*Da: https://www.facebook.com/notes/maurizio-bosco/dialoghi-di-profughi-xv-bertolt-brecht/10151316548693348?pnref=story
Cos'è "Dialoghi di Profughi":
http://www.controappuntoblog.org/2013/10/18/quando-si-parla-di-umorismo-io-penso-sempre-al-filosofo-hegel-fluchtlingsgesprache-dialoghi-di-profughi-brecht-bertolt/
DOVE SI PARLA DEL PENSARE COME DI UN PIACERE. – DEI
PIACERI. – CRITICA DELLE PAROLE. – LA BORGHESIA NON HA IL SENSO DELLA STORIA.
KALLE Mi interessa molto scoprire
in lei, un intellettuale, tanta antipatia contro la necessità di pensare.
Eppure lei non ha nulla contro la professione.
ZIFFEL Tranne il fatto che è
appunto una professione.
KALLE Ecco i guai del
progresso nell’epoca moderna: si è creata una vera e propria casta, appunto di
intellettuali, che devono provvedere al pensiero e sono allenati a posta per
questo. Devono dare in affitto agli imprenditori la loro testa, come noi le
nostre braccia. Naturalmente lei ha l’impressione di pensare per la
collettività; ma è come se noi credessimo di fabbricare automobili per la
collettività – e invece non lo crediamo affatto, perché sappiamo benissimo che
è solo per gli imprenditori, e la collettività può andare a farsi benedire!
ZIFFEL Lei vuol dire che io
penso a me stesso solo in quanto penso a come posso riuscire a vendere ciò che
penso, e che ciò che penso non è per me, cioè per la collettività?
KALLE Si.
ZIFFEL Ho letto che in
America, dove l’evoluzione è più progredita, i pensieri sono ormai equiparati a
una qualunque merce. Uno dei giornali più influenti scrisse una volta: «Il
compito principale del presidente consiste nel vendere la guerra al Congresso e
al paese”. Voleva dire: affermare l’idea di entrare in guerra. In discussioni
su problemi scientifici o artistici si dice spesso, per esprimere approvazione:
«Senta, questa la compro”. La parola persuadere è semplicemente rimpiazzata da
quella più calzante: vendere.
KALLE In simili circostanze è
chiaro perché ti viene l’avversione per il pensare. Non è un piacere.
ZIFFEL In ogni caso siamo
d’accordo che la ricerca del piacere è una delle massime virtù. Dove diventa
una cosa difficile, o è addirittura considerata un vizio, c’è qualcosa di
marcio.
KALLE Il piacere di pensare
è, abbiamo detto, ampiamente rovinato. Lo sono anche i piaceri in generale.
Prima di tutto costano troppo. Devi pagare per dare un’occhiata al paesaggio:
un bel panorama è una miniera d’oro. Devi pagare persino per cacare, dato che
ti tocca affittare un gabinetto. A Stoccolma conoscevo un tale che veniva a
trovarmi regolarmente, per il piacere di conversare con me, credevo io, e
invece era per il mio gabinetto: il suo era scoraggiante.
ZIFFEL Il poeta francese
Villon si lamentava in versi di non potersi nutrire decentemente, perché così
non ce la faceva a fare l’amore. E al piacere di mangiare non ci pensava già
più per niente!
KALLE O il piacere di fare
regali, delle gioie dell’ospitalità fino alla scelta di un temperino per il
figlioletto. Oppure, vada un po’ al cinema. Pretendono che tu ti diverta a cose
che non hanno divertito affatto la gente che ha fatto il film. Ma ciò che è
decisivo è che la sfera dei piaceri è del tutto separata dal resto della vita.
Serve solo come riposo, per poi poter fare di nuovo quelle cose che non sono
affatto un piacere. Anzi ti pagano soltanto per le cose che non ti danno
piacere. Una volta una prostituta si lamentò con me di un cliente che si era
rifiutato di pagarla perché in un momento di distrazione si era lasciata
scappare un gemito di voluttà. Volle sapere da me come stava la faccenda in
regime comunista. Ma abbiamo deviato dal nostro tema.
ZIFFEL Non mi piace affatto.
Non siamo ingaggiati per produrre qualcosa, quindi non siamo costretti a
fabbricare solo cappelli o solo accendisigari. Possiamo pensare quello che
vogliamo o siamo in grado di pensare. I nostri pensieri sono come le
distribuzioni di birra gratis. Del resto non vorrei essere frainteso, visto che
non sono un governo e quindi non ne posso trarre alcun vantaggio. Poco fa non
volevo dir male del pensiero, anche se forse non mi sono espresso bene; io sono
ciò che il dottor Goebbels chiama un Intellektbestie (1). Ma
sono contro una società in cui nessuno può riuscire a mantenersi in vita senza
operazioni di pensiero di misura gigantesca: cioè contro una società come la
vorrebbe il dottor Goebbels, il quale il problema lo risolve radicalmente,
proibendo addirittura il pensare.
KALLE A me non mi va mica che
Hitler lo si definisca semplicemente uno stupido. Così sembra che Hitler, nel
momento stesso in cui si mettesse a pensare, cesserebbe addirittura di
esistere.
ZIFFEL Questa è buona.
Qualcosa come un Parco Nazionale per il pensiero, dove è proibita la caccia al
pensiero, non esiste solo in Germania sotto Hitler; solo che lì, per cosi dire,
al filo spinato ci hanno aggiunto pure l’alta tensione. E’ pura pigrizia mentale
presentare il discorso di Hitler del 1932 agli industriali del Reno come un
discorso stupido. In confronto gli articoli e i discorsi dei soliti liberali
sono semplicemente infantili. Hitler per lo meno lo sa bene che non può avere
il capitalismo senza la guerra. Mentre i liberali no lo sanno. Prenda per
esempio la letteratura tedesca, che come dice Karl Kraus è andata a fondo con
Mann e Mehring (2).
KALLE Credono ancora di poter
avere un macellaio, ma di potergli proibire per legge il macellare.
ZIFFEL Che splendido esempio
per un umorista! Capisce che la miglior risposta all’angosciosa domanda: “Come
si può avere libera concorrenza senza cadere nell’anarchia?» sono proprio i
cartelli? E naturalmente sono proprio i tentativi dei castelli di creare un
ordine internazionale a condurre alle guerre internazionali. Le guerre non sono
altro che tentativi di mantenere la pace.
KALLE La seconda guerra
mondiale è scoppiata prima che si facesse in tempo a pubblicare una sola opera
storica sulla prima guerra mondiale.
ZIFFEL La parola «scoppiare»
dice tutto. La si adopera principalmente per le epidemie, col sottinteso che
nessuno le ha fatte; solo che nessuno è riuscito a impedirle. Ma se oggi viene
usata magari per le carestie in India, è del tutto impropria, perché le
carestie sono semplicemente organizzate dagli speculatori.
KALLE Anche per l’amore di
adopera ‘sta parola, e qualche volta è pure calzante. Ma alla moglie di un mio
amico andò così: durante un viaggio scese in un albergo insieme a un tale; per
risparmiare presero una stanza insieme, e poi scoppiò la passione tra i due, e
lei non ci poté fare niente. Del resto però la maggior parte della gente
sposata dorme insieme senza che sia mai scoppiata la passione. Le guerre
scoppiano, a quanto si sente dire, quando uno Stato e magari anche i suoi
alleati sono particolarmente bellicosi. Cioè quando inclinano alla violenza.
Però, mi sono chiesto spesso, e con le alluvioni come la mettiamo? Di solito è
il fiume che viene definito «impetuoso e travolgente», è il suo letto invece lo
si trova quanto mai pacifico, coi suoi pittoreschi argini e costruzioni di
cemento; poi arriva il fiume e abbatte tutto, e naturalmente la colpa la si dà
tutta a lui, e quello ha un bel gridare che è piovuto troppo su in montagna e
che con tutta l’acqua che gli si precipita dentro lui non ce la fa più col suo
letto..
ZIFFEL Ecco un altro modo di
dire significativo. La frase «Non ce la faccio più con la mia razione di pane»
non significa ancora guerra aperta col pane, ma quando dico «io con lei non ce
la faccio più», questo si vuol dir guerra. Il più delle volte le cose stanno
semplicemente così: io voglio da lei, perché ne ho bisogno, un qualcosa di cui
lei non può fare a meno, altrimenti non ce la fa; e allora che senso ha che
ognuno di noi accusi l’altro di avere un pessimo carattere e di essere
intrattabile? Ma per tornare alla storiografia: noi non ne abbiamo. Mentre ero
in Svezia ho letto le memorie di Barras, un giacobino che fu membro del
Direttorio dopo aver dato una mano a far fuori Robespierre. Le sue memorie sono
scritte davvero in perfetto stile storiografico. Quando tratta della sua
rivoluzione, la borghesia è capace di trovare il vero stile storico; non così
quando tratta di tutto il resto della politica, comprese le guerre. La politica
della borghesia è il prolungamento dei suoi affari con altri mezzi, ed essa non
ama trattare i suoi affari in pubblico. Così i borghesi non sanno più che pesci
pigliare quando capita che la politica scivoli nella guerra, perché la
avversano. La borghesia ha provocato le maggiori e più disastrose guerre della
storia, ed è nello stesso tempo sinceramente pacifista. Ogni governo al momento
di entrare in guerra fa come l’ubriacone davanti al bicchierino di grappa: una
solenne dichiarazione che quella è l’ultima volta.
KALLE Davvero, a pensarci
bene, gli Stati moderni sono i più nobili e i più sensibili che mai abbiano
condotto guerre di una certa importanza. Un tempo c’era sempre questa o quella
guerra che si facevano per avidità, ma ora non più. Oggi se uno stato vuole
incamerarsi un granaio altrui si mette a proclamare con santa indignazione che
è costretto ad andare in quel luogo perché li ci sono proprietari disonesti,
oppure ci sono ministri che si accoppiano con le giumente, ciò che disonora il
genere umano. Insomma, nessuno Stato approva le vere ragioni per cui fa la
guerra, anzi le aborre e se ne cerca di migliori. L’unica nazione priva di
finezza è l’Unione Sovietica, la quale per la sua occupazione della Polonia
sconfitta dai nazisti non si curò neanche di dare una qualunque ragione
decente; così tutto il mondo dovette supporre che si era trattato semplicemente
di motivi di sicurezza militare, cioè di motivi bassamente egoistici.
ZIFFEL Spero che lei non
condividerà la non meno bassa idea che gli inglesi quasi quasi partecipavano alla prima guerra di Finlandia
solo per via delle miniere di nichel che avevano in quel paese – o meglio che
avevano alcuni di loro – e non per amore delle piccole nazioni?
KALLE Sono contento che mi
abbia avvisato, stavo quasi per dirlo, ma naturalmente se è un’idea così bassa
non lo dico più. La ragione più infame è sempre la migliore che si possa
avere per un delitto, perché allora si vanno subito a cercare i motivi più nobili:
quelli reali sembrano troppo infami per essere possibili. Una volta ad Hannover
un rapinatore omicida fu assolto perché aveva confessato di aver fatto a
pezzettini una maestra per impossessarsi di un marco e cinquanta, per poi
andarseli a bere. I giurati, su consiglio del difensore, non gli credettero,
era un motivo troppo bestiale. Le ragioni più nobili che si danno per le guerre
moderne sono bevute volentieri proprio perché quelle vere, che ci si potrebbe
eventualmente immaginare, sono troppo schifose.
ZIFFEL Caro amico, lei rende
un pessimo servizio al cosiddetto materialismo storico se semplifica la storia
a questo modo. I capitalisti non sono rapinatori, non fosse altro perché i
rapinatori non sono capitalisti.
KALLE Giusto. L’unica cosa
che potrebbe indurre a fare una simile semplificazione è che anche per i
capitalisti si può parlare di bottino.
ZIFFEL Bottino è sbagliato,
al massimo potrà parlare di profitto, il che, come lei sa benissimo, è tutta
un’altra cosa.
KALLE Già, il male è che il
“profitto” non compare nel catechismo e non gli si da la qualifica di
«immorale» oppure di «bestiale».
ZIFFEL Signor Winter, si fa tardi.
E così i due si alzarono e si separarono, andandosene
ciascuno per la propria strada.
1
Bestia intellettuale.:
2 Gioco di
parole intraducibile: «mit Mann und Maus untergehen» significa «andare a fondo
con tutto l’equipaggio». Qui «Mann» è naturalmente Thomas Mann mentre a «Maus»
è stato sostituito, mantenendo l’allitterazione, il nome del pubblicista
antifascista Walter Mehring (1896-1981). Questi giochi di parole erano
prediletti dal grande satirico e polemista viennese Karl Kraus (1874-1936).
Mancano dei capitoli.. e la traduzione di Margherita Consentino del libro Einaudi "Nuovi coralli" secondo me è migliore. Comunque libro bellissimo.
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