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giovedì 28 agosto 2025

Con la camera di Hussam si spegne il giornalismo - Alberto Negri

Da:  https://ilmanifesto.it - Alberto Negri -  Alberto Negri è giornalista professionista dal 1982. Laureato in Scienze Politiche, dal 1981 al 1983 è stato ricercatore all'Ispi di Milano. Storico inviato di guerra per il Sole 24 Ore, ha seguito in prima linea, tra le altre, le guerre nei Balcani, Somalia, Afghanistan e Iraq. 

Leggi anche: Eliana Rivala-strage-per-spegnere-una-telecamera? 

Vedi anche: 𝐈𝐋 𝐃𝐄𝐋𝐈𝐑𝐈𝐎 𝐃𝐄𝐈 𝐍𝐄𝐆𝐀𝐒𝐈𝐎𝐍𝐈𝐒𝐓𝐈 - https://www.facebook.com/share/v/1ADZ2qy7Tn/

RICORDIAMOLI


Uccidono come assassini non come soldati, mentono come i peggiori mafiosi perché sanno di restare impuniti. L’ordine è: spara, spara subito alla telecamera della Reuters. Cadono i primi morti. Poi un silenzio sospeso, sembra irreale.

Arrivano i soccorsi correndo sulle scale dell’ospedale Nasser di Khan Younis. Ecco di nuovo il momento di colpire. Il thank israeliano spara ancora: il bilancio sarà di 20 morti tra cui 5 giornalisti. È la tecnica del «doppio colpo», illegale per le norme internazionali, ma non per Israele. Che adesso si giustifica come un criminale di strada. L’esercito ieri ha affermato che a Gaza la brigata Golani ha colpito la telecamera «ritenendo che fosse stata piazzata lì da Hamas per monitorare i movimenti dei combattenti». 

L’ennesima sanguinosa menzogna di una propaganda senza freni inibitori. Il bersaglio è la camera dell’agenzia britannica Reuters che invia in tutto il mondo in diretta le battaglie e i bombardamenti nella Striscia.

L’inquadratura viene lasciata fissa con piccoli cambi ma deve essere comunque manovrata: a farlo era l’altro giorno Hussam Al Masri, ucciso dall’esplosione. La diretta della Reuters sugli schermi europei si interrompe così all’improvviso. Resta solo un’ultima immagine, la polvere che copre tutto, la fine di Hussam e la morte del giornalismo vero, che dovrebbe spingere, almeno l’Europa ancora libera, a osservare un silenzio stampa per questo che non è un incidente ma un omicidio premeditato.

Questo se non vogliamo, come scriveva ieri Matteo Nucci sul manifesto (distopie-reali-il-racconto-dei-fatti-e-la-narrazione-della-menzogna), che la menzogna ripetuta in maniera ossessiva e dilagante non diventi verità. Le dimensioni del genocidio palestinese, la devastazione di Gaza, la carestia usata come arma di guerra, l’assassinio dei giornalisti e dei testimoni stanno andando oltre ogni limite. E qui c’è ancora chi sostiene che tutto questo è una falsità. E se proprio tutto questo orrore avviene la colpa è di Hamas. Qui c’è gente ancora incline a credere al premier israeliano Netanyahu, inseguito come Putin da un mandato come criminale di guerra della Corte penale internazionale, il quale sostiene che la carestia è una fake news e la maggior parte dei morti sono terroristi.

Persino i servizi israeliani lo smentiscono: l’83% delle vittime a Gaza sono civili. Ma pure di dare consistenza alle sue menzogne Netanyahu, mentre si prepara a occupare Gaza City, non solo bolla come bugiardi tutti – dagli operatori umanitari ai medici, dalle grandi ong ai sopravvissuti – ma cerca di eliminare tutte le fonti con la strage sistematica e voluta dei giornalisti palestinesi. È semplicemente un assassino.

Ma qui il silenzio stampa, l’indignazione, le condanne morali, il riferimento flebile a una giustizia che forse non verrà mai, non bastano. Qui bisogna fare qualche cosa. Applicare sanzioni. L’Unione europea dovrebbe sospendere gli accordi di associazione e di finanziamento di Israele. Magari annullare pure acquisti e vendite di armi e congelare gli insidiosi accordi di sicurezza con il governo di Tel Aviv: è questo che fa dei governanti europei dei complici del massacro di Gaza. Più si va avanti e più si capisce che l’inazione europea con i suoi proclami ipocriti è la maschera di un verità indicibile per molti: Israele fa parte integrante dei nostri apparati di sicurezza, basti pensare che nel 2023 l’Italia ha appaltato a Netanyahu la nostra cybersecurity. Israele sa tutto di noi e noi voltiamo la testa dall’altra parte, siamo persino spinti a dare credito a lui e al suo alleato Trump. Perché l’Unione europea stenta a intervenire? Abbiamo paura. Dal 2022 gli Usa hanno sanzionato 6mila imprese e individui della Russia e neppure vagamente farebbero una ritorsione a Israele: è l’unico stato al mondo che può influire sulla politica a Washington. È possibile che se la Ue o uno stato europeo varasse sanzioni serie a Tel Aviv, gli Stati uniti interverrebbero per fargliela pagare. L’atmosfera pesante che si respira si è capita bene dall’incontro tra Putin e Trump e dalla «non trattativa» sui dazi con gli Usa.

In ballo però non c’è solo la questione palestinese. Lo si capisce bene leggendo il rapporto di Francesca Albanese sull’economia del genocidio, che ha avuto l’ulteriore conferma del quotidiano britannico Guardian. Nella strage di Gaza, forse anche in questa del Nasser, sono coinvolte le grandi multinazionali americane, non solo del settore bellico. Israele si affida a Microsoft e alle sue strutture per archiviare le intercettazioni dei palestinesi nei territori illegalmente occupati. Sorveglianza e intercettazioni tengono un intero popolo sotto controllo: figuriamoci se non sapevano che la telecamera dell’ospedale era della Reuters. Ecco che cosa dovremmo temere e che forse già temono i governi europei: Israele e gli Usa (che detengono la stragrande quota di mercato mondiale della cybersecurity) possono fare di noi quel che vogliono. Il genocidio e gli omicidi di Gaza ci riguardano.

martedì 5 agosto 2025

"HASBARA" L'ARMA PIÚ POTENTE DI ISRAELE

Da: Pubble - https://www.facebook.com/Pubbleart - Paola Ceccantoni, conosciuta sul web come Pubble è un'ex vignettista, opinionista e youtuber italiana (Pubble Satira).

Vedi anche: NON ABBIAMO CAPITO NULLA!  

In questi anni siamo stati martellati dalla propaganda, ma pensavamo che proprio in virtù di questo martellamento e della schematicità potessimo ormai tracciare a grandi linee una "ricetta", riconoscere cioè gli ingredienti della propaganda, per poterla scongiurare. ma si sa, la migliore propaganda è quella che c'è ma non si vede, e cosa succede allora quando questa procede per i sentieri più subdoli e meno riconoscibili? cosa succede quando non è la potenza bellica, ma la propaganda invisibile il potere più grande e coercitivo che una nazione ha? Lo vediamo insieme.

                                                                           

con quest'altro video (https://www.youtube.com/watch?v=-op8rLusReA) integriamo sull'Hasbarà, la grande macchina della propaganda israeliana. Stavolta indagheremo alcuni casi specifici, come il caso Francesca Albanese, e il caso degli aiuti umanitari, due esempi nei quali si riesce a tracciare benissimo come viene fabbricata una menzogna atta a seminare il dubbio, a sporcare la critica e a manipolare la realtà dei fatti, per spiegare non solo come agisce l'hasbarà, ma soprattutto i nomi di chi la fabbrica.

venerdì 18 luglio 2025

GLI ECONOMISTI ELOGIANO IL RAPPORTO DELLA RELATRICE SPECIALE FRANCESCA ALBANESE ALLE NAZIONI UNITE: 'DALL'ECONOMIA DI OCCUPAZIONE ALL'ECONOMIA DI GENOCIDIO'

Da: https://zeteo.com - https://www.facebook.com/UN4Palestine - https://www.facebook.com/franci.albanese - https://www.yanisvaroufakis.eu -

Legggi anche: «Un genocidio redditizio»: Francesca Albanese denuncia il sistema economico dietro la distruzione israeliana di Gaza 

Vedi anche: Fame e speculazione a Gaza - Chris Hedges intervista Francesca Albanese 

Ascolta anche: Neutralità impossibile, Francesca Albanese contro il silenzio globale (https://grad-news.blogspot.com/2025/07/caffe-neutralita-impossibile-francesca.html)


L'ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, l'economista francese Thomas Piketty e altri si uniscono alla lettera aperta a sostegno di Albanese, in risposta alle richieste degli Stati Uniti di rimuoverla dal ruolo di relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina. 

La scorsa settimana, la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite Francesca Albanese ha fatto notizia in tutto il mondo per aver denunciato le decine di aziende che, a suo dire, hanno tratto profitto dal genocidio israeliano a Gaza. Il rapporto ONU di Albanese, " Dall'economia dell'occupazione all'economia del genocidio ", va oltre i soliti colpevoli produttori di armi e chiama in causa istituzioni finanziarie, istituti scolastici e grandi aziende tecnologiche, tra cui Alphabet Inc. (Google), Amazon, IBM, Palantir e molte, molte altre.

In risposta, la Missione statunitense presso le Nazioni Unite ha rinnovato la sua richiesta al Segretario generale delle Nazioni Unite di condannare Albanese e di rimuoverla dall'incarico di relatrice speciale per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati.

Ora, economisti di fama mondiale, tra cui l'ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, l'economista francese Thomas Piketty e lo statistico e saggista libanese-americano Nassim Nicholas Taleb, stanno elogiando Albanese per il suo rapporto.

Zeteo ha ottenuto una copia esclusiva in inglese della lettera aperta degli economisti sul rapporto di Albanese, in cui accusano le multinazionali di "mantenere il regime di apartheid e di consentire il successivo genocidio". Leggi la lettera completa qui sotto. 

lunedì 7 luglio 2025

Chris Hedges: "Un genocidio annunciato" - Alessia Arcolaci

Da: https://www.vanityfair.it -  Giornalista, autrice, podcaster. - Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell'Ufficio per il Medio Oriente e dell'Ufficio balcanico per il giornale. -

Leggi anche: “Quando il mondo dorme”, di Francesca Albanese - Lidia Ravera  

Aggiornamento sulle regole per discutere delle guerre israeliane - Caitlin Johnstone

Vedi anche. Fame e speculazione a Gaza - Chris Hedges intervista Francesca Albanese 

Palestina, il premio Pulitzer Chris Hedges: «Il genocidio non finirà senza intervento esterno. Dobbiamo dare voce alla verità che l'élite vuole silenziare». 

Il premio Pulitzer Chris Hedges in libreria per Fazi Editore con «Un genocidio annunciato», uno straordinario reportage dalla Palestina, con testimonianze dirette e racconti sul campo. L'intervista di Alessia Arcolaci 

«Non sono mai stato uno stenografo dei potenti». Chris Hedges, premio Pulitzer, usa le parole con precisione chirurgica, come solo i grandi sanno fare davvero. E lui è uno di questi. Mentre la situazione in Palestina raggiunge nuovi picchi di atrocità, con le distribuzioni alimentari bloccate e con i soldati israeliani che sparano sui civili in fila mentre aspettano un sacco di farina, i bambini gravemente malnutriti, Hedges torna ad accendere una luce sulle responsabilità, anche internazionali, di un genocidio, quello palestinese, che ha radici profonde ma visibili. Lo fa pubblicando un reportage straordinario, Un genocidio annunciato, in libreria per Fazi Editore, dopo essere tornato in Cisgiordania vent'anni dopo l'ultima volta. «Il tempo sembra non essere passato. Gli odori, le sensazioni, le emozioni e le immagini, la cadenza melodiosa dell'arabo e il miasma della morte violenta e improvvisa che aleggia nell'aria evocano il male antico. È come se non fossi mai partito». 

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Lei è tornato in Palestina nel luglio 2024 dopo vent’anni. C'è stato un momento che ha cambiato la sua comprensione di quello che stava accadendo?

«Due cose mi hanno colpito quando mi sono recato in Cisgiordania dopo vent’anni. La prima è che nulla è cambiato nel sistema di occupazione: i checkpoint, i mezzi militari israeliani, strade riservate ai coloni e all’esercito, e la consapevolezza costante che, in qualsiasi momento, può scatenarsi violenza letale. Circa mille palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania dall’inizio del genocidio a Gaza. La seconda: l’espansione dell’occupazione è drammaticamente aumentata, con circa 700mila coloni oggi nelle colonie, e sempre più terre palestinesi confiscate. Dopo il 7 ottobre, si sono formate milizie di coloni armati con fucili d’assalto israeliani, che attaccano regolarmente villaggi palestinesi. Il livello di paura, pur non paragonabile a Gaza, è comunque intenso». 

Il suo reportage è ricco di voci dal territorio, di civili palestinesi. 

sabato 5 luglio 2025

“Quando il mondo dorme”, di Francesca Albanese - Lidia Ravera

Da: Lidia Ravera - Lidia Ravera  è una scrittrice e giornalista italiana. - Francesca Albanese è una giurista e docente italiana, specializzata in diritto internazionale e diritti umani. Dal 2022 è relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. 

Quando il mondo dorme”, di Francesca Albanese, incomincia con Hind Rajab che se ne sta rannicchiata sul sedile posteriore della macchina degli zii con i quattro cuginetti. E’ appena arrivato l’ennesimo ordine di evacuazione nell’area ovest di Gaza. E’ pomeriggio e il fragore della bombe si avvicina, gli zii sono nervosi, la macchina all’improvviso si ritrova sotto il fuoco dell’artiglieria israeliama.Poi cala “un gelo surreale”. Hind si guarda attorno:nessuno parla e stanno tutti accartocciati su se stessi. Con le mani che stanno sicuramente tremando, Hind prende il telefono tra le dita della quindicenne Layan, colpita mentre stava parlando con gli operatori della Mezzaluna rossa e dice: “ Il carro armato è accanto a me si sta muovendo,Verrai a prendermi? Ho tanta paura” Queste poche frasi , pronunciate da una bambina di sei anni, sono rimaste registrate, a futura memoria. I soccorsi non sono arrivati in tempo, Hind è morta da sola. E tutto l’equipaggio dei soccorritori, che ha impiegato tre ore ad ottenere il permesso per andare a salvarla, è stato annientato. Il cadavere della bambina spaventata sarà ritrovato 12 giorni dopo. Crivellato di colpi. Le perizie parlano chiaro: non possono non aver visto , dal carrarmato, che il Target era una bambina. Non un pericoloso terrorista. 

Quando il mondo dorme” incomincia con Hind Rajab e finisce con Refaat Alareer, poeta, professore e grande sostenitore di “We Are Not Numbers”, una associazione di giovani scrittori palestinesi. Gente che crede ancora nelle parole, tanto da voler “ restituire alle vittime e ai sopravvissuti di ogni crimine israeliano a Gaza,la dignità di una narrazione” . 

“Noi non siamo numeri”(non-siamo-numeri-le-voci-dei-giovani-di-gaza), è il grido che si leva compatto da un popolo che sta per essere sradicato dalla sua terra , vittima di una forma estrema di “colonialismo da insediamento”come lo definisce Francesca Albanese, in questo saggio pieno di Storia (informatissimo, documentatissimo) e di storie (dolore puro, da condividere con cautela, consentendoci di piangere, anche in pubblico). 

mercoledì 2 luglio 2025

«Un genocidio redditizio»: Francesca Albanese denuncia il sistema economico dietro la distruzione israeliana di Gaza

Da: https://pagineesteri.it - Francesca Albanese è una giurista e docente italiana, specializzata in diritto internazionale e diritti umani. Dal 2022 è relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. 

Vedi anche: Fame e speculazione a Gaza - Chris Hedges intervista Francesca Albanese 

“In Italia si fa disinformazione su Gaza. Rai e La7 non mi vogliono perché accuso Israele di genocidio” - Francesca Albanese a Enrico Mingori (TPI) 

Nel nuovo rapporto presentato oggi all’Onu, Francesca Albanese – relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati – accusa apertamente: «Il genocidio a Gaza non si fermerà, perché è redditizio». La giurista italiana, attaccata più volte per la sua fermezza nell’attribuire a Israele responsabilità e crimini gravissimi, alza ulteriormente il livello: il massacro in corso non è solo l’effetto della violenza coloniale, ma anche di interessi economici radicati e strutturati.

Il documento, che segue il precedente rapporto del marzo 2024 (“Anatomia di un genocidio”), propone una lettura più ampia e incisiva del conflitto, legando la distruzione sistematica della Striscia di Gaza al ruolo di aziende, banche, fondi di investimento, università e industrie belliche che traggono beneficio diretto o indiretto dalla repressione israeliana.

«Dietro il genocidio – ha dichiarato Albanese – esiste una rete di complicità che alimenta la violenza: chi fornisce armi, tecnologia, cemento, fondi, chi firma contratti, chi investe in start-up legate alla sicurezza, chi offre legittimità accademica o diplomatica. È una catena di profitto globale che attraversa Stati Uniti, Europa e Israele».

Il rapporto parla di “capitalismo coloniale”: un sistema nel quale la distruzione e lo spossessamento del popolo palestinese diventano occasioni per sperimentare tecnologie militari e di sorveglianza, testare armi su popolazioni civili, consolidare l’industria bellica israeliana – la stessa che poi esporta nel mondo intero, pubblicizzando i propri prodotti come “combat-tested”, testati in battaglia.

Albanese denuncia anche l’omertà dei grandi media e il silenzio colpevole dei governi occidentali, che non solo rifiutano di riconoscere il genocidio in atto, ma continuano a fornire appoggio militare, economico e politico allo Stato israeliano. Secondo la relatrice, «i Paesi che finanziano e armano Israele mentre questo commette crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio, violano il diritto internazionale e hanno l’obbligo giuridico di fermarsi e intervenire».

Nel rapporto si ricorda che anche la Corte Internazionale di Giustizia, in più occasioni, ha riconosciuto “verosimile” che a Gaza sia in corso un genocidio, disponendo misure cautelari mai rispettate da Israele. Nonostante ciò, sottolinea Albanese, nulla è stato fatto per bloccare le forniture d’armi, né per sospendere gli accordi commerciali con Tel Aviv.

Tra le aziende citate nel rapporto (l’elenco completo sarà pubblicato la prossima settimana), figurano multinazionali del settore bellico, colossi della tecnologia legati alla sorveglianza, società di costruzione che operano nei Territori occupati, e persino istituti accademici coinvolti in programmi congiunti di ricerca militare. Il documento chiede un’indagine internazionale e sanzioni mirate.

Francesca Albanese ha inoltre denunciato le crescenti intimidazioni e minacce che riceve da mesi. «Per la prima volta ho paura», ha dichiarato in un’intervista. «Ma continuerò a parlare. Il mio compito è dire la verità e difendere la dignità umana, anche quando fa comodo ignorarla».

La relatrice speciale conclude il rapporto con un appello: «I genocidi del passato sono stati riconosciuti troppo tardi. Questa volta possiamo e dobbiamo intervenire prima. La giustizia non può aspettare la fine del massacro».

sabato 28 giugno 2025

Fame e speculazione a Gaza - Chris Hedges intervista Francesca Albanese

Da: https://chrishedges.substack.com - https://www.lantidiplomatico.it - (Traduzione de l’AntiDiplomatico) - 

Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell'Ufficio per il Medio Oriente e dell'Ufficio balcanico per il giornale. - 

Francesca Albanese è una giurista e docente italiana, specializzata in diritto internazionale e diritti umani. Dal 2022 è relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati.

Leggi anche: “In Italia si fa disinformazione su Gaza. Rai e La7 non mi vogliono perché accuso Israele di genocidio” - Francesca Albanese a Enrico Mingori (TPI) 

La follia di una guerra con l'Iran - Chris Hedges 

Vi presentiamo la trascrizione del colloquio – intervista tra il giornalista Premio Pulitzer, Chris Hegdes e la relatrice ONU per la Palestina, Francesca Albanese, sul genocidio di Israele nella Striscia di Gaza. 

Quando verrà scritta la storia del genocidio a Gaza, una delle figure più coraggiose e schiette nella difesa della giustizia e del rispetto del diritto internazionale sarà Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi. Albanese, giurista italiana, ricopre la carica di relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi dal 2022. Il suo ufficio ha il compito di monitorare e segnalare le “violazioni dei diritti umani” commesse da Israele contro i palestinesi in Cisgiordania e a Gaza.

Albanese, che riceve minacce di morte e subisce campagne diffamatorie ben orchestrate da Israele e dai suoi alleati, cerca coraggiosamente di assicurare alla giustizia coloro che sostengono e alimentano il genocidio. Lei denuncia aspramente quella che definisce “la corruzione morale e politica del mondo” per il genocidio. Il suo ufficio ha pubblicato rapporti dettagliati che documentano i crimini di guerra commessi da Israele a Gaza e in Cisgiordania, uno dei quali, Genocide as Colonial Erasure, ho ristampato come appendice nel mio ultimo libro A Genocide Foretold.

Sta lavorando a un nuovo rapporto che smaschera le banche, i fondi pensione, le aziende tecnologiche e le università che aiutano e favoriscono le violazioni del diritto internazionale, dei diritti umani e i crimini di guerra da parte di Israele. Ha informato le organizzazioni private che sono “penalmente responsabili” per aver aiutato Israele a compiere il “genocidio” a Gaza. Ha annunciato che se, come è stato riportato, l'ex ministro degli Esteri britannico David Cameron ha minacciato di tagliare i fondi e ritirarsi dalla Corte penale internazionale (ICC) qualora questa emettesse mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, Cameron e l'ex primo ministro britannico Rishi Sunak potrebbero essere accusati di reato penale ai sensi dello Statuto di Roma. 

mercoledì 3 luglio 2024

“In Italia si fa disinformazione su Gaza. Rai e La7 non mi vogliono perché accuso Israele di genocidio” - Francesca Albanese a Enrico Mingori (TPI)

Da: https://www.tpi.it - Enrico Mingori. Parmigiano, classe 1985, laureato in Giurisprudenza. Giornalista dal 2005, pubblicista dal 2009, professionista dal 2014.

Leggi anche: 7 ottobre, come è andata veramente - Rock Reynolds 

Il collasso del sionismo - Ilan Pappé 

Vedi anche: La politica israeliana tra occupazione e massacro - Gideon Levy 

Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati. Credit: AGF

“L’Olocausto non ci ha insegnato niente: abbiamo sconfitto Hitler ma non le su idee razziste. In Occidente c’è una forte lobby pro-Israele, un sistema di suprematismo bianco che intimidisce e punisce chiunque osi criticare lo Stato ebraico. E in Italia questo sistema è particolarmente forte: nei miei confronti c’è una conventio ad excludendum. Vi spiego perché quello di Israele è un genocidio e quello di Hamas no”. Intervista alla Relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati

Francesca Albanese, 44 anni, originaria della provincia di Avellino, dal 2022 è Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati. Laureata in Giurisprudenza a Pisa, si è specializzata fra Londra e Amsterdam in diritti umani e in diritto internazionale dei rifugiati. TPI l’ha intervistata per parlare dell’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza e del modo in cui il conflitto viene raccontato in Occidente.

Albanese, in cosa consiste il suo lavoro di Relatrice speciale Onu per i territori palestinesi occupati? 

«Il mio lavoro è sostanzialmente cambiato dallo scorso 7 ottobre. Prima c’era, sì, una violazione costante dei diritti umani nella Palestina occupata, ma non era tanto esasperata quanto adesso. La situazione è stata sempre grave, certo, ma ora è in atto un vero e proprio assalto costante nei confronti della popolazione sotto occupazione. Il mio lavoro consiste nella documentazione delle violazioni che hanno luogo a Gaza, ma sto raccogliendo informazioni anche su quello che succede in Cisgiordania e a Gerusalemme. Israele, infatti, sta approfittando del fatto che in questo momento l’attenzione è tutta rivolta su Gaza per accelerare con l’annessione di terre palestinesi in Cisgiordania, dove intere comunità pastorali sono state scacciate: fino a una decina d’anni fa incontrare tali comunità, incluso beduini nell’Area C della Cisgiordania (60% della terra che Israele controlla interamente) era un fatto comune, mentre oggi sta diventando sempre più difficile. Addirittura è documentata la vendita di proprietà e di terre palestinesi a compratori occidentali, con maggioranza di statunitensi o canadesi. È tutto abbastanza surreale».

Quali sono le fonti da cui raccoglie informazioni?