Video del quinto incontro del ciclo di letture del I libro del "Capitale" di Karl Marx organizzato da Noi Restiamo Torino e tenuto da Riccardo Bellofiore (Università di Bergamo).
Precedenti:
http://ilcomunista23.blogspot.it/2014/10/corso-sul-capitale-1-riccardo-bellofiore.html
http://ilcomunista23.blogspot.it/2014/11/corso-sul-capitale-2-riccardo-bellofiore.html
http://ilcomunista23.blogspot.it/2014/12/corso-sul-capitale-3-riccardo-bellofiore.html
http://ilcomunista23.blogspot.it/2015/01/corso-sul-capitale-4-riccardo-bellofiore.html
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
giovedì 22 gennaio 2015
lunedì 19 gennaio 2015
LA COSIDDETTA ACCUMULAZIONE ORIGINARIA - Karl Marx, IL CAPITALE, LIBRO I, SEZIONE VII, CAPITOLO 24
Non è certo una facile lettura quella del Capitale di Marx... ma il capitolo 24° è un passaggio unico per la sua limpida chiarezza... è affascinante cogliere la tensione morale che guida tutto il discorso di ricostruzione storica. Tutti dovrebbero leggerlo...
1. L’ARCANO DELL’ACCUMULAZIONE ORIGINARIA.
Abbiamo visto come il denaro viene trasformato in capitale, come col capitale si fa il plusvalore, e come dal plusvalore si trae più capitale, Ma l’accumulazione del capitale presuppone il plusvalore, e il plusvalore presuppone la produzione capitalistica, e questa presuppone a sua volta la presenza di masse di capitale e di forza-lavoro di una considerevole entità in mano ai produttori di merci. Tutto questo movimento sembra dunque aggirarsi in un circolo vizioso dal quale riusciamo ad uscire soltanto supponendo un’accumulazione «originaria»(«previous accurnulation» in A. Smith) precedente l’accumulazione capitalistica: una accumulazione che non è il risultato, ma il punto di partenza del modo di produzione capitalistico.
venerdì 16 gennaio 2015
Su Piketty e il “suo” capitale del nuovo secolo - Francesco Schettino

"...i processi di concentrazione e di centralizzazione
del capitale, cresciuti sensibilmente dal 1970, hanno traghettato la
disuguaglianza in termini di proprietà patrimoniale (e dunque non solamente
delle condizioni oggettive di produzione) a livelli superiori rispetto a quelli
individuabili nella distribuzione dei redditi da lavoro, nonostante la crescita
e l’affermazione dei mostruosi salari dei supermanagers in stile Marchionne. Al
2010, infatti, se il 10% dei salariati più ricchi ottiene il 25% della massa
salariale corrisposta in Europa, lo stesso decile della distribuzione ottiene
il 35% del totale negli Usa, valore che dovrebbe giungere al 45% nel giro di
meno di un ventennio. E tutto ciò viene calcolato non comprendendo chi viene
liberato dal lavoro che, percependo salario nullo, non viene incluso nelle
elaborazioni numeriche. Quindi, esprimendo il tutto in termini dell’indice di
Gini, si osserva come nel 2010 la disuguaglianza tra i lavoratori europei fosse
sufficientemente bassa (0,26), mentre quella statunitense già raggiungeva
livelli più sostenuti (0,36) puntando per il 2030 a un pesantissimo 0,46,
qualora non ci sia una decisa inversione di rotta."
"Per quanto riguarda, invece la distribuzione della
proprietà patrimoniale (e dei redditi che ne derivano) che, appunto, oltre alle
condizioni oggettive della produzione include immobili, terra ecc., la
situazione è ben diversa. Se nei paesi storicamente con un basso livello di
disparità, come quelli scandinavi degli anni 70-80, il 10% dei proprietari più
ricchi detiene il 50% del patrimonio complessivo, in Europa tale coefficiente
sale a 60%, mentre negli Usa addirittura al 70%. I corrispondenti indici di
Gini raggiungono lo 0,58 (+0,29 rispetto all’indice calcolato sui soli redditi
da lavoro), 0,67 (+0,41) e 0,73 (+0,37). È chiaro che incrociando dunque i
dati, ossia effettuando il calcolo della disuguaglianza sui redditi
complessivi, ossia di lavoro e “capitale” i risultati mostrano una disparità
nettamente più pronunciata rispetto a quella dei soli redditi da lavoro,
mostrando così come la struttura delle condizioni di proprietà (produzione)
siano fondamentali nella determinazione della disuguaglianza complessiva."
"... porre, dunque, come fa Piketty, il discorso della
conflittualità su un piano della “lotta di percentile” (centile struggle) come
aggiornamento della più nota “lotta di classe” (class strugle): ma ciò, a
differenza di quello che sostiene l’economista francese, non determina
unicamente una “perdita di fascino” della stessa ma semplicemente un errore
macroscopico che non è solo di natura statistica ma assume rilevanti connotati
economici e politici."
"...In sostanza ciò che viene negato nell’analisi di
Piketty, così come dalla totalità degli economisti, è la natura del profitto in
quanto forma monetaria del plusvalore, entità che, al pari del salario – ossia
il valore complessivo della forza-lavoro – viene determinato nella fase,
distinta solo logicamente, della produzione di merce."
"I cosiddetti rapporti di distribuzione corrispondono, quindi, a
forme storicamente determinate, specificamente sociali, del processo di
produzione e dei rapporti in cui gli uomini entrano nel processo di
riproduzione della loro vita e derivano da queste forme. Il carattere storico
di questi rapporti di distribuzione è il carattere storico dei rapporti di
produzione, dei quali essi esprimono soltanto un aspetto. La distribuzione
capitalistica è distinta dalle forme di distribuzione che derivano da altri
modi di produzione, ed ogni forma di distribuzione scompare insieme con la
forma di produzione determinata a cui essa corrisponde e da cui deriva”.(K.
Marx, III libro del Capitale)
giovedì 15 gennaio 2015
il grande Scott - Aristide Bellacicco
Hanno
un senso i miei capelli?’ disse Scott ‘Dai, rispondi. Hanno un senso, secondo
te?’
Si
afferrò una ciocca fra due dita e la tirò verso l’alto, come fanno i barbieri
prima di tagliare. Quella settimana se li era fatti biondo scuro.
‘Allora?
Parlo con te, Milli. Hanno un senso o no?’
Milli
non riuscì a trattenere un sorriso.
‘Sei
buffo. Oddio, se ti vedessi. Scott, non immagini quanto sei buffo.’
Era
seduta sul divano a fumare una sigaretta, non resisteva più a sentirlo parlare
e voleva solo andarsene a letto.
‘Ma
a te non viene mai sonno?’ disse.
Scott
lasciò andare i capelli. Sospirò come un uomo seriamente deluso e tirò giù un
sorso.
‘Sant’iddio,
Milli. Ogni volta che comincio un discorso serio mi smonti. Lo fai apposta, lo
so. Sei cattiva. Sei proprio una donna cattiva.’
Era
seduto accanto al biliardo, con un gomito sulla sponda. Aveva poggiato la
bottiglia sul drappo verde e ogni volta che la sollevava le biglie sembravano
lanciargli sguardi furtivi e disordinati.
Bevve
ancora. Poi infilò il bicchiere fra le ginocchia e le strinse. Contemplò il
risultato con soddisfazione, aprendo le braccia come un giocoliere che conclude
un numero difficile.
‘Ecco’
disse ‘ conosci qualcuno capace di fare altrettanto?’
Nella
stanza c’era molto caldo. Dalla portafinestra spalancata sulla notte immobile
non entrava un filo d’aria. Milli cercò di immaginare che aspetto avessero le
stelle sepolte in quel calore buio.
‘Assolutamente
no’ disse ‘Tu sei unico. Anzi, sei l’unico. L’unico Scotch della mia vita. Oh,
perdonami. Volevo dire Scott.’
Scott
battè piano le mani, annuendo più volte ostinatamente.
‘Ottimo’
disse ‘addirittura un gioco di parole. Fantastico, Milli.’
Afferrò
la bottiglia e cercò di riempire di nuovo il bicchiere tenendolo in quella
strana posizione, ma si sbilanciò sulla sedia e il liquore gocciolò sul
pavimento.
‘Fa
niente’ disse ‘ una piccola defaillance. Capita anche ai più grandi.’
Tornò
a posare la bottiglia sul biliardo e la fissò corrugando la fronte.
‘Guardala,
Milli. La mia boccia preferita. L’unica con un numero di quattro cifre. L’unica
che non rotola e che non finisce in una di quelle maledette buche. Ora, quello
che mi manca per concludere in bellezza è una cannuccia. Amore, guarda se di là
abbiamo una cannuccia di…circa mezzo metro, direi. Per andare da qui a qui.’
Si
toccò alternativamente le ginocchia e labbra.
‘E’
per il colpo di scena. L’effetto conclusivo, quello che lascia tutti a bocca
aperta. Hai presente? Una specie di finale da maestro.’
Milli
si avvicinò. Prese il bicchiere per il bordo e lo tirò via vincendo la debole
resistenza di Scott, che istintivamente allargò le gambe. Rovesciando il capo,
Milli ingoiò il liquore fino all’ultima goccia.
‘Ecco
fatto, Scott. Ci ho pensato io. L’importante era finirlo, no? E perdonami se ti
ho guastato l’effetto, ma purtroppo non esistono cannucce di mezzo metro. Per
certi numeri, ci vuole la collaborazione di un altro essere umano.’
Tornò
barcollando verso il divano e vi si lasciò cadere.
‘Meglio
ancora se ubriaco’ soggiunse.
mercoledì 7 gennaio 2015
Corso sul "Capitale" (4) - Riccardo Bellofiore
Video del quarto incontro del ciclo di letture del I libro del "Capitale" di Karl Marx organizzato da Noi Restiamo Torino e tenuto da Riccardo Bellofiore (Università di Bergamo).
(Per una migliore fruizione consigliamo, al minuto 17,18, di saltare e riprendere al minuto 28,18)
Precedenti:
http://ilcomunista23.blogspot.it/2014/10/corso-sul-capitale-1-riccardo-bellofiore.html
http://ilcomunista23.blogspot.it/2014/11/corso-sul-capitale-2-riccardo-bellofiore.html
http://ilcomunista23.blogspot.it/2014/12/corso-sul-capitale-3-riccardo-bellofiore.html
giovedì 1 gennaio 2015
"La civetta e la talpa, il concetto di filosofia in Hegel" - Remo Bodei
Da: Hegel Padova - Remo_Bodei è un filosofo italiano.
introduzione di Luca Illetterati: https://www.youtube.com/watch?v=PHuIalagrq4#t=436
Domande e risposte nel dibattito: https://www.youtube.com/watch?v=oMjgMDwHmeg
introduzione di Luca Illetterati: https://www.youtube.com/watch?v=PHuIalagrq4#t=436
Domande e risposte nel dibattito: https://www.youtube.com/watch?v=oMjgMDwHmeg
venerdì 12 dicembre 2014
parlare con Agave - Aristide Bellacicco
A parte il fatto che Agave era ubriaca fradicia, non furono trovate altre cause. Qualcuno se ne uscì con la pazzia o con la “pura e semplice” cattiveria.
‘Ma signori miei’ disse il pubblico ministero davanti ai giurati ‘che cos’è la pura e semplice cattiveria? Nient’altro che una comoda e indecorosa scappatoia pseudo-filosofica.’
Si stava infatti diffondendo l’opinione che non si potesse essere puniti solo perché si era cattivi.
‘Nessuno ha colpa di essere fatto in un certo modo’ così si esprimevano in molti.
Ciononostante, i buoni e gli onesti continuavano ad essere elogiati e premiati, e questo costituiva una contraddizione dalla quale era sempre più difficile liberarsi.
In ogni caso, gli uomini di legge, senza differenze fra accusatori e difensori, non ci stavano.
‘Sarebbe bello ’ dicevano con ironia ‘che un assassino se la cavasse solo perché “è fatto così”. Che fine farebbe la responsabilità personale?’
E riguardo la pazzia, fu chiaro da subito che Agave non era pazza. Era perfettamente orientata nel tempo e nello spazio e ricordava nel dettaglio ciò che aveva fatto. Non fu necessaria alcuna pressione per indurla a confessare.
‘Ho ucciso mio figlio stanotte alle quattro e mezza ’ disse al funzionario di polizia che la interrogò la mattina dopo ‘Avevo bevuto moltissimo, è vero, ma questo lo faccio da anni tutte le sere. Non credo che il vino abbia qualcosa a che vedere con quello che è successo.’
‘E allora perché è successo?’ voleva chiederle il funzionario. Ma lasciò perdere e le fece quest’altra domanda:
‘Signora Agave, posso fare qualcosa per lei?’
‘Sissignore’ ripose Agave ‘trovi il motivo per cui ho ucciso Quinto. Io non lo so. Ma se lei arriva a capirlo, gliene sarò grata per sempre.’
Queste furono le uniche parole agli atti. Si lasciò condurre alle carceri, si sottopose alle ispezioni di rito e quando la misero in isolamento rimase per circa un’ora seduta sulla branda e poi si addormentò.
martedì 2 dicembre 2014
Danaro, lavoro, macchine in Hegel - Remo Bodei
Vedi anche: http://www.filosofia.it/argomenti/danaro-lavoro-macchine-in-hegel


Il modello hegeliano di sistema quale «circolo di circoli» - che non è chiusura al nuovo, ma
piuttosto la sua costante assimilazione per espansione e ritorno in sé - ha il suo fondamento
analogico nella natura del danaro. La circolarità del sistema è, infatti, un ininterrotto processo di
«arricchimento», analogo alla «ricchezza circolante», la quale aumenta ogni volta la sua massa in
proporzione alle dimensioni già raggiunte, inglobando il concreto, attraverso contraddizioni che
non sembrano attualmente trovare una soluzione.
Tale arricchimento del pensiero, mediante ‘circolazione allargata’ è anche storicamente lo
schema di sviluppo economico e politico di tutta la civilisierte Welt, poiché tutti i fenomeni più
diversi hanno la radice comune nello Zeitgeist che ha «dato l’ordine di avanzare» e di ingrandire le
proprie forze. Ormai «la morta ricchezza esiste ora solo nei tesori dei Cosacchi, dei Tartari; nel
mondo civilizzato si tratta della ricchezza circolante», che, tuttavia, si distribuisce in maniera
estremamente disuguale: «Nella stessa proporzione in cui si accresce la ricchezza, si accresce pure
la miseria, se non si provvede a deviarla diversamente tramite ad esempio la colonizzazione».
Uno dei meriti maggiori della Rivoluzione francese, con l’abolizione del feudalesimo, è stato
appunto per Hegel l’impulso dato alla proprietà e alla ricchezza circolanti, sia pure all’interno di
laceranti contraddizioni. La dialettica del «danaro» e del «Kapital» si presenta in forma assai
articolata nelle Vorlesungen über Rechtsphilosophie del periodo berlinese.
Hegel descrive qui – in maniera quasi dickensiana –un’economia contraddistinta
dall’elevatissima concentrazione della ricchezza in poche mani e dal conseguente crearsi di una
immensa massa di lavoratori poveri o disoccupati, esseri umani sospinti dalla miseria più
spaventosa nell’umiliazione e nell’abbrutimento, una situazione alla quale gli Stati cercano
inutilmente di porre rimedio con dei «palliativi», come l’emigrazione nelle colonie. Di fonte a un
simile spettacolo, Hegel giunge a dire che l’estrema povertà rende lecito, a chi la subisce, anche il
furto finalizzato alla propria sopravvivenza: «tale azione è illegale, ma sarebbe ingiusto considerarla come un furto comune. Sì, l’uomo ha diritto a tale azione illegale». Il tramonto
dell’epoca è quindi per lui connesso, oltre che alla «farsa» della Restaurazione, all’insolubilità di
conflitti come questi, che la filosofia deve indagare con i suoi grandi occhi di civetta.
lunedì 1 dicembre 2014
Corso sul "Capitale" (3) - Riccardo Bellofiore
Video del terzo incontro del ciclo di letture del I libro del "Capitale" di Karl Marx organizzato da Noi Restiamo Torino e tenuto da Riccardo Bellofiore (Università di Bergamo).
Primo incontro:
http://ilcomunista23.blogspot.it/2014/10/corso-sul-capitale-1-riccardo-bellofiore.html
Secondo incontro:
http://ilcomunista23.blogspot.it/2014/11/corso-sul-capitale-2-riccardo-bellofiore.html
domenica 30 novembre 2014
Brevi considerazioni sul proletariato, la crisi e il riformismo oggi - Celso Beltrami
Tra il 2007 e il 2013, i disoccupati (in Italia) sono più
che raddoppiati, passando da 1.529.000 a tre milioni e mezzo, il 13,8% della
forza lavoro e, per i giovani tra i 15-24 anni, si arriva a toccare il 46%
(primo trimestre 2014). L’area della “sofferenza e del disagio occupazionale”,
che comprende disoccupati, scoraggiati, cassaintegrati e part-time
involontario, tocca oltre nove milioni di persone, ma «probabilmente sono di
più»; rispetto al 2012 c’è stato un aumento del 10,1% e rispetto al 2007 del
60,9%, equivalente a oltre tre milioni di individui. Il calo della massa
salariale che ne deriva si riflette, ovviamente, sui consumi, diminuiti in
percentuali significative, anche e non da ultimo per il settore primario,
quello alimentare. Uno studio della CGIL del settembre scorso diceva che
c’erano 3 milioni di famiglie (12,3%
della popolazione) [che] non riescono a permettersi un pasto proteico ogni due
giorni. (il manifesto, 06/09/’13)
Un rapporto
della Coldiretti rileva, per il 2013, un aumento del 10% – rispetto al 2012 –
di coloro che hanno dovuto far ricorso alle mense pubbliche o ai pacchi
alimentari, vale a dire 400.000 persone in più, il che porta la cifra complessiva
al numero di 4.068.250 (il manifesto, 29/05/’14). Ultima annotazione, giusto per sottolineare, oltre che l’infamia,
l’assurdità di una formazione sociale in cui il giovanilismo esteriore
imperversa nella rappresentazione ideologica del mondo. I giovani sono sempre
meno presenti nel mercato del lavoro, come testimoniano immancabilmente i
rapporti periodici dell’Istat, mentre è in costante aumento l’occupazione nella
fascia d’età tra i 55 – 64 anni, visto che in Italia, come in tanti altri
paesi, è stata innalzata la soglia dell’età pensionabile. E’ evidente che un
lavoratore anziano non avrà mai l’energia fisica e “morale” di uno giovane, con
le ovvie ricadute sulla famigerata produttività, il che conferma, una volta
ancora, che, oggi, l’estorsione del plusvalore è perseguita più attraverso
l’aumento della torchiatura della forza-lavoro, prevalentemente sotto la forma
del plusvalore assoluto, che dell’investimento e della razionalizzazione dei
processi produttivi (prevalentemente plusvalore relativo), che comunque non
vengono mai meno in assoluto. L’allungamento della “pena del lavoro” riduce la
quota di salario differito (la pensione), anche perché accelera il logoramento
delle persone e, forse, la loro “dipartita” da questo mondo o dalla “vita
attiva”, a costo di subire riduzioni notevoli dell’assegno pensionistico. Anche
questo aspetto rientra nell’abbassamento tendenziale del salario al di sotto
del valore della forza-lavoro che caratterizza la fase odierna del capitale.
"tra il 1998 […] e il 2004 […] non sono stati meno di
trenta milioni i lavoratori che contro la loro volontà hanno perso il lavoro a
tempo pieno e il reddito conseguente. Altri milioni sono stati spinti al
prepensionamento o hanno subito forme mascherate di licenziamento […]:
probabilmente in media il 7-8 per cento dei lavoratori a tempo pieno ha perso
il lavoro ogni anno. Con ciò dando quasi sempre l'addio alla propria
appartenenza ai ranghi della middle class. Non è stata una catastrofe repentina
e di massa, come era successo con la Grande depressione degli anni Trenta. Uno
shock che allora sollecitò risposte collettive e altrettanto di massa"(
Bruno Cartosio, La grande frattura. Concentrazione della ricchezza e
disuguaglianze negli Stati Uniti, Ombre corte, 2013, pag. 58.)
venerdì 21 novembre 2014
TTIP: la storia si ripete - Alberto Bagnai
E allora chiediamoci perché? Perché i nostri governanti ci
stanno consegnando a questo progetto che ha benefici irrisori, costi
potenzialmente elevati, ed è contraddittorio con la retorica dell'integrazione
europea.
No!
lunedì 17 novembre 2014
A quali condizioni può sopravvivere l'Euro? - Vladimiro Giachè
...l’argomento solitamente più usato dai sostenitori dello
status quo monetario non è economico, ma politico: la fine dell’euro, si dice,
sarebbe una catastrofe politica dalle implicazioni imprevedibili, in quanto
segnerebbe una battuta d’arresto del processo d’integrazione europeo. Al
riguardo sarebbe fin troppo facile osservare che, se questo argomento fosse
preso veramente sul serio da chi lo propugna, esso implicherebbe la messa in
campo di ogni sforzo e compromesso possibile da parte di tutti al fine di evitare
l’accentuarsi di quella divergenza tra le economie che rappresenta il vero
solco (non più soltanto economico) che si sta scavando in Europa e che – come
ho provato ad argomentare – costituisce un pericolo mortale per la stessa
sopravvivenza della moneta unica. Implicherebbe insomma uno sforzo comune (di
creditori e debitori) per il riaggiustamento all’interno dell’Eurozona. Ma non
vediamo nulla di questo, e vediamo invece il sempre più chiaro prevalere di
dinamiche legate ai rapporti di forza. Il punto più importante è però un altro:
è proprio questa configurazione dell’Unione Economica e Monetaria, imperniata
su un’area valutaria ben lontana dall’essere ottimale (e che quindi accentua e
non riduce le distanze tra i paesi che ne fanno parte), ciò che sta
distruggendo la solidarietà intraeuropea e pone a rischio la possibilità stessa
di una civile convivenza: innescando un blame game distruttivo e inconcludente
sulle cause della crisi, accompagnato da un vero e proprio trionfo di politiche
beggar thy neighbor. Chi voglia davvero l’integrazione europea non può pensare
che essa si possa conseguire proseguendo su questa strada, di fatto limitandosi
a mettere un cappello politico-istituzionale (estremamente pericoloso stanti
gli attuali rapporti di forze all’interno dell’unione) a un’unione monetaria
così mal congegnata e implementata come l’attuale. L’attuale costituzione
economica dell’Europa non deve essere “completata”, deve essere cambiata
radicalmente. O abbandonata.
mercoledì 12 novembre 2014
lunedì 10 novembre 2014
morti - Aristide Bellacicco
I reduci dal Vietnam (non tutti, però) si svegliavano la notte con la sensazione precisa di essere diventati qualcun altro. Capitava soprattutto ai più giovani. Si mettevano a urlare e cercavano uno specchio per guardarsi, ma ecco, anche così non si capacitavano di essere ancora se stessi.
I genitori o le mogli si alzavano, gli stavano attorno per rincuorarli.
“Sono i nervi” dicevano “solo i nervi, tesoro, ora finisce”, e in effetti quella sofferenza terribile si calmava presto, come se non fosse che un brutto sogno, ma poi, durante un’altra notte, ricompariva nello stesso modo e con la stessa forza.
I medici non ci capivano molto, gli psichiatri sparavano diagnosi fantasiose, e forse il solo che aveva le idee chiare in proposito era l’anziano barman di Whish, il quale sosteneva che l’omicidio è una malattia grave che colpisce prima la vittima e poi l’uccisore.
“Quei ragazzi” diceva “ hanno ammazzato un sacco di gente, laggiù. E’ per questo che ora stanno male.”
La maggior parte di quelli che andavano a bere da Whish sentivano fastidio per l’opinione del barman. La giudicavano sciocca e offensiva. Alcuni reduci, di quelli che non avevano disturbi né angosce, una sera gli misero quasi le mani addosso.
“Come ti permetti, stronzo” gli urlarono sul viso “quelli erano lì a difendere il paese, che cazzo c’entra l’omicidio, ringrazia che sei vecchio.”
venerdì 7 novembre 2014
Corso sul "Capitale" (2) - Riccardo Bellofiore
Video del secondo incontro del ciclo di letture del I libro del "Capitale" di Karl Marx organizzato da Noi Restiamo Torino e tenuto da Riccardo Bellofiore (Università di Bergamo).
Primo incontro:
http://ilcomunista23.blogspot.it/2014/10/corso-sul-capitale-1-riccardo-bellofiore.html
Intervista a György Lukács - Rossana Rossanda (1965)
il manifesto, 28 luglio 1991
Ho incontrato György Lukács a Budapest nel 1965. In quegli anni il Partito comunista ungherese era ancora sotto lo choc del ’56 e si presentava come molto più aperto di altri partiti dell’Europa dell’Est. Potei incontrare Lukács senza grandi difficoltà, ma forse perché ero un membro «autorevole» di un partito fratello. Viveva da solo in un appartamentino a un piano elevato davanti all’hotel Gellert, perché la moglie era morta da poco ed egli si apprestava a pubblicare la sua opera completa e una fondamentale «ontologia».
La conversazione ha preso spunto nelle recenti posizioni critiche ed estetiche di Ernst Fischer.
giovedì 30 ottobre 2014
RICERCHE MARXISTE - L’ambivalenza di Lenin - Stefano Garroni
Pubblichiamo i risultati del lavoro condotto negli ultimissimi anni dal Collettivo di formazione marxista. Gli autori, di cui pubblichiamo gli scritti, non avrebbero potuto farlo, se non supportati dalla ricerca e dalla discussione dell’intero Collettivo, il quale –in questo senso- è l’autentico autore di questo lavoro.
In una
lettera a M. Gorki del 13 novembre 1908, così Lenin si esprime: “La Neue Zeit (il giornale ufficiale del
partito socialdemocratico tedesco, SPD) … è indifferente alla filosofia, ( il
giornale) non è mai stato un accanito sostenitore del materialismo filosofico,
e negli ultimi tempi ha pubblicato, senza fare alcuna riserva, gli
empiriocriticisti … Tutte le correnti piccolo-borghesi della socialdemocrazia
combattono soprattutto il materialismo filosofico, tendono a Kant, al
neokantismo, alla filosofia critica. No, la piccola borghesia non ammette
neppure sulla soglia di casa sua la filosofia di cui Engels ha gettato le basi
nel suo Antidϋhring[-1] .”
In una
lettera, di poco precedente e sempre indirizzata a Gorki, si legge: “Il terzo
argomento (di grande interesse per il giornale bolscevico Proletari) è la filosofia. So bene che la mia impreparazione in
questo campo non mi permette di intervenire pubblicamente. Ma come semplice
marxista leggo attentamente l’empiriomonista Bogdanov e gli empiriocritici
Bazarov, Lunaciarski, ecc., ed essi spingono tutte le mie simpatie verso Plechanov! … In filosofia egli sostiene una causa giusta. Io sono
per il materialismo, contro l’<empirio- …> ecc[-2] .”
Dunque, al
termine del 1908 Lenin riconosceva l’improponibilità di un suo pubblico
intervento in ambito filosofico a causa della sua impreparazione in materia;
tuttavia –e con ‘apparente’ contraddizione- poco dopo lo stesso Lenin
pubblicava Materialismo ed empiriocriticismo, dunque, non solo un
testo dalle pretese filosofiche, ma addirittura con intenti di messa a punto in
ambito di filosofia della scienza !
martedì 28 ottobre 2014
RICERCHE MARXISTE - Materialismo dialettico, materialismo non dialettico - Aristide Bellacicco

Pubblichiamo i risultati del lavoro condotto negli ultimissimi anni dal Collettivo di formazione marxista. Gli autori, di cui pubblichiamo gli scritti, non avrebbero potuto farlo, se non supportati dalla ricerca e dalla discussione dell’intero Collettivo, il quale –in questo senso- è l’autentico autore di questo lavoro
“Non abbiamo
alcuna prova assolutamente conclusiva né della realtà del mondo esterno né
dell’esistenza di noi stessi, ma abbiamo buone prove induttive per entrambe
le assunzioni”
(Hans Reichenbach, La nascita delle filosofia scientifica)
“Lo spazio assoluto, vale a dire
il paletto al quale sarebbe necessario che la terra faccia riferimento per
sapere se si muove davvero, non ha esistenza oggettiva” (Henri Poincaré).
“L’unica proprietà della materia, il cui
riconoscimento è alla base del materialismo filosofico, è la proprietà di essere una realtà obiettiva, di esistere
fuori della nostra coscienza” (Lenin, Materialismo
ed empiriocriticismo.)
Ecco tre
affermazioni fatte a varia distanza di tempo l’una dall’altra ma soprattutto,
ciò che più ci interessa, a partire da visioni del mondo completamente diverse
e forse opposte.
Le prime due
sono da ricondursi al progressivo venire alla luce del punto di vista della
scienza contemporanea, di cui Poincarè e Reichenbach – quest’ultimo, almeno per
un certo periodo, vicino al neopositivismo e al Circolo di Vienna – costituiscono
due importanti punti di riferimento; la terza, di Lenin, è contenuta in un suo
famoso scritto filosofico: Materialismo ed empiriocriticismo, edito in Russia nel
1908.
Questo libro, scritto nel vivo di una polemica che opponeva Lenin ad importanti esponenti del Partito (in particolare Bogdanov e Lunatcharsky) acquistò nel tempo una decisiva importanza fino a rappresentare, nell’ambito della Terza Internazionale, la principale fonte di ortodossia ideologica, per i Partiti comunisti europei, riguardo al giudizio sulla scienza “borghese” che, in quegli anni, si apriva a teorie come quella della relatività di Einstein e alle nuove vedute sulle particelle atomiche e subatomiche.
RICERCHE MARXISTE - Momenti del dibattito sulla Nep - Stefano Garroni
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2014/10/ricerche-marxiste-materialismo.html
https://ilcomunista23.blogspot.it/2014/10/ricerche-marxiste-lambivalenza-di-lenin.html
https://ilcomunista23.blogspot.it/2014/10/ricerche-marxiste.html

Pubblichiamo i risultati del lavoro condotto negli ultimissimi anni dal Collettivo di formazione marxista. Gli autori, di cui pubblichiamo gli scritti, non avrebbero potuto farlo, se non supportati dalla ricerca e dalla discussione dell’intero Collettivo, il quale –in questo senso- è l’autentico autore di questo lavoro.
https://ilcomunista23.blogspot.it/2014/10/ricerche-marxiste-lambivalenza-di-lenin.html
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Pubblichiamo i risultati del lavoro condotto negli ultimissimi anni dal Collettivo di formazione marxista. Gli autori, di cui pubblichiamo gli scritti, non avrebbero potuto farlo, se non supportati dalla ricerca e dalla discussione dell’intero Collettivo, il quale –in questo senso- è l’autentico autore di questo lavoro.
Dopo la
presa del potere e conclusasi la conquista politica dello Stato da parte del
proletariato guidato dai comunisti, comincia il compito più difficile: la
costruzione della nuova economia. Questa è l’esplicita opinione di Lenin e di
Trockij.
Ma Trockij non si limita a ciò, infatti, elenca, anche, quali sono – e in quale ordine – gli ostacoli fondamentali, che nel corso della costruzione economica il proletariato incontra, ovvero: a) il livello di sviluppo delle forze produttive; b) il livello di sviluppo culturale del proletariato; c) la situazione politico-militare, in cui il proletariato si trova, dopo la conquista del potere. Come si vede chiaramente, gli ostacoli indicati da Trockij – per quanto ciò possa dispiacere lo scolasticismo ‘materialistico’ marxista – chiamano in causa, quello che la tradizione hegeliana significava con spirito oggettivo (vale a dire, lo sviluppo culturale, ovvero la capacità che la mente e il corpo umano hanno di svilupparsi nella storia, e di ricavare da ciò una crescente capacità di modificare il patrimonio delle proprie facoltà psico-fisiche e di conseguenza di produrre tecnologie adeguate a trasformare l’ambiente).
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