.
Quest'ultima – trasformatasi in holding finanziaria – non solo
immette sul mercato una serie di beni religiosi (libri, CD,
gadget, giornali, fumetti, magliette etc.), ma veicola tramite i mass media, di
cui è proprietaria, il suo messaggio e pubblicizza le sue capacità
miracolistiche, con programmi di forte impatto emotivo. Tale è la penetrazione
tra dimensione religiosa ed economia in tali istituzioni che
alcuni studiosi ritengono sia opportuno considerare i beni religiosi alla
stregua degli altri beni circolanti nel mercato, ossia vere e proprie merci
[6], tra le quali il consumatore-religioso dovrebbe scegliere “liberamente”
quelle che più soddisfano le sue particolari esigenze relative alla sua ricerca
di significato e di “salvezza”.
Tale considerazione ha spinto alcuni a considerare il
pentecostalismo la religione dell'era neoliberale, per il suo
accento sulla positività della ricchezza presente nella sua “Teologia della
prosperità”, per l'enfasi sull' “autoimprenditorialità”, che
contraddistingue sia il fedele povero, costretto a lottare quotidianamente nel
mercato informale per sopravvivere, sia il pastore che espande la sua chiesa e
il numero degli adepti [7], confidando esclusivamente nei doni dello spirito
santo. In tale nuovo contesto, l'aderente al pentecostalismo apprende una
serie di strategie, che gli consentono di fronteggiare, con l'aiuto della comunità,
la povertà e le incertezze, dovute alla flessibilità del mercato del lavoro, ma
nello stesso tempo apprende ad autodisciplinarsi, a comportarsi sobriamente e a
vivere la sua difficile condizione con ottimismo. Tuttavia, si trova ugualmente
immerso in una struttura autoritaria, che ricorda l'hacienda agraria
dove prima lavorava e dove era sottomesso al padrone, giacché ora la sua
condotta è diretta e controllata dal leader religioso.
Nonostante il pastore cerchi di orientare l'interesse dei
fedeli verso la dimensione religiosa, dalla quale dovrebbero ricadere – se si
rispettano certe regole – i vantaggi per ogni individuo, e di fomentare un
certo apolicitismo, di fatto questi ha stabilitocollegamenti con i partiti
politici soprattutto di destra, ha sostenuto candidati
invitando i suoi seguaci al voto, affermando che il “fratello deve votare per
il fratello”. Sulla base di tale strategia, sostenuta dall'impiego opportuno
dei mass-media, di cui sono proprietarie, le chiese pentecostali si trovano
oggi a controllare consistenti pacchetti di voti, disposte a
cederli a chi recepisce le loro indicazioni politiche.
Questo fenomeno risulta evidente se ci si documenta sul
comportamento di vari leader politici latino-americani, come per esempio la
stessa Dilma Rousseff, che durante la sua campagna elettorale ha
visitato numerose chiese pentecostali e ha invocato il nome di Dio [8]; oppure
possiamo citare l'antico leader del Partito messicano della Rivoluzione
democratica, noto come AMLO, ora alla guida di MORENA [9], sulla
cui testa addirittura un noto pastore pentecostale ha imposto le mani
benedicenti [10]. Tali comportamenti sono senz'altro spia della politica
opportunistica e – diciamo – pragmatica degli esponenti dei partiti
latinoamericani di “sinistra”, che d'altra parte – come dichiara João
Pedro Stedile, leader delmovimento dei Senza Terra a proposito
dei governi di Lula e di Rousseff – hanno portato avanti una politica di
concertazione di classe con la borghesia, ai cui esponenti hanno anche attribuito
importanti cariche politiche [11]. Se questo è l'orientamento politico,
consistente nella strategia di accaparrare voti, perché non accordarsi con i
reazionari pentecostali, che paradossalmente controllano anche parte dei voti
di quelle masse popolari beneficiate dalle politiche sociali dei governi
progressisti, ma il cui livello di coscienza non ci si è preoccupati di
elevare?
Abbiamo sin qui delineato sommariamente una serie
convergenze ideologiche tra il pentecostalismo, i valori e gli strumenti manipolatori
e propagandistici propri del neoliberalismo, ma ci sono altri elementi da
tenere in considerazione per spiegare il successo di questa forma religiosa in
particolare in America Latina. Si è spesso parlato di un accordo tra la Casa
Bianca e Papa Wojtila, il cui oggetto sarebbe stato il
reciproco appoggio, da un lato, per ridurre al silenzio in America le correnti
cattoliche di sinistra, rappresentate dalla Teologia della liberazione e dalle
Comunità ecclesiali di base, dall'altro, per contribuire a scalzare il
socialismo est-europeo già vacillante per molti problemi, non ultima la
necessità di destinare consistenti risorse alla corsa agli armamenti.
Per quanto riguarda l'America Latina tale
politica è stata fatta ed è documentata, quanto al socialismo reale è
un'altra storia di cui non tratto in questo scritto. Mi riferisco, in
particolare, a una serie di documenti, che quando qualcuno menziona per
spiegare le trasformazioni religiose subite dall'America Latina negli ultimi
decenni, viene immediatamente accusato di essere sostenitore della “teoria del
complotto”, come se tale teoria non funzionasse in certi casi. Da tali
documenti (Informe di N. Rockfeller del 1969, Documento di Santa Fe I e II,
1980 e 1989) si ricava la forte preoccupazione dell'amministrazione
statunitense per le tendenze progressiste presenti nella
Chiesa cattolica latinoamericana, ispirate dal Concilio Vaticano II e dal
Concilio di Medellín del 1968, espresse dalla celebre formula“opzione per i
poveri”; essi sottolineano anche la necessità di modificare la religiosità
di quella regione, avviando la sua protestantizzazione prefigurata da Theodor
Roosvelt già nel 1912; processo che l'avrebbe resa più facilmente inglobabile.
Insomma, tali documenti esprimono ancora una volta che per
gli Stati Uniti ogni tendenza di carattere progressista in America Latina può
costituire una minaccia alla loro sicurezza e ai loro
interessi, e pertanto è quanto mai opportuno reagire, ma con i mezzi adeguati.
Inoltre, il documento di Santa Fe II si sofferma sulla riflessione diAntonio
Gramsci, per la grande importanza che questi ha attribuito alla dimensione
culturale e morale, agendo sulla quale sarebbe possibile innescare un processo
di trasformazione radicale della società, guidato dagli intellettuali postisi
alla guida dei movimenti sociali. Almeno questa è la lettura di Gramsci che si
ricava da questo documento e da cui si vuole prendere spunto per operare a
livello ideologico in maniera profonda, con l'intento di spezzare il legame tra
le masse da un lato, la religiosità e la cultura progressista dall'altro. In
sostanza, esso mostra che per gli intellettuali che lo redassero “non basta più
lo Stato con i suoi caudillos, non basta il giogo della dipendenza
economica, non basta nemmeno l'intervento militare diretto degli USA” (M.
Filippini, Gramsci globale, Odoya, Bologna 2011, p. 150), bisogna
anche operare con vigore nel campo ideologico.
Con ciò non si vuole sostenere certamente che il
pentecostalismo sia un fenomeno solo indotto, giacché come si è visto è
scaturito da condizioni oggettive, ma ciò non toglie che sia stato inizialmente
finanziato e supportato dalle amministrazioni statunitensi. Per concludere,
osservo quanto sia stata dannosa (a lei stessa) la scelta della Chiesa
cattolica di allearsi con la Casa Bianca contro la Teologia della liberazione,
se è vero che in America Latina ogni ora 400 fedeli l'abbandonano, ma d'altra
parte i processi religiosi qui descritti potrebbero anche spiegare le aperture
diPapa Bergoglio a quel mondo di diseredati che cercano di
conquistarsi una qualche collocazione nel capitalismo periferico.
Note
[1] Il suo nome appare anche nei Panama Papers.
[2] Fondata in Brasile ma diffusasi in America Latina e
negli altri continenti. Il suo fondatore è stato condannato per frode fiscale.
[3] L'importanza di questo aspetto trova ulteriore conferma
nel fatto che il Dipartimento di Stato statunitense elabora ogni anno l'International
Freedom Report sulla libertà religiosa e sul suo rispetto nel mondo. Per
il 2014 v.http://www.state.gov/j/drl/rls/irf/religiousfreedom/index.htm.
[4] La ricerca ha
riguardato 18 Paesi latinoamericani e Porto Rico (colonia degli Stati Uniti).
[5] Del resto, assai usato dai cosiddetti telepredicatori,
che hanno trasformato le cerimonie religiose in spettacoli.
[6] Memori del commercio delle reliquie e della vendita
delle indulgenze non ci dovremmo scandalizzare.
[7] I quali sono obbligati a versagli la decima parte dei
lor guadagni.
[9] Movimiento Regenaración Nacional, corrente di sinistra
del PRD da cui si è staccato.
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