
La
Miseria della
Filosofia di Marx è senza dubbio un testo molto ricco e denso di cose e
va esaminato con molta attenzione. Per quanto riguarda la differenza tra la
teoria del valore tradizionale e la teoria del valore che introduce Marx
bisogna tener presente il seguente aspetto:
l’affermazione “è il lavoro umano che dà
valore alla cosa” è un affermazione che risale addirittura al Medioevo. In
questa formulazione il senso della tesi è che il
mio
lavoro e quindi il lavoro particolare, determinato, la mia sofferenza, il mio
travaglio, il mio sforzo: è questo che dà valore alla cosa in questione! In
questo senso la cosa viene spiritualizzata, viene umanizzata dalla fatica
dell’uomo, il suo valore è il quanto di umanità è depositato in essa; non a
caso ciò è presente in ambiente medioevale in quanto l’analogia di rapporto
anima e corpo è evidente nel senso che l’anima viene concepita come l’impronta
del divino nel corpo e da qui ne deriva la tesi conseguente dell’impronta
dell’uomo nella cosa alla quale dà, appunto, valore. Questa stessa tesi è
all’origine della
giustificazione
della
proprietà
privata la quale nasce, appunto, come diritto mio
al possesso di tutto ciò che le mie
braccia sono riuscite a coltivare, la proprietà privata quindi nasce nella
prospettiva del rapporto con la terra, della fatica mia
a coltivarla e di conseguenza si
origina il diritto al possesso (o meglio alla proprietà) di tutte le cose che
risultano dal mio lavoro. E’ molto interessante il fatto che tra il ‘600 ed il
‘700 questo modo di considerare il valore delle cose e questo modo di
giustificare la proprietà privata si ripresenta in pieno e quindi, per usare il
linguaggio di Marx, si ripresenta la tesi per cui il valore della cosa è dato
dal lavoro determinato, concreto (per esempio il lavoro dell’artigiano che ha
fatto questo oggetto o il lavoro del contadino che ha coltivato quest’altro
etc.); di conseguenza fin dove si estendono le mie forze lì c’è la mia
proprietà! All’interno, però, della riflessione seicentesca e settecentesca
appare un
elemento
contraddittorio con quanto abbiamo detto finora: Locke dice, appunto,
che “gli uomini ad un certo punto si misero d’accordo nel considerare l’oro,
l’argento come qualcosa che ha valore al di là della fatica necessaria ad
estrarli”. Una volta fatta questa
convenzione
è cambiato tutto, gli uomini follemente hanno fatto questa convenzione e quindi
non c’è una
giustificazione. Abbiamo questo atto strano: “è successo questo”! Tutto
ciò ha cambiato, di conseguenza, le regole del gioco perchè è successo che chi
ha più pezzi di oro o di argento può diventare proprietario ossia può
acquistare ben al di là delle sue capacità di lavoro, questa mostruosità Locke
la lega al denaro, alla moneta ma la moneta, a sua volta, è il frutto di una
convenzione folle che gli uomini hanno fatto, cioè essa non ha una
giustificazione reale! E’ anche molto interessante il fatto che tutto ciò non
preoccupa più di tanto Locke perchè egli dice che esistono le Americhe che sono
talmente grandi, sono talmente estese per cui se uno non ha terra qua se ne va
là e se la prende. Tra il ‘600 ed il ‘700, quindi, appare il mito dell’America
come luogo della ricchezza disponibile in cui chiunque può andare e si può
impossessare della terra. E’ risaputo che Locke faceva parte di un ente
commerciale che si occupava del commercio di schiavi e, ovviamente, quella
terra disponibile in America si collega alle sue convinzioni in base alle quali
era possibile avere la disponibilità di...; quando, infatti, Locke parla dello
Stato di natura in
cui non c’è ancora lo Stato, non c’è il denaro, in cui c’è però questa
proprietà
mia, di
ciò che
io lavoro,
che è giusta in quanto essa è l’espressione della mia fatica, allora quel
mio, quel
io è inteso come
“io, mia moglie, i miei figli e i miei schiavi” cioè i miei schiavi sono nati
subito per incanto e non c’è un motivo: io sono proprietario di ciò che lavoro
insieme a mia moglie, ai miei figli ed ai miei schiavi! Lo schiavo, quindi, è
una condizione
naturale
e di conseguenza non c’era bisogno di scoprire che Locke aveva a che fare
con il traffico degli schiavi perchè già nel suo pensiero lo schiavo è
introdotto naturalmente, automaticamente. Questo finora detto è di estrema
importanza in quanto si rifà al fatto che lo Stato borghese allarga o restringe
le libertà sulla base principale di un esigenza fondamentale: la difesa della
proprietà privata! Democrazia, libertà vogliono significare, vogliono dire
qualunque cosa purchè salvino la proprietà privata e sulla base di tale
esigenza è molto interessante notare che quando serve si allarga il potere del
legislativo, quando serve lo si restringe, quando lo si allarga lo si svuota
però di contenuto reale: lo Stato borghese, di conseguenza, è una cosa molto
seria e si struttura sulla base della difesa della proprietà privata! Ecco perchè
si assiste allo schiavo introdotto naturalmente in quanto l’ottica da cui si
parte, in realtà, è l’ottica del proprietario privato. Assistiamo, allora, al
fatto evidente che le condizioni della proprietà privata sono l’espropriazione
della proprietà di alcuni e quindi lo schiavo è una condizione naturale!
A questo punto,
come dicevamo, il ruolo del denaro cambia tutto perchè introduce questa
bizzarria, questo accordo, questa convenzione in base alla quale io posso
diventare proprietario anche di ciò che non coltivo (siamo, appunto, nel ‘600
-‘700).