Da: https://lespresso.it - Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948.
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“La brutalità di Israele è il segno della sua fine” - Ilan Pappé
Lo storico israeliano parla di regime agli sgoccioli. E nel suo ultimo libro confuta l’idea di “due popoli, due Stati”. Allo stato attuale solo “una diversa forma di occupazione”
È un’occasione davvero rara incontrare Ilan Pappé (Haifa, 1954), docente di Storia del Medio Oriente all’università di Exeter, Gran Bretagna, condirettore del Centro europeo per gli studi sulla Palestina, apprezzato scrittore israeliano, autore di una dozzina di libri tradotti in tutto il mondo. Fa parte della Nuova storiografia israeliana: un filone di studi che punta a ricostruire, sulla base di documenti ufficiali e ufficiosi, tutti gli eventi che hanno portato dall’inizio del secolo scorso all’attuale tragedia di Gaza. Non è amato nel suo Paese. Si è fatto molti nemici tra le autorità ufficiali. È una voce dissonante. In questo momento di forti divisioni, di crimini di guerra gravissimi compiuti da Israele con l’accusa di genocidio, è l’unico in grado di raccontare una verità diversa dalla narrazione ufficiale. Si potrà dissentire o condividere quanto sostiene. Resta un prezioso testimone di quanto accade nel suo Paese da dove è appena rientrato. Lo incontriamo di passaggio a Mantova in occasione del Festival della Letteratura dove ci anticipa il suo nuovo libro “La fine di Israele” in uscita per Fazi il prossimo 7 ottobre, il giorno in cui ricorre il pogrom di Hamas nel 2023.
Lei racconta della presenza in Israele di uno scontro tra l’anima laica e quella religiosa. Tra quelli che chiama lo Stato di Giudea e lo Stato di Israele.
«Negli ultimi 20 anni si è imposta in Israele una visione molto marcata tra due anime ebraiche che hanno poco in comune. L’unica cosa che le unisce è un nemico: i palestinesi. Ma al di là di questo aspetto hanno una visione diversa, direi opposta, della società. La parte che per anni ha dominato è quella che possiamo chiamare la sinistra, i sionisti liberali. I quali restano comunque razzisti nei confronti dei palestinesi ma puntano a un Paese moderno che si ispiri all’Occidente. C’è poi un’altra ideologia che pensa che ci sia spazio in quella terra solo per gli ebrei».
Oggi prevale quest’ultima?









