mercoledì 30 novembre 2016

Genere e famiglia in Marx: una rassegna*- Heather Brown**

**Eather Brown è assistente di scienze politiche alla Westfield State University. Questo articolo è un adattamento della conclusione del suo volume Marx on Gender and the Family: A Critical Study (Haymarket, 2013), dove compare in una forma leggermente diversa.

Molte studiose femministe hanno avuto, nel migliore dei casi, un rapporto ambiguo con Marx e il marxismo. Una delle questioni oggetto di maggiore contesa riguarda il rapporto Marx/Engels.

Gli studi di György Lukács, Terrel Carver e altri, hanno mostrato significative differenze tra Marx ed Engels circa la dialettica, così come su molte altre problematiche (1). Basandomi su tali lavori, ho esplorato le loro differenze riguardo alle questioni di genere nonché della famiglia. Ciò è di particolare rilevanza in rapporto ai dibattiti attuali, considerato che un certo numero di studiose femministe hanno criticato Marx ed Engels per quello che considerano il determinismo economico di questi ultimi. Tuttavia, Lukács e Carver indicano proprio nel grado di determinismo economico una notevole differenza tra i due. Entrambi considerano Engels più monistico e scientista di Marx. Raya Dunayevskaya è tra le poche a separare Marx ed Engels riguardo al genere, indicando nel contempo la natura maggiormente monistica e deterministica della posizione di Engels, in contrasto con una comprensione dialetticamente più sfumata delle relazioni di genere da parte di Marx (2).

In anni recenti, vi è stata scarsa discussione intorno agli scritti di Marx su genere e famiglia, ma negli anni Settanta e Ottanta, essi erano oggetto di numerosi dibattiti. In alcuni casi, elementi della più complessiva teoria marxiana andavano a fondersi con la teoria femminista, psicoanalitica o di altra forma, nel lavoro di studiose femministe come Nancy Hartsock e Heidi Hartmann (3). Queste hanno visto la teoria di Marx come primariamente chiusa rispetto alle questioni di genere, insistendo sulla necessità di integrazioni teoriche al fine di comprendere meglio le relazioni di genere. Ciò nonostante, hanno continuato a ritenere il materialismo storico di Marx come un punto di partenza per comprendere la produzione. Inoltre, un certo numero di femministe marxiste hanno fornito il loro contributo, dai tardi anni Sessanta fino agli Ottanta, in particolare nell’ambito dell’economia politica. Per esempio, Margaret Benston, Mariarosa Dalla Costa, Silvia Federici e Wally Seccombe, hanno tentato una rivalutazione del lavoro domestico (4). In aggiunta, Lise Vogel ha cercato di andare oltre il sistema duale, verso una comprensione unitaria dell’economia politica e della riproduzione sociale (5). Ancora, Nancy Holmstrom ha mostrato come Marx possa essere utilizzato al fine di comprendere lo sviluppo storico della natura femminile (6).

La teoria del sistema duale di patriarcato e capitalismo, che ha rappresentato una forma comune di femminismo socialista negli anni Settanta e Ottanta, è stata considerato da molti, negli anni Novanta e oltre, un progetto fallito. Ad ogni modo, la caduta del comunismo in Unione Sovietica e nell’Europa dell’est ha probabilmente avuto un’effetto negativo sulla popolarità del femminismo socialista. Come già argomentato da Iris Young, la teoria del sistema duale era inadeguata in quanto basata su due teorie della società molto diverse – una implicante lo sviluppo storico dinamico della società, innanzitutto sociale, economico e tecnologico, e l’altra basata su una visione psicologica statica della natura umana (7). Queste due teorie sono estremamente difficili da riconciliare a causa di tali differenze. Tuttavia, le loro critiche a ciò che hanno individuato come determinismo di Marx, alle sue categorie chiuse rispetto alle questioni di genere e l’enfasi sulla produzione a scapito della riproduzione, forniscono un punto di partenza al mio riesame dell’opera di Marx per mezzo di una rigorosa analisi testuale – questo in aggiunta al lavoro delle femministe marxiste già menzionate.

L’opera di Marx contiene elementi di ideologia vittoriana, ma non mancano, sparsi in essa, quelli di interesse riguardo a genere e famiglia. Già nel 1844, nei Manoscritti economico-filosofici, Marx affermava che la posizione delle donne poteva essere utilizzata come misura dello sviluppo della società più in generale. Non era certamente il primo a sostenere qualcosa di simile – Charles Fourier viene spesso indicato come l’ispiratore di tale dichiarazione – tuttavia, per Marx si trattava di qualcosa di più di un semplice appello agli uomini per cambiare la condizione delle donne. Al contrario, quello di Marx era un argomento dialettico direttamente correlato alla sua più complessiva teoria generale della società. Affinché la società possa avanzare oltre la sua forma capitalistica, nuovi rapporti sociali andrebbero costituiti, rapporti non basati esclusivamente su una cruda ed alienata formulazione del valore. Gli esseri umani dovrebbero essere in grado di vedersi l’un l’altro come valori in sé, anziché in rapporto a ciò che ciascun individuo può fornire ad un altro. Le donne possono avere un ruolo assai significativo in proposito, essendo state un gruppo tendenzialmente marginalizzato in molte, per non dire tutte, le società. Così, gli uomini e le donne dovrebbero raggiungere un punto di sviluppo nel quale gli individui vengono valutati per chi sono, e non sulla base di categorie astratte come uomo, donna ecc.

Non solo, Marx sembra orientarsi verso il genere come categoria dinamica invece che statica. Certo, egli non si esprime mai direttamente in questi termini: ciò nonostante, nei Manoscritti del 1844 e nell’Ideologia tedesca, fornisce una potente critica, nonché un’alternativa, al dualismo natura/società. In luogo della natura e della società intese quali entità distinte interagenti tra loro, senza perciò modificare fondamentalmente l’una la sostanza dell’altra, Marx ne afferma la correlazione dialettica. Grazie all’interazione degli esseri umani con la natura tramite il lavoro, sia l’individuo che la natura stessa vengono modificati. Ciò accade perché l’essere umano esiste come parte della natura, ed il processo lavorativo provvede i mezzi per questa unità temporanea. Dato che tanto la natura quanto la società non sono entità statiche, Marx sostiene che non vi può essere alcuna definizione transtorica di ciò che è “naturale”. Semmai, il concetto di “naturale” può avere rilevanza solo per specifiche circostanze storiche.

Benché non si possa fare un paragone troppo stretto tra il dualismo natura/cultura e quello uomo/donna – il che condurrebbe ad una reificazione di queste categorie laddove invece miriamo ad una loro modifica – il tipo di pensiero dialettico che Marx esprime riguardo alla coppia natura/cultura è evidente anche nella discussione, compiuta insieme ad Engels, della divisione di genere del lavoro nell’Ideologia tedesca. In quest’ultima opera, essi indicano la divisione del lavoro nelle prime forme di famiglia come qualcosa di non completamente “naturale”. Invece, nella loro breve trattazione degli ulteriori sviluppi della famiglia, affermano che tale divisione del lavoro basata sul genere è “naturale” solo in caso di rapporti di produzione assai poco sviluppati, in cui la diversa biologia delle donne potrebbe rendere loro difficile svolgere alcuni compiti fisicamente impegnativi. Ciò implica che la presunta inferiorità delle donne in tali società è suscettibile di cambiamento esattamente al pari di queste ultime. Inoltre, essendo coinvolto un elemento sociale, è necessaria qualcosa di più dello sviluppo tecnologico: le donne dovranno impegnarsi al fine di modificare la propria condizione.

Almeno in altri due passi dei suoi primi scritti, Marx discute la posizione delle donne nella società capitalistica. Nella Sacra famiglia, egli critica il commento moralistico di Eugène Sue sul personaggio della prostituta parigina, Fleur de Marie, in Les Mystères de Paris. Nel romanzo,  Fleur de Marie viene “salvata” dalla povertà e dalla prostituzione da un principe tedesco. Quest’ultimo la affida alle cure di una donna religiosa e di un prete, i quali la istruiscono sull’immoralità del suo comportamento. Alla fine, Fleur de Marie entra in convento per morire poco dopo.

Marx in questo passo, biasima lo scrittore francese per la sua acritica accettazione dell’insegnamento sociale cattolico, il quale si concentra su di un’astratta forma di moralità impossibile da raggiungere. Gli esseri umani non sono esseri meramente spirituali che possono ignorare i propri bisogni fisici. Ciò è di particolare rilevanza per una figura come Fleur de Marie, la quale, come nota Marx, non dispone di alternative valide oltre alla prostituzione per provvedere al proprio sostentamento. Malgrado ciò, il prete espone a Marie la sua degenerazione morale, parlandole del senso di colpa che dovrebbe provare, a dispetto del fatto che essa non ha una reale scelta. Così, in questo testo, Marx mostra grande empatia per la difficile situazione delle donne della classe operaia. Inoltre, egli critica l’unilateralità del cristianesimo, il quale aspira ad innalzare la posizione di una forma pura di spirito contro una una pura forma del corpo.

Marx, d’altra parte, non limita la propria critica alla condizione concreta delle donne sotto il capitalismo alla sola classe operaia. Nel suo saggio/traduzione del lavoro di Peuchet sul suicidio, egli affronta il tema dell’oppressione famigliare nelle classi superiori (8). Tre dei quattro casi trattati da Marx riguardano suicidi di donne dovuti all’oppressione familiare. In un caso, una donna sposata aveva commesso suicidio, almeno in parte perché il marito geloso l’aveva confinata in casa, oltre ad averla sottoposta ad abusi psicologici e sessuali. Il secondo caso coinvolgeva una donna che aveva passato la notte in casa del proprio fidanzato. Dopo il suo ritorno venne pubblicamente umiliata dai genitori, il che la spinse in seguito ad annegarsi. L’ultimo caso riguarda l’impossibilità per una giovane donna di abortire a seguito di una relazione col marito di sua zia.

In due casi, Marx mostra grande empatia rispetto a queste donne e alla loro difficile situazione, enfatizzando alcuni passaggi di Peuchet e surrettiziamente aggiungendo le proprie osservazioni. Inoltre, egli invoca la necessità di una totale trasformazione della famiglia borghese, dando risalto ai seguenti passi di Peuchet: “La rivoluzione non ha abbattuto tutte le tirannie; i mali , di cui si incolpavano le autorità dispotiche, rimangono nelle famiglie: in queste essi provocano crisi analoghe a quelle delle rivoluzioni” (9). In tal modo, Marx addita la famiglia nella sua forma borghese come oppressiva, un qualcosa che dovrà cambiare significativamente se si vorrà edificare una società migliore.

Marx ed Engels ritornano sulla critica della famiglia borghese nel Manifesto del partito comunista. In quest’ultimo  sostengono che la famiglia nella sua forma borghese, fondata innanzitutto sulla gestione e il trasferimento della proprietà, è in via di dissoluzione. Le condizioni materiali che avevano condotto a questa tipologia di famiglia stavano scomparendo presso i proletari, non avendo questi ultimi proprietà da passare ai figli. Essi potevano forse contare una volta su piccole coltivazioni di sussistenza, ma ciò non era più possibile con l’espropriazione delle terre attraverso molteplici mezzi, forzandoli a trasferirsi nelle città e nelle fabbriche per garantirsi il sostentamento. In assenza di questa capacità di trasmettere la proprietà ai figli alla morte, e di controllare la forza lavoro della famiglia durante la loro vita, il potere paterno diminuiva significativamente, portando in direzione di una differente forma di famiglia. Tuttavia, Marx ed Engels, a questo punto, non forniscono alcun dettaglio su cosa potrebbe potenzialmente sorgere, dopo la dissoluzione di tale forma di famiglia.

Sebbene Il capitale sia dedicato alla critica dell’economia politica, vi si può rintracciare una grande quantità di materiale a proposito di genere e famiglia. Marx vi riprende e concretizza ciò che ha descritto come abolizione  [Aufhebung] della famiglia nel Manifesto del partito comunista. Con l’introduzione delle macchine nelle fabbriche, e la conseguente minore richiesta di lavoro fisico, le donne e i bambini diventano anch’essi importanti categorie di lavoratori. Lavoratori particolarmente preziosi per il capitale, data la loro provenienza da un gruppo oppresso che può essere spinto a lavorare per meno.

Diversi altri passaggi del Capitale dimostrano come Marx avesse una visione assai più sfumata della posizione delle donne nella forza lavoro di quanto molte femministe siano disposte a riconoscere. Per esempio, con l’ingresso delle donne nella forza lavoro, egli scrive, queste ultime guadagnano una forza potenziale nella loro vita privata, dato che ora contribuiscono finanziariamente al benessere della famiglia, e non essendo più sotto il diretto controllo dei mariti e dei padri per una buona parte della giornata. Ciò ha avuto un significativo effetto sulla famiglia. Qui, Marx mostra entrambe le facce di questo sviluppo. Da un lato, orari lunghi e lavoro notturno tendono a minare le strutture familiari tradizionali, con le donne in un certo senso mascolinizzate dal loro lavoro e impossibilitate a prendersi cura dei figli, almeno nella stessa misura in cui ne erano state capaci nel passato. Dall’altro, in un passo successivo, Marx nota come tale apparente processo di deterioramento vada nel senso opposto – ossia, verso una “forma superiore della famiglia”, nella quale le donne sarebbero realmente in una condizione di uguaglianza con gli uomini (10).

Per quanto la trattazione di Marx sull’oppressione delle lavoratrici sia alquanto limitata, nel primo volume del Capitale, così come nei primi lavori preparatori, fornisce una potente critica del concetto di lavoro produttivo in regime capitalistico. Qui egli stabilisce una ferma distinzione tra il concetto di lavoro produttivo nel capitalismo e quello di lavoro produttivo in quanto tale. Il primo è caratterizzato da una comprensione unilaterale della produttività, nella quale il solo fattore rilevante è la produzione di plusvalore per il capitalista. Viceversa, la seconda concezione di lavoro produttivo si concentra sulla produzione di valori d’uso. In questo secondo caso, il lavoro è valutato come tale se produce qualcosa che può essere utilizzata dagli individui o dalla società in generale. Ciò fornisce quantomeno una base da cui rivalutare il tradizionale lavoro delle donne, anche se Marx non si dilunga sul tema.

Gli scritti politici di Marx mostrano una certa evoluzione nel corso del tempo. Le sue intuizioni politiche sono spesso incorporate nelle sua attività politica. Alcuni dei suoi primi scritti riguardo agli scioperi di Preston, in Inghilterra tra il 1853 e il 1854, offrono una valutazione relativamente acritica della rivendicazione dei lavoratori e delle lavoratrici di un salario familiare peer gli uomini. Sebbene Marx non ha mai ripudiato direttamente simili argomenti, le sue posizioni più tarde sembrano essere cambiate, dal momento in cui ha iniziato a lavorare per integrare le donne le donne nella Prima internazionale su un piano di eguaglianza con gli uomini negli anni Sessanta dell’Ottocento.

Il lavoro successivo di Marx illustra un’ulteriore apprezzamento delle rivendicazioni delle lavoratrici durante e dopo la Comune di Parigi. Ciò è particolarmente evidente nel  “Programma del Parti Ouvrier” del 1880, scritto da Marx, Paul Lafargue e Jules Guesde. Il preambolo, attribuibile al solo Marx, afferma “Che l’emancipazione della classe produttrice è l’emancipazione di tutti gli esseri umani senza distinzione di sesso o razza” (11). Si tratta di una dichiarazione particolarmente forte per la Francia, nella quale la tradizione proudhoniana, alquanto sessista, era predominante tra i socialisti.

Nei testi per la New York Tribune del 1858, Marx  riprende la sua discussione della condizione femminile tra le classi superiori nella società capitalistica. In due articoli per il Tribune, egli fa riferimento alla vicenda dell’internamento di un’aristocratica in un manicomio, al fine di metterla a tacere e impedirle di imbarazzare ulteriormente il politicamente influente marito. Marx critica tutti i coinvolti nell’internamento di Lady Bulwer-Lytton, sostenendo che essa era tutt’altro che folle. Per quanto Marx non discuta le modalità attraverso le quali le donne venivano spesso internate al solo fine di controllarle, egli nota, tuttavia, la facilità con cui ciò poteva accadere a prescindere dal loro stato psicologico effettivo, se a richiederlo erano persone sufficientemente ricche e potenti da indurre i medici a dare la loro approvazione. Per di più, Marx esprime grande simpatia per  Lady Bulwer-Lytton, la quale venne di fatto posta a tacere a seguito di un accordo, sulla base del quale avrebbe riottenuto la propria libertà solo accettando di non parlare ancora dell’incidente.

Gli ultimi anni di Marx, dal 1879 al 1883, sono tra i più interessanti dal punto di vista teorico, specialmente per quanto concerne genere e famiglia. Nei suoi quaderni di ricerca, così come nelle sue lettere e scritti pubblicati, inizia ad articolarsi un modello di sviluppo sociale meno deterministico, nel quale le società meno sviluppate possono essere le prime in cui hanno luogo le rivoluzioni, a patto che vi facciano seguito gli stati più avanzati. Marx, inoltre, incorpora nuovi soggetti storici nella sua teoria. Non è solo la classe operaia come entità astratta ad essere soggetto potenzialmente rivoluzionario. Anche i contadini, e specialmente le donne, divengono forze importanti del cambiamento nella teoria marxiana. Questi quaderni danno alcune indicazioni, seppur in maniera frammentaria, su come Marx intendeva le donne in quanto soggetti nel processo storico.

Le annotazioni di Marx su Morgan sono di particolare importanza, poiché forniscono una pietra di paragone con L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato di Engels, per il quale tale opera costituiva una fedele rappresentazione della lettura marxiana di La società antica di Morgan. Ma vi sono significative differenze. La più importante delle quali e una comprensione meno deterministica, da parte di Marx, dello sviluppo della società, nonché una visione maggiormente dialettica delle contraddizioni all’interno dei clan relativamente egualitari.

Engels tendeva a concentrarsi quasi esclusivamente e unilateralmente sul cambiamento economico e tecnologico quali fattori dello sviluppo sociale. Marx, viceversa, assume un approccio più dialettico, secondo il quale l’organizzazione sociale non è solo un fattore soggettivo, ma nelle giuste condizioni può anche divenire oggettivo. Ciò è particolarmente rilevante per comprendere le loro divergenze circa l’oppressione di genere. Engels sosteneva che lo sviluppo della tecnica agricola, la proprietà privata e i successivi cambiamenti nel clan, col passaggio dal diritto matriarcale a quello patriarcale, avessero condotto alla “sconfitta sul piano storico universale del sesso femminile”, per cui le donne sarebbero rimaste in una condizione di assoggettamento sino alla distruzione della proprietà privata. In contrasto, Marx non solo ha notato la posizione subordinata delle donne, ma ha anche indicato il potenziale di cambiamento, anche in regime di proprietà privata, nel contesto della sua discussione delle dee greche. Anche tenendo conto che la società greca antica era decisamente oppressiva nei confronti delle donne, confinandole nella casa, Marx afferma che le dee greche fornivano un modello alternativo alle donne. In queste note egli richiama, inoltre, il progresso raggiunto dalle donne romane delle classi superiori, in contrasto con le loro controparti greche. Ancora, Marx propendeva per un approccio più sfumato e dialettico riguardo lo sviluppo delle contraddizioni nelle prime società egualitarie. Engels tendeva a vedere queste società comunitarie relativamente egalitarie come prive di contraddizioni significative, specialmente a proposito delle relazioni di genere (12). Marx, d’altra parte, ha sottolineato le limitazioni ai diritti delle donne nella società irochese a base comunitaria.

L’origine della famiglia di Engels tratta solo le annotazioni di Marx su La società anticadi Morgan. Ma i quaderni di Marx abbracciano una numerosa serie di altre fonti. I suoi appunti su Lectures on the Early History of Institutions di Henry Sumner Maine e Römische Alterthümer (“Roma antica”) forniscono una significativa trattazione su genere e famiglia nelle società pre-capitalistiche, in particolare Irlanda, India e Roma (13). Nelle sue note su entrambi gli autori citati, Marx sembra essersi impadronito di buona parte della teoria di Morgan circa lo sviluppo del clan. Per quanto le sue annotazioni su Maine tendano ad essere più critiche rispetto a quelle su Lange, in tutti e due i casi egli rimprovera la loro acritica accettazione della famiglia patriarcale come forma primaria.

Ciò ha particolare importanza poiché conduce in direzione di una comprensione storica della famiglia. In questi scritti, così come nelle note su Morgan, Marx classifica le contraddizioni presenti in ogni forma assunta dalla famiglia, e come tali contraddizioni si acuiscono portando a significativi cambiamenti nella struttura dell’istituzione familiare. Qui Marx sembra vedere la famiglia come soggetta ad una dialettica simile a quella operante in altri ambiti della società.

Una valutazione sull’attualità del lavoro di Marx su genere e famiglia

Storicamente, il rapporto tra marxismo e femminismo è stato, nel migliore dei casi, debole, spesso a causa della mancanza di discussione della questioni femminili tradizionali e di quelle di genere da parte di molti marxisti. Per di più, anche laddove genere e famiglia sono stati affrontati, si tratta di studi che tendono a seguire gli argomenti meno sfumati , più economicamente orientati di Engels. Tuttavia, sono convinta che l’opera di Marx, per quanto riguarda tali tematiche, mostri significative differenze rispetto ad Engels. Certo restano importanti interrogativi circa il punto di vista di Marx su genere e famiglia: che cosa ha da offrire Marx ai dibattiti femministi contemporanei? È possibile un femminismo marxista che non cada nel determinismo economico, o che privilegi la classe sul genere nella’analizzare la società capitalistica contemporanea?

Senza dubbio, nell’analisi di Marx su questi temi sono riscontrabili occasionalmente segni della morale vittoriana; Ciò nonostante, come ho già argomentato, non si tratta necessariamente di un difetto fatale della sua opera. Vi sono un certo numero di ambiti nei quali la teoria della società di Marx prevede la possibilità di integrare le intuizioni femministe nel marxismo, al fine di costruire una teoria unitaria dell’oppressione di genere e di classe, la quale non privilegi fondamentalmente una delle due.

Uno degli aspetti più importanti del lavoro di Marx, ai fini della comprensione delle questioni di genere e della famiglia, è il suo metodo dialettico. Le sue categorie provengono dalla sua analisi del mondo empirico, inteso in modo dinamico, e sono fondate sui rapporti sociali anziché su formulazioni staticamente astoriche. Dunque, tali categorie possono cambiare col modificarsi della società.

Questo potrebbe avere potenzialmente un grande valore per un’analisi di tipo femminista. Marx non affronta mai direttamente i dualismi e le categorie di genere, ma lascia comunque spazio nella sua teoria per un cambiamento all’interno di esse. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda due dualismi: quello natura/cultura e quello produzione/riproduzione. In entrambi i casi, Marx indica la natura storica e transitoria di simili espressioni. natura e cultura non sono opposti assoluti: sono invece momenti di un tutto. Il lavoro, come attività indispensabile per la sopravvivenza, media il rapporto dell’umanità con la natura attraverso modalità assi specifiche, basate sul particolare modo di produzione in questione. Inoltre, in termini di dualismo produzione-riproduzione, Marx è di norma prudente nel notare come entrambi siano necessari all’umanità, ma che assumeranno differenti forme sulla base dello sviluppo tecnologico e sociale della società considerata.

Marx evidenzia due diversi aspetti di queste categorie – gli elementi storicamente specifici e le caratteristiche più astratte esistenti in ogni società. Quindi, in termini di comprensione del rapporto tra le donne e questi dualismi, una formulazione logica nel pensiero di Marx consisterebbe nel sottolineare la rilevanza della biologia. Tuttavia, la biologia non può essere vista come totalmente esterna ai rapporti sociali di una particolare società. Il che può aiutare ad evitare gli argomenti biologistici  e deterministici di alcune femministe radicali e socialiste, le quali essenzializzano la “natura femminile”, e allo stesso tempo il relativismo, poiché, dal punto di vista di Marx, il mondo non è interamente una costruzione sociale. Semmai, la biologia e la natura sono variabili importanti quando siano considerate all’interno di un quadro socialmente mediato.

Questo è importante anche per un’altra ragione. La teoria di Marx rimane non del tutto sviluppata dal punto di vista di un resoconto includente il genere come importante ai fini della comprensione del capitalismo, le sue categorie, tuttavia, conducono ad una critica sistematica del patriarcato così come si manifesta nel capitalismo, essendo in grado di separare gli elementi storicamente specifici del patriarcato da una forma più generale dell’oppressione femminile, così come manifestatasi in buona parte della storia dl’umanità. In questo senso, le sue categorie rappresentano una risorsa per la teoria femminista, o quantomeno uno spazio per un dialogo inedito, in un periodo nel quale la critica marxiana del capitale sta ritornando alla ribalta.

Con la sua attenzione alla mediazione sociale e l’enfasi sulla comprensioni dei sistemi sociali specifici, Marx, come dimostrato dagli studi contemporanei, evita il determinismo economico. Certo, i fattori economici svolgono un ruolo significativo nel suo pensiero, poiché si ritiene condizionino altri comportamenti sociali, in particolare nel capitalismo. Nonostante ciò, Marx è spesso attento a notare la relazione reciproca e dialettica tra fattori economici e sociali. Come nel caso di natura e cultura, così come di produzione e riproduzione, l’attività economica e quella sociale sono due momenti dialettici di un tutto, nel contesto di un particolare modo di produzione. In ultima analisi, i due aspetti non possono essere separati completamente; come Marx mostra nel suo saggio “sul suicidio” e negli articoli per la New York Tribune, dove evidenzia le modalità uniche attraverso le quali l’economia e la specifica forma capitalistica del patriarcato interagiscono nel’oppressione delle donne. Così, in questi e in altri suoi scritti, Marx, almeno in via provvisoria, ha iniziato a discutere il rapporto interdipendente tra classe e genere, senza conferire un privilegio fondamentale a nessuno dei due fattori al’interno della sua analisi.

Malgrado non tutti gli aspetti degli scritti di Marx su genere e famiglia siano oggi rilevanti, alcuni portandosi dietro le limitazioni del pensiero del XIX secolo, essi offrono comunque importanti intuizioni sulle questioni di genere e il pensiero politico. Anche considerando che Marx non ha scritto molto su questo tema, e non ha sviluppato una teoria sistematica su genere e famiglia, si tratta comunque, dal suo punto di vista, di una categoria essenziale per comprendere la divisione del lavoro, la produzione e la società in generale. La discussione di Marx su genere e famiglia si è estesa ben oltre il semplice includere le donne come lavoratrici nelle fabbriche. Marx ha rimarcato la persistenza dell’oppressione nella famiglia borghese e la necessità di costruire una nuova forma di famiglia. Inoltre, il supporto da parte di Marx nei confronti delle rivendicazioni femminili per l’uguaglianza nel posto di lavoro, nei sindacati e nella prima internazionale, è divenuto sempre più crescente, parallelamente al suo studio del capitalismo e al suo essere testimone del ruolo delle donne in importanti eventi come la Comune di Parigi del 1871. Nonostante il loro carattere frammentario, le annotazioni di Marx sull’etnologia sono particolarmente significative, dato che egli richiama abbastanza esplicitamente il carattere storico della famiglia, tramite la sua selezione dall’opera di Morgan, Maine e Lange. Non solo, l’uso che fa Marx della dialettica costituisce un importante contributo metodologico per il femminismo e la ricerca sociale in generale, poiché sembra vedere il genere come soggetto al cambiamento e allo sviluppo, anziché come un concetto statico.

Note


  1. Si veda György Lukács, Storia e coscienza di classe (Milano, SugarCo, 1997), originariamente 1923; e Terrell Carver, Marx & Engels: The Intellectual Relationship(Bloomington: Indiana University Press, 1983).
  2. Raya Dunayevskaya,Rosa Luxemburg, Women’s Liberation, and Marx’s Philosophy of Revolution(Chicago: University of Illinois Press, 1991), originariamente 1981.
  3. Heidi Hartmann, “The Unhappy Marriage of Marxism and Feminism: Towards a More Progressive Union’, in Linda Nicholson, a cura di., The Second Wave: A Reader in Feminist Theory (New York: Routledge, 1997), originariamente 1981; Nancy Hartsock, Money, Sex, and Power: Toward A Feminist Historical Materialism (Londra: Longman, 1983).
  4. Margaret Benston, “The Political Economy of Women’s Liberation,”Monthly Review 21, no. 4 (1969): 13–27; Mariarosa Dalla Costa and Selma James,The Power of Women and the Subversion of the Community(Brooklyn: Petroleuse Press, 1971); Silvia Federici, Wages Against Housework (Bristol: Falling Wall Press, 1975); Wally Seccombe, “The Housewife and Her Labour under Capitalism,”New Left Review I, no. 83 (1974): 3–24.
  5. Lise Vogel, Marxism and the Oppression of Women: Toward a Unitary Theory(New Brunswick: Rutgers University Press, 1983).
  6. Nancy Holmstrom, “A Marxist Theory of Women’s Nature,”Ethics 94, no. 3 (1984): 456–73.
  7. Iris Young, ‘Socialist Feminism and the Limits of Dual Systems Theory,”Socialist Review 10, nos. 2–3 (1980): 169–88.
  8. Karl Marx, Jacques Peuchet , del ” suicidio “.
  9. Ibid.
  10. Karl Marx, Il capitale (Torino, Einaudi, 1975), 599, originariamente 1867-75.
  11. Karl Marx in David Fernbach, a cura di.,The First International and After, Political Writings, vol. 3 (Londra: Penguin Books. 1992), 376.
  12. Questo aspetto viene sviluppato in Heather Brown, Marx on Gender and the Family: A Critical Study (Chicago: Haymarket Books, 2013), capitolo 5.
  13. Le annotazioni su Maine si trovano in Karl Marx,  Quaderni antropologici. Appunti da L.H. Morgan e da H.S. Maine (Milano, Unicopli, 2009). Gli appunti di Marx su Lange non sono stati pubblicati; una traduzione in inglese è stata gentilmente fornita da coloro che stanno lavorando al progetto MEGA. 

Nessun commento:

Posta un commento