giovedì 17 ottobre 2024

Marx e la società postcapitalista - Vladimiro Giacché

Da: AccademiaIISF -  Vladimiro Giacché, è un filosofo e saggista italiano Si è occupato e si occupa principalmente di economia finanziaria e politica, storia dell'economia e della filosofia, con particolare riferimento all'idealismo tedesco e alla tradizione del marxismo. È Responsabile Studi e Marketing Strategico presso la Banca del Fucino (Gruppo Bancario Igea Banca) 


Prima parte: Dagli scritti giovanili al Manifesto

                                                                           

Seconda parte: Da Le lotte di classe in Francia alla Critica del programma di Gotha  https://www.youtube.com/watch?v=HaMnpb48Qac 

lunedì 14 ottobre 2024

Il vicolo cieco dell’escalation | Francesco Dall’Aglio

Da: Il Contesto - Giacomo Gabellini è un giovane ricercatore indipendente. - Francesco Dall'Aglio, medievista, ricercatore presso l'Istituto di Studi Storici al dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria). Esperto di est Europa e di questioni strategico-militari, è diventato un seguito commentatore sul canale Ottolina.tv e autore di War Room - Russia, Ucraina, NATO un canale telegram molto seguito su questi argomenti. 

Ormai da qualche settimana, Israele lancia continui, pesantissimi attacchi in Libano prendendo di mira quartieri residenziali, infrastrutture e i vertici sia civili che militari di Hezbollah. Il 27 settembre, il segretario generale del Partito di Dio Hassan Nasrallah è morto in seguito a un devastante bombardamento presso il quartiere Dahiya di Beirut ad opera dell’aeronautica militare israeliana, che ha anche colpito obiettivi in territorio yemenita e siriano. A sua volta, Hezbollah ha risposto con il lancio di un nugolo di missili in territorio israeliano, in attesa che l’Israeli Defense Force lanciasse l’invasione di terra (denominata “Frecce del Nord”). Una volta entrati in territorio libanese, i soldati di Tsahal hanno subito diverse imboscate riportando morti, feriti e distruzione di mezzi. L’1 ottobre, il governo di Teheran, sottoposto a forti pressioni sia interne che esterne in seguito all’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh, si è mobilitato sferrando l’Operazione True Promise-2. Nell’arco di qualche decina di minuti, dall’Iran sono partiti poco meno di duecento missili balistici contro il territorio israeliano, diversi dei quali hanno – a dispetto delle dichiarazioni di vertici di Tsahal – “bucato” le difese aeree di Tel Aviv colpendo obiettivi disseminati in tutto il Paese. Teheran ha quindi dichiarato lo stato di guerra, e messo in chiaro che le forze missilistiche iraniane bersaglieranno tutte le infrastrutture israeliane qualora Netanyahu ordini una contro-rappresaglia. Il generale Michael Kurilla, a capo del Central Command statunitense, è arrivato in Israele per coordinare, stando alla stampa sia israeliana, una ritorsione “commisurata” all’offesa subita. Secondo l’ex premier israeliano Naftali Bennett, che nel corso di una sconcertante intervista all’«Economist» ha affermato che Israele dovrebbe evitare qualsiasi remora pur di incutere terrore nei nemici, una riposta “proporzionata” consisterebbe nella distruzione del programma nucleare iraniano, nel rovesciamento della leadership politica del Paese e nel paralizzare i principali interessi economici iraniani, energia in primis. Per il momento, Israele continua a bombardare pesantemente Beirut, e a effettuare raid in Siria in prossimità della base russa di Hmeimim. Sul fronte ucraino, le forze russe proseguono la loro avanzata, mentre la revisione della dottrina nucleare annunciata da Putin e Lavrov sembra aver indotto gli sponsor occidentali di Kiev a più miti consigli in merito alla possibilità di autorizzare l’Ucraina a impiegare armi fornite dai Paesi membri della Nato per sferrare attacchi in profondità in territorio russo. Verso quali scenari ci stiamo orientando? Proviamo a comprenderlo assieme a Francesco Dall’Aglio, medievista, saggista, ricercatore presso l’Istituto di Studi Storici al Dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia e gestore del canale Telegram «War Room».

                                                                         

venerdì 11 ottobre 2024

Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina - ILAN PAPPÉ

Da: Tlon - Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948. - Rachida El Azzouzi è una giornalista del sito d’informazione francese Mediapart.


                       
Ilan Pappé , Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina, Fazi Editore.

                                                                          

martedì 8 ottobre 2024

2024 o 1914? - Incontro con Luciano Canfora, introduce Federico Losurdo

Da: Università degli Studi di Urbino Carlo Bo - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast

Il socialismo e la guerra - Vladimir Lenin (1915)  
Better Fewer, But Better*- Vladimir Lenin (1923)

Spesso si ha l'impressione che le classi dirigenti europee stiano preparando popoli e Stati a un conflitto imminente. Anche la recente e molto celebrata Agenda Draghi sembra avere questo obiettivo. Diventa quindi essenziale, prima che sia troppo tardi, individuare le cause di una situazione sempre più fuori controllo e trovare strumenti, non solo politici, per fermare questa corsa folle verso il disastro. Da qui nasce l'idea di proporre una riflessione ponderata sulla forte somiglianza tra l'attuale situazione politica europea e quella che, nel 1914, portò alla Prima Guerra Mondiale. Alla base di questa riflessione c'è la convinzione che l'apparente unificazione globale in un unico sistema economico e sociale – il capitalismo neoliberale – stia scatenando una feroce competizione tra "spiriti animali", la quale, come allora, potrebbe tentare di risolvere le proprie contraddizioni attraverso la guerra. 




                                 

domenica 6 ottobre 2024

Il prestito e le tasse, anche. Cronache marXZiane n. 15 - Giorgio Gattei

Da: http://www.maggiofilosofico.it - Giorgio Gattei è uno storico del pensiero economico ed economista marxista italiano. Professore di Storia del Pensiero Economico presso la Facoltà di Economia dell'Università di Bologna. 

Leggi anche i precedenti: 

Sulla “follia babilonese” di John Maynard Keynes, ovvero: la verità, vi prego, sulla moneta. Cronache marXZiane n. 14 - Giorgio Gattei (http://www.maggiofilosofico.it/40538-2/



1. Se la moneta è “Dio” (vedi la Cronaca precedente), di quanto “Dio” ci sarà bisogno sul pianeta Marx, quel corpo teorico celeste comparso improvvisamente nel cielo dell’economia e a cui Karl Marx, che più di tutti l’ha investigato, ha dato il suo nome?

Intanto facciamo il punto su quanto abbiamo finora appreso, e cioè che la moneta non deriva affatto dall’iniziativa spontanea degli “scambisti democratici” sul mercato, come l’ha raccontata Aristotele e si continua a ripetere, bensì dalla pratica di “buon vicinato” di prestare qualcosa a qualcuno con l’impegno di farsela restituire in futuro (che poi non sarebbe altro che lo sviluppo di quella originaria “economia del dono”, studiata da Marcel Mauss, che impone comunque l’obbligo di ricambiare il dono ricevuto e addirittura ad abundantiam). Se poi a certificazione del prestito concesso venisse redatta una qualche scrittura con l’indicazione di quanto prestato e del nome del debitore, saremmo davanti ad una promessa di pagamento, a queli “pagherò” che sarebbero stati all’origine della moneta «prima delle sue origini», per dirla con il bel titolo di un libro di O. Bulgarelli (2001). Quella primitiva “scrittura monetaria” (se tale ci azzardassimo di chiamarla) resterebbe però nelle mani del creditore finché il debitore non avesse restituito quanto ricevuto in prestito, dopo di che gli sarebbe riconsegnata liberandolo dalla sua obbligazione. Se così può essere stato, come la documentazione storica sembra provare, allora la moneta avrebbe trovato la sua origine in una relazione di debito/credito piuttosto che in uno scambio tra compratori e venditori, ma questa interpretazione alternativa (“cartalista” come è stata chiamata, ma il termine è equivoco e non ha fatto presa) ha potuto farsi strada soltanto nel corso del Novecento, man mano che venivano alla luce le “pratiche monetarie” di Sumeri e Babilonesi e sulle quali abbiamo adesso almeno i due testi riepilogativi di D. Graeber, Debito. I primi 5000 anni (2012) e La natura della moneta (2016) di G. Ingham. ma qui soprattutto merita citare la succosa sintesi di P. Tcherneva, Il cartalismo e l’approccio alla moneta come entità guidata dalle tasse (2019, in rete) che ha ispirato questa “Cronaca marXZiana”.

Insomma, per comprendere la nascita della moneta non c’è affatto bisogno della Grecia, bensì piuttosto della Mesopotamia, quella “terra fra i due fiumi” in cui fin dai più lontani tempi si era formata una società urbana così complessa da richiedere l’adozione di “strumenti finanziari” come i prestiti (e le tasse di cui poi diremo). La fecondità del luogo favoriva la produzione dell’orzo, che era il cereale tipico per l’alimentazione e dal quale, per qualche accidente fortuito, era derivata quella bevanda alcolica che è la birra, che altro non è se non orzo fermentato. Intendiamoci: se l’orzo serve per produrre sé stesso e la birra, la birra non può servire ad altro che a bersela per guadagnare quel felice stato di ebbrezza di cui già veniva detto nel più antico poema della umanità, quella Epopea di Gilgamesh il cui alter ego terrestre Enkidu (Gilgamesh era invece un semidio) viene introdotto, insieme al sesso, alla degustazione della birra e dopo il settimo boccale «il suo animo si rallegrò, il cuore gioì ed il volto gli si illuminò». Per i Greci, invece, la bevanda alcolica tipica era il vino ricavato dalla spremitura dall’uva (grande innovazione del dio Bacco!), così che nella tragedia di Eschilo, quando le Danaidi egiziane, per sfuggire al “matrimonio combinato” coi cugini, si rifugiano ad Argo («non sposa, non schiava!»), il suo re si opporrà agli egizi venuti a riprendersele al grido: «Maschi sì, vi si faranno incontro, genti di qui che non bevono certo vino di orzo!» (tuttavia, alla fine le Danaidi saranno riconsegnate ai mariti promessi, che esse comunque stermineranno, tranne una, la notte delle nozze).

Se questa è mitologia, economicamente che cosa se ne può dire? Che, se l’orzo è un input necessario per la produzione di entrambe le merci, la birra è invece un output secondario, sebbene assai gustevole, simile a quei “beni di lusso” che sono stati studiati nel passato più dal punto di vista storico, sociologico ed antropologico (vedi ad esempio W. Sombart, Lusso e capitalismo, 1913) che da quello logico-economico. Per provarci in questo senso può servire la distinzione, introdotta da Piero Sraffa nel suo resoconto d’esplorazione del pianeta Marx (Viaggio di merci per merci, 1960), tra i “beni-base” che servono a produre ogni altro bene (nel nostro caso l’orzo = merce 1) e i “beni-non base” che invece non fanno questo e che addirittura, nel caso di un bene-non base “assoluto” come la nostra birra = merce 2, non serve nemmeno alla produzione di sé stessa. Ma se è così, è ovvio che il fabbricante di birra (d’ora in poi il “birraio”) avrà bisogno di ricevere in prestito l’orzo necessario dal suo produttore (d’ora in poi l’“orziere”), impegnandosi a ripagarlo con la birra che avrà prodotto di suo. Ora questo prestito può anche restare un fatto privato fra i due produttori, ma fin dai tempi di Sumeri e Babilonesi vi si era infilata nel mezzo una istituzione speciale, come il Tempio o il Palazzo, allo scopo di prestare ai produttori di birra quell’orzo ricevuto a titolo di offerta da parte dei fedeli (il Tempio) oppure come tassa da parte dei contribuenti (il Palazzo) – e gli storici sono ancora a discutere «se nel passato più arcaico quella economia fosse gestita dall’autorità religiosa (il Tempio) oppure dal sovrano (il Palazzo) e comunque alla lunga sarà il Palazzo ad avere sia il potere politico che quello economico» (O. Bulgarelli, Moneta ed economia nell’antica Mesopotamia  (III-I millennio a.C., 2009), così che per noi solo il Palazzo sarà.

sabato 5 ottobre 2024

The CORPORATION . Le Multinazionali ci hanno reso schiavi.

Da: Donda Marchi - 

                                                                          

venerdì 4 ottobre 2024

Fermare l’ideologia genocida di Bibi & C. - Jeffrey Sachs

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it/.../fermare.../7716135 - Originale: https://www.commondreams.org – traduzione di Miriam Mirolla - 

Jeffrey D Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres. - Riccardo Antoniucci, Filosofo. Dal 2013 al 2016 è stato responsabile comunicazione e ufficio stampa per la casa editrice DeriveApprodi. Attualmente continua a lavorare nello stesso ambito come freelance, collaborando, tra gli altri, con le case editrici manifestolibri e Stampa Alternativa. Traduce dal francese ed è animatore della rubrica Francesismi per il blog filosofico di Micromega Il rasoio di Occam.


"Gaza is now all over the world.
The area of Gaza is now going to all continents because of the people of the world who support the struggle of the Palestinians.
Even though if they kill, and kill, and kill, there will still be life in Gaza.
You are the eyes of Gaza now, you are the media.
We are not afraid of what Netanyahu is saying, they are afraid because the Palestinians are bound to hope, to implement their dreams by struggling.
We have only one choice: it is to fight, to liberate our land and ourselves from this occupation.
They are doing what the nazis did, but worst, because the weapons are new now.
They are making a Holocaust.
It is a war crime what they are doing."
(Leila Khaled) 

3 Ottobre 2024
L’Onu salvi la Palestina - Gli estremisti violenti che ora controllano il governo d’Israele credono che il Paese abbia la licenza biblica, il mandato religioso, per distruggere il popolo palestinese. Contro ogni diritto internazionale

Quando il premier israeliano Netanyahu è salito sul podio all’Assemblea generale Onu la scorsa settimana, decine di governi hanno abbandonato l’aula.
L’obbrobrio globale di Netanyahu e del suo governo è dovuto alla violenza depravata di Israele contro i suoi vicini arabi. Netanyahu diffonde un’ideologia fondamentalista che ha trasformato Israele nella nazione più violenta del mondo. 

Il credo fondamentalista di Israele sostiene che i palestinesi non abbiano alcun diritto alla propria nazione. La Knesset israeliana ha recentemente approvato una dichiarazione che respinge uno Stato palestinese in quella che la Knesset chiama la Terra di Israele, ovvero la terra a ovest del fiume Giordano. 

La Knesset s’oppone fermamente alla creazione di uno Stato palestinese a ovest della Giordania. La creazione di uno Stato palestinese nel cuore della Terra di Israele rappresenterà un pericolo esistenziale per lo Stato di Israele e i suoi cittadini, perpetuerà il conflitto israelo-palestinese e destabilizzerà la regione. 

Chiamare la terra a ovest del Giordano il “cuore della Terra di Israele” è sbalorditivo. 

martedì 1 ottobre 2024

Le cose che ho imparato che non si possono chiedere a Israele. - Louise Adler

Da: https://www.invictapalestina.org - English version - Traduzione: Simonetta Lambetini (Invictapalestina.org) - Louise  Adler è un’ex pubblicista australiana ed ex membro del consiglio di amministrazione di numerose organizzazioni artistiche. Fa anche parte del comitato consultivo del Jewish Council of Australia.

Leggi anche: Se questo è uno Stato. Intervista a Primo Levi - Gad Lerner  

"GIORNATA DELL'AMNESIA". Lettera al fantasma di Primo Levi. - Vittorio Arrigoni 

LA GUERRA CHE DURA SEI GIORNI E CINQUANT'ANNI - Joseph Halevi 

Gideon Levy: un ebreo coraggioso https://www.youtube.com/watch?v=_80ho1asfWA 

21 settembre 2024 - Immagine di copertina: Louise Adler

Negli ultimi anni mi è stato chiesto di commentare l’“impasse” del Medio Oriente, anche se non sono un esperta di politica estera. Sono solo una dei tanti umanisti che piangono questa tragica storia e inveiscono contro l’incapacità della comunità internazionale di esercitare la grande influenza che ha per portare pace e giustizia ai civili innocenti in quest’area del mondo.

Molti ebrei sostenitori della pace hanno affermato che è proprio a causa della nostra lunga storia di oppressione e discriminazione che dobbiamo stare dalla parte del popolo palestinese e sostenere il suo diritto all’autodeterminazione. Io sono arrivata al punto di pensarla diversamente. Non è a causa della mia storia che mi sono dichiarata alleata della lotta del popolo palestinese, ma perché, in quanto esseri umani, l’ingiustizia e la disuguaglianza richiedono che tutti noi ce ne preoccupiamo.

Sì, la mia storia familiare ha plasmato le mie idee politiche. Se mia madre e i miei nonni, in fuga da Berlino nel 1938, non fossero stati accolti qui, si sarebbero uniti ai 6 milioni di persone uccise nell’Olocausto. Quindi, sì, mi sta molto a cuore che i richiedenti asilo siano accolti dal nostro abbraccio di benvenuto.

Il padre di mio padre fu meno fortunato. Fu deportato a Beaune-la-Rolande nel primo rastrellamento di ebrei immigrati a Parigi nel 1941 e poi inviato a Birkenau, dove fu assassinato. Mio padre, all’età di 14 anni, si unì alla sezione ebraica della resistenza comunista a Parigi. Questo gruppo di partigiani, giovani uomini e donne comuni provvisti solo di coraggio e impegno, decise che era fondamentale esortare gli ebrei francesi a non presentarsi alla stazione di polizia locale, incoraggiarli a nascondersi e fornire razioni e posti per dormire ai bambini rimasti improvvisamente orfani.

sabato 28 settembre 2024

"La guerra fredda culturale. La CIA e il mondo delle lettere e delle arti" - Renato Caputo intervista Alessandra Ciattini

Da: la Città Futura -  Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). 


Videointervista alla professoressa dell'Università popolare Antonio Gramsci con cui ricostruiamo come la Cia, in piena caccia alle streghe, portava avanti una guerra sporca psicologica volta a strumentalizzare più intellettuali possibili nella crociata contro l'Unione sovietica, che avrebbe dovuto incarnare il presunto fallimento del comunismo.

                                                                            

lunedì 23 settembre 2024

La schiacciante superiorità militare dell’Occidente è un ricordo - Giacomo Gabellini intervista Francesco Dall’Aglio

Da: Il Contesto - Giacomo Gabellini è un giovane ricercatore indipendente. - Francesco Dall'Aglio, medievista, ricercatore presso l'Istituto di Studi Storici al dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria). Esperto di est Europa e di questioni strategico-militari, è diventato un seguito commentatore sul canale Ottolina.tv e autore di War Room - Russia, Ucraina, NATO un canale telegram molto seguito su questi argomenti. 


                                                                         

sabato 21 settembre 2024

Come e quando ha inizio una guerra - LUCIANO CANFORA

Da: Passepartout Asti -  Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast) -

                                                                           

giovedì 19 settembre 2024

Storia della Filosofia - Lucio Cortella

Da: youcafoscari - Lucio Cortella è attualmente Professore ordinario di Storia della Filosofia presso il Dipartimento di Filosofia e Beni culturali dell'Università Ca' Foscari di Venezia (https://www.unive.it/data/persone/5591041/curriculum) (Lucio CORTELLA). 

La prima lezione introduttiva: 

                                                                           



martedì 17 settembre 2024

Contro Macron che impone le sue scelte - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). 

Leggi anche: Il Nuovo Fronte popolare e le sue contraddizioni - Alessandra Ciattini 

Discorso sul colonialismo*- Aimé Césaire 



Dopo due mesi Macron ha scelto il suo primo ministro che ha cominciato la sua lotta contro gli immigrati. I lavoratori francesi hanno cominciato a protestare, ma ci vuole più determinazione. 


Lo scorso 7 settembre si è svolta in Francia una manifestazione nazionale (150 iniziative nelle città più grandi) contro la decisione di Macron di nominare come primo ministro Michel Barnier, appartenente al partito dei Repubblicani, che alle elezioni legislative che ottenuto solo il 7% dei voti, e rifiutando la nomina di Lucie Castets, proposta dal Nuovo Fronte Popolare, che ha la maggioranza relativa nell’Assemblea nazionale. In questa scelta è stato sostenuto da Marie Le Pen, che però non condivide in tutto la politica bellicista di Macron, il quale ha prospettato l’invio di soldati per sostenere l’Ucraina nella sua guerra, diretta di fatto dalla Nato, contro la Russia. È difficile sapere se il presidente ha pensato a questo risvolto, ma negli ultimi tempi ha evitato di fare dichiarazioni interventiste.

La mobilitazione era stata convocata dalla France Insoumise, dai sindacati l’Union Étudiante e l’Union Syndicale Lycéenne, e avrebbe riunito, secondo gli organizzatori, 300.000 persone. Ha partecipato anche una parte dell’elettorato del Nuovo Fronte Popolare in collera contro “Manu”, che aveva evitato il successo del Rassemblement National alle elezioni, stilando un accordo di desistenza con la sinistra, di fatto poi tradito.

domenica 15 settembre 2024

50 miliardi per l’Africa, la Cina si rilancia - Marco Santopadre

Da: https://pagineesteri.it - Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.

Leggi anche: L’Africa al centro dello scontro tra potenze - Marco Santopadre 

Vedi anche: Medio Oriente* - Alberto Negri, Marco Santopadre 



Pagine Esteri, 11 settembre 2024 – A Pechino, dal 4 al 6 settembre, c’erano i rappresentanti di tutti e 53 i paesi africani per partecipare al Forum of Chinese-African Cooperation (Focac). All’evento politico e diplomatico più importante degli ultimi anni – come l’ha definito il Ministero degli Esteri cinese – mancava solo eSwatini (l’ex Swaziland), piccolo paese incastonato tra Sudafrica e Mozambico che mantiene rapporti diplomatici con Taiwan.

“La Cina dalla parte dell’Africa”
L’importanza del summit – realizzato all’insegna dell’altisonante mission “Unire le forze per promuovere la modernizzazione e costruire una comunità Cina-Africa di alto livello per un futuro condiviso” – è stata dimostrata dalla continua presenza del presidente della Repubblica Popolare, Xi Jinping, che nel discorso d’apertura ha annunciato l’elevamento al rango strategico delle relazioni diplomatiche con i paesi africani ed ha incontrato vari tra presidenti e primi ministri. 

Il nono summit finora organizzato da Pechino – se ne svolge uno ogni tre anni ormai dal 2000 – è stato quello del rilancio dell’influenza cinese nel “continente nero” e di un parziale cambiamento di strategia rispetto al passato. A partire dal 2019, infatti, gli investimenti del gigante asiatico erano progressivamente diminuiti e ora Pechino ha voluto rimpinguarli, pur confermando una contrazione della spesa rispetto al decennio precedente. «Dopo quasi 70 anni di duro lavoro, le relazioni tra Cina e Africa vivono il loro miglior momento storico» ha detto il presidente cinese, sostenendo che la modernizzazione «è un diritto inalienabile di tutti, ma l’approccio dell’Occidente ha inflitto immense sofferenze ai Paesi in via di sviluppo».

«Gli africani dicono che la Cina è dalla parte dell’Africa» ha sottolineato invece Yassine Fall, ministro degli Esteri del Senegal. Una lettura fatta propria dai rappresentanti cinesi che hanno ribadito l’appartenenza del gigante asiatico – ormai grande potenza economica – al sud del mondo, identificandosi con i paesi africani e contrapponendosi agli Stati Uniti, all’Unione Europea e all’occidente in generale, associati al colonialismo e allo sfruttamento. Pechino ha difeso il principio di non interferenza negli affari interni dei paesi del continente ed ha promesso di rappresentare gli interessi africani nelle istituzioni internazionali. 

Pechino mobilita 50 miliardi 

sabato 14 settembre 2024

È questo il mondo che vogliamo? - Carlo Rovelli

Da: https://www.facebook.com/carlo.rovelli.7. - Carlo Rovelli è un fisico, saggista e accademico italiano, studioso di fisica teorica. Ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti e attualmente lavora in Francia.

Leggi anche: "Ipocrisia" - Carlo Rovelli 

Nel 1999 la NATO bombardò Belgrado per 78 giorni con l'obiettivo di distruggere la Serbia e dare vita a un Kosovo indipendente, ora sede di una grande base NATO nei Balcani. 

Nel 2001, gli USA invasero l'Afghanistan, portando a 200.000 persone uccise, un paese devastato e nessun risultato politico di alcun tipo. 

Nel 2002 gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Trattato sui missili anti-balistici per le strenue obiezioni della Russia, aumentando drasticamente il rischio nucleare. 

Nel 2003 gli alleati USA e NATO ripudiarono il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite andando in guerra in Iraq con falsi pretesti. L'Iraq è ormai devastato, non è stata raggiunta alcuna vera pacificazione politica e il parlamento eletto ha una maggioranza pro-Iran. 

Nel 2004, tradendo gli impegni, gli USA hanno continuato con l'allargamento della NATO, questa volta agli Stati baltici e ai paesi della regione del Mar Nero (Bulgaria e Romania) e ai Balcani. 

Nel 2008, a causa delle obiezioni urgenti e faticose della Russia, gli Stati Uniti si sono impegnati ad espandere la NATO in Georgia e Ucraina. Ottimo lavoro. 

Nel 2011, gli Stati Uniti hanno incaricato la CIA di rovesciare Bashar al-Assad, un alleato della Russia. La Siria è distrutta dalla guerra. Nessun guadagno politico raggiunto per gli Stati Uniti. 

Nel 2011, la NATO ha bombardato la Libia per rovesciare Moammar Gheddafi. Il paese, che era prospero, pacifico e stabile, ora è devastato, in guerra civile, in rovina. 

Nel 2014 gli Stati Uniti hanno cospirato con le forze nazionaliste ucraine per rovesciare il presidente ucraino Viktor Yanukovych. Il paese è ora in una guerra amara. 

Nel 2015 gli Stati Uniti hanno iniziato a piazzare missili anti-balistici Aegis nell'Europa dell'Est (Romania), a poca distanza dalla Russia. 

Nel 2016-2020, gli Stati Uniti hanno sostenuto l'Ucraina nel minare l'accordo di Minsk II, nonostante il sostegno unanime del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il paese è ora in una guerra amara.
Nel 2021, la nuova amministrazione Biden si è rifiutata di negoziare con la Russia sulla questione dell'allargamento della NATO all'Ucraina, provocando l'invasione. 

Nell'aprile 2022, gli Stati Uniti hanno chiesto all'Ucraina di ritirarsi dai negoziati di pace con la Russia. Il risultato è l'inutile prolungamento della guerra, con più territori guadagnati dalla Russia. 

Dopo la caduta dell'Unione Sovietica, gli USA hanno cercato e fino ad oggi cercano, senza riuscirci, e continuamente fallire, un mondo unipolare guidato da un USA egemonico, in cui Russia, Cina, Iran e altre grandi nazioni devono essere sottomessi. 

In questo ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti (questa è la frase comunemente usata negli Stati Uniti), gli Stati Uniti e gli Stati Uniti da soli hanno determinato l'utilizzo del sistema bancario basato sul dollaro, il posizionamento delle basi militari statunitensi all'estero, l'entità dell'appartenenza alla NATO e l'impiego di sistemi missilistici americani, senza alcun veto o dico da altri paesi. 

Questa arrogante politica estera ha portato a una guerra costante, paesi devastati, milioni di uccisi, una rottura crescente delle relazioni tra il blocco delle nazioni guidato dagli Stati Uniti - una piccola minoranza nel pianeta e ora non più economicamente dominante - e il resto del mondo, un alle stelle globale delle spese militari, e ci sta lentamente conducendo verso la seconda (terza?) guerra mondiale. 

Il saggio, decennale, sforzo europeo per coinvolgere Russia e Cina in una collaborazione strategica economica e politica, sostenuto con entusiasmo dalla leadership russa e cinese, è stato distrutto dalla feroce opposizione degli Stati Uniti, preoccupata che ciò avrebbe potuto minare il dominio americano. 

È questo il mondo che vogliamo? 

giovedì 12 settembre 2024

Il nuovo irrazionalismo. Un saggio della Monthly Review - John Bellamy Foster

Da: contropiano.org - Fonte: Monthly Review, vol. 74, n. 9 (01.02.2023). Traduzione a cura della Redazione di https://antropocene.org

Iohn Bellamy Foster è direttore della Monthly Review. e docente di sociologia presso l’Università dell’Oregon.

Leggi anche: Cinque risposte su marxismo ed ecologia*- John Bellamy Foster 

Appunti su “la Distruzione della Ragione”, di György Lukács - 

A proposito della lukàcciana Distruzione della ragione. - Stefano Garroni 

Il capitale monopolistico di Baran e Sweezy e la teoria marxiana del valore - CLAUDIO NAPOLEONI - (Testo a cura di Riccardo Bellofiore 


A più di un secolo dall’inizio della Grande Crisi del 1914-1945, rappresentata dalla Prima Guerra Mondiale, dalla Grande Depressione e dalla Seconda Guerra Mondiale, stiamo assistendo a un’improvvisa recrudescenza della guerra e del fascismo in tutto il mondo.

L’economia mondiale capitalistica nel suo complesso è ora caratterizzata da una profonda stagnazione, dalla finanziarizzazione e da un’impennata delle disuguaglianze. Tutto questo è accompagnato dalla prospettiva di un omicidio planetario nella duplice forma dell’olocausto nucleare e della destabilizzazione climatica. In questo pericoloso contesto, la nozione stessa di ragione umana viene spesso messa in discussione. È quindi necessario affrontare ancora una volta la questione del rapporto dell’imperialismo o del capitalismo monopolistico con la distruzione della ragione e le sue conseguenze per le lotte di classe e antimperialiste contemporanee.

Nel 1953 György Lukács, la cui Storia e coscienza di classe del 1923 aveva ispirato la tradizione filosofica marxista occidentale, pubblicò la sua opera magistrale, La distruzione della ragione, sulla stretta relazione dell’irrazionalismo filosofico con il capitalismo, l’imperialismo e il fascismo.[1] 

L’opera di Lukács scatenò una tempesta di fuoco fra i teorici della sinistra occidentale che cercavano di adattarsi al nuovo imperium americano. Nel 1963, George Lichtheim, un sedicente socialista che operava all’interno della tradizione generale del marxismo occidentale, pur opponendosi virulentemente al marxismo sovietico scrisse un articolo per «Encounter Magazine», allora finanziata segretamente dalla Central Intelligence Agency (CIA), in cui attaccava con veemenza La distruzione della ragione e altre opere di Lukács.

martedì 10 settembre 2024

Persistenze e metamorfosi della questione ebraica. Una rilettura di Abraham Léon - Il Lato Cattivo

Da: https://illatocattivo.blogspot.com - 

Leggi anche: Chiarezza - Shlomo Sand - Shlomo Sand 

LA QUESTIONE EBRAICA - Stefano Garroni 

L'identità politica stato - "Sulla questione ebraica" - Stefano Garroni

Enzo Traverso, "Gaza davanti alla storia" - Marco Revelli

Verità sulla Nakba - Ilan Pappè

“Dal ‘48 Israele vuole disfarsi del popolo palestinese” - RACHIDA EL AZZOUZI intervista ILAN PAPPÉ -

Bauman: "Gaza è diventata un ghetto, Israele con l'apartheid non costruirà mai la pace" - Antonello Guerrera 

LA GUERRA CHE DURA SEI GIORNI E CINQUANT'ANNI - Joseph Halevi 

Chi sono i veri responsabili del caos nel Medio Oriente? - Alessandra Ciattini 

PALESTINA. Economia e occupazione: dal Protocollo di Parigi ad oggi. - Francesca Merz 

Cade la maschera di Israele e anche la nostra - Alberto Negri

Vedi anche: La Nakba - Joseph Halevi 

Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili. 


«La presente nota mira a presentare e attualizzare il contenuto dell'opera di Abraham Léon, La concezione materialistica della questione ebraica (scritta nel 1942, pubblicata postuma nel 1946, e meglio nota in Italia con il titolo: Il marxismo e la questione ebraica), in un'ottica non slegata dalla congiuntura internazionale attuale e, più specificatamente, dai rivolgimenti che hanno caratterizzato il contesto mediorientale dopo il 7 ottobre 2023. L'interrogativo soggiacente a cui ci si propone non già di rispondere, ma di fornire un impianto concettuale, concerne nientemeno che la perennità dello Stato di Israele. Con gli occhi incollati alle immagini dei massacri e delle vessazioni inflitte ai palestinesi, rischiamo di non vedere il dispiegarsi di macro-processi al tempo stesso più sotterranei e più potenti. [...] Come comprendere questa radicale incertezza sul futuro dello Stato sedicente ebraico, al di là dei suoi risvolti più effimeri e contingenti? È per provare ad impostare un ragionamento a partire da questa domanda, che ci è parso opportuno tornare all'opera di Abraham Léon, che rimane una delle più limpide e ricche disamine marxiste della questione ebraica.» 

[Il Lato Cattivo]

«Ma in realtà la vita ci mostra a ogni passo, nella natura e nella società, 
che vestigia del passato sopravvivono nel presente».

domenica 8 settembre 2024

Dove vanno Europa, Usa, Ucraina e Russia - Elena Basile, Alessandro Orsini e Jeffrey Sachs

Da: Il Fatto Quotidiano - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario. (https://www.facebook.com/elena.basile11) - ALESSANDRO ORSINI è direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, Research Affiliate al MIT di Boston e docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS. (https://www.youtube.com/@orsiniufficiale - https://www.facebook.com/orsiniufficiale/?locale=it_IT) -Jeffrey Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres. Jeffrey D Sachs -


                                                                         

sabato 7 settembre 2024

Galeano: l’ironia e l’impegno civile - Gianni Minà (2017)

Da: https://www.rivistamissioniconsolata.it - Eduardo Galeano (Montevideo, 3 settembre 1940 – Montevideo, 13 aprile 2015) è stato uno scrittore, giornalista e saggista uruguaiano. - Gianni Minà (Torino, 17 maggio 1938 – Roma, 27 marzo 2023) è stato un giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. E' stato editore e direttore della rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo dal 2000 al 2015 ed è stato direttore della collana di Sperling & Kupfer Continente desaparecido, dedicata a realtà e autori latinoamericani. Ha pubblicato numerosi libri sull'America Latina.

Vedi anche: Fidel CASTRO racconta ERNESTO CHE GUEVARA - GIANNI MINA' (Intervista del 1987) 

Leggi anche: "ORA BASTA" - Gianni Minà 


Giornalista e scrittore, Galeano è riconosciuto come uno tra i maggiori pensatori latinoamericani dell’ultimo secolo. Alfiere dell’America Latina dei popoli ha spesso denunciato l’imperialismo nordamericano. Ha lasciato molti scritti e alcuni testi fondamentali e sempre attuali per capire il continente.

Quando, come succede in questo caso, mi tocca raccontare di un vecchio amico scomparso che mi ha regalato il piacere della sua parola, come Eduardo Galeano, mi viene difficile trovare la misura e il tono giusti per descriverlo in tutte le sue sfaccettature. Tutto suona banale. 

Eduardo è stato per anni il saggista più acuto e onesto nell’illustrare il fascino del continente dove era nato e cresciuto, quello a Sud del Texas, ma anche il narratore più sarcastico sulle esagerazioni che l’attuale mondo isterico ci sbatte ogni mattino in faccia, sia in America Latina sia nel resto del mondo. 

Così ora mi commuove pensare all’attualità dei suoi ironici discorsi, specie pensando a quante parole stonate sono state spese dopo l’incontro fra Obama e Raul Castro (17 dicembre 2014) che avrebbe dovuto finalmente chiudere un’assurda «guerra fredda», mai dichiarata e mai terminata, fra l’America Latina e gli Stati Uniti d’America. Una guerra fredda che aveva costretto Obama, il presidente succeduto a Bush jr, a mettere da parte per un po’ la politica di ingerenza nordamericana nella terra scoperta da Cristoforo Colombo.