*Da: https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1852/brumaio/index.htm http://www.controappuntoblog.org/
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2016/05/marx-e-la-rivoluzione-del-1848-irene.html#more
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Hegel [1] nota in un passo delle sue opere che tutti
i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano per,
così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere la prima volta come
tragedia, la seconda volta come farsa. Caussidière [2] invece di Danton [3], Louis Blanc [4] invece di Robespierre [5], la Montagna del 1848-1851 invece della Montagna
del 1793-1795, il nipote invece dello zio. È la stessa caricatura nelle
circostanze che accompagnano la seconda edizione del 18 brumaio [6]
Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo
arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che
essi trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalla
tradizione. La tradizione di tutte le generazioni scomparse pesa come un incubo
sul cervello dei viventi e proprio quando sembra ch’essi lavorino a trasformare
se stessi e le cose, a creare ciò che non è mai esistito, proprio in tali
epoche di crisi rivoluzionaria essi evocano con angoscia gli spiriti del
passato per prenderli al loro servizio; ne prendono a prestito i nomi, le
parole d’ordine per la battaglia, i costumi, per rappresentare sotto questo
vecchio e venerabile travestimento e con queste frasi prese a prestito la nuova
scena della storia. Così Lutero si travestì da apostolo Paolo [7]; la rivoluzione del 1789-1814 indossò
successivamente i panni della Repubblica romana e dell’Impero romano [8]; e la rivoluzione del 1848 non seppe fare di
meglio che la parodia, ora del 1789, ora della tradizione. rivoluzionaria del
1793-1795. Così il principiante che ha imparato una lingua nuova la ritraduce
continuamente nella sua lingua materna ma non riesce a possederne lo spirito e
ad esprimersi liberamente se non quando si muove in essa senza reminiscenze, e
dimenticando in essa la propria lingua d’origine.
Al solo considerare queste evocazioni storiche di morti, si
palesa tosto una spiccata differenza. Camille Desmoulins [9], Danton, Robespierre, Saint-Just [10], Napoleone, tanto gli eroi quanto i partiti e
la massa della vecchia Rivoluzione francese adempirono, in costume romano e con
frasi romane, il compito dei tempi loro, quello di liberare dalle catene e di
instaurare la moderna società borghese. Gli uni spezzarono le terre
feudali, e falciarono le teste feudali cresciute sopra di esse. L’altro creò
nell’interno della Francia le condizioni per cui poté cominciare a svilupparsi
la libera concorrenza, poté essere sfruttata la proprietà fondiaria suddivisa,
e poté essere impiegata la forza produttiva industriale, della nazione liberata
dalle sue catene; e al di là dei confini della Francia spazzò dappertutto le
istituzioni feudali, nella misura in cui ciò era necessario per creare alla
società borghese in Francia un ambiente corrispondente sul continente europeo [11]. Una volta instaurata la nuova formazione
sociale disparvero i mostri antidiluviani; e con essi disparve la romanità
risuscitata: i Bruti, i Gracchi, i Publicola, i tribuni, i senatori e lo stesso
Cesare [12].























