**Eather Brown è
assistente di scienze politiche alla Westfield State University. Questo
articolo è un adattamento della conclusione del suo volume Marx on Gender and the Family: A Critical Study (Haymarket,
2013), dove compare in una forma leggermente diversa.
Molte studiose femministe hanno avuto, nel migliore dei
casi, un rapporto ambiguo con Marx e il marxismo. Una delle questioni oggetto
di maggiore contesa riguarda il rapporto Marx/Engels.
Gli studi di György Lukács, Terrel Carver e altri,
hanno mostrato significative differenze tra Marx ed Engels circa la dialettica,
così come su molte altre problematiche (1). Basandomi su tali lavori, ho
esplorato le loro differenze riguardo alle questioni di genere nonché della
famiglia. Ciò è di particolare rilevanza in rapporto ai dibattiti attuali,
considerato che un certo numero di studiose femministe hanno criticato Marx ed
Engels per quello che considerano il determinismo economico di questi ultimi.
Tuttavia, Lukács e Carver indicano proprio nel grado di determinismo
economico una notevole differenza tra i due. Entrambi considerano Engels
più monistico e scientista di Marx. Raya Dunayevskaya è tra le poche a
separare Marx ed Engels riguardo al genere, indicando nel contempo la natura
maggiormente monistica e deterministica della posizione di Engels, in contrasto
con una comprensione dialetticamente più sfumata delle relazioni di genere da
parte di Marx (2).
In anni recenti, vi è stata scarsa discussione intorno agli
scritti di Marx su genere e famiglia, ma negli anni Settanta e Ottanta, essi
erano oggetto di numerosi dibattiti. In alcuni casi, elementi della più
complessiva teoria marxiana andavano a fondersi con la teoria femminista,
psicoanalitica o di altra forma, nel lavoro di studiose femministe come Nancy
Hartsock e Heidi Hartmann (3). Queste hanno visto la teoria di Marx come
primariamente chiusa rispetto alle questioni di genere, insistendo sulla
necessità di integrazioni teoriche al fine di comprendere meglio le relazioni
di genere. Ciò nonostante, hanno continuato a ritenere il materialismo storico
di Marx come un punto di partenza per comprendere la produzione. Inoltre,
un certo numero di femministe marxiste hanno fornito il loro contributo, dai
tardi anni Sessanta fino agli Ottanta, in particolare nell’ambito dell’economia
politica. Per esempio, Margaret Benston, Mariarosa Dalla Costa, Silvia Federici
e Wally Seccombe, hanno tentato una rivalutazione del lavoro domestico (4). In
aggiunta, Lise Vogel ha cercato di andare oltre il sistema duale, verso una
comprensione unitaria dell’economia politica e della riproduzione sociale (5).
Ancora, Nancy Holmstrom ha mostrato come Marx possa essere utilizzato al fine
di comprendere lo sviluppo storico della natura femminile (6).