Qui l'audio dell'incontro: https://www.youtube.com/watch?v=nCSYIPwWd9s&list=PL2FEDB228D4F2E69B&index=1

[...]buona parte della tematica di Locke è tematica in realtà pre-borghese.
[...]Questo senso del valore che è dato dal lavoro che io ho impiegato nel trasformare la materia, questo è un motivo medievale, è un motivo che trovi in Tommaso d’Aquino per esempio, e di cui Tommaso d’Aquino si serve quando scrive contro l’usura. Cioè, il giusto profitto, è quello che io ricavo dal lavoro che esercito su una materia. Ovviamente questo è in un quadro in cui la dimensione economica è ancora vista dentro una dimensione morale: non è ancora avvenuto quel fenomeno capitalistico di emancipazione dell’economico, e allora da questo punto di vista c’è un altro collegamento con il testo di Marx, proprio quando Marx sottolinea questo emergere dell’economico nella sua autonomia, nel volgersi della società capitalistica.
[...]Ma dal testo viene fuori anche un altro elemento a cui accennavamo in un’altra occasione, e cioè che succede qualche cosa di importante quando il capitalismo, da prevalentemente commerciale, diventa prevalentemente industriale, qualcosa di importante sia a livello della teoria, sia a livello, ovviamente, della vita economica quotidiana, cioè l’emergere sempre di più dell’interesse privato e la rottura della comunità. Questo ha ripercussioni a livello teorico, come anche per esempio ha ripercussioni importanti a livello religioso, cioè processi interni in particolare al cristianesimo protestante, in cui viene più o meno accentuato l’elemento comunitario individuale del rapporto con il testo sacro. Questo pone anche una relazione importantissima con un fenomeno che Marx chiama il feticismo della merce.
[...]Chiamiamo feticismo quella situazione per cui io attribuisco un potere alla cosa, la cosa è dotata di una sorta di potere magico che agisce su di me. Per esempio gli economisti del '700 affrontano sotto questo aspetto il problema del valore: nell’opinione comune si dice che le cose hanno valore, ma questa è, in sostanza, una mentalità feticistica, è quella mentalità magica che attribuisce valore, potere, alle cose.
[...]In realtà, la lotta contro questo mondo magico, incantato, deve portarci, a livello economico, per esempio a concepire, a renderci conto che il valore delle cose è una decisione dell’uomo, il valore delle cose è l’apprezzamento che l’uomo da alla cosa, quindi tu vedi proprio il meccanismo analogo alla lotta del protestante contro il cattolico: cioè non ha valore in sé il detto del dio. Il problema è quello di cogliere invece la consonanza con il soggetto, quindi emerge il soggetto come elemento giudicante: la fonte del valore è il soggetto, anche del valore economico. E’ interessante che la critica al feticismo in questo senso la trovi in Marx, con un esito diverso da questa soggettivizzazione.