giovedì 2 giugno 2016

Dialoghi di profughi XIV.* - Bertolt Brecht



DOVE SI PARLA DI DEMOCRAZIA.  – PECULIARITA’ DELLA PAROLA «POPOLO». – LA MANCANZA DI LIBERTA’ SOTTO IL COMUNISMO. – LA PAURA DEL CAOS E LA PAURA DI PENSARE.

Quando di incontrarono di nuovo, Kalle propose di cambiare locale. Gli pareva che un ristorante automatico a meno di dieci minuti di distanza, servisse un caffè migliore. Il grasso fece la faccia scura e parve non aspettarsi niente di buono da un cambiamento di ambiente. Quindi restarono dov’erano.

ZIFFEL     La democrazia a due è molto difficile. Dovremmo determinare il voto in base ai chilogrammi, così potrei avere la maggioranza. Sarebbe un sistema plausibile, dato che il mio sedere dipende da me, e quindi possiamo supporre che potrei indirlo a votare per me.

KALLE     Nel complesso a giudicare dall’aspetto lei è senz’altro democratico, ciò che dà già di per sé un’impressione di giovialità. Per democratico si intende un atteggiamento amichevole, naturalmente in un signore; in un morto di fame è piuttosto spudoratezza. Conoscevo un tizio, un cameriere, che si lamentava molto di un ricco commerciante di grano che non gli dava mai una mancia decente, perché, come disse forte una volta a un altro cliente, era un vero democratico e non voleva umiliare i camerieri. «Io pure non accetterei mai una mancia, - disse, - e dovrei considerare loro inferiori a me?».

ZIFFEL     Non credo che si possa parlare dell’essere democratici come di una qualità.

KALLE     Perché no? Non trova che persino i cani, per fare un esempio, quando hanno pappato ben bene hanno un’aria più democratica di quando sono digiuni? L’aspetto esteriore deve avere un significato, penso anzi che sia la cosa principale. Prenda la Finlandia: ha un aspetto democratico, ma se lei leva via l’aspetto e dichiara di infischiarsene, che cosa resta? Certo non democrazia.

ZIFFEL     Ho idea che è meglio che ci andiamo, in quel suo bar automatico.

Ziffel si alzò con un gemito e fece per prendere il suo cappotto, ma Kalle lo trattenne.

KALLE     Non faccia il debole, è il solito errore di tutte le democrazie. Non può negare che la Germania aveva un aspetto assolutamente democratico finché non ha avuto l’aspetto fascista. All’oste Ebert (1) i generali sconfitti gli hanno concesso una linea diretta col comando supremo, di modo che potesse telefonargli quando il popolo dava segni di inquietudine. Consiglieri di Stato e alti magistrati, tutti conferivano con lui come fosse la cosa più naturale del mondo, e se anche ogni tanto qualcuno si tappava il naso, era solo la prova lampante che non potevano più andare dove volevano, ma erano costretti ad andare dall’oste Ebert, se no addio poltrona e pensione e tutto. Ho sentito dire che un industriale della Ruhr, uno della lega Pangermanica, una volta tentò di ribellarsi. Allora l’oste, cortesemente ma con fermezza, lo invitò a sedersi su una sedia, poi si fece sollevare da due socialdemocratici e all’industriale gli mise i piedi sul collo. I signori dovettero rendersi conto che gli ci voleva un movimento popolare alle spalle, se no la faccenda non funzionava mica. Un paio di operazioni indovinate raggiunsero lo scopo. Prima spremettero ben bene i ceti medi coi l’inflazione, così da rovinarli. I contadini furono rovinati con la politica delle tariffe e dei dazi a favore degli Junker di oltr’Elba. Pompando miliardi dalle banche straniere i signori si riorganizzarono le loro fabbriche razionalizzando il lavoro in modo da poterle mandare avanti con un numero ridotto di operai, e così gran parte del ceto operaio si ridusse a un ceto di pezzenti. A questo punto, con i ceti medi, contadini e operai ridotti in miseria si crearono il loro bel movimento popolare nazionalsocialista, col quale poterono tranquillamente ordire una nuova guerra mondiale. Tutto filò senza turbare affatto l’ordine interno, garantito dal nuovo esercito mercenario che gli Alleati gli avevan concesso fin da principio per combattere i nemici interni.

ZIFFEL     Era tuttavia una democrazia, anche se i democratici erano troppo bonaccioni. Non hanno capito cosa significa democrazia, voglio dire, in senso letterale: dominio del popolo.

KALLE     La parola «popolo» è una parola tutta speciale, ci ha fatto mai caso?  Ha un significato tutto diverso verso l’esterno e verso l’interno. Verso l’esterno, cioè in rapporto agli altri popoli, i grandi industriali, gli Junker, gli alti funzionari, i generali, i vescovi eccetera appartengono tutti naturalmente al popolo tedesco, e a nessun altro. Ma verso l’interno dove appunto si tratta del dominio, sentirai sempre questi signori indicare il popolo come «la massa» o «la genterella»: loro non ne fanno parte. Il popolo farebbe meglio a dire così anche lui, e cioè che i signori non ne fanno parte. Allora si che la parola dominio del popolo prenderebbe un significato ragionevole, lei me lo deve ammettere.

ZIFFEL     Ma non sarebbe più un dominio del popolo democratico, bensì dittatoriale.

KALLE     Giusto, sarebbe la dittatura dei novecentonovantanove sul millesimo.

ZIFFEL     Tutto ciò sarebbe anche bello e giusto, se non significasse il comunismo. Mi concederà che il comunismo annienta la libertà dell’individuo.

KALLE     Perché lei si sente tanto libero?

ZIFFEL     Tanto poi no, ora che me lo domanda. Ma perché dovrei cambiare la mancanza di libertà sotto il capitalismo con la mancanza di libertà sotto il comunismo? Quest’ultima sembra che l’ammetta anche lei.

KALLE     Senz’altro. Su questo punto non faccio promesse. Assolutamente libero non lo è nessuno che abbia il potere, nemmeno il popolo. Anche i capitalisti non sono assolutamente liberi, cosa si crede? Non sono tanto liberi, per esempio, da poter nominare un presidente comunista. Oppure da poter fabbricare vestiti quanti ne occorrono, e non solo quanti ne possono smerciare. Sotto il comunismo invece è proibito farsi sfruttare, questa libertà è già eliminata in partenza.

ZIFFEL     Le dirò una cosa: il potere, il popolo se lo prende solo in caso di estrema necessità. Dipende dal fatto che gli uomini in generale pensano soltanto in caso di estrema necessità. Solo con l’acqua alla gola. La gente ha paura del caos.

KALLE     A furia di paura del caos, alla fine si ridurrà acquattata nelle cantine sotto le case distrutte dalle bombe, coi revolver delle SS puntati sulla schiena.

ZIFFEL     Non avran più niente nello stomaco, non potranno uscire a seppellire i loro figli, però regnerà l’ordine e non avranno più quasi bisogno di pensare (Ziffel si raddrizzo sulla sedia. Il suo interesse, alquanto spento durante le tirate politiche di Kalle, si era ridestato). Non vorrei che lei ricavasse la falsa impressione ch’io critichi la gente, al contrario. Pensare in fondo è doloroso. Le persone ragionevoli evitano di farlo, quando possono. In paesi dove il pensare è indispensabile in misura così ampia come in quelli che conosco io, non ci si può davvero vivere. Non ciò che io intendo per vivere.

Con aria afflitta vuotò il suo bicchiere. Poco dopo si separarono e de ne andarono, ciascuno per la propria strada.


 1         Friedrich Ebert (1871-1925), socialdemocratico, primo presidente della Repubblica tedesca. Il soprannome di oste (Gastwirt) si spiega col fatto che prima di entrare nella carriera politica aveva gestito per qualche tempo una piccola birreria. 

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