martedì 7 giugno 2016

Dialoghi di profughi XV.* - Bertolt Brecht



DOVE SI PARLA DEL PENSARE COME DI UN PIACERE. – DEI PIACERI. – CRITICA DELLE PAROLE. – LA BORGHESIA NON HA IL SENSO DELLA STORIA.



KALLE    Mi interessa molto scoprire in lei, un intellettuale, tanta antipatia contro la necessità di pensare. Eppure lei non ha nulla contro la professione.

ZIFFEL    Tranne il fatto che è appunto una professione.

KALLE     Ecco i guai del progresso nell’epoca moderna: si è creata una vera e propria casta, appunto di intellettuali, che devono provvedere al pensiero e sono allenati a posta per questo. Devono dare in affitto agli imprenditori la loro testa, come noi le nostre braccia. Naturalmente lei ha l’impressione di pensare per la collettività; ma è come se noi credessimo di fabbricare automobili per la collettività – e invece non lo crediamo affatto, perché sappiamo benissimo che è solo per gli imprenditori, e la collettività può andare a farsi benedire!

ZIFFEL     Lei vuol dire che io penso a me stesso solo in quanto penso a come posso riuscire a vendere ciò che penso, e che ciò che penso non è per me, cioè per la collettività?

KALLE     Si.

ZIFFEL     Ho letto che in America, dove l’evoluzione è più progredita, i pensieri sono ormai equiparati a una qualunque merce. Uno dei giornali più influenti scrisse una volta: «Il compito principale del presidente consiste nel vendere la guerra al Congresso e al paese”. Voleva dire: affermare l’idea di entrare in guerra. In discussioni su problemi scientifici o artistici si dice spesso, per esprimere approvazione: «Senta, questa la compro”. La parola persuadere è semplicemente rimpiazzata da quella più calzante: vendere.

KALLE     In simili circostanze è chiaro perché ti viene l’avversione per il pensare. Non è un piacere.

ZIFFEL     In ogni caso siamo d’accordo che la ricerca del piacere è una delle massime virtù. Dove diventa una cosa difficile, o è addirittura considerata un vizio, c’è qualcosa di marcio.

KALLE     Il piacere di pensare è, abbiamo detto, ampiamente rovinato. Lo sono anche i piaceri in generale. Prima di tutto costano troppo. Devi pagare per dare un’occhiata al paesaggio: un bel panorama è una miniera d’oro. Devi pagare persino per cacare, dato che ti tocca affittare un gabinetto. A Stoccolma conoscevo un tale che veniva a trovarmi regolarmente, per il piacere di conversare con me, credevo io, e invece era per il mio gabinetto: il suo era scoraggiante.

ZIFFEL     Il poeta francese Villon si lamentava in versi di non potersi nutrire decentemente, perché così non ce la faceva a fare l’amore. E al piacere di mangiare non ci pensava già più per niente!

KALLE     O il piacere di fare regali, delle gioie dell’ospitalità fino alla scelta di un temperino per il figlioletto. Oppure, vada un po’ al cinema. Pretendono che tu ti diverta a cose che non hanno divertito affatto la gente che ha fatto il film. Ma ciò che è decisivo è che la sfera dei piaceri è del tutto separata dal resto della vita. Serve solo come riposo, per poi poter fare di nuovo quelle cose che non sono affatto un piacere. Anzi ti pagano soltanto per le cose che non ti danno piacere. Una volta una prostituta si lamentò con me di un cliente che si era rifiutato di pagarla perché in un momento di distrazione si era lasciata scappare un gemito di voluttà. Volle sapere da me come stava la faccenda in regime comunista. Ma abbiamo deviato dal nostro tema.

ZIFFEL     Non mi piace affatto. Non siamo ingaggiati per produrre qualcosa, quindi non siamo costretti a fabbricare solo cappelli o solo accendisigari. Possiamo pensare quello che vogliamo o siamo in grado di pensare. I nostri pensieri sono come le distribuzioni di birra gratis. Del resto non vorrei essere frainteso, visto che non sono un governo e quindi non ne posso trarre alcun vantaggio. Poco fa non volevo dir male del pensiero, anche se forse non mi sono espresso bene; io sono ciò che il dottor Goebbels chiama un Intellektbestie (1). Ma sono contro una società in cui nessuno può riuscire a mantenersi in vita senza operazioni di pensiero di misura gigantesca: cioè contro una società come la vorrebbe il dottor Goebbels, il quale il problema lo risolve radicalmente, proibendo addirittura il pensare.

KALLE     A me non mi va mica che Hitler lo si definisca semplicemente uno stupido. Così sembra che Hitler, nel momento stesso in cui si mettesse a pensare, cesserebbe addirittura di esistere.

ZIFFEL     Questa è buona. Qualcosa come un Parco Nazionale per il pensiero, dove è proibita la caccia al pensiero, non esiste solo in Germania sotto Hitler; solo che lì, per cosi dire, al filo spinato ci hanno aggiunto pure l’alta tensione. E’ pura pigrizia mentale presentare il discorso di Hitler del 1932 agli industriali del Reno come un discorso stupido. In confronto gli articoli e i discorsi dei soliti liberali sono semplicemente infantili. Hitler per lo meno lo sa bene che non può avere il capitalismo senza la guerra. Mentre i liberali no lo sanno. Prenda per esempio la letteratura tedesca, che come dice Karl Kraus è andata a fondo con Mann e Mehring (2).

KALLE     Credono ancora di poter avere un macellaio, ma di potergli proibire per legge il macellare.

ZIFFEL     Che splendido esempio per un umorista! Capisce che la miglior risposta all’angosciosa domanda: “Come si può avere libera concorrenza senza cadere nell’anarchia?» sono proprio i cartelli? E naturalmente sono proprio i tentativi dei castelli di creare un ordine internazionale a condurre alle guerre internazionali. Le guerre non sono altro che tentativi di mantenere la pace.

KALLE     La seconda guerra mondiale è scoppiata prima che si facesse in tempo a pubblicare una sola opera storica sulla prima guerra mondiale.

ZIFFEL     La parola «scoppiare» dice tutto. La si adopera principalmente per le epidemie, col sottinteso che nessuno le ha fatte; solo che nessuno è riuscito a impedirle. Ma se oggi viene usata magari per le carestie in India, è del tutto impropria, perché le carestie sono semplicemente organizzate dagli speculatori.

KALLE     Anche per l’amore di adopera ‘sta parola, e qualche volta è pure calzante. Ma alla moglie di un mio amico andò così: durante un viaggio scese in un albergo insieme a un tale; per risparmiare presero una stanza insieme, e poi scoppiò la passione tra i due, e lei non ci poté fare niente. Del resto però la maggior parte della gente sposata dorme insieme senza che sia mai scoppiata la passione. Le guerre scoppiano, a quanto si sente dire, quando uno Stato e magari anche i suoi alleati sono particolarmente bellicosi. Cioè quando inclinano alla violenza. Però, mi sono chiesto spesso, e con le alluvioni come la mettiamo? Di solito è il fiume che viene definito «impetuoso e travolgente», è il suo letto invece lo si trova quanto mai pacifico, coi suoi pittoreschi argini e costruzioni di cemento; poi arriva il fiume e abbatte tutto, e naturalmente la colpa la si dà tutta a lui, e quello ha un bel gridare che è piovuto troppo su in montagna e che con tutta l’acqua che gli si precipita dentro lui non ce la fa più col suo letto..

ZIFFEL     Ecco un altro modo di dire significativo. La frase «Non ce la faccio più con la mia razione di pane» non significa ancora guerra aperta col pane, ma quando dico «io con lei non ce la faccio più», questo si vuol dir guerra. Il più delle volte le cose stanno semplicemente così: io voglio da lei, perché ne ho bisogno, un qualcosa di cui lei non può fare a meno, altrimenti non ce la fa; e allora che senso ha che ognuno di noi accusi l’altro di avere un pessimo carattere e di essere intrattabile? Ma per tornare alla storiografia: noi non ne abbiamo. Mentre ero in Svezia ho letto le memorie di Barras, un giacobino che fu membro del Direttorio dopo aver dato una mano a far fuori Robespierre. Le sue memorie sono scritte davvero in perfetto stile storiografico. Quando tratta della sua rivoluzione, la borghesia è capace di trovare il vero stile storico; non così quando tratta di tutto il resto della politica, comprese le guerre. La politica della borghesia è il prolungamento dei suoi affari con altri mezzi, ed essa non ama trattare i suoi affari in pubblico. Così i borghesi non sanno più che pesci pigliare quando capita che la politica scivoli nella guerra, perché la avversano. La borghesia ha provocato le maggiori e più disastrose guerre della storia, ed è nello stesso tempo sinceramente pacifista. Ogni governo al momento di entrare in guerra fa come l’ubriacone davanti al bicchierino di grappa: una solenne dichiarazione che quella è l’ultima volta.

KALLE     Davvero, a pensarci bene, gli Stati moderni sono i più nobili e i più sensibili che mai abbiano condotto guerre di una certa importanza. Un tempo c’era sempre questa o quella guerra che si facevano per avidità, ma ora non più. Oggi se uno stato vuole incamerarsi un granaio altrui si mette a proclamare con santa indignazione che è costretto ad andare in quel luogo perché li ci sono proprietari disonesti, oppure ci sono ministri che si accoppiano con le giumente, ciò che disonora il genere umano. Insomma, nessuno Stato approva le vere ragioni per cui fa la guerra, anzi le aborre e se ne cerca di migliori. L’unica nazione priva di finezza è l’Unione Sovietica, la quale per la sua occupazione della Polonia sconfitta dai nazisti non si curò neanche di dare una qualunque ragione decente; così tutto il mondo dovette supporre che si era trattato semplicemente di motivi di sicurezza militare, cioè di motivi bassamente egoistici.

ZIFFEL     Spero che lei non condividerà la non meno bassa idea che gli inglesi quasi quasi  partecipavano alla prima guerra di Finlandia solo per via delle miniere di nichel che avevano in quel paese – o meglio che avevano alcuni di loro – e non per amore delle piccole nazioni?

KALLE     Sono contento che mi abbia avvisato, stavo quasi per dirlo, ma naturalmente se è un’idea così bassa non lo dico più. La ragione più infame è sempre la migliore  che si possa avere per un delitto, perché allora si vanno subito a cercare i motivi più nobili: quelli reali sembrano troppo infami per essere possibili. Una volta ad Hannover un rapinatore omicida fu assolto perché aveva confessato di aver fatto a pezzettini una maestra per impossessarsi di un marco e cinquanta, per poi andarseli a bere. I giurati, su consiglio del difensore, non gli credettero, era un motivo troppo bestiale. Le ragioni più nobili che si danno per le guerre moderne sono bevute volentieri proprio perché quelle vere, che ci si potrebbe eventualmente immaginare, sono troppo schifose.

ZIFFEL     Caro amico, lei rende un pessimo servizio al cosiddetto materialismo storico se semplifica la storia a questo modo. I capitalisti non sono rapinatori, non fosse altro perché i rapinatori non sono capitalisti.

KALLE     Giusto. L’unica cosa che potrebbe indurre a fare una simile semplificazione è che anche per i capitalisti si può parlare di bottino.

ZIFFEL     Bottino è sbagliato, al massimo potrà parlare di profitto, il che, come lei sa benissimo, è tutta un’altra cosa.

KALLE     Già, il male è che il “profitto” non compare nel catechismo e non gli si da la qualifica di «immorale» oppure di «bestiale».

ZIFFEL     Signor Winter, si fa tardi.

E così i due si alzarono e si separarono, andandosene ciascuno per la propria strada.


1         Bestia intellettuale.:

2         Gioco di parole intraducibile: «mit Mann und Maus untergehen» significa «andare a fondo con tutto l’equipaggio». Qui «Mann» è naturalmente Thomas Mann mentre a «Maus» è stato sostituito, mantenendo l’allitterazione, il nome del pubblicista antifascista Walter Mehring (1896-1981). Questi giochi di parole erano prediletti dal grande satirico e polemista viennese Karl Kraus (1874-1936). 

1 commento:

  1. Mancano dei capitoli.. e la traduzione di Margherita Consentino del libro Einaudi "Nuovi coralli" secondo me è migliore. Comunque libro bellissimo.

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