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giovedì 6 luglio 2023

IL CAPITALE DI KARL MARX - Carlo Sini

Da: Dante Channel - Carlo Sini è un filosofo italiano. Laureatosi in Filosofia, dopo aver conseguito l’abilitazione inizia ad insegnare all'Università degli Studi dell'Aquila per poi ricoprire la cattedra di Filosofia teoretica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Milano, dove ha anche svolto per un triennio la funzione di Preside di facoltà. - CarloSiniNoema

                                                                          


sabato 10 dicembre 2022

I PRINCIPI DEL PRINCPIO - Pierluigi Fagan

Da: PoliTo Culture - https://pierluigifagan.wordpress.com - Pierluigi Fagan pensatore indipendente sul tema della complessità, nella sua accezione più ampia: sociale, economica, politica e geopolitica, culturale e soprattutto filosofica [cosa si intende per “complessità” è specificato qui].

Leggi anche: DILEMMI MULTIPOLARI https://www.facebook.com/pierluigi.fagan

LA LOTTA CONTRO L’ORTODOSSIA - GIORGIO PARISI 

In filosofia, "princìpio" ha il dop­pio significato di "inizio" e "fonda­ mento/i". Pierluigi Fagan indaga sull'ipotesi che noi siamo capitati in una nuova fase del mondo: qua­li dovrebbero essere i fondamenti di questo nuovo inizio? Ambiente, demografia, economia, tecnologia, politica e geopolitica, sistemi men­tali umani sono tutti capitoli di al­trettante variabili in movimento che dovranno trovare ordine e struttura. Su quali basi? A quali fini? 

                                                                          

lunedì 8 agosto 2022

Forme della razionalità in Aristotele - Enrico Berti

Da: AccademiaIISF -  Enrico Berti (Valeggio sul Mincio, 3 novembre 1935 – Padova, 5 gennaio 2022) è stato professore emerito di Storia della filosofia presso l’Università degli Studi di Padova e massimo studioso di Aristotele in Italia. Fra le sue innumerevoli pubblicazioni ricordiamo In principio era la meraviglia (Laterza), Sumphilosophein. La vita nell’Accademia di Platone (Laterza), Storia della Metafisica (Il Mulino) e Aristotelismo (Il Mulino).

Vedi anche: Sulla meccanica aristotelica - Giorgio Israel 
Le passioni tra Heidegger e Aristotele - ENRICO BERTI
'La Fisica e Aristotele' - Carlo Rovelli, Monica Ugaglia, Diana Quarantotto
"Anthròpina phronein: la saggezza del limite" - Salvatore Natoli
Il problema del limite. La scienza e il postumano - Remo Bodei 
Aristotele: l'Amicizia - Enrico Berti
Sulla METAFISICA (Filosofia Prima) di Aristotele - Enrico Berti
Etica Nicomachea di Aristotele - Enrico Berti
L'etica in Aristotele - Enrico Berti
Fisica di Aristotele - Enrico Berti
Aristotele: "Politica" - Enrico Berti
Il linguaggio nel pensiero di Aristotele - Enrico Berti
Il realismo di Aristotele: vecchio o nuovo?*- Enrico Berti
Logos e techne nella filosofia antica*- Enrico Berti
Il principio di non contraddizione come fondamento necessario ma non sufficiente della verità. Enrico Berti
"L'idea di filosofia pratica dall'antichità ad oggi" - Enrico Berti
La questione del corpo in Aristotele - Enrico Berti
Intervista a Enrico Berti: cosa ereditiamo dalla filosofia greca

giovedì 7 luglio 2022

La logica della crisi corrente - Andrea Zhok

Da: https://sfero.me - https://www.sinistrainrete.info - Andrea Zhok è un filosofo e accademico italiano, professore di Antropologia filosofica e Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Milano. Si laurea in Filosofia teoretica all’Università degli Studi di Milano con una tesi su Max Scheler, discussa sotto la supervisione di Carlo Sini, di cui è allievo. 


Per cercar di comprendere la situazione attuale e le sue tendenze di sviluppo è necessario alzare lo sguardo almeno all’altezza degli ultimi tre lustri, ricollegandoci alla crisi finanziaria del 2007-2008.


La crisi subprime ha mostrato, innanzitutto, nella maniera più chiara, chi detiene la sovranità effettiva nel mondo odierno. Alle origini della crisi sta la deregolamentazione del sistema finanziario americano avvenuto almeno a partire dall’abolizione dello Glass-Steagall Act (1999, presidenza Clinton), con cui si sono aperte le ultime dighe al predominio della finanza speculativa (processo iniziato sin dagli anni ’70). Quell’atto di delegificazione era stato auspicato da tempo dai principali attori finanziari statunitensi, ma solo alla soglia del 2000 le pressioni ottennero pienamente l’esito desiderato.

Da allora si è avviata una stagione di speculazione ruggente che ha prodotto un incremento costante del peso dell’economia finanziaria rispetto all’economia reale, promuovendo la creazione della pazzesca bolla immobiliare esplosa a fine 2007. 

In quell’occasione per il sistema finanziario si trattava di capire una sola cosa, ovvero se, o in quale misura, gli stati avrebbero compensato per i rischi speculativi privatamente presi. Quando il governo americano decise (con molti tentennamenti) di lasciar fallire la Lehman Brothers, come "esempio" contro il "moral hazard" del sistema bancario, i vertici del sistema finanziario presero un discreto spavento. Per qualche lunghissimo giorno si percepì la possibilità di un effetto domino, di un collasso totale con il successivo fallimento del gigante AIG, che sarebbe stato incontenibile nelle conseguenze. Questa propagazione venne sventata dal governo USA all’ultimo momento, con la prima di una prodigiosa serie di “iniezioni di liquidità”.

L'UE rispose alla crisi con straordinaria flemma, mantenendo inizialmente alti i tassi di interesse e attendendo 4 anni prima di acconsentire ad un'operazione simile di immissione di liquidità (il "whatever it takes"). Questi 4 anni servirono al monetarismo tedesco per imporre il proprio dominio disciplinare incontrastato, spezzando le reni alla Grecia e avviando il processo di svendita in saldo degli ultimi pezzi pregiati dell'Italia.

venerdì 25 marzo 2022

Cosa sono le scienze sociali (III parte) - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Approfondimenti teorici (Unigramsci) -
Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza. 

Vedi anche: "De Motu" - CARLO SINI 
"ANTROPOLOGIA E NATURA NELL’OPERA DI MARX" - Roberto Finelli

Leggi anche: Il radicamento del pensiero antropologico post-moderno nella società contemporanea*- Alessandra Ciattini 

Dal postmoderno all’ipermoderno - Roberto Finelli – Francesco Toto - 

Al di là del terrore. Per una nuova antropologia*- Roberto Finelli




Gli sviluppi delle scienze sociali mostrano il loro stretto legame con le trasformazioni del capitalismo.

Qui i video di tutti gli incontri: Teorie e metodi delle scienze sociali - Alessandra Ciattini 
                                           
Terzo incontro

Prosegue da Parte I - Cosa sono le scienze sociali? - Alessandra Ciattini  



Spesso l’espressione “scienze sociali” viene considerata analoga a quella “scienze umane”, mentre in realtà i due ambiti hanno un fondamento differente sia dal punto di vista epistemologico che ontologico. Tradizionalmente le scienze umane, a partire da Wilhelm Dilthey a Ernst Cassirer, tendono a ribadire la specificità dell’uomo rispetto alle altre specie animali; secondo quest’ultimo autore il carattere peculiare dell’essere umano consisterebbe nel suo essere un animale simbolico, aspetto da cui deriverebbe la sua inventività e superiorità.

Pertanto, chi preferisce dedicarsi allo studio delle scienze umane ritiene che ci sia una netta antitesi tra l’evoluzione biologica e quella culturale, la prima di esclusiva pertinenza degli animali. Invece, dopo aver concluso la prima fase, gli esseri umani avrebbero intrapreso il complesso percorso della seconda. Secondo questa prospettiva, che oppone evoluzione biologica ed evoluzione culturale, elementi quali la cultura, il linguaggio, l’attività simbolica nel suo complesso, acquisiti nella vita collettiva e contrapposti alla dimensione istintuale, sono considerati esclusivamente propri della specie umana. Invece, le ricerche sul mondo animale hanno mostrato che gli animali non sono governati solo dall’istinto, dato che sono anche capaci di imparare, di trasmettere con i loro mezzi le informazioni e di sviluppare attività simboliche, come per esempio i rituali di corteggiamento tipici di tante specie.

In conclusione, dal punto di vista dei cosiddetti umanisti, la natura ontologica dell’uomo sarebbe profondamente diversa da quella degli animali; di conseguenza, dal punto di vista epistemologico ciò significa che i procedimenti esplicativi propri delle scienze umane debbono essere profondamente differenti da quelli propri delle scienze naturali e fondati sulle modalità della comprensione piuttosto che su quelle della spiegazione.

Coloro che, invece, adottano la prospettiva sociologica in senso generale vedono una relazione di continuità tra l’evoluzione biologica e l’evoluzione culturale, rimarcando che anche alcune specie animali sono dotate di una vita collettiva assai sofisticata.

giovedì 24 marzo 2022

COME DISTRUGGERE UN PAESE: IL NOSTRO - Vincenzo Costa

Da: https://www.facebook.com/vincenzo.costa.79025 - Vincenzo Costa è professore ordinario alla Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Fenomenologia (triennale) e Fenomenologia dell'esperienza (biennio magistrale).

Leggi anche: Filosofia e scienza - Vincenzo Costa 

Fare la pace o fare la guerra? - Roberto Fineschi 

Le sanzioni logorano soprattutto chi le impone - Guglielmo Forges Davanzati

L’America sconfigge la Germania per la terza volta in un secolo - Michael Hudson 

Guerra in Ucraina, intervista a Emiliano Brancaccio - Daniele Nalbone

Vedi anche: Verità e punti di vista - Carlo Sini 


Le guerre servono a ridisegnare equilibri di potere. Non solo militare e non principalmente militare. L’aspetto militare è sempre subordinato a quello politico-economico. E di fatto la guerra in Ucraina sta ridisegnando gli equilibri, e ogni giorno ognuno dei duellanti (che sono tutti gli attori della politica internazionali, gli Stati Uniti, la russia, la Cina, la UE, l’India) giocano questa partita. L’aspetto spettacolare e di propaganda, i morti (che sono reali e tragici) fanno parte di questo gioco per ridisegnare, per negoziare gli equilibri economico-politici, oltre che ovviamente militari. 

In questo quadro ci sono i vasi di coccio, che sono paesi come il nostro, nei suoi rapporti con il resto del mondo. Che cosa sta cambiando nel mondo e per noi? La risposta è semplice: stiamo distruggendo il futuro del paese. 

1) Questa guerra ci lascerà più poveri, molto più poveri. L’inflazione è già altissima, e nei prossimi mesi crescerà, mentre i salari resteranno al palo. STANNO DISTRUGGENDO IL POTERE D’ACQUISTO DELLE CLASSI LAVORATRICI DEL PAESE, dei pensionati, dei giovani che già arrancano dietro a lavori precari. Stanno bombardando la nostra vita, e di questo le persone se ne accorgeranno a fine anno, man a mano che il processo si paleserà: sarà l’apparire della realtà. 

2) STANNO DISTRUGGENDO I NOSTRI RISPARMI. 
Con un’inflazione simile i nostri risparmi si stanno disintegrando, tra poco i pochi soldi che molti di noi sono riusciti a mettere da parte per il “non si sa mai” varranno poco, sempre meno. 
Si era gridato al pericolo quando i populisti stavano mettendo a rischio il risparmio degli italiani, ma adesso è il governo che, deliberatamente, seguendo i dettami della casa bianca, per dimostrare fedeltà, sta distruggendo i nostri risparmi. 

3) STANNO DISTRUGGENDO IL SISTEMA PRODUTTIVO DEL PAESE.
In primo luogo perché con costi dell’energia così alti non saremo competitivi, e quindi nel commercio internazionale altri prenderanno le nostre fette di mercato (e non saranno ovviamente i russi, ma americani, inglesi, francesi). Fette di mercato perse significa PERDITA DI POSTI DI LAVORO. 
In secondo luogo, ABBIAMO PERSO UN MERCATO, forse non decisivo, ma comunque importante e cospicuo, COME QUELLO RUSSO, in cui esportavamo di tutto, dai macchinari al vino alla moda. Quello che il ministero degli esteri Russo ha chiarito non è un minaccia da gangster: ha semplicemente detto che quel mercato non sarà recuperato in futuro, perché le espressioni di ostilità sono eccessive, l’odio che il nostro governo sta esprimendo è fuori misura. Questo danneggerà inevitabilmente il tessuto produttivo del paese. 

4) Esporteremo forse qualcosa di più negli USA, ma dipenderemo sempre più da essi, non solo militarmente. E di fatto, se l’intera Europa ha accettato, spesso cambiando posizione nel giro di poche ore (come Francia e Germania), è perché gli USA hanno minacciato sanzioni contro di noi se non li avessimo seguiti nell’applicazione delle sanzioni contro la Russia. 

Sanzioni che, tuttavia, danneggiano l’economia europea ma sono una boccata d’ossigeno per quella statunitense. Ma essendo noi a sovranità limitata, non solo militare ma anche economica, abbiamo come europei dovuto accettare il diktat. 

5) Se questo continua, se si blocca la “locomotiva tedesca”, o se rallenta, questo sarà un altro colpo durissimo per la nostra ripresa e per il nostro sistema produttivo, può provocare una spirale terribile che, un misto di inflazione e recessione: la tempesta perfetta. 

6) La UE ha cambiato natura: è diventata un’agenzia militare. Non solo la parte di PIL dei paesi membri è lievitata a dismisura, ma la UE ha oramai un bilancio militarizzato, peraltro inficiato da conflitti di interesse enormi (Si veda il rapporto ENAAT), dato che la grandi industrie degli armamenti è implicata. Industria che ovviamente non conosce crisi e che anzi sta già facendo lauti profitti, sulla pelle degli ucraini e nostra. 

7) Dombrovskis ci ha massacrati per uno 0,4% che servivano per il reddito di cittadinanza e per le pensioni. Sarebbe stato l’Armageddon. Invece aumentare a dismisura le spese militari è perfettamente compatibile. In fondo, per questi signori siamo solo carne da macello, le vite umane servono solo in quanto sono funzionali all’accumulazione del capitale, al profitto. 
Ovviamente, questo è debito buono, non è debito cattivo. Ora sappiamo che cosa è il debito buono. 

Qui non si tratta di fare i complottisti. Qui non indichiamo cause segrete. La differenza tra complottismo e analisi intellettuale è che l’analisi segue i fenomeni, cerca di mettere in luce che cosa un’azione produce, e questa guerra sta producendo questo, insieme ad altre trasformazioni più profonde, ma l’abbiamo già fatta troppo lunga. 

Queste sanzioni sono sanzioni contro di noi, sono sanzioni che pagheremo noi, e noi si intende la gente che lavora (lavoratori e imprenditori), mentre altri ne trarranno motivo di arricchimento. 

Da questa guerra uscirà una società più ingiusta, più crudele, più carica di odio. 

martedì 22 marzo 2022

Verità e punti di vista - Carlo Sini

Da: Dante Channel - Carlo Sini è un filosofo italiano. Inizia ad insegnare all'Università degli Studi dell'Aquila per poi ricoprire la cattedra di Filosofia teoretica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Milano, dove ha anche svolto per un triennio la funzione di Preside di facoltà. - CarloSiniNoema

                                                                              

giovedì 27 gennaio 2022

Libertà condizionata. La virtù delle catene - Carlo Sini



Cosa vuol dire discutere di libertà in base alle conseguenze pratiche e agli abiti di risposta che essa provoca, 
tra esperienza dell’essere liberi e condizioni dell’azione?

                                                                           

sabato 22 gennaio 2022

L'avventura del pensiero - Paolo Bartolini intervista Silvano Tagliagambe

 Da: https://www.globalist.it - https://www.sinistrainrete.info - Silvano Tagliagambe è un filosofo, fisico e accademico italiano, epistemologo.

Vedi anche: Nell'istante in cui si cessa di credere in lei, la filosofia sparisce - Silvano Tagliagambe

CONOSCENZA,SAPIENZA,SAGGEZZA: il triangolo che non c'è più - Silvano Tagliagambe

La visione e lo sguardo... - Silvano Tagliagambe 

"La fine dell'uomo eurocentrico e delle sue immagini ideali" - Carlo Sini

Il problema del limite. La scienza e il postumano - Remo Bodei

Anti-destino. Biotecnologie e impatto sulle persone - Remo Bodei 

"Epigenetica: come reagisce il nostro genoma alle trasformazioni ambientali." - Ernesto Burgio 


Una bellissima nostra intervista a Silvano Tagliagambe*. Offriamo ai lettori un autentico saggio di alto valore culturale, fra i più degni della rubrica 'Pensieri Lunghi' (P. B.)


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Prof. Tagliagambe, nei suoi studi, a cavallo tra filosofia, scienza e psicoanalisi, ha guardato al mistero della psiche da una prospettiva estesa e transindividuale. Può descrivere, oltre alle implicazioni teoriche della questione, gli effetti pratici ed etici di un approccio siffatto alla vita della mente?

Il modello della "mente estesa" è stato proposto ed efficacemente descritto da Gregory Bateson in una conferenza dal titolo Forma, sostanza, differenza, tenuta il 9 gennaio 1970 per il diciannovesimo Annual Korzybski Memorial, nella quale egli dava la seguente risposta alla domanda: "Che cosa intendo per 'mia' mente?": «La mente individuale è immanente, ma non solo nel corpo; essa è immanente anche in canali e messaggi esterni al corpo; e vi è una più vasta mente di cui la mente individuale è solo un sottosistema. [.] La psicologia freudiana ha dilatato il concetto di mente verso l'interno, fino a includervi l'intero sistema di comunicazione all'interno del corpo (la componente neurovegetativa, quella dell'abitudine, e la vasta gamma dei processi inconsci). Ciò che sto dicendo dilata la mente verso l'esterno» [1]. In estrema sintesi questo modello afferma che i processi mentali sono esempi di elaborazione cognitiva incorporata e distribuita. Il che significa:

a)  Che non solo il cervello, ma anche il corpo e l'ambiente cooperano al raggiungimento dei nostri fini cognitivi;

b)  Che ciò è ottenuto in un modo così fluido e interconnesso da originare un unico flusso causale integrato, nel cui ambito (e per gli scopi scientifici dell'analisi del comportamento) le usuali distinzioni di interno ed esterno perdono ogni utilità ed efficacia.

Possiamo quindi dire che la mente si estende al di là dei confini del cranio, e permea la struttura fisica del corpo e quella fisica e culturale dell'ambiente esterno.

Questa prospettiva è radicalmente alternativa agli approcci tradizionali della filosofia della mente la quale, nelle sue molteplici versioni, riduce come si è detto la questione della relazione mente-corpo alla relazione mente-cervello, identificando l'intero corpo con una sua parte, sia pure di importanza primaria, e la psiche con la mente. Il senso di questo mutamento di prospettiva è stato ben colto ed espresso da Gargani, che sottolinea la necessità di cominciare a «pensare il mentale in termini di una diversa disposizione, di una disposizione sintonica, di una disposizione solidaristica, relazionale. Paragonare la mente non tanto a un processo occulto che avviene dentro la scatola cranica di ciascuno e pensare invece il mentale come un'atmosfera che ci circonda che possiamo anche toccare, così come nelle varie fasi di una giornata si provano momenti di pesantezza e poi di sollievo. Questa è la mente, questo è il mentale, un contesto e uno spazio che condividiamo» [2].

martedì 18 gennaio 2022

Teorie e metodi delle scienze sociali - Alessandra Ciattini

Da: Università Popolare Antonio Gramsci -
Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.lacittafutura.it - https://www.unigramsci.it

Delineare i contorni delle scienze sociali è cosa assai più difficile che definire le scienze naturali e ciò perché le prime hanno implicazioni etico-politiche più dirette e coinvolgenti delle seconde. Nonostante taluni lo dipingano in tali termini, lo scienziato sociale non è mai un osservatore astratto, neutrale, anche si considera tale inevitabilmente egli prende posizione per un modello di società, per una delle forze politiche in lotta, per certi valori invece che per altri. Inoltre, l’oggetto della ricerca sociale non corrisponde a qualcosa su cui la comunità dei ricercatori concorda: per alcuni le scienze sociali studiano il comportamento sociale, indagando le motivazioni umane e quindi la psiche, altri ritengono importante la successione degli eventi e quindi la storia o storiografia, altri ricercano invece strutture profonde nello scorrere delle vicende, alcuni considerano la società un insieme coeso, altri ne mettono in luce le contraddizioni interne. Ancora alcuni ritengono che il mondo sociale presenti processi formali simili a quelli che si producono nella sfera naturale, altri ne sottolineano la sua irriducibilità ai fenomeni extrasociali o pongono l’accento sulla sua relazione dialettica con esso, alcuni immaginano che non sia possibile individuare leggi o regolarità sociali, altri invece hanno la convinzione contraria, anche se tali leggi possono essere descritte solo nei termini di tendenze o presentano un carattere probabilistico.

In questa situazione, è evidente che se gli oggetti da indagare sono così diversi sebbene imparentati tra loro, anche i metodi non possono che presentare la stessa differenziazione in quanto saranno adeguati a quanto debbono comprendere e spiegare. Inoltre, se si ripercorre la storia delle diverse discipline (sociologia, antropologia, psicologia etc.), ci si renderà conto che le prospettive metodologiche delle une si ripresentano nelle altre: così per esempio esistono una sociologia positivista-funzionalista che ha il suo contraltare nell’antropologia del suo stesso segno, una psicologia cognitivista i cui temi vengono ripresi nell’ambito dell’antropologia delle religioni, l’approccio storicistico che fa pendant con il particolarismo e il culturalismo statunitense.

La conseguenza di questa situazione è che di fatto non esiste, come nel caso delle scienze naturali, una vera e propria comunità scientifica, tanto che un antropologo latinoamericano, a proposito dell’antropologia, ha potuto scrivere: se c’è una cosa su cui sono d’accordo i ricercatori, è che non sono d’accordo su nulla. Credo che questa affermazione si possa estendere a tutte le scienze sociali.

Da questa affermazione non è necessario ricavare che non è possibile giungere ad una comprensione “veritiera” di un fenomeno sociale, ricadendo nel tanto oggi apprezzato relativismo culturale, il cui fondamento è rappresentato dal disimpegno etico-politico. Possiamo ricavare invece che le diverse interpretazioni debbono essere vagliate all’interno di un serrato dibattito e scelte per la loro maggiore potenza conoscitiva, il che non implica ovviamente mai il raggiungimento della verità assoluta.

Inoltre, riprendendo quanto dicevo a proposito della non neutralità delle scienze, mettendo anche in conto che il pensiero scientifico è sorto attribuendosi una funzione emancipatoria, non identificabile con un piatto progressismo, tutte quelle teorie che si collocano in questo filone ci possono far avanzare in questa direzione, se adeguatamente fondate.

Programma del Corso 
  
1° Incontro: Scienze sociali come “famiglia eterogenea di discipline” (P. Rossi). Rapporto tra linguaggio comune e linguaggio scientifico nelle scienze sociali. Concetto di società. Individualismo metodologico / collettivismo o olismo metodologico (https://plato.stanford.edu/entries/holism-social/). Scienza / storiografia. Metodo nomotetico / metodo idiografico. Organicismo. Dimensione sociale superiore e autonoma rispetto a quella individuale. Mancanza di una teoria generale unificante: 

                                                                              

domenica 2 gennaio 2022

Franco De Masi VOCABOLARIO PSICOANALITICO: Frustrazione


L'ADOLESCENZA: fragilità, sofferenze, sfide possibili - CARLO SINI


Il Vocabolario Psicoanalitico di Psychiatry on line Italia declinato per PAROLECHIAVE da Franco De Masi, Psicoanalista Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana (https://www.spiweb.it).

                                                                           

giovedì 30 dicembre 2021

Nell'istante in cui si cessa di credere in lei, la filosofia sparisce - Silvano Tagliagambe

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano - Silvano Tagliagambe è un filosofo, fisico e accademico italiano, epistemologo.

La visione e lo sguardo... - Silvano Tagliagambe

La scienza tra dubbio e certezza - Giulio Giorello

Lavoro. Il lavoro come arte della conoscenza - Carlo Sini

"Anthròpina phronein: la saggezza del limite" - Salvatore Natoli

Perché la mente non coincide con il cervello - Felice Cimatti

Essere, pensiero e linguaggio - Felice Cimatti

Siamo il nostro cervello? - Gianvito Martino

Vedendo il linguaggio e chi lo usa - Tullio De Mauro 

Alienazione e rivoluzione (digitale) - Enrico Donaggio 

"La materia del soggetto" - Carlo Sini 

                                                                           

domenica 26 dicembre 2021

LA LIBERTÀ, LA MORTE, LO STATO. FILOSOFIE E IDEOLOGIE DELLA QUESTIONE PANDEMICA - Emiliano Alessandroni

 Da: https://filosofiainmovimento.it - Emiliano Alessandroni, Università degli Studi di Urbino 'Carlo Bo'. 

Leggi anche: Dal 2030 il mondo sarà meraviglioso secondo l’Agenda Onu - Alessandra Ciattini 

Sul privilegio. Note critiche su Agamben-Cacciari - Roberto Finelli, Tania Toffanin 

Che cos'è la libertà? Il Covid-19 e la difesa del diritto alla vita - Emiliano Alessandroni 



1. Libertà 
2. Società 
3. La meditatio mortis
4. Cospirazionismo e complottismo 
5. Il quadro internazionale



1. Libertà

Pochi esempi sembrano così eloquenti, per quanto concerne le influenze esercitate dall’ideologia sulla semantica, di ciò che nella storia del linguaggio è accaduto alla parola “libertà”, oggi al centro di un acceso dibattito filosofico e politico sul valore delle misure anti-pandemiche. Questa parola è stata infatti evocata, nel corso della storia, all’interno delle circostanze più svariate e di rivendicazioni fra loro persino contrapposte. “Libertà!” gridavano, ad esempio, gli schiavi neri in rivolta a Santo Domingo e negli Stati Uniti del Sud. Ma “libertà!” gridavano anche i proprietari di schiavi che negli Usa agognavano la secessione dal Nord per continuare a perpetrare la schiavitù su base razziale e chiedevano che lo Stato, il governo centrale, non si intromettesse nei propri affari commerciali. 

Nell’ambito della modernità occidentale, in particolar modo, vediamo spesso incontrarsi e non molto meno spesso scontrarsi, almeno tre idee generali di libertà.