giovedì 19 settembre 2024

Storia della Filosofia - Lucio Cortella

Da: youcafoscari - Lucio Cortella è attualmente Professore ordinario di Storia della Filosofia presso il Dipartimento di Filosofia e Beni culturali dell'Università Ca' Foscari di Venezia (https://www.unive.it/data/persone/5591041/curriculum) (Lucio CORTELLA). 

La prima lezione introduttiva: 

                                                                           



martedì 17 settembre 2024

Contro Macron che impone le sue scelte - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). 

Leggi anche: Il Nuovo Fronte popolare e le sue contraddizioni - Alessandra Ciattini 

Discorso sul colonialismo*- Aimé Césaire 



Dopo due mesi Macron ha scelto il suo primo ministro che ha cominciato la sua lotta contro gli immigrati. I lavoratori francesi hanno cominciato a protestare, ma ci vuole più determinazione. 


Lo scorso 7 settembre si è svolta in Francia una manifestazione nazionale (150 iniziative nelle città più grandi) contro la decisione di Macron di nominare come primo ministro Michel Barnier, appartenente al partito dei Repubblicani, che alle elezioni legislative che ottenuto solo il 7% dei voti, e rifiutando la nomina di Lucie Castets, proposta dal Nuovo Fronte Popolare, che ha la maggioranza relativa nell’Assemblea nazionale. In questa scelta è stato sostenuto da Marie Le Pen, che però non condivide in tutto la politica bellicista di Macron, il quale ha prospettato l’invio di soldati per sostenere l’Ucraina nella sua guerra, diretta di fatto dalla Nato, contro la Russia. È difficile sapere se il presidente ha pensato a questo risvolto, ma negli ultimi tempi ha evitato di fare dichiarazioni interventiste.

La mobilitazione era stata convocata dalla France Insoumise, dai sindacati l’Union Étudiante e l’Union Syndicale Lycéenne, e avrebbe riunito, secondo gli organizzatori, 300.000 persone. Ha partecipato anche una parte dell’elettorato del Nuovo Fronte Popolare in collera contro “Manu”, che aveva evitato il successo del Rassemblement National alle elezioni, stilando un accordo di desistenza con la sinistra, di fatto poi tradito.

domenica 15 settembre 2024

50 miliardi per l’Africa, la Cina si rilancia - Marco Santopadre

Da: https://pagineesteri.it - Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.

Leggi anche: L’Africa al centro dello scontro tra potenze - Marco Santopadre 

Vedi anche: Medio Oriente* - Alberto Negri, Marco Santopadre 



Pagine Esteri, 11 settembre 2024 – A Pechino, dal 4 al 6 settembre, c’erano i rappresentanti di tutti e 53 i paesi africani per partecipare al Forum of Chinese-African Cooperation (Focac). All’evento politico e diplomatico più importante degli ultimi anni – come l’ha definito il Ministero degli Esteri cinese – mancava solo eSwatini (l’ex Swaziland), piccolo paese incastonato tra Sudafrica e Mozambico che mantiene rapporti diplomatici con Taiwan.

“La Cina dalla parte dell’Africa”
L’importanza del summit – realizzato all’insegna dell’altisonante mission “Unire le forze per promuovere la modernizzazione e costruire una comunità Cina-Africa di alto livello per un futuro condiviso” – è stata dimostrata dalla continua presenza del presidente della Repubblica Popolare, Xi Jinping, che nel discorso d’apertura ha annunciato l’elevamento al rango strategico delle relazioni diplomatiche con i paesi africani ed ha incontrato vari tra presidenti e primi ministri. 

Il nono summit finora organizzato da Pechino – se ne svolge uno ogni tre anni ormai dal 2000 – è stato quello del rilancio dell’influenza cinese nel “continente nero” e di un parziale cambiamento di strategia rispetto al passato. A partire dal 2019, infatti, gli investimenti del gigante asiatico erano progressivamente diminuiti e ora Pechino ha voluto rimpinguarli, pur confermando una contrazione della spesa rispetto al decennio precedente. «Dopo quasi 70 anni di duro lavoro, le relazioni tra Cina e Africa vivono il loro miglior momento storico» ha detto il presidente cinese, sostenendo che la modernizzazione «è un diritto inalienabile di tutti, ma l’approccio dell’Occidente ha inflitto immense sofferenze ai Paesi in via di sviluppo».

«Gli africani dicono che la Cina è dalla parte dell’Africa» ha sottolineato invece Yassine Fall, ministro degli Esteri del Senegal. Una lettura fatta propria dai rappresentanti cinesi che hanno ribadito l’appartenenza del gigante asiatico – ormai grande potenza economica – al sud del mondo, identificandosi con i paesi africani e contrapponendosi agli Stati Uniti, all’Unione Europea e all’occidente in generale, associati al colonialismo e allo sfruttamento. Pechino ha difeso il principio di non interferenza negli affari interni dei paesi del continente ed ha promesso di rappresentare gli interessi africani nelle istituzioni internazionali. 

Pechino mobilita 50 miliardi 

sabato 14 settembre 2024

È questo il mondo che vogliamo? - Carlo Rovelli

Da: https://www.facebook.com/carlo.rovelli.7. - Carlo Rovelli è un fisico, saggista e accademico italiano, studioso di fisica teorica. Ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti e attualmente lavora in Francia.

Leggi anche: "Ipocrisia" - Carlo Rovelli 

Nel 1999 la NATO bombardò Belgrado per 78 giorni con l'obiettivo di distruggere la Serbia e dare vita a un Kosovo indipendente, ora sede di una grande base NATO nei Balcani. 

Nel 2001, gli USA invasero l'Afghanistan, portando a 200.000 persone uccise, un paese devastato e nessun risultato politico di alcun tipo. 

Nel 2002 gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Trattato sui missili anti-balistici per le strenue obiezioni della Russia, aumentando drasticamente il rischio nucleare. 

Nel 2003 gli alleati USA e NATO ripudiarono il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite andando in guerra in Iraq con falsi pretesti. L'Iraq è ormai devastato, non è stata raggiunta alcuna vera pacificazione politica e il parlamento eletto ha una maggioranza pro-Iran. 

Nel 2004, tradendo gli impegni, gli USA hanno continuato con l'allargamento della NATO, questa volta agli Stati baltici e ai paesi della regione del Mar Nero (Bulgaria e Romania) e ai Balcani. 

Nel 2008, a causa delle obiezioni urgenti e faticose della Russia, gli Stati Uniti si sono impegnati ad espandere la NATO in Georgia e Ucraina. Ottimo lavoro. 

Nel 2011, gli Stati Uniti hanno incaricato la CIA di rovesciare Bashar al-Assad, un alleato della Russia. La Siria è distrutta dalla guerra. Nessun guadagno politico raggiunto per gli Stati Uniti. 

Nel 2011, la NATO ha bombardato la Libia per rovesciare Moammar Gheddafi. Il paese, che era prospero, pacifico e stabile, ora è devastato, in guerra civile, in rovina. 

Nel 2014 gli Stati Uniti hanno cospirato con le forze nazionaliste ucraine per rovesciare il presidente ucraino Viktor Yanukovych. Il paese è ora in una guerra amara. 

Nel 2015 gli Stati Uniti hanno iniziato a piazzare missili anti-balistici Aegis nell'Europa dell'Est (Romania), a poca distanza dalla Russia. 

Nel 2016-2020, gli Stati Uniti hanno sostenuto l'Ucraina nel minare l'accordo di Minsk II, nonostante il sostegno unanime del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il paese è ora in una guerra amara.
Nel 2021, la nuova amministrazione Biden si è rifiutata di negoziare con la Russia sulla questione dell'allargamento della NATO all'Ucraina, provocando l'invasione. 

Nell'aprile 2022, gli Stati Uniti hanno chiesto all'Ucraina di ritirarsi dai negoziati di pace con la Russia. Il risultato è l'inutile prolungamento della guerra, con più territori guadagnati dalla Russia. 

Dopo la caduta dell'Unione Sovietica, gli USA hanno cercato e fino ad oggi cercano, senza riuscirci, e continuamente fallire, un mondo unipolare guidato da un USA egemonico, in cui Russia, Cina, Iran e altre grandi nazioni devono essere sottomessi. 

In questo ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti (questa è la frase comunemente usata negli Stati Uniti), gli Stati Uniti e gli Stati Uniti da soli hanno determinato l'utilizzo del sistema bancario basato sul dollaro, il posizionamento delle basi militari statunitensi all'estero, l'entità dell'appartenenza alla NATO e l'impiego di sistemi missilistici americani, senza alcun veto o dico da altri paesi. 

Questa arrogante politica estera ha portato a una guerra costante, paesi devastati, milioni di uccisi, una rottura crescente delle relazioni tra il blocco delle nazioni guidato dagli Stati Uniti - una piccola minoranza nel pianeta e ora non più economicamente dominante - e il resto del mondo, un alle stelle globale delle spese militari, e ci sta lentamente conducendo verso la seconda (terza?) guerra mondiale. 

Il saggio, decennale, sforzo europeo per coinvolgere Russia e Cina in una collaborazione strategica economica e politica, sostenuto con entusiasmo dalla leadership russa e cinese, è stato distrutto dalla feroce opposizione degli Stati Uniti, preoccupata che ciò avrebbe potuto minare il dominio americano. 

È questo il mondo che vogliamo? 

giovedì 12 settembre 2024

Il nuovo irrazionalismo. Un saggio della Monthly Review - John Bellamy Foster

Da: contropiano.org - Fonte: Monthly Review, vol. 74, n. 9 (01.02.2023). Traduzione a cura della Redazione di https://antropocene.org

Iohn Bellamy Foster è direttore della Monthly Review. e docente di sociologia presso l’Università dell’Oregon.

Leggi anche: Cinque risposte su marxismo ed ecologia*- John Bellamy Foster 

Appunti su “la Distruzione della Ragione”, di György Lukács - 

A proposito della lukàcciana Distruzione della ragione. - Stefano Garroni 

Il capitale monopolistico di Baran e Sweezy e la teoria marxiana del valore - CLAUDIO NAPOLEONI - (Testo a cura di Riccardo Bellofiore 


A più di un secolo dall’inizio della Grande Crisi del 1914-1945, rappresentata dalla Prima Guerra Mondiale, dalla Grande Depressione e dalla Seconda Guerra Mondiale, stiamo assistendo a un’improvvisa recrudescenza della guerra e del fascismo in tutto il mondo.

L’economia mondiale capitalistica nel suo complesso è ora caratterizzata da una profonda stagnazione, dalla finanziarizzazione e da un’impennata delle disuguaglianze. Tutto questo è accompagnato dalla prospettiva di un omicidio planetario nella duplice forma dell’olocausto nucleare e della destabilizzazione climatica. In questo pericoloso contesto, la nozione stessa di ragione umana viene spesso messa in discussione. È quindi necessario affrontare ancora una volta la questione del rapporto dell’imperialismo o del capitalismo monopolistico con la distruzione della ragione e le sue conseguenze per le lotte di classe e antimperialiste contemporanee.

Nel 1953 György Lukács, la cui Storia e coscienza di classe del 1923 aveva ispirato la tradizione filosofica marxista occidentale, pubblicò la sua opera magistrale, La distruzione della ragione, sulla stretta relazione dell’irrazionalismo filosofico con il capitalismo, l’imperialismo e il fascismo.[1] 

L’opera di Lukács scatenò una tempesta di fuoco fra i teorici della sinistra occidentale che cercavano di adattarsi al nuovo imperium americano. Nel 1963, George Lichtheim, un sedicente socialista che operava all’interno della tradizione generale del marxismo occidentale, pur opponendosi virulentemente al marxismo sovietico scrisse un articolo per «Encounter Magazine», allora finanziata segretamente dalla Central Intelligence Agency (CIA), in cui attaccava con veemenza La distruzione della ragione e altre opere di Lukács.

martedì 10 settembre 2024

Persistenze e metamorfosi della questione ebraica. Una rilettura di Abraham Léon - Il Lato Cattivo

Da: https://illatocattivo.blogspot.com - 

Leggi anche: Chiarezza - Shlomo Sand - Shlomo Sand 

LA QUESTIONE EBRAICA - Stefano Garroni 

L'identità politica stato - "Sulla questione ebraica" - Stefano Garroni

Enzo Traverso, "Gaza davanti alla storia" - Marco Revelli

Verità sulla Nakba - Ilan Pappè

“Dal ‘48 Israele vuole disfarsi del popolo palestinese” - RACHIDA EL AZZOUZI intervista ILAN PAPPÉ -

Bauman: "Gaza è diventata un ghetto, Israele con l'apartheid non costruirà mai la pace" - Antonello Guerrera 

LA GUERRA CHE DURA SEI GIORNI E CINQUANT'ANNI - Joseph Halevi 

Chi sono i veri responsabili del caos nel Medio Oriente? - Alessandra Ciattini 

PALESTINA. Economia e occupazione: dal Protocollo di Parigi ad oggi. - Francesca Merz 

Cade la maschera di Israele e anche la nostra - Alberto Negri

Vedi anche: La Nakba - Joseph Halevi 

Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili. 


«La presente nota mira a presentare e attualizzare il contenuto dell'opera di Abraham Léon, La concezione materialistica della questione ebraica (scritta nel 1942, pubblicata postuma nel 1946, e meglio nota in Italia con il titolo: Il marxismo e la questione ebraica), in un'ottica non slegata dalla congiuntura internazionale attuale e, più specificatamente, dai rivolgimenti che hanno caratterizzato il contesto mediorientale dopo il 7 ottobre 2023. L'interrogativo soggiacente a cui ci si propone non già di rispondere, ma di fornire un impianto concettuale, concerne nientemeno che la perennità dello Stato di Israele. Con gli occhi incollati alle immagini dei massacri e delle vessazioni inflitte ai palestinesi, rischiamo di non vedere il dispiegarsi di macro-processi al tempo stesso più sotterranei e più potenti. [...] Come comprendere questa radicale incertezza sul futuro dello Stato sedicente ebraico, al di là dei suoi risvolti più effimeri e contingenti? È per provare ad impostare un ragionamento a partire da questa domanda, che ci è parso opportuno tornare all'opera di Abraham Léon, che rimane una delle più limpide e ricche disamine marxiste della questione ebraica.» 

[Il Lato Cattivo]

«Ma in realtà la vita ci mostra a ogni passo, nella natura e nella società, 
che vestigia del passato sopravvivono nel presente».

domenica 8 settembre 2024

Dove vanno Europa, Usa, Ucraina e Russia - Elena Basile, Alessandro Orsini e Jeffrey Sachs

Da: Il Fatto Quotidiano - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario. (https://www.facebook.com/elena.basile11) - ALESSANDRO ORSINI è direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, Research Affiliate al MIT di Boston e docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS. (https://www.youtube.com/@orsiniufficiale - https://www.facebook.com/orsiniufficiale/?locale=it_IT) -Jeffrey Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres. Jeffrey D Sachs -


                                                                         

sabato 7 settembre 2024

Galeano: l’ironia e l’impegno civile - Gianni Minà (2017)

Da: https://www.rivistamissioniconsolata.it - Eduardo Galeano (Montevideo, 3 settembre 1940 – Montevideo, 13 aprile 2015) è stato uno scrittore, giornalista e saggista uruguaiano. - Gianni Minà (Torino, 17 maggio 1938 – Roma, 27 marzo 2023) è stato un giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. E' stato editore e direttore della rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo dal 2000 al 2015 ed è stato direttore della collana di Sperling & Kupfer Continente desaparecido, dedicata a realtà e autori latinoamericani. Ha pubblicato numerosi libri sull'America Latina.

Vedi anche: Fidel CASTRO racconta ERNESTO CHE GUEVARA - GIANNI MINA' (Intervista del 1987) 

Leggi anche: "ORA BASTA" - Gianni Minà 


Giornalista e scrittore, Galeano è riconosciuto come uno tra i maggiori pensatori latinoamericani dell’ultimo secolo. Alfiere dell’America Latina dei popoli ha spesso denunciato l’imperialismo nordamericano. Ha lasciato molti scritti e alcuni testi fondamentali e sempre attuali per capire il continente.

Quando, come succede in questo caso, mi tocca raccontare di un vecchio amico scomparso che mi ha regalato il piacere della sua parola, come Eduardo Galeano, mi viene difficile trovare la misura e il tono giusti per descriverlo in tutte le sue sfaccettature. Tutto suona banale. 

Eduardo è stato per anni il saggista più acuto e onesto nell’illustrare il fascino del continente dove era nato e cresciuto, quello a Sud del Texas, ma anche il narratore più sarcastico sulle esagerazioni che l’attuale mondo isterico ci sbatte ogni mattino in faccia, sia in America Latina sia nel resto del mondo. 

Così ora mi commuove pensare all’attualità dei suoi ironici discorsi, specie pensando a quante parole stonate sono state spese dopo l’incontro fra Obama e Raul Castro (17 dicembre 2014) che avrebbe dovuto finalmente chiudere un’assurda «guerra fredda», mai dichiarata e mai terminata, fra l’America Latina e gli Stati Uniti d’America. Una guerra fredda che aveva costretto Obama, il presidente succeduto a Bush jr, a mettere da parte per un po’ la politica di ingerenza nordamericana nella terra scoperta da Cristoforo Colombo. 

giovedì 5 settembre 2024

La Società dell'ANSIA: Come il NEOLIBERISMO manipola e CONTROLLA le Nostre EMOZIONI - Vincenzo Costa

Da: Tracce Di Classe - Vincenzo Costa è professore ordinario alla Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Fenomenologia (triennale) e Fenomenologia dell'esperienza (biennio magistrale) (Vincenzo Costa). 


Assieme a Vincenzo Costa, professore di Filosofia Teoretica all'Universita' San Raffaele, andiamo ad analizzare come l'ansia, ossia un'emozione creata artificialmente e distribuita dal sistema neo-liberale proprio per perpetrare la sua stessa esistenza, sia necessaria a giustificare lo status quo e sia volta ad impediere ogni forma di cambiamento sociale. Lo sbocco dell'ansia come emozione e' infatti duplice: da un lato spinge gli uomini a produrre di piu' individualmente e dall'altro, quano cronicizzata, spinge le persone in farmacia alla ricerca di palliativi che vadano a colmare lo status di insoddisfazione in cui si vive. 


                                                                          

martedì 3 settembre 2024

L’attualità del Capitale, liberato dalle secche di interpretazioni superate - Ascanio Bernardeschi intervista Roberto Fineschi

Da: https://futurasocieta.com -  Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!). -  Ascanio Bernardeschi collabora con UniGramsci (Pisa), La Città futura e Futura Società [(APPROFONDIMENTI TEORICI (UNIGRAMSCI)].

Vedi anche: Incontro con Roberto Fineschi - Unigramsci Pisa 

Storia del pensiero economico dopo Marx - LA “RIVOLUZIONE” MARGINALISTA - Ascanio Bernardeschi 

Storia del capitalismo e materialismo storico. Riflessioni eretiche - Roberto Fineschi dialoga con Paolo Tedesco

Leggi anche: L’onda lunga della crisi del marxismo (tra prassi e teoria) - Roberto Fineschi

La Marx-Engels-Gesamtausgabe (MEGA2), Intervista a Roberto Fineschi* - Ascanio Bernardeschi 

Mondializzazione, finanziarizzazione, nuova composizione di classe. Che uso fare del lascito marxiano per rilanciare una prospettiva comunista? Intervista a Roberto Fineschi* - Ascanio Bernardeschi 



Intervista a Roberto Fineschi, curatore di un’importante nuova edizione del libro I de Il capitale. Perché il capolavoro marxiano è ancora attuale e perché è importante questa nuova impresa editoriale, augurandoci che possa essere portata a termine.

È stata pubblicata nel giugno scorso una nuova edizione, nella prestigiosa collana I millenni di Einaudi, del libro I de Il capitale, l’opera più importante di Marx, con traduzioni di Stefano Breda, Gabriele Schimmenti, Giovanni Sgrò e Roberto Fineschi. L’uscita del capolavoro di Marx è di per sé un fatto da segnalare, ma in questo caso c’è un valore aggiunto in più in quanto si tratta della proposizione in Italia di inediti e varianti alle varie edizioni curate dallo stesso Marx, che aiuta a una migliore comprensione di un’opera a seguito della quale si è sviluppata un’immensa discussione, con divaricazioni significative.

Ne parliamo con il curatore Roberto Fineschi.

D. La prima domanda è d’obbligo. Perché Il capitale, per anni messo in soffitta o conservato come un reperto da museo da molti intellettuali italiani, è invece tornato di attualità e perché è utile a chi oggi si propone il superamento del capitalismo ma anche a chi vuole capire meglio questo modo di produzione?

R. Era stato messo in soffitta perché il modo di leggerlo era legato a una tradizione interpretativa molto importante, ma incapace di aggiornarsi di fronte all’evoluzione del modo di produzione capitalistico. Ponendo una grande enfasi su concetti come valore-lavoro oppure classe operaia sfruttava al massimo determinate caratteristiche che funzionavano molto bene in una fase del capitalismo, ma che, allo stesso tempo, non permettevano alcun adattamento agli sviluppi ulteriori. D’altro canto la crisi politica dei movimenti che quei concetti avevano adottato ha fatto mancare anche le premesse “materiali” affinché un ulteriore sviluppo fosse possibile. La forza in una determinata fase di certi concetti non ha consentito di coglierne la duttilità e capacità interpretativa più generale.

I motivi perché è utile riprenderlo sono alla fine assai semplici: a differenza delle teorie economiche, sociologiche, ecc. mainstream, Il capitale spiega le realtà. Queste teorie offrono dei modelli molto astratti che hanno poco o niente a che vedere con ciò che accade; pretendono invece che sia la realtà ad adattarsi alla teoria (ammettendo di fatto che quello che succede non è ciò che la teoria spiega). Sono in sostanza delle ideologie, al di là dei loro formalismi e delle loro complicazioni matematiche. Il capitale invece prende molto sul serio la realtà e quindi propone una teoria per esempio del conflitto di classe, della crisi, del progresso tecnologico, della disoccupazione e via dicendo. Esso ovviamente può essere discusso, criticato, approfondito, ecc., ma è la realtà che va spiegata con la teoria e non pretendere che la realtà, siccome non corrisponde a ciò che la teoria sostiene, venga cambiata per corrisponderle.

sabato 31 agosto 2024

La "CLASSE" dei GUERRIERI ed il MESTIERE delle ARMI - DAVID COLANTONI


Chiediamo a David Colantoni, scrittore e artista croato-abruzzese, autore dei libri “Lineamenti Generali del Trattato sulla Classe Armata” e “Quando l’Ucraina invase l’Iraq”, di spiegarci la teoria che ha negli anni elaborato sulla classe militare che e' emersa negli USA subito dopo la Seconda Guerra Mondiale e su come questa, a poco a poco, si e' impadronita del settore produttivo-industriale statunitense. 

                                                                            

Seconda parte: Continuiamo il nostro discorso con David Colantoni, e per meglio comprendere la situazione attuale in Ucraina, andiamo a vedere come la NATO e gli USA cominciarono la penetrazione nel territorio ucraino a partire dal 1992 e come arrivarono a portare e coinvolgere l'Ucraina nella guerra in Iraq: DAVID COLANTONI. Quando il PAESE INVASORE era l’UCRAINA: come gli USA portarono KIEV in IRAQ.

mercoledì 28 agosto 2024

Dal rifiuto dell’universalità hegelomarxista alla frantumazione postmoderna - Stefano G. Azzarà

Da: https://www.dialetticaefilosofia.it -  Stefano G. Azzarà insegna Storia della filosofia politica all’Università di Urbino. È segretario alla presidenza dell’Internationale Gesellschaft Hegel-Marx. Dirige la rivista “Materialismo Storico”(materialismostorico - http://materialismostorico.blogspot.com). È impegnato in un confronto tra le grandi tradizioni filosofico-politiche della contemporaneità: liberalismo, conservatorismo, marxismo.

Vedi anche: La fine della democrazia moderna - Stefano G. Azzarà 
Stefano G. Azzarà: "IL VIRUS DELL'OCCIDENTE" - a cura di Elena Fabrizio
Il revival del pensiero magico nel dibattito pubblico: tra No Vax e Censis - Stefano G. Azzarà 


Dal rifiuto dell’universalità hegelomarxista alla frantumazione postmoderna delle identità: sputando troppo su Hegel si finisce prima o poi per sputare anche su Diotima 

Premessa 

In un’intervista rilasciata al giornale liberista-conservatore “Il Foglio”, la filosofa Adriana Cavarero – una delle maggiori teoriche italiane del femminismo della differenza sessuale – ha espresso di recente le sue preoccupazioni per gli sviluppi della «teoria del gender fluid» e per le rivendicazioni politiche maturate in seno alle «avanguardie lgbt» 1 . In questa composita «galassia», dice, è emersa via via una profonda «polemica» nei confronti del femminile e persino una volontà di censura «verso l’uso della parola donna». Nella «neolingua» che questo movimento va proponendo – con un’arroganza rafforzata dalla sintonia con le dinamiche linguistiche di stampo terroristico del “politicamente corretto” oggi dominante –, sarebbe «vietato dichiarare che i sessi sono due» e sarebbe vietato soprattutto – appunto – «l’uso della parola donna». La quale «non può essere detta né scritta», perché implicherebbe la cancellazione escludente, repressiva e genocidaria (non dissimile da quella operata dalla «destra», dai «conservatori» e dai «neocattolici») della sussistenza di una pluralità indefinita e cangiante di distinti orientamenti «intersex» e delle rispettive autopercezioni di genere, ciascuna con la propria legittimità e i propri diritti (in primo luogo il diritto alla genitorialità, tramite quella pratica che dai fautori viene chiamata “gestazione per altri” mentre dai detrattori è denigrata come “utero in affitto”). 

Ecco, perciò, che queste frange «vogliono che non si dica che le donne partoriscono, ma che “le persone con utero” partoriscono», e così via. E si propongono di rompere, mediante i loro divieti morali, la «gabbia teorica» che sarebbe sottesa a quella visione binaria del mondo che si attarda a nominare i “maschi” e le “femmine” e della quale il femmminismo sarebbe appunto complice. 

Nel respingere al mittente tali accuse, Cavarero scava nel significato filosofico di queste posizioni. Le quali non solo attesterebbero il proposito “consumeristico” e “ultracapitalistico”, da parte degli Lgbt, di trasformare in diritto ogni desiderio (anche momentaneo), ma costituiscono a suo avviso una vera e propria «operazione metafisica», in quanto a sua volta «fondata sulla cancellazione della realtà e della percezione», ossia sulla rimozione di una «fattualità» attestata anche dalla «scienza biologica»: «il fatto… della differenza sessuale»; il fenomeno «per cui gli esseri umani, come gli altri animali, sono divisi in individui di sesso femminile e maschile»; il «funzionamento del genere umano e animale», contestato ora in nome di un’eccezione o di una serie di eccezioni elevate a «paradigma regolativo». Inoltre, Cavarero sottolinea il significato politico complessivo di questa operazione, rivendicando la battaglia di lunga durata per l’emancipazione femminile e i suoi meriti oggi messi in discussione: «dopo duecento anni di lotte delle donne per avere una soggettività politica femminista», dice, con questa mossa «si elimina il soggetto che ha compiuto questa rivoluzione». In nome dell’indeterminatezza soggettiva, tale operazione di «cancellazione del femminile», in realtà, «neutralizza la differenza sessuale» e cela dietro artifici linguistici come lo “schwa” una sostanziale vendetta del patriarcato, dato che questa desinenza cacofonica è «un neutro universale che è in verità maschile». 

lunedì 26 agosto 2024

"Omicron" - Ugo Gregoretti

Da: Cinema78Documental - Ugo Gregoretti (Roma, 28 settembre 1930 – Roma, 5 luglio 2019) è stato un regista, attore, sceneggiatore, giornalista e drammaturgo italiano. 

Omicron è un film italiano del 1964 diretto da Ugo Gregoretti, Commedia/Fantascienza, parodia della società capitalista.

                                                                         

OMICRON di  UGO GREGORETTI (1963) con Renato Salvatori e Rosemarie Dexter.
La fantascienza sociale italiana: Sulla riva del Po viene trovato morto un operaio, Trabucco, ma del cadavere prende possesso un alieno, Omicron, proveniente dal pianeta Ultra, i cui abitanti progettano di invadere la terra. Gradatamente Omicron riesce a muovere il corpo e a parlare, imitando coloro che gli sono accanto. In fabbrica prende il posto di Trabucco dando prova di grande capacità fisica e nessuna solidarietà con i suoi compagni di lavoro. L’amore per una ragazza, Lucia, suscita in lui coscienza di classe; le numerose letture gli chiariscono i meccanismi con i quali si svolge la vita tra gli uomini. Influenzato culturalmente dal giornalismo radicale e sulla scia delle inchieste di costume televisive che in quel periodo avevano sottolineato, nel mondo dell’informazione, l’apertura al sociale della nuova fase politica, Ugo Gregoretti osserva in “I nuovi angeli”, lavoro del 1961, coloro che abbandonano le campagne e che lavorano alle catene di montaggio in grandi complessi metallurgici, proponendone un approfondimento con Omicron, “un film sulla fabbrica o meglio sulla Fiat”.
«Credo si possa dire che gli unici film a soggetto che rappresentano la realtà operaia torinese in modo non banale né moralistico sono due commedie: in quanto tali, esse ribaltano il sentimentalismo in beffa, il patetismo in ironia. Mi riferisco a […] Omicron di Ugo Gregoretti ed a “I compagni” di Mario Monicelli, entrambi del 1963, ambientati a Torino, ma girati qui solo in minima parte […] Omicron era un film sulla Fiat, sullo sfruttamento classista del proletariato, e per questo fu a lungo boicottato a livello di distribuzione. L'idea del film ebbe origine dalla lettura da un'inchiesta sulla Fiat fatta da Giovanni Carocci. […] Il film è piacevole e divertente ancora oggi, nonostante siano cambiate per tanti versi le condizioni politiche, sociali ed esistenziali della classe operaia: grazie alla sottile ironia che il regista riesce a calibrare con sapienza, la satira assume insieme vigore polemico e leggerezza scanzonata, offrendo così un esempio quasi unico, nel cinema italiano, di “commedia operaia”»
 (F. Prono, in G. Alonge, F. Mazzocchi, a cura, Ombre metropolitane, DAMS Università di Torino, 2002 - https://drammaturgia.fupress.net

sabato 24 agosto 2024

Pasolini, ultima vittima di Salò - Giorgio Gattei

Da: http://www.maggiofilosofico.it - Giorgio Gattei è uno storico del pensiero economico ed economista marxista italiano. Professore di Storia del Pensiero Economico presso la Facoltà di Economia dell'Università di Bologna. 


Premessa

A quasi cinquant’anni dall’omicidio di Pier Paolo Pasolini la Commissione Antimafia della passata legislatura ha avanzato il sospetto che Pasolini possa essere stato ammazzato perché attirato in una trappola nel vano tentativo di recuperare le bobine del suo film Salo’ o le 120 giornate di Sodoma, allora in lavorazione, che erano state rubate da ignoti. Anch’io ho cavalcato quel sospetto e ne avevo scritto in un opuscoletto pubblicato nel 2010 dalla casa editrice bolognese “Ogni uomo è tutti gli uomini” senza però alcuna risonanza. Ora lo ripresento sul sito del “Maggio filosofico” augurandomi che possa avere una migliore circolazione

(G.G.)

Dalla “Abiura” al film «inguardabile e crudele»

Nel 1974 ebbi l’incarico dall’editore Cappelli di trascrivere dalla pellicola alla carta (allora non c’erano le videocassette ed i films bisognava ricordarseli oppure… leggerli!) la “Trilogia della vita” di Pier Paolo Pasolini per la collana “Dal soggetto al film” diretta da Renzo Renzi (consegnai all’editore il testo del Decameron a maggio, quello dei Racconti di Canterbury a settembre e infine quello del Fiore delle mille e una notte a novembre). Nel 1975, a lavoro ultimato, conobbi Pasolini che stava girando alcune scene del suo film successivo proprio a Bologna. Io giustificai l’approssimativa trascrizione delle scene e dei dialoghi che avevo tratto dalle pellicole (non avevo avuto alcuna sceneggiatura di supporto e quindi operavo direttamente alla moviola) e lui s’impegnò a scriverci una prefazione, che infatti uscì ad incipit del libro edito nell’ottobre di quell’anno[1]. Mai però avrei pensato che in quella prefazione Pasolini avrebbe pubblicamente fatto Abiura dalla “Trilogia della vita”!

Sviluppando un concetto già espresso nel dicembre 1973 al convegno bolognese su Erotismo, eversione, merce («mi pento dell’influenza liberalizzatrice che i miei films eventualmente possano aver avuto nel costume sessuale della società italiana. Essi hanno contribuito, infatti, in pratica, a una falsa liberalizzazione, voluta in realtà dal nuovo potere riformatore permissivo, che è poi il potere più fascista che la storia ricordi»[2]), in quella estensione della visibilità cinematografica dell’osceno, a cui aveva partecipato da maestro, Pasolini non trovava più alcun significato trasgressivo (come pure era stato all’inizio, da cui le tante denunce che avevano perseguitato il Decameron) perché, trasformata in un “genere” di cassetta (i film “boccacceschi”), l’oscenità cinematografica era solo servita a legittimare perfino i cinema “a luci rosse” in cui la pornografia filmica, da sempre confinata alla clandestinità, offriva allo spettatore, in assenza di qualsiasi intenzione artistica, il piacere di vedere finalmente “tutto del sesso” in un colossale voyeurismo di massa che regrediva i fruitori alla “scena primaria” freudiana (i genitori colti “sul fatto”) con l’aggravante del senso di colpa di aver pagato per vederli. Per questo Pasolini poteva dichiarare nella sua Abiura che «ormai odio i corpi e gli organi sessuali. Naturalmente parlo di questi corpi, di questi organi sessuali. Cioè dei corpi dei nuovi giovani e ragazzi italiani, degli organi sessuali dei nuovi giovani e ragazzi italiani», poveri individui ridotti dalla “mercificazione consumistica” ad essere «immondizia umana:… degli imbecilli costretti a essere adorabili, degli squallidi criminali costretti a essere dei simpatici malandrini, dei vili inetti costretti a essere santamente innocenti»[3].

martedì 20 agosto 2024

Una nuova dottrina di guerra eurasiatica? - Enrico Tomaselli

Da: https://giubberossenews.it - sinistrainrete.infoEnrico Tomaselli. Sono un designer, e curatore d'arte contemporanea, ma da molti anni mi sono dedicato agli studi sulla guerra ed i conflitti, per poi - in tempi recentissimi - sistematizzare una serie di riflessioni sulla guerra russo-ucraina, e su cosa potrebbe seguire, condensate in un breve saggio, "La Guerra Civile Globale". Sul mio blog pubblico periodicamente alcune riflessioni su questioni geopolitiche e/o strategiche. 


Il generale esperto logora il nemico tenendolo costantemente sotto pressione. Lo fa correre dappertutto adescandolo con vantaggi illusori.
Sun Tzu


L’evoluzione delle dottrine belliche è determinata per un verso da quella tecnologica (nuove armi, nuovi strumenti offensivi o difensivi impongono approcci diversi al combattimento – si pensi ai velivoli senza pilota), ma per un altro è l’esperienza stessa del combattimento a forgiare il nuovo pensiero militare. Tutti i grandi pensatori militari, infatti, siano essi occidentali o orientali, hanno sempre tratto le proprie riflessioni da una pregressa esperienza (diretta o meno) della guerra.
Storicamente, l’evoluzione del pensiero strategico si è addensata poi nella elaborazione di dottrine più specifiche, costruite anche in base alla natura ed alla portata degli interessi dei paesi nel cui ambito queste venivano sviluppate. Se guardiamo ai decenni successivi alla fine della WWII, possiamo osservare come il pensiero strategico abbia avuto il suo sviluppo – com’è logico – essenzialmente negli Stati Uniti e nell’URSS. In entrambe i casi, è stato ovviamente risucchiato nel ristretto ambito del confronto tra queste due potenze. Durante l’intero corso della guerra fredda, il pensiero strategico occidentale e sovietico è stato caratterizzato dalla presenza delle armi nucleari (innovazione tecnologica) e dall’evoluzione di quanto sviluppato nel corso del precedente conflitto mondiale (esperienza di combattimento).

Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale, infatti, hanno visto sia Washington che Mosca sviluppare un modello speculare, le cui caratteristiche principali sono state: creazione di grandi blocchi integrati di alleanze politico-militari (NATO e Patto di Varsavia), sviluppo di un arsenale atomico, sia in funzione potenzialmente offensiva che di deterrenza, costruzione di un modello di forze armate basato sulla mobilità e sulla massiccia presenza di corazzati. La caratteristica di questa fase storica è stata pertanto una dottrina militare non particolarmente difforme, nei due campi avversi, e sostanzialmente caratterizzata dalla simmetria – eserciti di potenza, struttura e dottrina molto simili, che si confrontano.
Peraltro, ragioni geopolitiche hanno al tempo stesso fatto sì che tutto questo restasse in un ambito meramente teorico, poiché nessuno dei due ha mai cercato veramente lo scontro. Negli anni della guerra fredda, insomma, lo strumento militare è sempre rimasto nel fodero, senza mai essere sguainato davvero. Anche se, ovviamente, è stato utilizzato come strumento di pressione.

domenica 18 agosto 2024

"La tribù" - Italo Svevo

Da: https://www.controappuntoblog.org - La tribù e altri racconti inattesi - Italo Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz, è stato uno scrittore e drammaturgo italiano. Cresciuto in un contesto mitteleuropeo, ha tratto il suo pseudonimo dalle due culture, italiana e tedesca, che formarono la sua educazione. 


La tribù s'era fermata! Aveva trovato in mezzo al deserto un vasto paese ricco d'acqua, di prati e d'alberi e, involontariamente, senza che nessuno lo proponesse, invece di farvi una delle solite soste fugaci, aveva messo radice in quel paradiso, era stata avvinghiata dalla terra e non aveva più saputo staccarsene. Pareva fosse giunta a quel grado superiore di evoluzione ch'esclude la vita nomade; riposava della marcia secolare. Le tende lentamente si mutarono in case; ogni membro della tribù divenne proprietario.

Corsero gli anni. Alì, un guerriero inquieto, refrattario alla nuova vita, sellò il cavallo e galoppò da una parte all'altra di quello ch'egli s'ostinava di chiamare accampamento, gridando:
– Io proseguo, seguitemi.
– E chi ci porterà dietro la nostra amata terra? – domandarono i più.
Soltanto allora tutti ebbero coscienza d'essere legati per sempre a quel pezzo di terra, e Alì partì solo. 

II 
II vecchio Hussein era chiamato a decidere una questione insorta fra due proprietari di terreni limitrofi. La questione era complessa di molto. Uno dei due diceva spettargli anche una parte del raccolto dell'altro, perché per errore l'aveva lavorato; la colpa poteva essere dell'altro, che non aveva saputo imprimere sul terreno i segni del proprio diritto.
Hussein lungamente meditò, poi disse:
– Consulterò le leggi della tribù.
Il giorno appresso, nel Consiglio degli anziani, dovette dichiarare che la legge non prevedeva quel caso. Era la prima volta che un coltivatore chiedeva giustizia, perché prima non c'erano stati coltivatori.
Gli anziani si portarono alla piazza dei comizi pubblici e convocarono l'intera tribù:
– Noi non sappiamo fare giustizia; se qualcuno sa dettarcela, parli franco.
Tutti tacquero. L'intera tribù non aveva saputo sciogliere il difficile problema. 

sabato 17 agosto 2024

giovedì 15 agosto 2024

L'occidente ha bisogno di un nemico - Elena Basile

Da: Alessandro Di Battista - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario. - Alessandro Di Battista è un opinionista e scrittore italiano. Deputato M5S alla Camera (2013–2018).


Con l’ambasciatrice Elena Basile parliamo del suo libro “L’Occidente e il nemico permanente” e di quello che è accaduto e che sta accadendo in Ucraina e in Palestina.

                                                                         

martedì 13 agosto 2024

"Filosofia dell'Ottocento. Dall'idealismo al positivismo" - Vladimiro Giacché

Da: Università Popolare Antonio Gramsci - Vladimiro Giacché, è un filosofo e saggista italiano Si è occupato e si occupa principalmente di economia finanziaria e politica, storia dell'economia e della filosofia, con particolare riferimento all'idealismo tedesco e alla tradizione del marxismo. È Responsabile Studi e Marketing Strategico presso la Banca del Fucino (Gruppo Bancario Igea Banca)